Esperienzaemozionale

Un viaggio nel tempo e nello spazio, come lo è la vita stessa, dove riscoprire se stessi.

 

 

LA FELICITA 'E LA PACE DEL CUORE NASCONO DALLA COSCIENZA DI FARE CIO CHE RITENIAMO GIUSTO E DOVEROSO NON DAL FARE CIO CHE GLI ALTRI DICONO E FANNO .
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Il vero “se”

Post n°139 pubblicato il 12 Aprile 2010 da JON.L
 
Foto di JON.L

 

Non sempre la realtà comune rispecchia la realtà del singolo e non sempre la realtà di un gruppo viene condivisa con quella di altre società.

Tutto ciò che per una collettività può essere condivisibile e giustificato, quando non apprezzato, per un altra può determinare disprezzo, incomprensione o condanna.

Questo concetto trova valore, sia per i gruppi, per le società, ma anche per i singoli…

Una realtà è unica a se stessa e difficilmente trova la stessa valenza in altri, in quanto la realtà del singolo è composta da un percorso esperenziale unico, come unico è ogni essere umano…

Nella nostra mente ognuno di noi crea una forma di giudizio su tutto ciò che viene o non viene fatto.

La nostra mente, più o meno consciamente esprime giudizi su emozioni e azioni avute o non avute, rivelandoci di frequente colpevoli, e meritevoli di una punizione, da questo nasce l’idea di non essere abbastanza bravo, forte, intelligente, adeguato, quindi, incapace e non all’altezza.

Tale giudizio, quindi, induce a non intraprendere nemmeno un azione al fine di perseguire un’idea, definendoci a priori : “ incapaci”, chiudendo ogni potenziale possibilità.

Si crea così, fin dall’infanzia, un sistema di credenze, nutrito da tutto ciò che ci è stato insegnato e al quale credevamo ciecamente.

Non in tutte le società il suicidio viene considerato qualcosa di degradante o una sconfitta, anzi per qualcuna è un segno di onore e grandezza, legato però a tutta una serie di motivazioni, una forma di spiritualità collegata ad ogni gesto, azione, pensiero, finalizzata ad un senso superiore, ad una visione più elevata del vivere e del morire:

 

Il Neo-confucianesimo fu sviluppato in Cina da Zhu Xi (1130-1200) ed e' solitamente chiamato shushigaku in giapponese.

Questi insegnamenti furono studiati da monaci Zen dei templi gozan nel periodo Muromachi e usati quando i signori feudali emanavano leggi per i loro domini.

Nel periodo Edo la scuola di Zhi Xi ebbe forte supporto dallo shogunato Tokugawa.

Quest'ultimo riteneva questa filosofia enormemente utile per giustificare o rendere legittima la struttura feudale dello stato e della societa' che e' venuta a formarsi nel diciassettesimo secolo.

I samurai divennero parte della classe sociale piu' alta e non erano solo guerrieri ma avevano anche ruoli di governo.

L’educazione per i samurai fu sviluppata per fornire abilita' appropriate per una carriera in tal senso.

Ci si aspettava da loro attitudini morali di un certo livello se prendevano parte attiva nel governo.

Yamaga Soko era una delle prime figure di spicco e affermava che una vita sincera e piena di verità era una vita che aderiva ai principi della giusta condotta che permetteva, a coloro che la seguivano, di mettersi in contatto con cio' che era vitale e dinamico nel loro spirito.

Di origini samurai era anche uno studioso di affari militari.

Di fatto viene considerato uno dei maggiori ideologhi del Bushido.

Un samurai deve coltivare non solo le sue abilita' di guerriero ma anche la sua mente e il suo carattere.

Il Confucianesimo fiorì con il supporto della classe samurai nel periodo Edo e concetti come lealtà e umanesimo gradualmente si diffusero dai samurai al pubblico con il risultato di avere forti credenze confuciane nel Giappone moderno.

Yamamoto affermava che Bushido significa "determinazione nella volontà di morire" (Bushido towa shinu koto to mitsuketari).

Cio' implica che tutti i samurai devono vivere in modo ammirevole e con onore in modo da non avere rimorsi al momento della loro morte dato che tale possibilità si presentava ogni giorno. Comportarsi in modo pregevole significava seguire un rigido codice morale che comprendeva, tra l'altro, giustizia ed educazione.

Il samurai valutava l’onore in un modo estremo e rigido (meglio morire che mettersi in disgrazia).

I samurai che incontravano la morte in battaglia valorizzavano l'onore e la loro fama da guerriero e desideravano che questa fama si tramandasse da generazione a generazione.

Cercavano di essere tra i primi a trascinare i loro uomini in battaglia e gridavano il loro nome al nemico per dimostrare la loro audacia.

L'onore era veramente molto importante per i samurai e riuscire ad avere una morte onorevole significava assicurare ai propri discendenti di essere trattati bene e remunerati dal loro superiore.

 

Il Bushido nei tempi moderni, come detto sopra, si dice che lo spirito bushido come essenza giapponese difficilmente esiste al giorno d'oggi; ma alcune caratteristiche del bushido possono ancora essere viste nelle arti marziali ed estetiche che seguono certe forme (kata) e sono ripetute finche' i praticanti non sappiano seguirle in modo impeccabile ed entrano in uno stato incoscio. Anche il modo di comportarsi ha una grande importanza e gli allievi devono avere un forte senso di lealta' e rispetto nei confronti del loro maestro.

Sfortunatamente la lealtà bushido ha portato i giapponesi all'eccessivo lavoro che talvolta e' risultato nella morte da superlavoro (karoshi) in quando la gente tende a voler dimostrare quanto lavorano duro per l'azienda di fronte al proprio capo e colleghi.

Inoltre vi sono casi di suicidio quando si vuole cercare di evitare una cattiva reputazione o scusarsi per i propri peccati o sbagli.

I giapponesi tendono ad accettare e addirittura glorificare questi casi di suicidio provando simpatia per le vittime.

Ciò ha un'influenza negativa sulla gente, specialmente i giovani, perchè questi possono pensare che il suicidio sia la via più facile per essere liberati da ogni male e/o dolore.

Rimane il fatto che il bushido ha contribuito in modo essenziale alla formazione del carattere giapponese.

Lo spirito bushido domina ancora la società giapponese in certi versi, ma è anche vero che talvolta è difficile trovarlo tra i giovani, molti dei quali non hanno alcun rispetto per i propri insegnanti e dimostrano alcuna educazione in luoghi pubblici.

Durante la seconda guerra mondiale alcuni piloti delle squadre speciali conosciute come kamikaze decisero di schiantarsi contro navi nemiche.

In altri casi soldati giapponesi combatterono in modo fanatico fino alla morte piuttosto di arrendersi.

Il Seppuku, (Sape-puu-kuu) termine formale usato per il suicidio rituale Hara-kiri, era un aspetto della vita feudale ggiapponese. (1192-1868).

Si è sviluppato come parte integrale del codice del bushido e della disciplina della classe guerriera dei samurai. Hara-kiri, che letteralmente significa "taglio dello stomaco",è un particolare doloroso metodo di auto distruzione.

Chiamato anche volgarmente hara-kiri = ventre-taglio, era il modo più onorevole che il samurai aveva per togliersi la vita ed era la dimostrazione finale del suo coraggio.

Questo rituale era considerato un privilegio riservato solamente ai samurai i quali avevano padronanza assoluta del proprio destino.

Per comprendere il seppuku bisogna tornare allo studio dello zen praticato dai samurai, secondo lo zen la morte e la vita erano sullo stesso piano e quindi l'atteggiamento del giapponese deve essere positivo per entrambi gli aspetti

Questi ultimi credevano che gli insegnamenti Zen possano dare dei poteri supernaturali.

La meta dei praticanti Zen e' di raggiungere l'illuminazione (satori) tramite la sperimentazione della natura del buddha.

Illuminazione e' vista come la liberazione dalla natura intellettuale dell'uomo, dall'insieme di idee fisse e sentimenti riferiti alla realtà.

Stando a questo pensiero, la natura del buddha risiede in tutte le cose.

Si dice che sperimentare l'illuminazione significa essere consci dell'inconscio.

Questo e' il segreto delle arti marziali nel creare una forte mentalità.

Questo stato di "non-pensiero" (mushin) unisce il corpo allo spirito.

Molti samurai si allenarono intensivamente tramite lo zen per raggiungere questo risultato e ciò li liberava dalla paura della morte.

Gli elementi spirituali del bushido derivano dal buddhismo Zen e pratiche religiose Zen furono usate dai samurai per allenarsi mentalmente e fisicamente.

Acquistarono cosi abilità nelle arti militari nel mantenere una mente calma, qualunque cosa accada... tramite lo Zen.

 

Le motivazioni quindi in questo senso, possono modificare notevolmente la valenza del gesto e trovano una risposta variabile in base al contesto cui si applicano.

Lo stesso può dirsi dei martiri palestinesi, pronti ad immolarsi in nome di un fine superiore di tipo religioso, che conduce al martirio e al sacrificio, esaltato e sostenuto dalla società religiosa che conduce quella società, frequentemente indottrinati fin da giovani verso questo ideale e accompagnati con tale spirito per buona parte dell’esistenza.

 

Condizionamenti, atteggiamenti presi ad esempio e esaltati dal gruppo sociale, contesto di crescita, indottrinamento politico, religioso, sociale, determinano spesso un pensiero condiviso e ritenuto comunemente adeguato e eticamente corretto, insinuando nelle menti l’idea che quella sia la giusta strada da perseguire, creando anziché liberi pensatori, gruppi di pensiero, che se inculcati fin dall’infanzia hanno grande difficoltà ad uscire da uno schema imposto, creando omologazione, quando non si tratti di cieco fanatismo.

 

Tutto questo trova fertile terreno sulle masse, ma ha anche un azione sul singolo, nell’ambito familiare, o della cerchia sociale personale.

Non sempre il singolo individuo riesce ad uscire oltre il problema che lo affligge per guardare da qualche altra parte, modificando, anche drasticamente il suo atteggiamento in funzione di un cambiamento radicale, vuoi di vita, di pensiero, di azione, che possa perseguire un reale mutamento e quindi recuperare una potenziale via d’uscita alla disperazione o al problema che lo affligge; relegandolo quindi all’interno dello stesso problema e amplificandolo senza via d’uscita.

 

In ognuno di noi esistono due menti, una di superficie, che agisce e reagisce in modo automatico, creando una realtà parallela e omologata, dove ad un azione corrisponde una reazione quasi sempre automatica e indotta da una precedente esperienza o formazione; ed una profonda, legata a una sensibilità e percezione ancestrale scordata.

La prima mente tende a coprire la seconda, essendo più leggera e automatica, la seconda segue una strada molto più complessa.

Il continuo brusio di fondo alimenta la prima mente e crea un continuo dialogo interiore di superficie, impedendo l’emergere della nostra vera essenza.

Per poter comprendere, ascoltare, sentire la mente profonda, serve il silenzio interiore, riuscire a staccare la mente di superficie per entrare nel profondo di noi stessi.

Questo silenzio interiore non è altro che il “Satori” per il samurai, l’”illuminazione” per il Buddismo, il risveglio della consapevolezza, la capacità di incontrare noi stessi e riuscire ad osservare le nostre emozioni dall’esterno, senza entrarci dentro, mantenendo la calma dello Zen: il non pensiero.

Saper focalizzare l’attenzione sull’emozione, accettando la sua esistenza senza pensarci, ma lasciando che questa diventi pensiero, senza giudicare ne analizzare.

La libertà è quella di riuscire ad usare la mente e il corpo in accordo con ciò che noi siamo veramente, vivendo la propria vita, e non quella che altri ci impongono!

La forza nasce dall’atteggiamento che ognuno decide di far proprio, riuscendo ad uscire da quegli schemi creati nel tempo e alimentati fin dall’infanzia, che inducono verso pensieri, azioni ed emozioni che non rispecchiano realmente la propria realtà, ma che sono indotti da tutto quello che nella nostra vita ci è stato proposto, come adeguato e “normale”.

Riuscendo a essere critici, ricercando e trovando le nostre verità, più che adeguandoci a quelle comunemente proposte, rinasce la forza e la volontà di esprimere se stessi, donando un senso ed un valore intimo alla nostra esistenza.

 Quando le voci interiori parlano di incapacità, quando dicono che sei finito, che non sei capace ed è impossibile proseguire, eppure nonostante questo prosegui, nonostante le continue frustrazioni, insuccessi, cadute, nonostante tutto sembri agire contro, tu continui e riesci comunque a fare un altro passo, in questo punto, in questo attimo, si crea l’incontro fra l’uomo e lo spirito.

 

 
 
 
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