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Evolution Fest 2008 - L'inizio della fine day 1

Post n°590 pubblicato il 21 Luglio 2008 da CacciatricediSangue

Personaggi (oltre ai già citati):

Ø      Mr. Kaos

Ø      Mr. Nidho

Ø      La proff.

Ø      Mr. Gallette

Ø      Tally

Ø      Mr. Slow

Ø      Paolo (quello vero)

Ø      Giancoso

Ø      Ornella

Sono ormai le 8 passate quando da fuori la tenda si sentono voci conosciute e i passi felpati di persone nelle vicinanze. Dentro non si respira, e con la Zimo decidiamo di uscire. Il tempo di aprire la zanzariera per notare che Giordano non parlava col suo amico immaginario, bensì con Kaos, redivivo dal Gods, armato di liquidi e sicuramente meno vestito.
È mattina, siamo parzialmente svegli, c’è il sole, un venticello d’accompagno…ed è ora di colazione.

Tiriamo fuori tutto il necessario. Tavolino, sedie, cibarie, ombrellone. Kaos prontamente ci presta la sua ruota di scorta ed ecco che l’ombrellone è in piedi. Nemmeno il tempo di apparecchiarci che una pettorina arancione ci viene a ricordare che ci siamo appropriati di un posto adibito a parcheggio.
A niente sono valse le lamentele, il tentativo di tenere il parcheggio per i dormiglioni che vengono da Bologna. Spostiamo il tavolo e attendiamo.

Sarà una giornata lunga. La prima telefonata arriva dalla Prof. Stefania. E in pochi minuti è li. Ora mancano 3 persone all’appello. Alessio, che aspettiamo per le 11, visto che viene col treno, Fabio e Vera, che sappiamo partono da Bologna, ma non abbiamo idea di dove siano, se sono partiti, se sono arrivati, se si sono persi. Mentre attendiamo loro notizie, Daniele si appresta a montare la sua tenda. Ha sulle spalle Wacken ed Evolution e ci onora della sua presenza a modo suo. Una stecca dello scheletro è rotta. Soluzione? Pareggiare rompendone un’altra. Risultato? Tenda budino spiaccicato. Ci guardiamo attorno preoccupati ma Kaos ci tranquillizza. “Non ci dormo mica là dentro, dormo in macchina.” Nemmeno facciamo in tempo a proporgli un’alternativa che ci tarpa le ali cosi! La tenda servirà per tenere il posto ai Bolognesi, dato che comincia ad esserci un certo movimento. Accanto a noi un’altra Quechua fa Swwoop e Giordano riesce ad attaccar bottone col il proprietario (effetto calamita, ormai è stato infettato anche lui). Cosi dopo aver discusso, noi col caffellatte, il tipo con una bottiglia di ceres in un formato gigante mai visto… ecco che arriva la prima telefonata di Fabio. Sono praticamente le 11 passate.
Cosi tra un’indicazione stradale e un messaggio, riusciamo a riunire tutta la ciurma. Alessio arriva in perfetto orario. Lorenzo idem. Fabio…ehm…questa volta non ha preso il treno ma è riuscito ugualmente ad impicciarsi con le strade di Segrate. Arriverà al nostro cospetto quando ormai i parcheggi davanti a noi saranno già occupati e un pane e merda sarà già attivo. Non resta che parcheggiare più in fondo, sbaraccare e mostrare a tutti il lancio della Quechua.
Quando questo accadrà saranno passate le 12 da un pezzo, Kaos sarà già dentro (il venerdi aveva l’obbligo fotografico di presenziare a tutte le esibizioni) e ci aggiornerà sui movimenti del pubblico. Ed ecco il momento. Sbaracchiamo la tenda di Kaos (i suoi resti copriranno l'auto piena di cibarie dal sole) Fabio stende il telo. Lo ritira su. Lo ristende. Lo stende nuovamente. Lo tira a destra. Lo tira a sinistra. Lo riprende, lo stende per l’ennesima volta. Il tempo impiegato per stendere il telo sarà lo stesso del picchetto anteriore della tenda. Mr. Slow non è Mr. Slow a caso! Il tutto mentre i Dark Lunacy cominciano a suonare. Ma non è ancora il nostro momento. Dopo ci saranno i Sadist, che vorremmo evitare almeno questa volta visto che ce li ritroviamo ad ogni festival metal. Le ultime parole famose. Dopo un paio di panini e un bicchiere di idromele made in Nightmist, riusciremo ad entrare proprio mentre i Sadist si stavano esibendo. Ma il richiamo del bagno è stato troppo forte da poter evitare altrimenti.

Mi guardo intorno, l’idroscalo del Gods 2007 è visibilmente diverso dall’idroscalo dell’Evolution. C’è più erba, meno fango, meno gente, più stand e prezzi decisamente più abordabili.
Cerco di assaltare un paio di stand musicali, e verrò prontamente redarguita dalla Zimo. Sono drogata. Non posso farci nulla. E tra uno sguardo a un cd, e uno allo stand della birra, notiamo dei ceffi particolari aggirarsi tra lo stand delle maglie. Sono i Korpiklaani. Scatta la foto di rito, ovviamente in apnea, visto che il cantante puzzava di alcool in un modo assurdo.
I Sadist finiscono, noi ci riprendiamo, un paio di scatti furtivi a personaggi particolari (foto ormai di rito ai festival) e ci avviciniamo al palco.
È l’ora dei finnici Korpiklaani. Dopo averli visti all’Evo 2006, dopo averli solo sentiti al Pagan Fest, in posizione dormiente, è giusto seguirli come meritano. Anche perché non c’è la calca, quindi si riesce tranquillamente ad arrivare vicino alle transenne. Con loro il metal diventa una festa. Folk e metal si sposano. Non venitemi a chiedere la scaletta che la ignoro completamente. Sappiate però che con Beer Beer richiesta dal pubblico e con l’omonima Korpiklaani si è creato il delirio. Tra balletti, pogo e polvere, ci allontaniamo a fine esibizione contenti e soddisfatti.
Tra mezz’ora suoneranno gli Evegrey. Lasciamo Bologna e dintorni ad attendere gli svedesi. Noi, con una notte in tenda, anzi una notte in viaggio e un paio d’ore in tenda, preferiremo una pausa ristoratrice alla tenda.
Scattano i primi braccialetti. E siamo fuori. Posiamo gli acquisti in auto, pausa birretta e i minuti passano in fretta. Rientriamo quando gli Evergrey finiscono (ad orecchio non mi sono parsi granchè).

Manca poco, veramente poco. Abbandono il resto del gruppo e seguo Stefania. Ci addentriamo tra il pubblico e ci posizioniamo in terza fila facilmente. Un ultimo controllo agli strumenti e i Dark Tranquillity sono sul palco.

Sono passati nove mesi dall’ultima visita in Italia e l’emozione per poterli rivedere mi sovrasta. Inizieranno con Terminus. La gente non è molta, ma si fa sentire. Stanne ringrazierà i presenti come solo lui sa fare. Nothing to no one e Wonders at your Feet seguiranno l’acclamata Lost to apathy con un pogo selvaggio. Il polverone che si alza non ci scoraggerà. Restiamo immobili davanti al palco seguendo ogni singolo movimento della band. Hedon e Inside the particle Storm, poi a seguire The endless feed. Il bassista Martin Brändström incita il pubblico a cantare. Focus Shift ipnotizza l’idroscalo. Misery’s Crown aprirà le danze e Punish my heaven porterà al follia. Dopo Damage Done Stanne ringrazierà ancora il pubblico ricordando le date autunnali, e soprattutto, ricordando che a Milano registreranno il prossimo DVD live, invitando cosi ragazzi, fan, parenti, amici, nonni zii e nipoti a partecipare all’evento. Un pezzo speciale poi viene proposto dagli svedesi. There in, pezzo raro live. Inutile dire la commozione provata. Lethe, My negation gli ultimi pezzi prima di chiudere una scaletta perfetta con Final resistance.
Michael e compagni, autentici animali da palco che riescono a interagire col pubblico, a farli divertire e a divertirsi, salutano. Scaletta perfetta, ma se ci fosse stata un’altra ora oltre gli 80 minuti proposti sarebbe stato ancora meglio. Visibilmente provate, io e Stefania raggiungiamo la ciurma avvicinatasi al palco. Ci vorrà un po’ per smaltire l’emozione, la contentezza e quel sentirsi a due metri da terra. E ci vorrà qualcosa in più per mandare giù l’incazzatura per aver lisciato la bacchetta di Anders Jivarp fregatami dal tipo dietro di me (bastardo!).

Finito il live degli svedesi, allo stand di Metal Hammer (mi pare, ma forse mi sbaglio) incontro Paolo (quello vero) da cui cerco di carpire qualche indiscrezione su Stanne e compagni. Ovviamente Stanne girerà per il festival quando io e Stefania saremo già fuori, e ovviamente, lo verrò a sapere solo al mio rientro a Roma. Ma sto andando fuori tema.
Di li a poco avrebbero suonato i Sonata Artica. Già visti qualche tempo fa, valuto l’opzione “li seguo dal prato” e vado a sbragarmi letteralmente sull’erbetta.

Fabio e compagnia decidono di seguire i Sonata da più vicino, io imperterrita lotto con le zanzare, ma non mi sposto dalla postazione.

Mentre soggetti vicini di prato si esibivano in un live show, con la Zimo decidiamo di andare a prendere un paio di pizze per il gruppo visto che gli stomaci cominciavano a brontolare e la grigliata era ancora lontana.Tralasciando la calamita che si è fatta viva prima durante e dopo l’acquisto delle margherite, tralasciando il ristorante fighetto della Milano bene dove sono state acquistate, tralasciando l’omino della sicurezza che voleva controllarci le pizze, tralasciando varie ed eventuali, direi che tutto è filato liscio. La scelta delle pizze è stata azzeccata (a giudicare dalla faccia di Giordano mentre addenta). E mentre spizzichiamo, mentre Tony Kakko continua a presentarsi sul palco con quelle camiciole a mo di tovaglia da pic nic, si palesa davanti a me un essere conosciuto in precedenza, per la precisione al concerto dei Maiden un anno fa a Roma. Amico del Kimiko, amico di Iron, ma…sia io che la Zimo con un vuoto mentale da far paura, non riusciremo a ricordare il nome. Lo soprannomineremo Paolo. Con lui arriverà un soggetto zompettante.
Non farò in tempo a dire “lui ha una faccia conosciuta, l’ho già visto da qualche parte” che costui si presenterà dicendo “io avevo una missione…trovare voi due!

 

Panico! E mo chi è? “sono il ragazzo di Marta, Roberto” aaaahhh ecco dove avevo già visto la faccia! Solo che, alla parola Marta, partirà il nostro AAAhh di riconoscimento personaggio, che unito agli acuti di Tony Kakko, non ci farà sentire il nome. Soprannomineremo Paolo anche lui. Ma, visto che di Paoli ce n’erano parecchi (veri e finti), tal Roberto verrà chiamato Ornella per tutta la serata.

La pizza è stata divorata e già bella digerita. La luce del sole è calata, le zanzare si sono risvegliate dal torpore pomeridiano e capiremo che, se non vogliamo essere divorati (quelle del pomeriggio erano solo un assaggio) dobbiamo alzarci in piedi. Lasceremo un’esca a terra dopo esserci cosparsi, volenti o nolenti, di autan. L’esca sarà Fabio, provato dai Sonata, steso sul suo telo dormiente. I fratelli Cavalera salgono sul palco ed è già follia pura.
L’idea di poter vedere i nuovi Sepoltura mi alletta, ma un impegno gravoso incombe. Mi godo due, tre pezzi dell’esibizione, avverto Giancoso e Ornella dell’impegno post concerto, saluto gli altri, e con la Zimo e Vera ci dirigiamo verso l’uscita…
La brace doveva essere accesa...

   

 

[alcune foto sono mie, altre sono rubate a Paolo, altre a Fabio. il video "Sgommata Arctica" è rubato al forum]

 
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