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Devastazione totale Tour  Day 1°

Post n°440 pubblicato il 04 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

Devastazione totale tour

Programma: dal 01/06/07 al 03/06/07

Tappe: Perugia – Orvieto – Milano Idroscalo

Partenza prevista da Roma: ore 16.00

Rientro Previsto da Milano: da definire

Il progetto iniziale era tutto un programma. Il massacro è stato segnato da degne frasi celebri.

Tutto è cominciato quando la Zimo, presa da euforia galoppante decise di seguire in trasferta i RedSka. Non contenta della devastazione provata al concerto di Roma, mi fa notare come le date dei miei progetti e dei suoi coincidano alla perfezione.

Cosi propose: “il primo giugno andiamo a orvieto a sentire i RedSka, poi il 2 saliamo a Milano se je la faccio per il Gods of Metal, altrimenti ci improvvisiamo turiste, poi io torno giù e tu vai al Gods.”

Consapevole di cosa mi aspettava le chiedo dove dormiamo a Orvieto senza essere spennate. E dopo aver scartato a priori l’idea di dormire a “pelle de leone” nell’entroterra umbro ci mettiamo a spulciare alberghi, ostelli, e tutto ciò che possa assomigliare a un letto, un bagno e un tetto sulla testa.

Il risultato? A Canale di Orvieto non esistono ostelli, alberghi o simili. C’è da spiegare che Canale di Orvieto è molto piu simile a una strada contornata da case, piuttosto che un paesino con una strada sola.

La Zimo: “ma te pare che fatte e ubriache ci mettiamo in macchina di notte da Canale a Orvieto per cercare l’albergo?”

Cosi che, disperate, stavamo per rinunciare ai progetti turistici quando compare l’illuminazione. Ostello a Perugia, cosi che avremmo potuto salutare Miriam che sarebbe dovuta salire gli stessi giorni.

Si lo so, Perugia è piu lontana di Orvieto da Canale, e sì, so anche che da fatte e ubriache non è consigliabile mettersi alla guida anche solo per fare 100m, figuriamoci 80km…ma era una scusa per stare tutti insieme.

Optiamo quindi di raggiungere prima Perugia, riprenderci, partire per Orvieto, assistere al concerto e tornare a Perugia a dormire.

La partenza da Roma ha subito “qualche” minuto di ritardo (colpa mia ma in parte, dovevo prelevare Giorgio e se non l’avessi prelevato saremmo pure partite in tempo, ma orfane di Giorgio…e non era quello il programma. Non dico che Giorgio fosse fondamentale, ma ci doveva essere!)

“HHHHary…quanto ci mettiamo ad arrivare a Perugia?”

“due ore e mezzo da qui”

Fatto sta che un’ora e tre quarti dopo stavamo finalmente uscendo dal gorgo della tangenziale est e imboccavamo l’autostrada. (c’è da dire che abbiamo rischiato anche li…visto che i denti della Zimo non conoscono vergogna e mordono anche i poveri Telepass indifesi aprendoli in due come una cozza).

Prima sosta benza. E gia li ci facciamo riconoscere.

“Fate le brave, non litigate” cosi disse l’ignaro benzinaio alla vista di due psicopatiche che si picchiavano in auto.

Partiamo con il sole…e becchiamo la pioggia.

Alle prime rappresaglie me ne esco con un “ho bisogno di una birra” che con altri due schiaffi della Zimo e un tentato morso si è tramutato in “ho bisogno di una birra e una canna”. Cosi mentre la Zimo impazzita cantava “perché Margherita suuuucaaa” in una delle sue performance canore, il cielo comincia a cambiare colore. Che sia stata lei? Probabile. Sta di fatto che dopo la sua rivisitazione moooolto ambient il diluvio universale ci ha seguito modello nuvola fantozziana.

“Zi’ vedo la luce…perché vedo la luce?”
“Sarà che siamo morte nel diluvio e ora ci dirigiamo verso i verdi pascoli…”
“Beh i verdi pascoli per esse ce stanno.” Il delirio stava cominciando a diventare preoccupante. Il nubifragio che ci ha colte ha aperto il cielo in due facendo tornare giorno alle 8 di sera. A quella vista il mio motto si è tramutato ulteriormente “ho bisogno di una birra, una canna, e un’altra birra.”

Giunte a Perugia ci affidiamo allo ZioTom per arrivare al tanto desiderato Ostello del signor Spagnoli. Le indicazioni ci portano all’indirizzo sbagliato. La Zimo impugna il telefono, chiede spiegazioni alla signorina e la sento dire “vicino allo stadio? Ok arriviamo!”

Il signor Spagnoli ci sta ancora aspettando. Dopo aver girato in lungo e in largo, tra donnine dai facili costumi, strade senza nomi e cantieri, dopo che ““HHHary, non lo diciamo a nessuno che abbiamo scambiato la stazione degli autobus per lo stadio”no ma non diciamo a nessuno nemmeno che stavamo rischiando di rimanerci chiuse dentro” (la fame e il sonno cominciavano a fare capolino)…abbiamo accannato l’idea di dormire a Perugia. 15 gradi fuori, piove, fa quasi freddo (per me, la Zimo gelava) ma troveremo un posto dove dormire a Orvieto.

Cosi che presa la decisione di raggiungere Canale di Orvieto senza sapere che fine avremmo fatto dopo mi rivolgo alla mia compagna di viaggio: “Zi’ ho bisogno di una birra, una canna, una birra e un’ altra canna”

Non so se qualcuno conosce l’entroterra umbro, beh, noi no! Quindi non so se mi può capire. Stradine meravigliose, panorami indescrivibili…ma cazzo! Illuminazione zero, bordi stradali invisibili e.. “da na parte c’è il muro, dall’altra il baratro…ma dimme te!” si, decisamente eravamo arrivate a Orvieto.

Non restava che capire dove diavolo si nascondesse Canale di Orvieto e la relativa frazione.

La strada è una e unica, difficile sbagliarsi a meno che non ci si voglia lanciare alla Thelma&Louise per la scarpata. Ma siamo riuscite a perderci pure per un parcheggio.

“HHary, dove mi porti? Che è quella la porta dell’Ade? Non voglio scendere agli inferi!” ebbene è successo anche questo. Basta sbagliare di poco che ci si ritrova su una strada a pendenza 99% con davanti ai propri occhi un arco di pietra che non tralasciava vedere nulla al di fuori dell’oscurità. È bastato chiudere gli occhi e varcarlo per capire che saremmo finite a Canale Vecchio.

Parcheggiato il mio motto ha trovato degna conclusione “ho bisogno di una canna, una birra, una canna, una birra e un’altra canna! E pure una birra va!”

Ero in crisi esistenziale, le ginocchia reclamavano pace ed ero terrorizzata dalla possibile e quasi certa fanga che avremmo trovato al concerto. Tanto che alla vista di essa una mezza imprecazione s’è levata al cielo… “Noooo la fanga nooo” ma era ormai troppo tardi. Ero gia con un piede nella fanga..e l’altro nella fossa. Birra in una mano e Giorgio che teneva compagnia.

Solo di una cosa eravamo sicure. Appena avremmo visto i RedSka un grido sarebbe uscito dalle nostre adorabili boccucce camioniste “LIMORTACCIVOSTRA!” (sarebbe da aggiungere anche un…”e de chi ve lo dice con la voce di mike buongiorno…limortacci vooooostraaa”).

Il primo a beccarsi il saluto in grande amicizia è stato TheQuestionMark, tastierista del gruppo, il quale ci aveva gia schedate.

“sei metallara…che cazzo ci fai qui?” rivolto a me, poi osserva la Zimo e… “non per questo mi chiamano il veggente…io so tutto! Tu sei fisioterapista, tu sei cuoca, c’hai la civic e te l’hanno pure lavata…che vuoi di piu?” a quanto pare l’ometto s’è letto pure i blog!

Da li in poi è stato tutto un degenerare…

I RedSka salgono sul palco, il pubblico umbro è un po’ timido…e pure duro di comprendonio visto che alla richiesta del cantante di dividersi in due parti, la gente rimaneva imbambolata “ao’ quando abbiamo suonato in Croazia hanno capito subito, com’è che qui non se riesce a fa’ na riga in mezzo?”

Però c’è da dire, che anche se lo ska non è propriamente il mio genere musicale, codesti omuncoli sanno il fatto loro. In pochi riescono a far ballare la gente con la pioggia, la fanga e 14 gradi di freddo.

Il post concerto è stato un susseguirsi di delirii…

Basta leggersi qualche frase di quello che è uscito venerdi sera per capire.

“bella pe’ te” disse la Zimo a Lord Rocksteady Montz, chitarrista del gruppo che rispose con tranquillità… “te chiami Bella PeTe?” 

“a me non mi bacia mai nessuno…voi due! Datevi un bel bacio in bocca” Aflo, bassista, verso noi due.

“io sono gay ma voglio fare l’amore con te. Vuoi fare l’ammmore con me?” ancora una perla di saggezza di Rocksteady Montz verso la Zimo.

Ma le ultime parole famose furono…”ho le mani gelate, il nasino gelato, le orecchie gelate…e poi Zi’ pipipappadoccialetto” “ok andiamo a salutare” erano le 2.00 quando mi sono espressa…ed erano le 3.30 quando abbiamo realmente salutato. Ma la perla, la vera perla della serata è stata “Ah Zi’, vuoi che rullo io?” “no no sce la fascio” le ultime parole della Zimo, dopo aver fatto cadere Giorgio tre volte…e fu cosi che Giorgio finì nel fango, fagocitato dalla melma.

Salutato il gruppo ci siamo messe in auto e…la Zimo con nonchalanche sbraga il sedile e crolla. Mi sarei dovuta affidare solo allo ZioTomTom per un posto letto nelle vicinanze…inutile dire però che è na mezza sega in questo…e l’altra mezza è la zona di Orvieto e dintorni che non ha un posto dove dormire senza essere spennati.

Alle ore 4.30 circa dopo aver tentato l’impossibile, essere passate per strade dai nomi impronunciabili, aver rischiato la vita andando dritte sulle curve a gomito invisibili…abbiamo posato le nostre membra stanche su un similcuscino di un simil albergo di Orvieto scalo…

Però c’era la doccia…e un tetto…siamo crollate in men che non si dica.

La mattina dopo l’unica frase comprensibile fu “ho bisogno di un caffè. Di una canna e di un caffè. Di un caffè, una canna e una birra…cosi da scordarmi che ci faranno la pelle col conto dell’albergo”

Ma questa è un’altra storia…

 

 

 
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Anonimo il 05/06/07 alle 00:20 via WEB
MA QUANTO SONO BELLA STRAFATTA SOTTO AI PIEDI DEI REDDUCCI??
 
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