Creato da: CacciatricediSangue il 03/06/2004
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Messaggi del 06/06/2007

 

Devastazione totale Tour Day 2°

Post n°441 pubblicato il 06 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

Dopo esserci svegliate a una relativa ora decente per i comuni mortali (quindi per noi era tutt’altro che decente dato che il sonno era arrivato alle 4 passate) una grande idea ci si parò davanti come la verità delle verità.

Non sappiamo quanto ci verrà a costare l’albergo, non sappiamo dove potremmo mangiare e soprattutto se…quindi sfruttiamo l’occasione. Colazione!

Cerchiamo di mangiare il possibile e il mangiabile…ma, non so voi, io odio i cornetti con la marmellata!

La Zimo era ancora in coma, io sognavo la doccia dalla sera prima cosi mentre lei stravacca sul letto io ho tutto il tempo di bestemmiare in turco con punte di aramaico antico per regolare l’acqua (ho sempre odiato i due rubinetti separati, o mi ustiono o mi congelo). Manco il tempo di una doccia che la Zimo era nuovamente avvolta dalle possenti braccia di Morfeo, tanto che quando comincia a squillare il telefono in camera, apre un occhio, mi guarda, poi si volta verso il telefono, poi mi riguarda e con un’espressione non particolarmente sveglia mi dice: “ma…ce l’hanno con noi?” (avrei voluto risponderle “no chiamano qui per avvertire quelli della stanza accanto che è pronta la colazione per il micio e per il sigaro del loro cane” ma avevo i neuroni spenti) con lo sguardo la fulmino, e lei con un’abile mossa da bradipo sognante s’allunga sul telefono e risponde.

Notiziola, ce l’avevano con noi. Avremmo dovuto liberare la stanza perché bla bla bla…insomma dovevamo alzare i tacchi.

Ore 11 e qualcosa, fuori c’è il sole. Varchiamo l’uscita e non chiedetemi come, ma delle gocce sono cominciate a cadere.

Nemmeno il tempo di salire in macchina e capire se svoltare a destra o a sinistra che comincia a piovere sul serio. Che qualcuno ce l’abbia tirata? (tu si che lo sai che mi riferisco a te).

È ora di improvvisarci turiste. Almeno il duomo di orvieto dobbiamo vederlo, almeno quello visto che fino ad ora tra strade, stradine, curve a gomito, scarpate e pioggia non abbiamo visto na mazza!

ZioTomTom impostato su Orvieto centro e partiamo. Man mano che seguo la strada mi accorgo di averla già fatta la notte prima. Certo però che il burrone non l’avevo mica visto…e manco che la strada fosse cosi stretta…e nemmeno sto muro qui appiccicato al ciglio…decisamente inquietante sapere d’aver rischiato la vita (ma questo la Zimo non lo sa, lei dormiva) piu di una volta.

Giunte a Orvieto Orvieto, e non Orvieto Scalo, ne Canale di Orvieto, ne Orvieto di mezzo o Orvieto su, Orvieto giù scopriamo che i parcheggi a pagamento sono arrivati anche li. E mica solo quelli! Orvieto ha la sua bellissima zona a traffico limitato (senza occhio elettronico ovvio, se risparmiano sull’illuminazione stradale, risparmiano pure su quello). Credo che fosse scontato cercare di oltrepassarla…ma ci si è riuscite fino ad un certo punto, quando abbiamo provato a parcheggiare nell’unico momento di sole temporaneo e un gentile signore ci ha avvisate che è zona di multe selvagge, mostrandoci le auto dei malcapitati. Niente parcheggio, niente duomo. La Zimo non vuole tentare la passeggiata in stato comatoso, io non la voglio tentare col rischio alluvione. Torniamo al punto di partenza. I parcheggi a pagamento so tutti occupati. Sarà piccolo sto posto, ma cazzo quanta gente ci sta! Non ci resta che girovagare per i giardini di orvieto.

Osservare dall’alto la strada percorsa in auto fa un certo effetto. Vedere ancora quei verdi pascoli pure. Peccato non essere uomini per la grattatina scaramantica. Ma i giardini comunali di Orvieto non sono come villa Pamphili o villa Borghese, sono una miniatura di una miniatura di un giardino medievale della lego. Due passi a destra, tre dritti, una statua inquietante che ricorda molto un sacrificio di un capretto storpio, tre passi indietro, due a sinistra, qualcuno in avanti…ed ecco li che i giardini sono finiti. Pure i pescetti nella vasca erano pochi, tre per la precisione, e credo che il pescetto nero fosse nero per via del lerciume della vasca, non per genetica.

Finita l’improvvisazione turistica cerchiamo di dare un senso a quella giornata. Direzione stazione ferroviaria. Preso il biglietto per il rientro a Roma della Zimo non ci resta che occupare il tempo che rimane facendo una benemerita mazza. E la cosa contemplava anche il pranzo. Girovagando per Orvieto Orvieto avevamo letto pizzeria…come poter rifiutare dopo aver mandato giù schifezze il giorno prima? Peccato che entrate dentro scopriamo che il posto non era altro che una simil pizza a taglio. Alla richiesta di un paio di pizze ci viene risposto “ma veramente io sto chiudendo, al massimo vi posso mettere un po’ di mozzarella su una mezza teglia di rossa che mi è avanzata” allo schifo non c’è mai fine, continuando a non capire come si fa a chiudere una pizzeria alle 12.40 di un giorno festivo, ci apparecchiamo in macchina mangiando una pizza riscaldata modello biscotto.

Di girare per Orvieto non se ne parla. Torniamo verso la stazione, con la scusa faccio bere la bimba. Scendo dall’auto e… “uuuuhhhhh soooooooocaaaa” non ce l’avevo con nessuno, non è niente di particolarmente volgare. È solo il nome della benzina coi prezzi piu bassi del globo. A saperlo mi sarei portata dietro bidoni e taniche per fare il pieno. Fatta broda decidiamo di girovagare tra la natura incontaminata dell’umbria. Prati verdi, prati verdi…e ancora prati verdi e schermi da windows xp. Un’ora passa in fretta, ci incamminiamo di nuovo verso la stazione. Questa volta in via definitiva. Lasciata la Zimo sul treno e pronta di nuovo a partire…destinazione Milano, Idroscalo. C’è da dire che in un attimo di lucidità, poco dopo la pizza biscotto, do un’occhiata allo ZioTom per regolarmi sulle ore di viaggio e…panico! Non mi trova l’idroscalo. Aziono il cervello, in mano il cellulare, e spedisco messaggi a manetta nella speranza che qualcuno dei destinatari possa collegarsi o rispondermi. Fortuna che c’erano Katia, il sor Valfar e Bonanni. Imposto lo ZioTom, porta cd sottomano, scaletta preparata, dark tranquillity nell’ hi-fi e via spediti sull’A1.

Un po’ di pioggia, una sosta benzina onde evitare rischi di riserva in autostrada senza l’ombra di un autogrill in km e km di asfalto (già successo), uscita al casello, tangenziale est e in men che non si dica (si fa per dire) sono davanti a una bolgia di auto parcheggiate. Ho come l’impressione d’essere arrivata. La conferma mi arriva dai Velvet Revolver che suonano dall’altra parte della strada. Sale il fomento. Ma è presto. Non sono manco le 20, avevo calcolato di esserci per le 21…e mo cazzo faccio? Se sto qui le guardie milanesi mi purgano a suon di multe. Faccio un giro, cerco una banca (nei dintorni non ce n’è una manco a pagarla oro!) credo d’essere finita in centro quando arriva la chiamata. Non la chiamata alle armi…ma la chiamata al massacro e alla devastazione finale.

“dov’è che sei? Noi siamo arrivati”
“boh, da qualche parte di Milano. Esco da qui e vi raggiungo”
“appena vedi le giostre, giri alla rotonda, vai di qua, giri di la, ti fai dare il bigliettino dal magrebino, o chicchessia, e dove vedi camper parcheggiati ci siamo noi” in pratica Valfar ha ben pensato di parcheggiare nel primo posto che gli si fosse presentato davanti, col risultato che era in culo alla luna rispetto all’ingresso del Gods.

Ma non posso lamentarmi. Anzi, non ho proprio da lamentarmi vista l’accoglienza. Birra, musica e cena preparata dalla Valfar’s Mother. E chi l’avrebbe mai pensato? Anche se, devo dire, che la cena ha aperto la porta a Giorgio, che si è intrufolato tra noi come se niente fosse. Manco ha chiesto permesso…ha preso e s’è piazzato a tavola…ma dico…se fa cosi? Si! Certo che se fa cosi!

Ora non posso star li a raccontare per filo e per segno come si è arrivati alle 2, alle 3, alle 4 del mattino…ho perso il conto e non so dire che ora fosse…e se dovessi dilungarmi su tutti i particolari rischio uno “s-ciopa” grosso quanto na casa (scritto bene?). però mentre dal metal camper venivano fuori urla che richiamavano “i spiritiiii” non posso evitare di raccontare The Blair SHIT project live in Milan. Mentre cercavamo di integrare Giorgio nelle nostre conversazioni (si discuteva di quanto potessero essere tristi per Valfar i jethro tull, i primus, o i tool, gli anatema – pace all’anima loro -  mentre Zio faceva avanti e indietro per cambiare cd bestemmiandogli contro in veneto…) arrivarono gli opeth a fare da colonna sonora. Ed ecco che nel buio, nell’oscurità che circondava il metal camper, un losco figuro nel parcheggio si piega sulle ginocchia…si cala le braghe e…

…e partono i flash!

E fu cosi, che da una foto, da due foto…da un servizio fotografico su Merdomen partono i delirii da menti ormai sfatte. La visione modello blair witch project, l’uscita di corsa dal metal camper, il buio, il volto compresso nello sforzo…e i flash che illuminano la scena. O peggio ancora, l’immedesimarsi in quel povero cristo (beh oddio non riesco a compatirlo) che sperava di digerire in santa pace e si è ritrovato sommerso di flash manco fosse al grande flagello.

Beh dopo la visione celestiale (morrigan ne ha avuto la cronaca in diretta via cellulare) decretiamo di aver visto anche troppo per quella sera. Evitiamo di sparecchiare e per quella sera facciamo le persone per bene tanto che imbustiamo tutto, tiriamo su gli scuri per evitare d’essere svegliati dall’alba che stava per sopraggiungere e vengono preparati i letti…

Solo il mattino dopo ci si accorgerà che la povera Laura ha dormito mezza per terra. Eh si, in pratica pendeva drammaticamente verso il corridoio perché “qualcuno” (non faccio nomi...solo link) si era scordato di aprire la prolunga da quanto stava cotto…

Ma non era ancora finita…anzi, era solo l'inizio della devastazione che ci attendeva al varco...o al parco? (ma quanto so belli? - riferito al video non ai pazzi qui sotto! -)

 
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