Ho avuto l’ingrato compito di scrivere una mia breve biografia. E sono entrata in crisi. Che scrivo?
Cosa ci sarebbe da dire su di me che non sia la solita lista di dati e luoghi? E al contrario posso mai parlare di me stessa usando la terza persona singolare, come se non fossi io, come se fossi un’estranea da osannare???
No, non posso farlo anche se così fan tutti, ma io, quando leggo le biografie di questi aspiranti artisti non riesco a trattenere il riso, me li immagino a scrivere di se stessi, a cancellare i termini comuni, ad aggiungere aggettivi qualificativi, a inondare lo scritto di superlativi assoluti, a raccattare nei cassetti della memoria attestati di benemerenza.
Ho una conoscente che nella sua biografia ha rivelato di essere una giornalista, ma l’unica cosa che abbia mai scritto, in uno sconosciuto quotidiano di provincia, è la lista dei presenti a una serata mondana. Un altro si è proclamato giornalista, credendo in assoluta buona fede che i suoi inopportuni commenti alle notizie sul web, siano da considerarsi articoli a tutti gli effetti. E quelli che si dichiarano free-lance, e tu immagini chissà quali creativi siano, li vedi già armati di macchina fotografica che rischiano la vita in zone di guerra e, invece, scopri con immensa delusione che sono disoccupati o casalinghe disperate.
Per non parlare di quelli che sgranano titoli accademici come fagioli nel piatto. Un’altra mia conoscente ci ha riempito due pagine con i suoi attestati, leggevo e pensavo “ma che davvero”, poi ho ricordato che è diplomata contabile. Che sbaglia i congiuntivi. Che non conosce la storia. Che ha una visione della vita piccola piccola. Che per promuovere il suo romanzo si è fatta fotografare mezza nuda. Che in questi scatti ha pose da contorsionista. Che da quel momento si è affibbiata il titolo di scrittrice e lo brandisce come fosse la spada di Orlando contro tutti i poveri malcapitati che le fanno notare i numerosi errori grammaticali. Muori fellone io sono una scrittrice, i miei non sono errori ma licenze poetiche.
Ecco, io una cosa del genere non la so fare, non mi so vendere, non so scrivere di me in terza persona. Sono più in imbarazzo adesso che sono costretta a scribacchiare queste due righe di descrizione, che il giorno del mio primo appuntamento.
Scusate, forse dovrei spiegarvi i motivi per cui sono obbligata a redigere la biografia di me stessa. Pubblico una storia!!! La mia prima storia!!! Una storiella!!! Una storiellina!!! Quattrocento battute spazi inclusi. Un gioco letterario molto carino nato su quel famoso social network.
Da qualche mese vi partecipo puntualmente ogni settimana, i premi in palio per i vincitori sono sempre diversi, giuro che manco li guardo, partecipo per il gusto di scrivere, d’inventarmi una storia con una trama plausibile in pochissime righe. E non lo so ancora com’è successo, ma una settimana sono stata la vincitrice scelta dalla giuria, e quella settimana il premio in palio era la pubblicazione cartacea in appendice a un romanzo della Todaro editore.
E ora, quindi, mi è richiesta una breve biografia di presentazione da aggiungere al mio lavoro. E sono in crisi.
Le mie amiche mi suggeriscono di scrivere “Nata e, nonostante tutto, i familiari ancora sopravvivono” che potrebbe essere anche carino se non mi ricordasse un necrologio. Un’altra mi consiglia “Sono come sono”, che mi piace tanto ma non vorrei dare l’impressione dell’artista relativista con echi di pirandelliana memoria. C’era pure una poesia di Prévert “Je suis comme je suis”. In mancanza di altisonanti titoli accademici posso citare la conoscenza letteraria come attestato di merito???
Invece un altro amico mi ha proposto spiritosamente di allegare un video, che potrebbe essere di gran lunga la soluzione migliore. “Eccomi qui, son io. Che cosa faccio? Scrivo. E come vivo? Vivo. Or che mi conoscete leggete se vi piaccia”. Sì sarebbe carino, potrei pure farlo cantato, sarebbe una cosa originalissima dato che sono stonata come una campana.
Il problema comunque resta, cosa scrivo? Sono convinta che alla fine digiterò direttamente i dati del mio codice fiscale.
“Scrittrice a sua insaputa e blogger pigra, gigioneggia tra la lettura di testi letterari di elevato lignaggio e le quotidiane banali incombenze domestiche alla disperata ricerca della sua vera via.
E' un'attenta osservatrice e commentatrice del mondo, ma le sue sintesi davvero profonde giacciono neglette nel fondo di un cassetto, nell'attesa disperata di essere richiamate alla luce. Dichiara un'età di circa trentasette anni, ma non c'è da crederle. La sua età mentale è decisamente più alta e quella emotiva supera di poco i venti anni.”
Scusami Nancy, qualche anno fa ti seguivo, anche se ti commentavo poco. E mi piaceva molto quello che scrivevi. Ti vengo quindi in soccorso con queste poche righe in terza persona, assolutamente scherzose, che però dicono la verità su alcune cose. Innanzitutto sulla tua pigrizia di blogger (due o tre post in un anno sono davvero pochini, non trovi?) ma soprattutto sul tuo modo, assolutamente personale e simpatico, di vedere le cose e raccontarle i n modo spigliato e coinvolgente. Di qui il titolo di “scrittrice a sua insaputa”. Circa l'età, quella anagrafica non ha alcuna rilevanza, quella mentale è importante, e quella emotiva ti dà la gioia e l'entusiasmo di una ventenne :-))))
Un piccolo spunto te l'ho dato, per il resto, pensaci tu :-)))))).
Auguri Stefania***
Non so se diventerai mai una scrittrice affermata, ma il tuo modo di scrivere così garbato meriterebbe certamente un pubblico un po' più ampio di quello di un blog.
Ciao....CARLO.