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Messaggi del 13/12/2006

 

La lunga notte

Post n°404 pubblicato il 13 Dicembre 2006 da CacciatricediSangue

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Capodanno. Ultimo dell’anno.

Due giorni tanto vicini quanto lontani.
l’attesa per il fantomatico 31 dicembre, e la stanchezza tipica del primo gennaio.

Negli anni i preparativi, i festeggiamenti di questa particolare data sono cambiati, almeno nella mia vita.

Ricordo a stento i capodanni festeggiati in case di amici dei genitori. Ricordi sfocati, ma immagini nitide. Gente che puntualmente, tra un augurio e l’altro, mi ripeteva “uuh ma quanto sei cresciuta! Sai ti ho visto quando eri piccola cosi!” il tutto accompagnato con l’odioso pizzicotto sulla guancia che lasciava un segno rosso per una buona mezz’ora.

Gente mai vista e conosciuta che si univa a un trenino cantando a squarciagola “meo amigo charlie brown”, il brindisi con un dito di spumante perché troppo piccola per berne un bicchiere intero…e l’attesa dei fuochi d’artificio dopo la mezzanotte.

Attenderli al freddo, vedere mio padre che cercava il momento perfetto, la postazione perfetta per spararli. Vederlo accendere la miccia con l’accendino e aspettare che lo spettacolo luminoso iniziasse. Puntualmente uno dei tanti botti di capodanno non si accendeva. Un bbzzzzz e poi un po di fumo, e niente luci e colori, ma non ci si faceva caso, perché in quella notte una miriade di colori illuminavano il cielo.

Poi con gli anni che passano, arriva anche la prima voglia di indipendenza, di vivere quella magica notte con le persone che si vogliono piu vicine, e non con dei perfetti estranei (anche se loro ti conoscono da quando eri corta cosi)

Con i primi assaggi di indipendenza c’è la voglia di fare tutto, di divertirsi fino all’inverosimile, di far tardi, di ridere, scherzare, urlare, cantare, e contare tutti insieme i 10 secondi che separano il vecchio anno da quello nuovo.

Ed ecco che ci si organizza.

Capodanno sulla neve, giorni passati a sciare, serate in compagnia. Una casa stracolma di gente, di ragazzi che non vedono l’ora di festeggiare.

Fervono i preparativi per quella lunga notte. Cenone coi fiocchi, chi si fa i capelli, chi litiga col lavandino otturato della cucina, e chi riempe la brocca dell’acqua dal lavandino del bagno.

Il momento della mezzanotte condito con spumante a fiumi, stelline su un terrazzino al freddo e al gelo, e il pensiero a chi è lontano, che in quel  momento sta vivendo la stessa identica magia.

E passano altri anni, le prime libertà conquistate, un capodanno diverso dagli altri che non potrò mai dimenticare.

Io e la mia migliore amica, solo io e lei. Capodanno del 2000. nessun pensiero, una moltitudine di persone attorno a noi…e la voglia di stare in piedi fino al mattino. Discoteca, musica alta, omini in tanga che ballano sul palco e risate, tante. Un capodanno senza stelline, ma avevo la mia stella accanto (anche se a lei non lo dico mai) e stavo bene.

E gli anni passano ancora…

La scuola finisce, si cambiano amicizie e stili di vita.

I pensieri cambiano, la voglia di vivere quella lunga notte pure.

L’idea di un cambiamento repentino solo con una mezzanotte e fiumi di spumante comincia a svanire…e la realtà delle cose comincia a prendere forma.

Il primo anno in cui ho lavorato a capodanno, con la mia migliore amica che mi aspettava per le 2 fuori dal locale, con il ferrari con le fragole bevuto di straforo in cucina tra una portata e l’altra. Per la prima volta avevo attorno a me, non volti sconosciuti, ma qualcuno che comunque non era la mia famiglia.

La mia attesa non era la mezzanotte, ma le 2, quando avrei potuto abbandonare la divisa, il rumore dei piatti, per abbandonarmi agli auguri fatti col cuore e non con l’obbligo.

E gli anni non si fermano. Si cambia lavoro, ma si lavora nuovamente a capodanno. Voglia di festeggiare poca, voglia di lavorare per non pensare tanta. La febbre che non mi permise di far vivere un capodanno decente a miriam. Non so quando riuscirò a perdonarmelo.

E gli anni continuano a passare inesorabili.

Il tempo non si ferma, muta le cose, e con esse mutano i pensieri.

Per quanto sia fondamentale per tanti il capodanno, per me diventa un giorno come gli altri.

Col tempo l’idea che non sia la notte piu lunga dell’anno a cambiare il corso di un anno intero prende forma.

La speranza di trovare nell’anno futuro un periodo migliore, i buoni propositi e i ricordi di un passato non troppo lontano non sono piu vissuti come un’attesa spasmodica.
Alla domanda “cosa facciamo l’ultimo dell’anno?” non ho piu i brividi di piacere provocati da idee bizzarre, ma brividi al pensiero di far qualcosa dove l’obbligo di divertirsi porta quasi inesorabilmente al fiasco della serata.

Imperversa la stanchezza nel vedere ogni anno come gli altri, con i suoi lati buoni e cattivi, con i momenti speciali e quelli da cancellare. La noia di un qualcosa di sempre uguale, di banale…fa diventare quella lunga notte una notte come tante. Una notte da evitare per non mischiarsi tra la folla di illusi, che sperano con uno scoccare di dodici rintocchi di cambiare la propria vita.

Non vivo piu il capodanno come qualche anno fa. Ma di una cosa sono convinta, ogni anno ha qualcosa di speciale da non dimenticare. Un ricordo particolare, fissato nella mia mente e tatuato nell’anima. Per questo non ho perso la speranza, la speranza in un capodanno speciale. Anche se magari non sarà il capodanno fissato sul calendario. Anche se non sarà il 31 dicembre. Ogni giorno può essere capodanno. Ogni notte può essere quella che porta a nuovo giorno, un giorno migliore. Basta volerlo. La speranza di un ultimo dell’anno speciale è ancora viva in me, e sarà impossibile distruggerla.

 

 

 
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