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Meridionali meno intelligenti dei settentrionali?

Post n°522 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da luger2

di Angelo Forgione

Poveri meridionali, devono proprio sentirle tutte. Non bastavano le teorie razziste e propagandistiche di Cesare Lombroso che in pieno risorgimento definì delinquenziale la razza meridionale sulla base di uno studio della fisiognomica che ha ancora oggi dei risvolti discutibili con l’esposizione al “museo lombrosiano” di Torino delle teste di uomini del sud perseguitati all’epoca dell’invasione piemontese del 1860.
Piove ora dal Regno Unito una nuova teoria firmata Richard Lynn, docente di psicologia all'università dell'Ulster a Coleraine, in Irlanda del Nord, già famoso per alcune sue teorie passate a dir poco provocatorie. Il professore ha ficcato il naso nella società italiana e ha teorizzato che i meridionali sarebbero meno intelligenti dei settentrionali. Secondo la sua tesi, esisterebbero differenze d’intelligenza degli individui non solo in base alla razza ma anche al sesso.

Lo studio risale allo scorso anno ed è stato pubblicato sulla rivista “Intelligence” con il titolo «Le differenze nel Q.I. tra nord e sud Italia corrispondono a differenze nel reddito, educazione, mortalità infantile, statura e alfabetizzazione» secondo cui il sud della penisola italiana è meno sviluppato del nord perché i meridionali sono meno intelligenti dei settentrionali. E ancora, nel nord Italia il quoziente intellettivo si allinea a quello di altri Paesi dell'Europa centrale e settentrionale mentre più si va a sud più il coefficiente cala. La causa, spiega Lynn, «è da attribuire alla mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del nord Africa». Bisogna allora capire quali siano i veri destinatari di questa teoria razzista, se i meridionali d’Italia o i maghrebini e i mediorientali.
Lynn aggiunge che al pari della statura, dell'istruzione e del reddito, l'intelligenza media della popolazione cali da nord a sud fino a toccare il punto più basso in Sicilia mentre i più intelligenti d'Italia, sempre secondo Lynn, sarebbero i friulani.

Nello studio pubblicato da “Intelligence”, il docente afferma che «il grosso della differenza nello sviluppo economico tra nord e sud può essere spiegato con la variabilità del Q.I.» e che nel sud Italia la qualità del cibo è più scadente, si studia meno e che almeno dal 1400 il Meridione non partorisce «figure di spicco» nelle arti e nella politica.
Lynn parla di qualità alimentare e dimostra di non conoscere la qualità e la squisitezza del cibo meridionale laddove Campania, Sicilia, Puglia e Calabria costituiscono la vera avanguardia dell’alimentazione mediterranea.
Lynn parla di istruzione insufficiente e dimostra di non sapere che, nonostante la critica percentuale di analfabeti del sud, di contro sono prevalentemente i meridionali quelli che completano gli studi universitari e finiscono per alimentare le forze intellettuali dell’apparato industriale e commerciale del nord.
Lynn parla di assenza dal 1400 di figure di spicco nelle arti e nella politica e dimostra di non conoscere Benedetto Croce, Pirandello, De Filippo, Vanvitelli, Bernini, Gemito, Di Giacomo, Di Capua, Caruso, Serao, Della Porta, Dulbecco, Quasimodo, Deledda, Modigliani, Totò, Troisi, Bovio, Scarlatti, Cimarosa, Bellini, Paisiello, Leoncavallo, Fermi, Deledda e tanti altri in ordine cronologico sparso tanto per parlare di arti. Se poi volessimo parlare di un vero uomo di politica del meridione ci si potrebbe limitare a citare il vero padre dell’Italia moderna, quel Ferdinando II re delle Due Sicilie che nell’ottocento avviò e perfezionò la rete ferroviaria, l’assistenza sociale, il sistema previdenziale, la protezione civile e tante altre forme di politica di sviluppo che costituiscono ancora oggi le basi dell’attuale nazione unificata.

Lynn non stupisce, e non solo perché non è nuovo a simili teorie; già in passato aveva sostenuto che gli abitanti dell'Estremo Oriente sono più intelligenti dei bianchi e che nella popolazione di colore una pigmentazione più chiara corrisponde a un quoziente intellettivo più alto, derivato proprio dal mix con i geni caucasici. Lynn non stupisce soprattutto perché è un tronfio britannico e la storia tiene traccia delle responsabilità del Regno Unito nella cancellazione del ricco e prospero Regno meridionale delle Due Sicilie, terza nazione d’Europa per importanza nel 1860, la cui posizione nel mediterraneo risultò troppo pericolosa per l’egemonia britannica in funzione dei futuri traffici con l’oriente agevolati dal Canale di Suez che nel 1859, alla vigilia del Risorgimento, vide l’avvio dei lavori di scavo.

Invece di arrampicarsi in ardimentose ricerche, sarebbe stato più utile ai meridionali e agli italiani tutti se Lynn avesse concentrato i suoi sforzi in ricerche storiche perché per comprendere le cause antropologiche dell’arretratezza attuale del meridione d’Italia gli sarebbe bastato studiare gli uomini di cui ripercorre le orme, ovvero quei Gladstone e Palmerston, vertici politici britannici di quell’epoca che, mentre opprimevano proprio i suoi antenati irlandesi, denigrarono aspramente il Regno delle Due Sicilie da cui traevano guadagno monopolizzando ad esempio lo zolfo, il petrolio dell’epoca; una diffamazione “a tavolino” al solo scopo di far sparire la nazione duosiciliana favorendo l’invasione e l’annessione piemontese delle terre meridionali che causò il trasferimento al nord degli apparati industriali ed economici, di ogni risorsa e ricchezza e dei danari utili a coprire i debiti di guerra che i Savoia avevano contratto per battagliare contro l’Austria. Quel meridione ricco divenne all’improvviso povero e prese così il via l’emigrazione di un popolo che aveva potuto contare sino ad allora sul lavoro e sul potere d’acquisto.

Sono evidentemente queste le cause del divario attuale tra il nord e il sud che durano da quando è nata la nazione italiana e che la stessa nazione non cancella. Nella spiegazione della differenza dello sviluppo economico tra nord e sud il quoziente intellettivo c’entra ben poco, se non nel saper comprendere le vere cause che l’hanno generato, e chi e perché non vuole che questo divario venga annullato.

 
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