Creato da christie_malry il 25/07/2013

Empire Of slack

Un poeta non è nulla se non l'ombra di sè stesso

 

 

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I Moore XVIII

Post n°190 pubblicato il 08 Agosto 2016 da christie_malry

 








Mi allontanai verso l'alto senza accendere la torcia elettrica. Conoscevo
pressoché a memoria quelle zone e la luna piena mi dava un piccolo
aiuto nell'orientarmi. Quando una nuvola nera velava l'astro m'arrestavo
immediatamente, attendendo che tornasse un po' di lucore. Il richiamo
dell'allocco mi sovrastava le orecchie, quasi fornendomi il ritmo nella
mia avanzata in pendenza, mentre qualche pipistrello isolato mi sfrecciava
a fianco in cerca della sua caverna. Gufi, civette e assioli spalancavano le
enormi cavità orbitali per comprendere da dove provenisse tutto quel
frastuono che li disturbava nell'appostamento. Con buon passo misi fra
me e i miei inseguitori una discreta distanza. Poi, quando giunsi alla
sommità di una brulla collina, mi gettai lungo il versante opposto, dove,
allo sbocco di un torrente in secca stava la casa dei Moore. Attraversai
un prato e mi imbattei nuovamente nel bosco. Allora accesi la torcia
elettrica, sicuro di essere per il momento invisibile ai miei inseguitori.
Presi a discendere con prudenza la ripida erta quando un rumore mi fece
trasalire, seguito da un ringhio feroce e violento. Trassi dalla sacca il
fucile e mi arrestai dietro un larice. Un lupo gigantesco e bruttissimo,
o quello che sembrava essere tale, mi stava attendendo al varco,
passandosi la lingua rossa sui denti, piegandosi e rizzando il pelo. Ero
perplesso e spaventato. Gettai la torcia elettrica e alzai il fucile, e quale
fu la mia sorpresa nel vedere il lupo sollevarsi sulle zampe anteriori
e grattare con gli artigli contro la corteccia di una albero e piegare la
testona da un lato. La luce della luna ne illuminava a tratti le fattezze
e, Dio mi è testimone! non erano quelle di una belva ma di un essere
umano! anzi, non era un volto neppure sconosciuto. Mi rammentava
Gareth Hendrix, uno dei parenti dei Moore. Brandelli di salopette
pendevano ancora dal pelo bianco e bruno e qualcosa che somigliava
a una scarpa era ancora trascinata nella zampa che si stagliava al
limitare dell'albero. "Gareth Hendrix! O chiunque tu sia, fermati al
tuo posto o ti spedisco all'inferno." Quella creatura non rispose ma
tornò a quattro zampe e coprì d'un balzo lo spazio fra me e la sua
postazione. Aprì il fuoco con una detonazione micidiale e l'eco
rimbombò a lungo tra le vallate. La bestia (o l'uomo) si abbatté
fulminata in volo e rotolò per alcuni metri verso il fondovalle, sino
ad arrestarsi contro un sasso aguzzo che sporgeva dalla terra. Lo
rovesciai con il piede. Il colpo lo aveva colto fortunosamente in piena
fronte e i muscoli gli si muovevano negli ultimi sussulti del rigor mortis.
Ne studiai le fattezze: nascosto tra le pieghe selvatiche della bestia
stava proprio il volto dagli occhi spalancati di Gareth Hendrix. Un
brivido felpato e feroce mi pizzicò la spina dorsale, ma non era tempo
per le supposizioni o la paura. Dovevo trascinare i miei avversari su
una falsa pista e dirigermi senza ulteriori indugi verso casa Moore.







(Continua)









 
 
 
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