trampolinotonante
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Non è il mondan romore altro ch'un fiato
di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi,
e muta nome perché muta lato.
****** ( Purg. XI)
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il direttore d'orchestra
Post n°59 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da trampolinotonante
********************* ********************** Note pratiche del Direttore d'orchestra Leonard Bernstein in un suo splendido libro dal titolo " La gioia della musica" ci fa notare come, a differenza del solista che suonando un solo strumento può esercitarsi a suo piacimento ovvero dove e quando voglia, il Direttore d'orchestra per acquisire fama e virtù deve assolutamente disporre di uno strumento molto più complesso: l'orchestra, appunto. Il Direttore non può comprare per sè un'orchestra oppure prenderla a noleggio. Pertanto qualora avesse la fortuna di essere chiamato a dirigerne una, il tempo a disposizione per imparare a dirigerla e perfezionarsi risulterebbe alquanto limitato, specialmente al giorno d'oggi, in quanto gli orchestrali rivendicano giustamente i loro diritti ed esigono compensi adeguati. Per divenire bravi direttori d'orchestra o addirittura bravissimi e famosissimi occorre grande applicazione e studio continuo. La continua applicazione vale anche per i solisti, naturalmente. Si narra a tal proposito, di una signora che un giorno chiese al celebre pianista Rubistein se egli, nonostante la perfezione raggiunta nel suonare il pianoforte, continuasse ancora ad esercitarsi. Rubinstein rispose che se avesse lasciato trascorrere un solo giorno senza esercitarsi, se ne sarebbe accorto da sè; dopo due giorni se ne sarebbe accorta la signora in questione; dopo tre giorni di inattività se ne sarebbe accorto tutto il pubblico. E'noto che solo i grandissimi direttori d'orchestra possono disporre per lungo tempo di un'orchestra. La quale, peraltro, è composta di orchestrali o, meglio, di professori , ognuno dei quali, oltre a saper suonare perfettamente il proprio strumento, conosce benissimo il brano da eseguire e il più delle volte possiede un proprio e valido giudizio sul modo in cui il brano debba essere eseguito. Però se ciascun orchestrale lo interpretasse a modo suo, si scatenerebbe il caos. Il bravo Direttore d'orchestra conosce tutto questo ma deve dimostrarsi capace di intervenire su tutti e convincere tutti che l'idea interpretativa da rispettare e a cui attenersi, è solo e soltanto quella sua. Oltre quindi a possedere carisma e ascendente, deve dimostrarsi bravo psicologo e adoperare molto tatto, dialogando e persuadendo: cosa difficilissima, ancor più se gli idiomi risultano essere diversi. Può pure accadere che la sera del debutto il Direttore constati con occhi stralunati di trovare inseriti nell'orchestra, ed è ormai troppo tardi, alcuni musicisti mai visti prima, diversi cioè da quelli delle prove, durante le quali, occorre sapere, vengono decisi ogni suo gesto, ogni sua occhiata. Questi stessi vengono così ad assumere un preciso significato. Sono cioè segni convenzionali stabiliti a priori, a volte impercettibili ma fondamentali e finalizzati a conseguire un preciso amalgama ed una forte coesione fra tutti gli elementi. Gli intendimenti degli orchestrali devono divenire un tutt'uno con la mente del Direttore. Vengono alla memoria gli ultimi versi della Commedia dantesca: " ...Ma già volgea il mio disire e il velle / sì come rota ch'igualmente è mossa/..." , ecco! è esattamente come dice Dante, come una ruota che gira trascinata alla stessa velocità dell'altra. In tal modo si presenta il rapporto strettissimo fra il Direttore e la sua orchestra. D'altronde non è forse il pianoforte a esprimere ciò che la mente del pianista elabora? Quel che succede quando gli orchestrali vogliono andare ognuno per conto proprio, ce l'aveva già raccontato Fellini nel suo bellissimo film " Prova d'orchestra ". Concepireste voi la conduzione di una squadra di calcio senza la guida del mister? Immaginereste voi la costruzione di un grattacielo senza il progetto di un ingegnere e un direttore dei lavori? E' come se ogni lavoratore parlasse 'na lingua diversa! Docet la Torre di Babele! Pensereste ad un Paese senza un Capo di Governo che con la sua guida illuminata conduca lo stesso Paese verso verso il benessere e la sicurezza dei cittadini? Chiaramente i cittadini devono uniformarsi alle direttive emanate dall'alto; qualora valide, naturalmente! Condurreste voi una battaglia lasciando l'iniziativa delle operazioni in mano ai soldati, senza un generale che comandi e dia gli ordini? Dirigere un'orchestra di 300 elementi per interpretare, assieme al Coro e ai Soli, la Nona Sinfonia di Beethoven, è difficile come costruire un grattacielo. Inoltre perchè un direttore possa permettersi il lusso di " interpretare" un'Opera, occorre che abbia perfettamente compreso con forte sensibilità, l'animo di chi ha composto la musica; deve aver studiato a memoria la partitura; conoscere i limiti e le possibilità di tutti gli strumenti e, prima dell'esecuzione, pretendere la loro perfetta accordatura; durante l'esecuzione, far rispettare l'agogica e indicare esattamente con la bacchetta il tempo e il ritmo soprattutto nelle sue repentine variazioni; regolare l'intensità sonora delle varie parti facendo emergere ( cosa difficilissima) la linea melodica principale; accorgersi " al volo" di possibili stonature, a volte impercettibili, alcune delle quali potrebbero essere provocate ad arte da qualche orchestrale per saggiare le capacità dello stesso direttore, il quale, nel caso non s'accorgesse, rimarrebbe segnato irrimediabilmente!!! Spetta quindi al Direttore fornire un'interpretazione del brano il più possibile originale, trasmettere all'uditorio le proprie emozioni, entrare in empatia con la platea inchiodandola alle poltrone, tenendo sempre vivo l'ascolto. Ogni battuta della partitura è tiranna, scorre maledettamente in fretta, è fugace, impalpabile. La tensione del Direttore è continua, ma non deve trasparire. E' il Direttore che soffre, che deve soffrire non il pubblico al quale tutto deve sembrare non solo naturale ma anche piacevole; un pubblico intervenuto alla rappresentazione per amore della musica o perchè è costume o per farsi ammirare. A tal proposito torna alla mente il dialogo fra il Direttore ed il Poeta, nel Prologo in Teatro del Faust di Goethe. Poi, terminata l'esecuzione, può capitare che questa sia stata talmente superlativa che gli osanna al Direttore divengano frenetici, parossistici. E' in tale frangente che il pubblico dimentica " che c'è qualcosa di più grande da ammirare che non l'esecutore, per grande ce sia: è la la Musica. Si tiene scrupolosamente il conteggio dei bis ed il Direttore da servo della Musica diviene il divo con l'aureola, il semidio dell'Olimpo. In questo determinato momento sembra lecito dimenticarsi di Bach, Beethoven, Verdi o Stravinskij: " ma il pubblico il più delle volte ama lo spettacolo e ciò che è spettacolare invece di amare l'Arte e ciò che è autentico; confonde arte e spettacolo e , per il suo godimento,sceglie la via meno faticosa". Un caro saluto a tutti. ****************************** ***************************** |
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