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DIO NON ERA UN LAUREATO IN LEGGE

Post n°720 pubblicato il 24 Ottobre 2014 da rteo1

DIO NON ERA UN LAUREATO IN LEGGE

Stamattina, prima di  dedicarmi ad altri impegni, voglio depositare “agli atti” questo pensiero che mi “frulla” per la mente. Forse, dopo, ci ripenserò, e magari mi dirò che ho sbagliato, sia nell’analisi che nella scelta di “pubblicarlo”. Non fa niente. Spesso accade nella vita di “pentirsi” di qualche cosa, ed è comunque sempre vero che il nostro pensiero  è ambivalente, così come tutto ciò che ci circonda: neutroni e protoni, anodo e catodo, bianco e nero, vita e morte, attrazione e repulsione, costruzione e distruzione, amore e odio, pace (agognata dalla blogger “semplicementelucrezia”) e guerra, salute e malattia, amici e nemici, onesti e disonesti, buoni e cattivi, religiosi e atei. A questo punto, però, forse dovrei intrattenermi ad analizzare le ragioni che stanno a fondamento di questo dualismo sistemico (lo farò in altro momento),  ma ora non posso perché è necessario che completi l’estrinsecazione della riflessione che mi ha spinto a fare questo post. E allora vengo al dunque: ho preso in esame i titoli di coloro che rivestono i ruoli di rappresentanti di vertice dello Stato e di molti di quelli degli enti territoriali e locali. Il dato che è emerso è che  se non tutti ma di certo la maggior parte ha una laurea in giurisprudenza (Giorgio Napolitano è laureato in legge, così come P. Grasso, la Boldrini, M. Renzi, e buona parte dei componenti del suo governo. Il sindaco della mia città  ha una laurea in legge, e così una buona parte della sua giunta e tra i consiglieri; lo stesso dicasi per i componenti regionali, e di tutti gli staff e degli apparati amministrativi, delle prefetture, e via discorrendo). Si dirà che questo è “naturale” perché dovendo approvare le leggi, o dovendole applicare, è necessario che si abbia dimestichezza con la materia. E se ciò fosse invece il vero problema del collasso sociale, economico e finanziario ? Un esempio per capirci: un allevatore di bestiame produce latte e carni per i macelli, e cerca di massimizzare la sua produzione e profitti; lo stesso accade quando si tratti di un contadino per i suoi prodotti agricoli. Perfino il titolare di “pompe funebri” si lamenta nei periodi di pochi decessi e si augura che questi aumentino perché così fa “buoni affari”; e i carrozzieri che sperano negli aumenti di sinistri stradali, ecc. E’, pertanto, “normale” che un laureato in legge sia “naturalmente” orientato a “produrre leggi”, norme, sentenze e cavilli. Ed è altresì ovvio che ritenga che la vita degli esseri umani debba essere inondata di codicilli, e che questi siano l’unica verità, finalità e ragione di vita: Che cosa, infatti, sarebbe la vita senza di essi, e quale angoscia avrebbero i cittadini se non ci fossero sempre delle norme a portata di mano che dicano che cosa sia il bene e che cosa il male, giusto o ingiusto, morale o immorale ? e che dicano anche se gli omosessuali siano esseri naturali o innaturali, per cui da tenere fuori, come la peste, dall’ordinamento giuridico. E così l’unica produzione italiana (ma il cancro è europeo) in crescita costante (anzi  esponenziale) è stata, ed è, quella normativa (peccato che il governo non abbia pensato di metterla nel PIL, anziché inserire le attività illecite e la prostituzione). I giuristi sono gli unici sempre al lavoro affinché ogni  problema possa essere risolto mediante una norma ad hoc, e anche questa stessa norma, quando diventa un problema (ossia spesso, se non al momento medesimo in cui è varata) deve trovare una soluzione in un’altra norma, che a sua volta troverà soluzione in una nuova norma ancora. Non vi è dubbio, ormai, che il sistema sia giunto al capolinea e stia affogando nell’oceano di norme. E’ del tutto evidente che così non può più andare avanti, e forse la soluzione sta proprio nel sostituire i laureati in legge nei posti chiave del potere con altri cittadini, che anziché avere il “vizio” di produrre leggi producano beni materiali e spirituali. Io non so  se Mosè sul Monte Sinai abbia o meno incontrato “Dio” ma essendo poi sceso soltanto con “DIECI COMANDAMENTI” di certo non incontrò un giurista perché altrimenti sarebbe sceso con dei codici e non con sole dieci regole, necessarie e sufficienti per vivere da esseri umani.

 
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Commenti al Post:
gabrielliluca
gabrielliluca il 25/10/14 alle 10:14 via WEB
in effetti penso che sarebbe sufficiente ampliare l'applicazione dei dieci comandamenti per poter vivere lecitamente e rispettosamente. Ma poi i nulla facenti che fanno? la fame!? Bene! La guerra č un altra cosa poi. Ogni essere vivente porta intrinsecamente al suo essere una dose di conflitto inevitabile per la vita stessa.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 25/10/14 alle 13:57 via WEB
E' vero che ogni essere vivente ha in sč una parte di distruttivitą (e la psicanalisi l'ha approfondita in tutti i suoi aspetti)e violenza ma la legge non l'ha finora eradicata, nč ci riuscirą mai perchč, come dici, č strutturale. E allora, perchč non togliere di mezzo tanti inutili impacci che aggravano la vita degli esseri umani ? Poche regole (principi e valori) bastano a tenere insieme una comunitą, se questa si sente tale.
(Rispondi)
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