SUPPOSED TO BE WHITE

ACHILLE A ETTORE

Canto VI dell'Iliade. Sì, lo so, non è recentissimo come testo. Ma oggi ho la febbre, e la mia testa va dove più le pare. Portate pazienza!

Impazza la battaglia tra greci e troiani, e le sorti della guerra sono quanto mai incerte. Ettore torna a Troia, per spingere la madre a fare un'offerta propiziatrice agli dei. Una volta giunto in città, incontrata la madre e il fratello Paride, corre in cerca di sua moglie Andromaca e del figlioletto Astianatte, sapendo che potrebbe essere l'ultima volta che li vede.

Trova a casa sua la guardiana delle ancelle, a cui chiede dove sia sua moglie: questa gli dice che si trova nella torre della città, ma

"Finito non avea queste parole
la guardiana, che veloce Ettore
dalle soglie si spicca, e ripetendo
il già corso sentier, fende diritto
del grand'Ilio le piazze; ed alle Scee,
onde al campo è l'uscita, ecco d'incontro
Andròmaca venirgli."

S'incontrano, Andromaca ha con se il figlioletto, e allora

"Sorrise Ettore nel vederlo, e tacque.
Ma di gran pianto Andromaca bagnata,
accostossi al marito, e per la mano
stringendolo, e per nome in dolce suono
chiamandolo, proruppe: pietà del figlio nè di me tu senti,
crudel, di me, che vedova infelice
rimarrommi tra poco, perchè tutti
di conserto gli Achei contro te solo
si scaglieranno, a trucidarti intesi:
e a me fia meglio allor, se mi sei tolto,
l'andar sotterra. Di te priva, ahi lassa!
ch'altro mi resta che perpetuo pianto?>>"

Andromaca prosegue, ricordando come gli Achei (i greci) le abbiano già ucciso genitori e fratelli, e che solo l'amato marito le restava. E finisce domandando ad Ettore di rinunciare alla battaglia, sapendo che il suo destino è segnato: fortissimo è in lei il desiderio di ritardare il più possibile il fato avverso.

Ettore replica dicendo che anche il suo cuore è tormentato da tali pensieri, ma che la sua dignità gli impedisce di essere codardo al cospetto del suo popolo. Verrà il giorno in cui Troia sarà presa dal nemico -prosegue- e tu (Andromaca) sarai ridotta a schiava di qualche signora straniera. E allora qualcuno che ti vedrà, si ricorderà che tu eri mia moglie, moglie di quel prode Ettore che primo era tra i combattenti troiani. E allora tu, con l'anima trafitta da nuovo dolore, sentirai ancora più vivo in petto il desiderio di tal marito, e questo scioglierà le tue catene. Ma venga prima il momento in cui la terra mi ricopra, che il sentire di te ridotta a schiava.

"Così detto, distese al caro figlio
l'aperte braccia. Acuto mise un grido
il bambinello, e declinato il volto,
tutto il nascose alla nudrice in seno,
dalle fiere atterrito armi paterne,
e dal cimiero, che di chiome equine
alto su l'elmo orribilmente ondeggia.
Sorrise il genitor, sorrise anch'ella
la veneranda madre; e dalla fronte
l'intenerito Eroe tosto si tolse
l'elmo, e raggiante sul terren lo pose.
Indi, baciato con immenso affetto,
e dolcemente tra le mani alquanto
palleggiato l'infante, alzollo al cielo"

e con una preghera Ettore offre il figlio alla grandezza della patria, nella speranza che un giorno diventi più forte e glorioso del padre.

"Così dicendo, in braccio alla diletta
sposa egli cesse il pargoletto; ed ella
con un misto di pianti almo sorriso,
lo si raccolse all'odoroso seno.
Di secreta pietà l'alma percosso,
riguardolla il marito, e colla mano
accarezzando la dolente. non attristarti a mia cagion. Nessuno,
se il mio punto fatal non giunse ancora,
spingerammi a Pluton; ma nullo al mondo,
sia vil, sia forte, si sottragga al fato. [...]>>
Raccolse al terminar di questi accenti
l'elmo dal suolo il generoso Ettore;
e muta alla magion la via riprese
l'amata donna, riguardando indietro,
e amaramente lagrimando. Giunta
agli ettorei palagi, ivi raccolte
trovò le amcelle, e le commosse al pianto."

eh caro Ettore... avevi proprio una bella famiglia... mi dispiace veramente di averti accoppato! Firmato Akilleys