Esperienzaemozionale

Un viaggio nel tempo e nello spazio, come lo è la vita stessa, dove riscoprire se stessi.

 

 

LA FELICITA 'E LA PACE DEL CUORE NASCONO DALLA COSCIENZA DI FARE CIO CHE RITENIAMO GIUSTO E DOVEROSO NON DAL FARE CIO CHE GLI ALTRI DICONO E FANNO .
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« Margherita Hackmomenti crepuscolari »

15 giugno 2009

Post n°190 pubblicato il 13 Novembre 2010 da JON.L
 
Foto di JON.L

15 Giugno 2009, tornando dal lavoro con la mia Suzuky SVS, nei pressi di una curva con un incrocio, un auto vettura non mi ha dato la precedenza, uscendo improvvisamente dallo stop.

E’ stato impossibile evitarla, non c’erano vie di fuga, da un lato il cordolo dello spartitraffico al centro l’auto, dall’altra un fosso.

La scelta è stata quella di scivolare e lasciarmi cadere per non impattare direttamente contro la vettura, cosa che la moto ha fatto con pesanti, evidenti conseguenze.

Risulta impossibile valutare chiaramente quanto  sia consapevole di ogni attimo dell'evento, e dei pensieri che lo hanno accompagnato.

Ricordo la totale mancanza di paura, la freddezza con cui l'ho affrontato: non ricordo il momento dell’impatto con l’asfalto, ma ho ben chiaro lo scivolare a terra controllato, per quanto possibile, e il puntare i piedi e le mani verso la ruota anteriore verso cui stavo impattando nell’avanzare per inerzia, in modo da attutire l’impatto.

Fin tanto che ero terra, in stato confusionale per la botta e per l'asfalto bollente, mi sono trascinato, come potevo per spostarmi da un punto che consideravo pericoloso, in quanto in curva, per mettermi in sicurezza.

La persona coinvolta, stava tentando di chiamare il pronto soccorso, ma si trovava chiaramente nel panico e non ricordava il numero, l'ho rassicurata e le ho fornito il numero.

All' arrivo del pronto soccorso la mia pressione era 110/70, il polso 70: ero perfettamente tranquillo e cosciente, collaborativi, nessun stato emotivo alterato.

Ricordo perfettamente di aver gestito per quanto possibile le fasi dell'incidente, da quando mi sono trovato l'auto di fronte, alla scelta di lasciarmi scivolare per terra anziché impattare con la moto, sull'auto, alla scivolata controllata, al momento in cui ho parato con le mani l'impatto sull'auto... tutto chiaro e freddamente gestito prima durante e dopo, senza alcuna emotività.

Tutti mi chiedono : “chissà che paura hai preso?”.

E’ difficile crederlo e lo comprendo, ma non ho provato alcuna paura, anzi, ho anche pensato che potessi rimanerci se impattavo con la moto e sbattevo con il casco nella portiera, ho pensato e agito di conseguenza, consapevole dei rischi e del fatto che sarebbe potuto essere l'ultimo mio momento.

Ma senza alcun problema, proprio nello spirito che è di mia natura: “ lasciare che gli eventi accadano, che la vita fluisca, gestendola per quanto possibile ma accettandone le inevitabili conseguenze, come parte del percorso naturale di ogni essere umano”.

Difficilmente da credere, per questo motivo evito di parlarne con i conoscenti.

Tanti anni fa ho vissuto un altro episodio, potenzialmente, mortale e ricordo anche in quel caso la freddezza nella gestione della situazione che ha risolto in modo positivo l'evento, ma in quel caso dopo l'episodio è scesa la paura, in modo inconscio: ero sbiancato e mi cedevano le gambe.

Questo oggi non è accaduto, anzi, come non fosse successo nulla, nonostante le botte le numerose escoriazioni dolorose, le lussazioni, anche il dolore mi sembra controllato, la dottoressa del P.S. mi ha detto che devo avere una soglia del dolore molto alta, non ho voluto antidolorifici in vena.

Non tutto il male vien per nuocere, si sul dire, e anche questo è vero, potevo disporre di tempo per terminare il mio nuovo libro.

A distanza di un anno e cinque mesi mi rimane un tendine della spalla in condizioni precarie, che secondo l’ortopedico dovrebbe farmi male e non permettermi di dormire la notte, mentre mi procura solamente qualche leggera algia quando lo sforzo troppo, all’inizio il braccio con il tendine lesionato possedeva una mobilità molto parziale e sembrava assolutamente necessario un intervento per recuperare la mobilità, sei giorni di fisioterapia e altri dieci di allenamento e ho perfettamente recuperato l’uso dell’arto, sono ritornato in palestra e gradualmente, a distanza di un anno ho recuperato pienamente le attività che eseguivo prima dell’evento.

Tecnicamente la risonanza evidenzia il tendine con le sue condizioni precarie, materialmente il problema non esiste, certo può accadere che ceda da un momento all’altro, ma per il momento ho stranamente invalidato tutte le previsioni mediche e le aspettative nefaste dell’ortopedico, il quale ad ogni controllo si aspettava la conferma delle sue ipotesi, che puntualmente venivano smentite…

Quanto può intervenire la mente,e quanto il quadro reale tangibile può essere modificato dalla volontà, quanto è reale e quanto non lo è?

Un condizionamento mentale, può modificare materialmente un quadro clinico?

In che percentuale la mente può intervenire per modificare la realtà?

E se fosse la mente a determinare la realtà come la percepiamo?

                                                                                                                                     Jo

 

 
 
 
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Un blog di: JON.L
Data di creazione: 07/09/2009
 

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