Il terzo giorno di permanenza a Lucca, ma' è stata sottoposta all'intervento di innesto di pelle, un intervento misto con pelle sua, prelevata da una coscia, e con pelle da donatore. Il tutto è durato un'ora e quando è ritornata in reparto era bella sveglia, essendo un'operazione non troppo invasiva le hanno praticato una leggera anestesia generale.
Servita e riverita da tutti gli infermieri del reparto ma' si è adattata subito e vedendo che gli altri ospiti della clinica non avevano famigliari che li assistevano a un certo punto quasi si vergognava ad avermi attorno.
Parlando con le infermiere e raccontando a grandi linee quello che lei ed io abbiamo vissuto nell'ultimo anno, loro hanno esclamato:
"Signora mia, lei deve solo ringraziare di avere la figlia che ha! Qua, spesso accade, che i figli si facciano vedere poco. Anzi capita pure che scaricano il genitore e poi si fanno rivedere solo alla fine del ricovero per le dimissioni."
Siccome ma' ha sempre considerato il mio occuparmi di lei un atto dovuto, scontato, a quella affermazione si è quasi risentita:
"Certo che la ringrazio! Lo so che fa tanto per me. Tutti i miei figli sono bravi, a casa ne ho altri due e si sono impegnati tutti per me..."
Comunque fatto sta che ma' si è sentita un po' come la mia carceriera e spesso mi diceva:"Vai a fare un giro dai e torna quando vuoi."
Incredibile! Se penso a tutte le volte che si è messa a piangere, nei ricoveri precedenti, perchè, nonostante fosse assistita dal personale dell'ospedale, voleva che rimanessi a dormire vicino a lei, dopo essere stata tutto il santissimo in reparto con lei. Incredibile veramente....
E così guida alla mano, mentre maì era ricoverata io ho esplorato la città che mi ospitava, col silenzio dentro, con la mente spenta pronta ad accogliere pensieri diversi e registrare passivamente quello che i miei occhi vedevano, vagando senza una meta precisa, così, a caso.
Mi compro una guida, così poi a casa, al ritorno la posso leggere e magari rifrescare i ricordi. La sfoglio leggendo qua e là, più che altro guardando le foto:
Itinerario 1: Le Mura.
Sono già sul Baluardo S. Regolo, nei pressi della clinica.
La guida consiglia per chi non ha molto tempo di noleggiare una bicicletta, non specifica quanto sono lunghe.
Mi guardo attorno, è una bellissima giornata, c'è il sole e fa pure molto caldo per essere novembre e così m'incammino.
Niente bici, mi piace camminare, penso che il tempo non mi manca.
Camminare mi ha fatto sempre bene, quante cose ho lasciato scivolare via camminando!
Cammino, senza contare i baluardi, senza capire bene dove mi trovo, cammino e basta, in fondo le mura sono un cerchio e non posso certo perdermi, da dove sono partita prima o poi devo per forza arrivare.
E mi godo l'aria calda, il paesaggio all'esterno delle mura e la visione aerea dell'interno delle mura, vicoli stretti che in un primo momento, nei giorni precedenti mi avevano dato quasi un senso di claustrofobia, ma poi, quei muri alti e quelle vie buie, mi mi hanno fatto sentire quasi protetta.
All'esterno la vita è caotica, auto che vanno e vengono e un strombazzare continuo, dentro la vita sembra rallentata.
Probabilmente è la mia condizione insolita che mi fa avere questa impressione. Eppure, li sulle Mura, ho la sensazione di essere come a metà tra due mondi, una senzazione che si è accentuata quando all'improvviso ho iniziato sentire i primi tuoni. Un cielo così azzurro all'improvviso, guardando all'esterno si stava facendo sempre più nero, inquietante e affascinante il contrasto.
All'interno il sole e all'esterno un nuvolone sempre più grande e nero avanzava velocemente minaccioso.
Io non avevo idea di dovi mi trovassi, tornare indietro non se ne parlava, di certo avevo già fatto molta strada, e ho continuato a camminare sperando che davanti non ne avessi ancora molta per tornare al punto di partenza.
Poi il vento si è alzato, forte, ha spazzare via le foglie del viale alberato.
Meraviglioso!
Il suono delle foglie secce sull'asfalto, il vento nelle orecchie.
E ormai il nuvolone nero mi era sopra, alla prime gocce di pioggia ho aperto il mio ombrellino da borsetta, piccolo, ma mi ha protetto egregiamente dal vento e dalla pioggia e pochi minuti più tardi anche dalla grandine.
Bellissimo!
Per la prima volta nella mia vita passeggiavo con l'obrello sotto la grandine, mentre cercavo di capire a che punto delle mure mi trovassi e poi finalmente ho riconosciuto Porta Elisa e da li ho capito che ormai il giro era completo.
Quando sono scesa dal Baluardo S. Regolo ormai aveva finito di grandinare e di piovere, mi sono incamminata verso la clinica.
Quando ho raccontato della passeggiata, della pioggia e della grandine mi sono sentita dire:
" Che peccato una così bella giornata rovinata dalla pioggia!"
Rovinata?!
Io mi sono divertita un sacco
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