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ESPERIENZA DI PRE-MORTE di Carl Gustav Jung

Post n°1246 pubblicato il 20 Maggio 2019 da alf.cosmos
 

ESPERIENZA DI PRE-MORTE DI CARL GUSTAV JUNG

Pubblicato il 10 Aprile 2018 da beatrice


Nel 1944, lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, persona molto attenta ai fenomeni interiori e spirituali, visse un'esperienza che descrisse poi nel capitolo "Visioni" del suo libro autobiografico "Ricordi, sogni, riflessioni".


Jung

 

Eccola, con le sue parole: "Al principio del 1944 mi fratturai una gamba e a questa disavventura seguì un infarto miocardico. In stato di incoscienza ebbi deliri e visioni, che dovettero cominciare quando ero in pericolo di vita e mi curavano con ossigeno e iniezioni di canfora...

Mi pareva di essere sospeso nello spazio, sotto di me, lontano vedevo il globo terrestre avvolto in una splendida luce azzurrina e distinguevo i continenti e l'azzurro scuro del mare. Proprio ai miei piedi c'era Ceylon e dinanzi a me, a distanza, l'India. La mia visuale comprendeva tutta la terra; la sua forma sferica era chiaramente visibile e i suoi contorni splendevano di un bagliore argenteo, in quella meravigliosa luce azzurra.

In molti punti, il globo sembrava colorato o macchiato di verde scuro, come argento ossidato. Sulla sinistra, in fondo, c'era una vasta distesa, il deserto giallo rossastro dell'Arabia; come se l'argento della terra in quel punto avesse preso una sfumatura di oro massiccio. Poi seguiva il Mar Rosso e lontano - come a sinistra in alto su una carta - potevo scorgere anche un lembo del Mediterraneo, oggetto particolare della mia attenzione. Tutto il resto appariva indistinto. Vedevo anche i nevai dell'Himalaya coperti di neve, ma a quella distanza c'erano nebbia e nuvole. Non guardai per nulla verso destra. Sapevo di essere sul punto di lasciare la terra.

Più tardi mi informai dell'altezza a cui si dovrebbe stare nello spazio per avere una vista così ampia: circa 1500 chilometri! La vista della terra a tale altezza è la cosa più meravigliosa che avessi mai visto".

 

 TERRA


Ma l'avventura continua: sospeso nello spazio cosmico, Jung vede una pietra, una specie di meteorite, grande come una casa simile a certi blocchi di granito che aveva visto a Ceylon, nei quali viene talora scavato un tempio. E anche nel "meteorite" è scavato un tempio: la porta è incorniciata da lampade accese e a destra di essa siede, in attesa, un indù a gambe incrociate, nella posizione del loto.

E qui avviene un processo interiore di liberazione e contemporaneamente di immedesimazione con il proprio bagaglio terreno: "Quando mi avvicinai ai gradini che portavano all'entrata accadde una cosa strana: ebbi la sensazione che tutto il passato mi fosse all'improvviso tolto violentemente. Tutto ciò che mi proponevo, o che avevo desiderato o pensato, tutta la fantasmagoria dell'esistenza terrena, svanì, o mi fu sottratta: un processo estremamente doloroso.

Nondimeno qualcosa rimase: era come se adesso avessi con me tutto ciò che avevo vissuto e fatto, tutto ciò che mi era accaduto intorno. Potrei dire: era tutto con me e io ero tutto ciò. Consistevo di tutte queste cose, per così dire, consistevo della mia storia personale e avvertivo con sicurezza: questo è ciò che sono. Sono questo fascio di cose che sono state e che si sono compiute. Questa esperienza mi dava una sensazione di estrema miseria e al tempo stesso di grande appagamento. Non vi era più nulla che volessi o desiderassi. Esistevo, per così dire, oggettivamente: ero ciò che ero stato e che avevo vissuto..."

A questo punto il processo però si blocca perché avviene qualcosa che fa capire a Jung che bisogna tornare indietro: "Mentre mi avvicinavo al tempio, avevo la certezza di essere sul punto di entrare in una stanza illuminata e di incontrarvi tutte quelle persone alle quali in realtà appartengo. Là finalmente avrei capito - anche questo era certezza - da quale nesso storico dipendessero il mio io e la mia vita e avrei conosciuto ciò che era stato prima di me, il perché della mia venuta al mondo e verso cosa dovesse continuare a fluire la mia vita...

Mentre così meditavo, tuttavia, accadde qualcosa che richiamò la mia attenzione. Dal basso, dalla direzione dell'Europa, fluiva verso l'alto un'immagine: era il mio medico... Quando questa immagine mi fu dinanzi, ebbe luogo tra noi un muto scambio di pensieri. Il mio medico era stato delegato dalla terra a consegnarmi un messaggio, a dirmi che c'era una protesta contro la mia decisione di andarmene. Non avevo il diritto di lasciare la terra, dovevo ritornare. Non appena ebbi sentito queste parole, la visione finì..."

 

Se si considera con attenzione il racconto di Jung, non avremo difficoltà a individuare in esso elementi che abbiamo già incontrato in altri casi: un'esperienza fuori dal corpo, la dimensione diversa nella quale il protagonista viene a trovarsi, la situazione di confine simbolizzata dal medico, che fa capire che non è il momento di morire e che è necessario tornare indietro; oltre naturalmente a sensazioni di bellezza, compiutezza, armonia.

 

Ma l'esperienza non finisce qui: durante le tre settimane che seguirono l'infarto, Jung ebbe ancora, praticamente ogni notte, echi e riflessi di quella prima esperienza cosmica. Ricordando quanto aveva sperimentato, Jung scrisse di essersi sentito "come sospeso nello spazio, al sicuro nel grembo dell'universo, in un vuoto smisurato ma colmo di un intenso sentimento di felicità... E impossibile farsi un'idea della bellezza e dell'intensità dei sentimenti durante quelle visioni...".

E aggiunge: "Sebbene in seguito io abbia ritrovato la mia fede in questo mondo, pure, da allora in poi non mi sono mai liberato completamente dall'impressione che questa vita sia solo un frammento dell'esistenza, che si svolge in un universo tridimensionale, disposto a tale scopo... Posso descrivere la mia esperienza solo come la beatitudine di una condizione a-temporale nella quale presente, passato e futuro siano una cosa sola".

 

La realtà terrena era parsa a Jung come "...una sorta di prigione con scopi ignoti, che aveva un potere ipnotico che costringeva le persone a credere che essa fosse la realtà, nonostante si fosse conosciuta con evidenza la sua nullità".

 

Carl Jung affermò anche che solo dopo la sua malattia aveva scritto le sue opere principali: le intuizioni e le conoscenze derivate da quella esperienza, in sostanza, gli avevano infuso "il coraggio di intraprendere nuove formulazioni". Dopo la malattia, inoltre, era avvenuta anche un'altra cosa, che egli descrive così: "un dir di sì all'esistenza, un sì incondizionato a ciò che essa è, senza pretese soggettive. L'accettazione delle condizioni dell'esistenza così come le vedo e le intendo. L'accettazione della mia esistenza, proprio come essa è... nel bene e nel male, quindi, nella gioia e nel dolore".

 

Tratto da: "NDE: Testimonianze di esperienze in punto di morte", di Paola Giovetti 

Fonte: https://www.fisicaquantistica.it/paranormale/esperienza-di-pre-morte-di-carl-gustav-jung

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Commenti al Post:
maresogno67
maresogno67 il 20/05/19 alle 19:44 via WEB
interessante!
 
 
alf.cosmos
alf.cosmos il 28/05/19 alle 15:56 via WEB
Si, maresogno67, molto interessante :-) Un abbraccio cosmico :-) Alf
 
several1
several1 il 21/05/19 alle 09:18 via WEB
ho letto anche io quel libro "coraggioso"
 
 
alf.cosmos
alf.cosmos il 28/05/19 alle 15:59 via WEB
Si, several1, molto coraggioso per un uomo di scienza sollevare certi argomenti in questo modo. Si tratta di un'esperienza fuori dal corpo, in astrale. Un abbraccio cosmico :-) Alf
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 04/06/19 alle 01:33 via WEB
Eccomi, come avevo detto, che sarei tornata ed avrei portato la mia esperienza. Innanzitutto GRAZIE per permettermi di farlo. Ho letto più di una volta questo post, bellissimo, e mi è stato di molto aiuto, mi è di molto aiuto. Mi è successo qualcosa di simile, - a cui non ho saputo dare bene una spiegazione, ne ho anche scritto sul blog, e cmq se l'ho fatto, non l'ho fatto certamente bene, come Jung. Da piccola stavo per morire annegata. Non ti racconto tutta la vicenda, comunque all'inizio ho avuto paura, poi, quando non annaspavo più ed ero abbandonata nell'acqua, ho sentito come una pace, come un ritorno, come un qualcosa di cui non avevo più paura.Sentivo che c'era un senso di pace-liberazione-ritorno (forse al grembo materno?) - e ho avuto la percezione di 'morire' come essere umano e di poter andare in un'altra dimensione: fu bellissimo. Indescrivibile. Ripeto dopo la paura e la sofferenza (ero solo una bambina avevo 10 anni appena compiuti), - tornare all'acqua mi sembrava un gesto talmente naturale, che quando il bagnino mi ha ripresa per i capelli il mare era parecchio mosso, - è stato come non dico un 'trauma', ma una sorta di distoglimento dalla pace che andavo invece raggiungendo tornando nel fondo dell'abisso del mare. Mi fermo qui riguardo questa esperienza, che mi ha dato modo poi, e modo anche oggi di analizzare il 'dopo', cioè il mio 'salvataggio'. Si, certamente avevo anche io, uno scopo nella mia vita, - ma - certamente comprendo anche il perchè di quella beatitudine. Che ho ritrovato in un momento intimo che non racconto qui e poi quando ho avuto mio figlio. La sofferenza fu talmente eccessiva che ad un certo punto ho visto mio padre (morto quando ero piccola, aveva i capelli bianchi, quindi era invecchiato) e mia nonna materna morta da pochi mesi, - non è stata un'allucinazione, LORO, mi hanno detto che non era il tempo di andare con loro di farmi forza e di resistere. Ricordo esattamente come erano vestiti, ed è stato bellissimo, li ho visti. Nella chiusura di questo post, c'è la chiave per accettare nel bene e nel male, le vicissitudini della vita, e questo io auspico con la minore sofferenza possibile. Grazie infinitamente per avermi dato modo di scrivere tutto questo QUI. Roberta
 
 
alf.cosmos
alf.cosmos il 04/06/19 alle 14:28 via WEB
Fantastico, Roberta (Roberta_dgl8), hai vissuto un’esperienza di premorte…infatti ciò che racconti è quello che raccontano tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza. Curioso il fatto che hai visto tuo padre invecchiato; non esiste una regola precisa, quindi possono presentarsi anche più giovani….dipende…si presentano normalmente nel modo in cui tu li accetteresti meglio. Quando parli di “pace-liberazione-ritorno”…è proprio così nella maggior parte dei casi ( a volte può essere più negativo per chi conduce una vita diciamo tendente alla malvagità. “Ritorno” perché non è situazione sconosciuta, ma che conosci molto bene e qui si può anche parlare di reincarnazione….ecco che ci ritorni ogni volta che si muore. “Liberazione” dal corpo, che è qualcosa che appesantisce e che impedisce alla mente di realizzare tutto ciò che si pensa o comunque obbliga a determinati tempi per realizzarli, mentre senza corpo è istantaneo. Ecco perché dobbiamo cercare di abituarci a pensare bene già qui, nell’esperienza terrena. Se ti interessa approfondire sulle esperienze di premorte, ho pubblicato diversi post a riguardo e li puoi trovare andando su “Vedi tutti i tags” (colonna a sx del blog, in alto) e cliccando su PREMORTE, VITA DOPO LA MORTE, VITA DOPO LA MORTE... oppure anche su youtube ci sono parecchi video anche di testimonianze. Grazie :-) Un abbraccio comico :-) Alf P.S. Ci sei su fb?
 
   
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 04/06/19 alle 15:37 via WEB
ciao Alfredo, sono di fretta, scusami. Tornerò al più presto per risponderti. No, su fb al momento non ci sono, ma puoi scrivermi, se vuoi. Per me, va cmq strabenissimo seguirti qui! grazie di cuore. Roberta
 
     
alf.cosmos
alf.cosmos il 07/06/19 alle 16:32 via WEB
Ciao Roberta, non ti preoccupare, anche io ho problemi di tempo :-) Ho nominato fb, perchè sono un pò più presente e la comunicazione a volte può anche essere in tempo reale. un abbraccio cosmico :-) Alf
 
   
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 09/06/19 alle 10:05 via WEB
abituarci a pensare BENE già da qui. E' una sana abitudine personale ed anche per prepararci a qualcosa che non conosciamo. Riguardo la mia esperienza, e la tua risposta, io credo che ci sia il fatto che a volte si desidera (ma è un desiderio) esser pronti per fare un passo/salto verso qualcosa che possa cullarci diversamente ... senza il corpo appunto, ma al contempo, quando invece tutto sarà davvero pronto e saranno anche favorevoli le circostanze, per il viaggio finale, che poi forse finale non è. Certo è che sono discorsi difficili da fare qui. Io ho un compito, mi dico, - che a volte mi è chiaro, a volte no, - prioritario comunque che è quello di accompagnare me e mio figlio soprattutto verso la dignità di noi stessi ed onestà e rispetto per quanto possibile, del nostro corpo della nostra interiorità delle nostre possibilità. Ti ringrazio, ancora per quello che mi permetti di dire. Buona domenica. Roberta
 
     
alf.cosmos
alf.cosmos il 11/06/19 alle 13:21 via WEB
Ciao Roberta, non so se esiste un momento in cui si possa dire di essere pronti. Forse dovremmo comportarci come se lo fossimo e pensare e agire di conseguenza, pur sapendo che invece quel momento in realtà non è veramente definibile. Consapevole del tuo compito, l'importante è cercare di svolgerlo con maggior serenità possibile :-) Un abbraccio cosmico :-) Alf
 
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