Creato da: CacciatricediSangue il 03/06/2004
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Messaggi di Giugno 2007

 

Nerd oh nerd, perchè sei tu Simone?

Post n°448 pubblicato il 28 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

la sacra enciclopedia, alla voce nerd dice:

Il nerd è una razza di esseri sub-umani estintasi nel 1200 anno di fondazione della Figa ad opera di alcuni esemplari femminili della Svervegia del Nord (la parte piu distante da Arcore).Si ritiene che i nerd siano nati dai tarzanelli di Chuck Norris.

Ecco un tipico Nerd della Provincia Bergamasca 
Ecco un tipico Nerd della Provincia Bergamasca

Attualmente è noto che vi siano esemplari di Nerd sfigati ancora superstiti nel mondo, e dato che sei arrivato in questa pagina potresti aiutarci a trovare i rimanenti ed a eliminarli:

  • Vai davanti al primo specchio di casa e se ci vedi dentro uno con la faccia da sfigato, allora lanciati dal balcone.
  • Se trovi divertente leggere e scrivere articoli sulla nonciclpoedia...potrebbe anche essere che sei nerd. Quindi, vai al punto precedente

QUI L'ARTICOLO COMPLETO

la questione Nerd è particolarmente complicata. e non posso ora come ora spiegarla in due righe. però, perchè c'è un però... chiunque volesse capirci qualcosa prima di lunedi...(sempre se ci sarà un lunedi) basterà passare venerdi sera, in quel del geronimo's pub, vicino il palaghiaccio di marino...e urlare SIMONE.  gia vedere quello strano soggetto potrebbe chiarire mooolte idee al riguardo. e, nel caso in cui non si dovesse girare e/o alzare scrutando l'aria, ci sarà qualcuno (uno a caso tra enne, la zimo, claudio o me medesima) che lo indicherà a mo di cartellone autostradale luminoso.

nel caso in cui, ci sarà un nostro ritorno verticale dal gods of metal, ovvero torneremo vivi (ma di sicuro non sani mentalmente) questo post potrebbe essere aggiornato, completato con resoconto (e spero foto) dettagliatissimo del soggetto in questione. se, invece, non dovesse accadere ciò, alla Zimo NON lascio in eredità la mia civic (perchè so per certo che se la vuole rivendere!). pregate per noi! [ma perchè mi caccio sempre in questi casini??]

 
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Roma metallosa pt.2

Post n°447 pubblicato il 25 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

(alla fine je l'ho fatta)

Ormai i cambi di programma sono all’ordine del giorno. Quindi…la sveglia ha si suonato alle 8 e mezza, anche alle 8 e quaranta, alle 8 e cinquanta ed è deceduta alle 9, proprio nel momento topico in cui io ho preso e mi sono girata dall’altra parte.
Alle 9 e quaranta appena apro gli occhi ho la visione della madonna con la maglietta dei NIN davanti a me. No. Un momento. Non è la madonna…è la Zimo. Insomma non è stato il miglior risveglio della mia vita. Anche perché non m’ha manco portato la colazione…
Comunque, bando alle ciance, era tardi. Drammaticamente tardi. E io dovevo, nell’ordine, accendere il cervello, svegliarmi, lavarmi, fare colazione, picchiare la zimo, farla giocare a prizee, vestirmi, evitare di prenderle dalla zimo, scaricarla al ristorante e andare a prendere i profughi all’albergo.
Riunito il gruppetto del concerto, parcheggio tattico per evitare i parcheggiatori e i vigili e scatta il pranzo. Ovviamente, consapevoli del massacro che stava per arrivare, sole caldo e metallari…ci sediamo a tavola aspettando il pranzetto leggero. Carbonara, amatriciana, maialino e abbacchio. Il tutto accompagnato da sanissima birra fresca. Degli idioti. Passeggiatina ristoratrice fino all’ingresso e... l’abbiocco post pranzo si è fatto sentire sul prato dell’olimpico…
Ci erano giunte notizie che i cancelli, anziché essere aperti a mezzogiorno, erano stati aperti verso le 2, con la gente accaldata ed esausta, e noi abbiamo tratto la conclusione che il riposino era d’obbligo. Ma era troppo bello per essere vero. Veniamo scacciati da una tizia “voi siete qui per lavoro o per il concerto?” che cazz di domanda è? Stiamo stravaccati con la bollicina sul naso, secondo te possiamo star qui per lavoro?
In pratica noi, come gli altri poveri anticristi stravaccati per evitare il sole cocente, veniamo sfrattati per consentire il passaggio di non so chi proprio li vicino a quel praticello che sembrava l’eden in quel momento!
A quel punto non restava che entrare. Andiamo a dare un’occhiata ai Sadist (prima band ad esibirsi, richiesta direttamente dai signori Maiden), ma prima operazione tappo! Levare i tappi dalle bottiglie e nasconderseli ovunque (ogni buco è buono) cosi da evitare che vengano levati dalle guardie all’ingresso. Tutti i tappi! (vero Arianna?) tralasciando questo piccolo particolare una visione si presenta davanti ai nostril occhi. La fontanella! Svuotiamo le bottiglie d’acqua calda, le riempiamo con l’acqua semifresca e via…scale scale scale scale e il colpo d’occhio è…No, non è il colpo d’occhio da olimpico. Una visione allucinante. Curve vuote, montemario che si stava rimpinzando, e un prato…dove cazzo è il prato? La furbata di coprire il prato con quella sorta di stuoie per ripararlo ha sortito l’effetto contrario. Erba lessa e caldo a profusione. Scale scale scale e siamo sulla pista d’atletica mentre cominciano a suonare i sadist. 5 minuti, 5 d’orologio per capire che non è aria. Si vabbe non sono malvagi, ma chi se li fila? Noi no di certo. Sotto il sole cocente delle 3 del pomeriggio, senza uno spicchio d’ombra, ci defiliamo e torniamo alla postazione fontanella. Viene ripreso lo spaccamento che era stato interrotto sul prato. (la foto del Sara lo dimostra). Abbiamo tutto il tempo di digerire, ruttare, ronfare, dormire, collassare, bere, farci la doccia e tutto ciò che serve per riprendersi, anche perché dopo i Sadist, avrebbe suonato Lauren Harris, che poteva suonare, cantare, ballare, andare in giro in mutande…ma a noi, sinceramente, poco ci fregava!
Ultima doccia prima dei Mastodon, e di nuovo scale scalette. La Zimo ha un piede andato, fa un caldo della miseria, ma ci piazziamo li, vicino al palco.
Non li avevo mai sentiti dal vivo, e sicuramente sul palco ci sanno stare, ma forse non era il caso farli suonare col sole in faccia. Ho avuto seriamente paura nel vedere il volto del batterista di un colore tra il rosso acceso e il violaceo. Però il chitarrista con la maglia dei maiden faceva la sua porca figura. Decisamente niente male. Via il bandierone dei mastodon…e mezz’oretta di pausa prima dei machine head. Urge doccia. E doccia sia. Ormai non basta piu la bottiglia d’acqua. Direttamente sotto il tubo dell’antincendio. Ed ecco che le scarpe si trasformano in acquario, ormai i piedi mettono le pinne e le branchie. Appurato che Claudio se ne stava sconfinato in tribuna, cerchiamo almeno di localizzare Enne.

“do cazzo stai?”
“sto in tribuna”
“ma va?”
“c’hai presente l’entrate? Io sto la”
Dopo un po di insulti, riusciamo a capire che era accanto alla tribuna stampa
“c’hai presente un coglione a torso nudo?”
“enne qui è pieno de coglioni a torso nudo”
E poi la folgorazione! “ma che c’hai i calzoncini blu bianchi e rossi?”
“veramente so i caRzoncini daa roma”
Si! È lui. L’omino piu bianco di me! “scenni piano che se caschi te fai male”
“e che me frega? Tanto se casco c’è la fisioterapista li co te”
Ma i sogni della zimo rimangono tali. Enne non inciampa e riusciamo pure a fare una mezza conversazione per quanto fosse possibile da quella distanza.
È ora dei machine head, chiusa la parentesi Enne, altra doccia e troviamo il resto dei profughi seduti a terra sul prato coperto. Ormai l’ombra era arrivata. Lascio la Zimo con loro e torno in mezzo alla calca. Anche i Machine Head sotto al sole, non è proprio l’atmosfera adatta. Pezzi vecchi e pezzi nuovi, si sanno far rispettare. E diciamo pure che sono stati “generosi” tirando bicchieri di vino al pubblico assetato. Un’oretta scarsa di ottima musica (per chi apprezza il genere). Coinvolgenti e massacranti per via del pogo selvaggio. E meno male che faceva caldo. Se il clima fosse stato decente probabilmente il pogo sarebbe stato distruttivo. Altra mezz’ora di pausa. Raggiungo i cadaveri ambulanti e trovo la zimo sbragata a terra. Iron sbragato a terra e il Sara che si stava risvegliando, ma sempre sbragato a terra. Titubo un po' ma decido di fregarmene e buttarmi per terra anche io, seppur ancora zuppa d’acqua. i motorhead decido di vedermeli da li. Non ho intenzione di spostarmi. Comincio ad accusare le ore piccole della sera prima, il caldo massacrante, l’umidità che entra nelle ossa e i dolori vari. I motorhead stanno salendo sul palco ed ecco frotte di gente accorrere. Quello che avevamo visto prima era niente. Gente di tutti i tipi. Vecchi giovani bambini adolescenti…il look alla lemmy si nota. Il vecchiaccio è in gran forma. Si è ripreso dagli acciacchi e canta come solo lui sa cantare. Ammetto che i miei occhi però erano puntati, oltre che al marmocchio che non dava sintomi di spegnimento facendosi rincorrere dal padre per tutto il tempo del concerto, da un soggetto moooolto particolare. Durante l’esibizione dei motorhead il tipo in questione, dopo che due suoi amici si erano letteralmente denudati per la doccia, ci ha regalato coreografie degne di Heater Parisi. Sirtaki, twist e bachata la fanno da padrone. Ahimè sono riuscita a filmarlo solo troppo tardi.
Cosi che mentre un assolo di batteria mette i brividi, mentre Iron si risveglia dal torpore, il tipo continua a ballare come se fosse in discoteca. Impressionante lui e impressionanti i motorhead. È l’ultima mezz’ora di pausa prima del delirio, giusto il tempo di renderci conto che non sono l’unica ad attirare gli squilibrati, ma anche la Zimo ha la sua bella calamita (ci voleva convincere ad andare in Slovenia!), salutiamo il tipo (l’abbiamo salutato? Mica me lo ricordo)…i raggi del sole non colpiscono piu nemmeno il palco, le luci dello stadio si accendono, i megaschermi sono in funzione. È ora. La punta coi profughi è davanti la fontanella alla fine del concerto. Ci buttiamo nella mischia. I maiden cominciano, e passetto dopo passetto con la zimo ci ritroviamo davanti a due strafatti. In tutti i sensi. Uno dei due sparisce, cosi da riuscirci ad intrufolare. Il secondo fattone me lo ritrovo col volto appollaiato su una spalla, occhi chiusi, che sbiascica qualcosa simile a “che me li lasci du tiri?”. Manco il tempo di affezionarsi al tipo che ci lascia, ci abbandona…e ci fa spazio. Ne avevamo bisogno. Si, perché, se mentre le prime canzoni dei maiden (sotto c’è la scaletta del concerto) il pogo degli adolescenti davanti a noi c’aveva dato relativamente tregua, con The trooper e Children of the damned si scatena l’inferno. Fu cosi che scoprimmo che la vecchietta (ritratta solo di spalle ahimè) che pogava era la zia di quei marmocchi davanti a noi. Con Fear of the dark era impossibile respirare, vedo la Zimo cambiare volto…e appena partono le prime note di Run to the hills, la Zimo si trasforma in Rockye comincia a prendere a cazzotti il marmocchio pogoso che le aveva pestato non so quante volte i piedi, anche se nutro seri dubbi sul fatto che il bimbetto cresciuto abbia capito che non era pogo ma cazzotti veri e propri.
Bruce è in gran forma, l’olimpico lo acclama, lo chiama e canta con lui. Anche se vedere l’olimpico vuoto per metà non fa un gran bell’effetto, quel che si sente è da scrivere sui libri. E, a proposito di libri, spettacolare è stata la scena di Dickinson che, mentre il pubblico gridava Maiden Maiden in uno dei cori da stadio, si siede sulle casse fingendo di leggere un mattone di Dylan Dog, lo guarda, lo osserva, nota che è un portatore sano di zella, lo annusa, fa una smorfia e lo getta via con una risata. Resta da sapere dove diavolo abbia rimediato la raccolta di Dylan Dog. Le ultime tracce sono le piu distruttive. La folla salta all’unisono, braccia alzate, cantando a squarciagola ogni singola nota. Dopo la comparsata di Eddie dal carrarmato, 2 minutes to midnight e ritornano sul palco. Scenografia da stamparsi nel cervello, come loro hanno sempre saputo fare. The evil that men do chiama sul palco Eddie vestito da militare, con tanto di baschetto e fucile, ad aiutare Harris (il padre non la figlia) a suonare. Il concerto si chiude con Hallowed be thy name e una promessa. Il prossimo anno i Maiden torneranno in quel della capitale, in italia, per un tour che comprenderà molti piu pezzi storici della band, prima di una pausa dalle scene. A noi non resta che uno splendido ricordo, finalmente un concerto degno di nota nella capitale…e l’attesa per il prossimo anno.
Nota di colore è stata passare lerci, zozzi, luridi, puzzosi, schifosi, fradici davanti al roma estate, se cosi si chiama, e urlare FUCKYOUAAALLL ormai afoni a quella massa informe di fighette coi tacchi sui sampietrini e fighetti allampadati pronti a ballare il pezzo cool in disco…

Sapete che vi dico?FUCKYOUUUUUAAAAALLL! (la voce m’è tornata!)
Scaletta Iron Maiden
01. Different World
02. These Colours Don't Run
03. Brighter Than A Thousand Suns
04. Wrathchild
05. The Trooper
06. Children of The Damned
07. The Reincarnation of Benjamin Breeg
08. For The Greater Good of God
09. The Number of The Beast
10. Fear of The Dark
11. Run To The Hills
12. Iron Maiden
Encores
13. 2 Minutes To Midnight
14. The Evil That Men Do
15. Hallowed Be Thy Name

PS:per gli altri video ciofeca basta andare su youtube, mentre le le altre foto basta andare su photobucket
PPS:alcune foto sono rubate dal mulo che ha lavorato alacremente questi giorni...
PPPS: se torno viva dal gods of metal racconterò la storia del nerd, altrimenti la racconterà Claudio, sempre se torna vivo...HELP US!

 

 

 
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Roma metallosa pt.1

Post n°446 pubblicato il 21 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

Si, Roma ieri era mooolto metallosa, almeno la zona dello stadio olimpico, e vederla cosi, devo dire, è stato un evento a dir poco eccezionale. Perché si, capitano dei concerti che muovono un degno numero di persone, ma in giro ormai si vedono solo che fighetti e figli di papà, roba da pustole istantanee.

Vedere ieri quella massa di gente proveniente da piu parti d’italia e unirsi tutti a roma, un bel colpo d’occhio!

Ma cominciamo dall’inizio, perché ogni concerto ha sempre il suo inizio, e solitamente c’è il giorno prima.

La devastazione (ormai è d’obbligo).

Qualche giorno fa sento il kimiko che mi avverte…il sior Iron con compagnia varia sarebbe giunto a roma per il concerto.

In pratica, Iron e il Sara sarebbero arrivati martedì mattina all’aeroporto di ciampino, per poi raggiungere l’albergo (dall’altra parte di roma). Il giorno dopo concerto dei maiden, poi in giro fino alle 6 del mattino, orario del volo di ritorno in padania, dove nel parcheggio dell’aeroporto, ad attenderli ci sarebbe stata la macchina gia carica e pronta per partire verso la germania, direzione Bang your heads. Sunto sunto il massacro stavolta sarebbe toccato a loro.

Stacco dal lavoro martedì, il tempo di una doccia e di nuovo fuori. Spiccio le cose che ho da fare e vado a raccattare i profughi in albergo (sulla flaminia nuova). Il caldo africano non ci da pace, non si respira.

Il programma era di mangiare qualcosina, poi alle 9 e mezza andar a prendere morrigan alla stazione di rientro dalla puglia, portarla a casa, e alle 11 andar a raccattare altri due profughi del nord a ciampino, anche loro a roma per il concerto.

Durante la cena mi arriva un messaggio. Piccolo fuori programma. Morrigan è bloccata sulla via del ritorno, ha bucato il treno (in senso metaforico…la sfiga ha voluto che si rompesse la motrice) quindi l’arrivo a roma sarebbe stato posticipato a non so quando.

E mo? Che se fa? Giro turistico versione flash (il kimiko l’ha gia provato) del centro di roma. Anche se, devo dire, che il traffico e il caldo non hanno assolutamente aiutato. Arrivano notizie dal treno bloccato, morrigan sarebbe arrivata a roma alle 11 e mezza. Alle 11 i bresciani a ciampino. Ci saremmo dovuti organizzare, e soprattutto stringere. Birretta a ciampino, assaporiamo l’aria respirabile prima di tornare nel centro afoso di roma. Zaini caricati, e una macchina colma di gente gia massacrata prima del concerto. A termini proviamo il Tetris live. Morrigan praticamente spiaccicata sul parabrezza, e i quattro dell’ave maria bresciana dietro incastrati non so come. Magy, più che un’auto pareva na scatola di sardine sott’olio.

Portata Morrigan a casa, distrutta e coi nervi comprensibilmente andati per il viaggio, andiamo alla ricerca di un posto che fosse aperto di martedì sera, che avesse i tavoli fuori…e soprattutto che ci servisse della birra. Casilina, direzione marino, Geronimo’s pub.

Ora, tutti credo ormai che sappiano, che io e il raccordo anulare non andremo mai d’accordo. Si lo so, è un cerchio, e, lo so, ha le uscite belle segnalate…ma io me ce perdo. Che ci posso fare? Non sono una cartina stradale, e con la memoria fotografica non se va da nessuna parte. Finiamo a grottaferrata. Da li dovrebbe essere una passeggiata arrivare al palaghiaccio di marino. Peccato che io non conoscevo grottaferrata, e lo ZioTomTom pare che abbia capito che non ho un’auto ma un mulo. Cosi, anziché portarci sulla strada principale, ci fa passare per quelle cazzo di stradine pendenza 90%, dove ci passano solo due biciclette affiancate e curve a gomito a non finire. Dopo 10 minuti col ranzani che implorava di andare di qua, di la, di su e di giu, presa dalla disperazione spengo lo ZioTom e vado a naso. Via dei laghi e puffete. Sbuchiamo dove dovevamo sbucare, ma con una mezz’ora di ritardo, o forse piu, sulla tabella di marcia. Ma si, ma chissene. Seduti al tavolo, birrozza e due chiacchiere fino alle 2 passate. Mi sa che è ora di rientrare. Anche perché da Marino ad arrivare all’hotel, c’erano piu o meno 35 km. Abbandono i cadaveri ambulanti davanti l’ingresso dell’albergo intorno alle 3 e qualcosa, e mi dirigo a casa in stato di putrefazione, consapevole poi, che il giorno dopo la sveglia sarebbe suonata alle 8 e mezza, per evitare d’essere svegliata dalla Zimo, che sarebbe imboccata a casa alle 9 e mezza.

Ma, ovviamente i cambi di programma sono all'ordine del giorno...

 
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Post N° 445

Post n°445 pubblicato il 19 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

con un pensiero alla tedeschia, incrociando le dita e sperando in una vincita al superenalotto (me bastano due spiccioli mica chiedo il 6!) mi appresto a contare le ultime ore che mi separano da....no non da morte certa, ma quasi....olimpico...arrivo! tocca raderlo al suolo che vasco non deve suonare manco qua! muahahahahahah

 
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Post N° 444

Post n°444 pubblicato il 15 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

sto decisamente impazzendo...ma chissene frega!

 
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Live da "incorniciare"

Post n°443 pubblicato il 11 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

- serata sconvolgente a tratti allucinante -

erano gia due volte che li perdevamo. non poteva esserci una terza. volevamo sentire come fossero i surgery dal vivo.
"volevamo"...chi? ovvio! io e la Zimo.

il progetto era di andare all' Alkatraz di fiumicino, per vedere se "dammi una lametta che mi taglio le vene" fosse come l'avevamo sentita su myspace.

la serata gia si preannunciava particolarmente agitata, visto che la Zimo ha avuto i suoi soliti dolori crollando sul letto mentre cercavo di capire dove fosse il locale(a quanto pare i Surgery non portano bene)

comunque, russamenti a parte, intorno alle 22.30 ci dirigiamo verso fiumicino.

alle 23 entriamo nel locale e scopriamo di essere le prime. a saperlo me la prendevo comoda e la Zimo dormiva un'oretta di piu.

scatta la birra per ingannare il tempo. la birra si beve e il tempo passa. la birra finisce e il tempo passa...e questi ancora non cominciano a suonare.
optiamo per la ricerca di un posto all'interno prima che comincino. la voglia di sentirli c'era, ma di stare in piedi per l'intera serata manco a parlarne.

non so che ore fossero, ma quando il primo gruppo spalla ha cominciato a suonare ( i videodrome) la Zimo palesava voglia di gnocchi (li aveva visti passare, o almeno ne era convinta).
l'elettronica non è decisamente il mio genere. soprattutto quando l'orecchio sente sempre la stessa musica martellante, costante e tutta uguale. sarà stata quella, sarà stata la noia, sarà stata la fame...che abbiamo ceduto al richiamo ed è scattato il piatto di pasta a mezzanotte con sottofondo musicale ad alto volume. in pratica lo schifo, anche se non erano gnocchi ma pennette alla vodka.

finisce il primo gruppo, che non ho nemmeno visto ma solo sentito...tempo dieci, forse quindici minuti che orde di uomini infoiati si catapultano di sotto, davanti al palco.
che stia succedendo qualcosa?

niente di preoccupante. "solo" il secondo gruppo. le Amikristi & the bad sisters

queste soggettone, quattro, cinque, forse sei..tutte leopardate (per quel poco che erano vestite) e rinchiuse nella gabbia del locale hanno richiamato l'ormone maschile. e non credo che il merito vada al genere musicale che presentavano...o ai testi, o alle canzoni... anche perchè non so quanto possa risultare interessante sentire una canzone sulle patate guardando delle donnine sbucciare tuberi sul palco vestite da leopardi con nasi da maiali. se poi aggiungiamo che suonavano delle tastiere (tastiere da pc, non lo strumento), mattarelli e mestoli...il quadro è completo. in pratica un gruppo di zoccole che cantava non so cosa ha risvegliato il pubblico maschile presente in sala. compreso l'omino che si era piazzato davanti a noi chiappe al vento (basta vedere la foto sopra).

Zimo:"guarda se i surgery non suonano alle 2"
Caccia:"ma va, non è possibile. non possono suonare alle 2"

alle 2 spaccate entrano in scena i surgery. odio dar ragione alla Zimo

beh, che dire? le luci si abbassano, il palco si riempe di strane figure mascherate. un chitarrista con dei finti dredd luminosi, un bassista con una maschera deformata, una cantante vestita da arrosto con tanto di retina e un cantante coperto di plastica nera lucida e un mascherone modello slipknot sul volto. il dj non so come stesse messo, era completamente al buio.

 

iniziano le danze. i tipi mascherati cantano su una base musicale accompagnati da basso e chitarra e soprattutto sono accompagnati da una coreografia a dir poco...demenziale. un soggetto inutile, detto il Caos, che tra lanci di cosini luminosi per la pesca, vestiti strambi e mutande in testa, si piazzava davanti al gruppo intrattenendo la folla.

 

non saprei dirvi la scaletta, so solo che, mentre l'omino con le mutande in testa imperversava, mi si è piazzato accanto una piattola che si distingueva dalla folla darkettona. non aveva una maglia nera, ne borchie, ne pantaloni legati da catene, ne tantomeno anfibi con regolare zeppa. no. maglietta rossa e pantaloni. roba che si vedeva da lontano in quell'oscurità. alla fine non so se mi facessero male le orecchie per tutta la roba che tirava fuori l'omino (nomi di gruppi, similitudini, locali, serate...e chi piu ne ha piu ne dica) o per la musica diventata assordante.
alle 3 e mezza del mattino, uscita dall'Alkatraz, avevo un impellente bisogno di metal. si, i surgery non sono malvagi, non mi sono dispiaciuti, ma ora datemi la mia dose, perchè di serate cosi ce ne sono state.

stay metal (attendo il 20 giugno ora)

PS:nota di colore: convinta che la Zimo m'avesse pestato il piede, stavo per restituirle il calcio. fortuna che mi sono girata costatando che il pestaggio era da parte di un ignaro tizio che si apprestava a filmare il concerto senza vedere dove mettesse i piedi.

 
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Devastazione totale Tour Day 3°

Post n°442 pubblicato il 08 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

La sveglia non era stata impostata…ma un telefono ha cominciato a suonare lo stesso.

Dopo non so quanti squilli si intravede nell’ombra una mano uscire dalla tendina della mansarda…una voce roca risponde. Non ricordo di preciso cosa abbia detto…ricordo però un “Ue Lele? cossa vuto a sta ora, xe solo mexogiorno! Se poe saver cosa che te voi? Do vuto che sia? in leto! Cos'è che te si drio scoltare? Come non teo se nianca ti? Ma lora S-ciopa, lecca balotte!"

(trad. Ehi Lele? cosa vuoi a quest'ora? è solo mezzogiorno!si può sapere che vuoi? dove vuoi che sia! a letto! cosa stai ascoltando? come non lo sai nemmeno tu? allora ******,*******!)in pratica un suo amico l’aveva chiamato dicendogli che il concerto era cominciato.

Ora…delle persone normali, che scoprono di non essersi svegliate in tempo per l’inizio di un qualcosa che attendevano, si alzano, si destano, cercano di accendere i neuroni e provano ad organizzarsi per raggiungere la metà, anche se in ritardo. Noi invece, che non siamo persone normali…dopo la spiegazione dello Zio, dopo il buongiorno comulativo…torniamo a dormire.

Ci si alza più o meno un’oretta dopo. Definitivamente (si fa per dire). Giusto il tempo di capire che il bisogno di caffeina nelle vene è impellente che si smonta il letto, si tolgono gli scuri, si cerca di far passare un po’ d’aria…e si deve decidere quale moka usare. Non sto qui a raccontare l’aneddoto dell’assenza della moka e migliaia di pacchi di caffè…perché questa volta nel metal camper il caffè c’era e di moka ce ne erano ben due.

La cosa terrificante non è stata tanto la moka quanto la proposta dei due soggetti che avevano ancora i neuroni spenti.

Lo Zio: ”non sarebbe meglio mangiare qualcosa?”

Valfar: “si cosi evitiamo di mangiare schifezze li...”

E fin qui l’idea non era manco cattiva…è stato quando si è parlato di mandar giù pasta col pesto appena svegli che io e Laura con uno sguardo abbiamo abbandonato la loro malsana idea.

Accesi i neuroni, ingurgitato caffè (loro pasta col pesto) e preparati Giorgio, Giorgino, Giorgetto e Giorgiucolo per la trasferta, si chiude il metal camper e si parte…e fu li che ci rendemmo conto che, si in linea d’aria eravamo a un tiro di schioppo dal palco…ma in mezzo c’era quel dannatissimo laghetto bastardo. (Google map ci avrebbe detto di attraversarlo a nuoto per raggiungere la meta). Aggiriamo l’ostacolo, camminiamo, camminiamo, allunghiamo il passo…e intanto notiamo che l’acqua del giorno prima ha lasciato i segni. La terra bagnata. Il fango ovunque (sto weekend mi ha perseguitato).

A pochi passi dal cancello dei loschi figuri armati di bandiera pirata salutano, amici di Valfar (e mi sa di averli visti anche all’evolution, o meglio, d’aver visto la bandiera)…due chiacchiere e si fanno le 14.

Le 14? Quel mito di Laura aveva portato con se il programma con tutti gli orari. Quel programma verrà sfogliato da li alla fine del concerto a intervalli quasi regolari. Alle 14.45 avrebbero cominciato a suonare i Dark Tranquility. Per niente, nulla, nessuno al mondo li avrei potuti perdere. Salutiamo l’uomo bandiera e la sua ciurma piratesca e ci avviamo all’ingresso.

Biglietto strappato e siamo dentro. Si, dentro il lerciume più lercio che ci sia.

La gente che ci si para davanti non ha un bell’aspetto. Sono coloro che, non facendo come noi, si sono svegliati per l’inizio del Gods e sono andati sotto al palco…e ne sono usciti completamente coperti di fango. Mostrami il fango che hai e ti dirò chi sei. A seconda della quantità fangosa che si portavano addosso si poteva capire chi avesse pogato di più e chi avesse solo cercato di evitare l’epicentro poghesco.

La situazione si presentava tutt’altro che semplice. Davanti al palco quello che restava di un prato era ormai fango, melma…e l’odore ricordava vagamente la stalla. Una mandria di vacche al macello.

Non c’è mandria che tenga, ne melma, ne fanga. I Dark Tranquillity non me li vedo da lontano!


E, come le due volte precedenti, confermano quello che ho sempre pensato. Colpo di fulmine. Amore a prima vista. Bestie da palco. Fateli suonare alle 10 di sera, alle 8 col calare delle tenebre, alle 2 del pomeriggio col sole spaccapietre, alle 3 col cielo indeciso…e loro suonano. Qualche brano dal nuovo album e qualche pietra miliare. Un piccolo escursus storico live dei loro pezzi migliori (pezzi presi da Damage Done, Character, Heaven e chi più ne ha piu ne metta, compresi degli “assaggi” niente male del nuovo disco Fiction). Non si smentiscono. Non credo di riuscire a trovare termini adatti a poter descrivere quello che mi hanno trasmesso. Quindi evito giri di parole, perché io stavo li a bocca aperta, non ci capivo piu niente. Non mi interessava della fanga, ne del sole, ne del caldo ne della possibile pioggia. Ero li e mi bastava.

Ai Dimmu Borgir decidiamo di posizionarci centrali. Scelta da suicidio. Fango + Dimmu + pazzi = pogo rischioso

E devo dire che qualche pazzo c’ha pure provato a pogare. Ne ho le prove. O meglio, ormai la lavatrice ne ha le prove.

Allontanarsi dalla bolgia con le patacche fangose addosso non è proprio tutto ciò che uno chiede dalla vita.

Pausa birra. Pausa anche per riprendersi da quel terreno che tutto era tranne che terra ferma. Di nuovo in mano il programma, Blind Guardian e Dream Theater, mancano solo loro all’appello. Dio lo si può pure sentire da svaccati da qualche parte.

File ovunque. File per uscire dalla bolgia, file per andare al bagno, file per la cassa, file per la birra e file per i panini. Non voglio pensare ad altre file possibili. Però la birra non è calda e va giù che è un amore.

Un leggero rilassamento davanti al bancone ed ecco che arriva un tizio che a momenti non si regge in piedi, sbiascica un inglese tutto suo mentre barcolla (ma non cade eh!) e punta la maglia di Valfar. Non so cosa dice, non lo seguo, non lo sento e non lo capisco…ma a interpretazione dal discorso della maglia si passa alla musica, che ha un gruppo che suona metal e bla bla bla…e quel genio, geniaccio che non è altro, se ne esce chiedendogli se avesse un indirizzo maispeiss. “yeaahhh” con cosi tante h che l’alito con tasso alcolico made in ireland si riesce a distinguere anche visivamente. Inizialmente il problema fu dove scriverlo. Mano al cellulare, pronti per il dettato… fino a myspace.com ci arriviamo tutti, poi sbiascica qualcosa e qualcos altro completamente incomprensibili. Proviamo con lo spelling, Valfar visibilmente in difficoltà prova a cedere il cellulare al metallaro irlandese che lo guarda, scuote la testa facendoci capire che non era assolutamente in grado di scrivere su quel coso coi tasti. Poi, tutto d’un tratto, il suo volto si illumina a giorno, si volta verso un gruppetto vicino a noi, e parte alla carica con il cellulare in mano…panico! Torna sorridente a braccetto di un suo connazionale decisamente piu sobrio di lui, ma che lo stesso non riesce a scrivere sul cellulare il link maispeiss. (vabbe che c’hanno le pecore, ma la tecnologia dovrebbe essere arrivata anche li!). Riusciamo a rimediare una penna ma non la carta, fu cosi che la scritta viene stampata sulla mia mano, dopo aver provato la penna ovviamente. Ahimè l’idea era decente, ma il link lo stesso incomprensibile. Per trovarli toccherà fare i salti mortali tra i gruppi metal irlandesi iscritti a quell’obbrobrio di maispeiss.(per la cronaca, con un po’ di pazienza si è capito che si chiamano Graveyard Dirt).

Salutati gli irlandesi che erano li sono per i Dimmu Borgir, ci riavviciniamo alla folla.
Stanno cominciando a suonare i Blind Guardian. Il fango è peggiorato, il sole c’è sempre, ma sta calando, la gente si moltiplica e quello che si vede per terra è un…un…non riesco a descriverlo. I Blind ripropongono la scaletta del concerto tenutosi a Firenze l’inverno scorso, ovviamente accorciata. Non mancano Nightfall, The bard’s Song e Mirror Mirror che chiude puntualmente la loro esibizione. Gia visti anche loro live, ma sono convinta che avrebbero potuto rendere meglio,. Hansi era giù di tono ma il pubblico s’è fatto valere, e come ogni concerto dei Guardiani, ha cantato insieme a lui ogni singola nota.

Altra mezz’oretta di pausa, altro sound check…ed è l’ora dei Dream Theater.

Laura vuole farsi avanti il più possibile, l’assecondiamo, e ci piazziamo nella fanga più fangosa. Ma ne è valsa la pena. C’è a chi piacciono, a chi no. Chi dice che sono freddi, chi troppo tecnici. Ma sentire eseguito tutto Images & Words dal vivo senza nessuna pecca è da brividi. E lo è anche sentire Petrucci che toppa l’assolo di As I am, ho avuto la conferma che non è un marziano!

I Dream incantano, e chissene di chi dice che sono freddi e che non sanno trasmettere nulla!

Ma dopo loro la devastazione tra Giorgio e Birra, tra fango addosso, fango sotto, fango sopra e fango nelle orecchie optiamo per un giro tra gli stand (non ci fanno uscire fuori che avevano finito i braccialetti…’stardi!) che si conclude con lo svacco su un simil prato che aveva resistito alla calata dei barbari del metallo. A dire il vero era piu un tappeto di carte e giornali, ma almeno era asciutto. Dio con gli Heaven&Hell ha cominciato a suonare, ha suonato, e ha pure finito in anticipo. Non so come sia stata la sua performance, e sinceramente, poco mi interessava visto il grado di distruzione. E credo che il tipo accanto a noi la pensasse alla stessa maniera (basta vedere il video per rendersene conto).

Fatte le ultime foto, a fatica ci tiriamo su e ci dirigiamo verso l’uscita. Un saluto ai pirati dei concerti e…sinceramente non mi ricordavo che eravamo completamente dall’altra parte di quel maledettissimo laghetto! O meglio, ricordavo dove dovevamo andare, ma non ricordavo che fosse a quella distanza. E con il fango incrostato, il lerciume appiccicato e tutto il resto è sembrata ancora piu lunga la scarpinata.

Non so che ore fossero, tolte le scarpe c’è stato un principio di collasso generale, Giorgio è spirato, ha compiuto il suo ultimo viaggio, che dio lo abbia in gloria. Ed è ora che affronti anche io il mio viaggio (non l’ultimo tiè!), prima di collassare e approfittando del momento di cervello in fase on.

Ore 2 del mattino circa, saluto Valfar, Laura e lo Zio…il metal camper e pure il magrebino che voleva chiudermi nel parcheggio, e vado alla ricerca dell’autostrada, soprattutto di un autogrill viste le mie condizioni.

-L’ultimo avvistamento della Caccia’s Car e della sua proprietaria in quel della Padania è stato in una stazione di servizio, dove altri soggetti provenienti dalla Capitale della Terronia, hanno gridato non so cosa alla vista della scritta RadioRock, e dove è stata vista entrare in autogrill piena di fango, e uscirne ripulita dopo una decina di minuti (probabilmente non era lei). Ma si sa che alle ore 7 era al casello di Roma nord.- (a nessuno dirò mai che sono stata imbottigliata 2 ore nel raccordo per tornarmene a casa...aah ma Milano, attenta a te che il 30 torno e son dolori!)

 

 
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Devastazione totale Tour Day 2°

Post n°441 pubblicato il 06 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

Dopo esserci svegliate a una relativa ora decente per i comuni mortali (quindi per noi era tutt’altro che decente dato che il sonno era arrivato alle 4 passate) una grande idea ci si parò davanti come la verità delle verità.

Non sappiamo quanto ci verrà a costare l’albergo, non sappiamo dove potremmo mangiare e soprattutto se…quindi sfruttiamo l’occasione. Colazione!

Cerchiamo di mangiare il possibile e il mangiabile…ma, non so voi, io odio i cornetti con la marmellata!

La Zimo era ancora in coma, io sognavo la doccia dalla sera prima cosi mentre lei stravacca sul letto io ho tutto il tempo di bestemmiare in turco con punte di aramaico antico per regolare l’acqua (ho sempre odiato i due rubinetti separati, o mi ustiono o mi congelo). Manco il tempo di una doccia che la Zimo era nuovamente avvolta dalle possenti braccia di Morfeo, tanto che quando comincia a squillare il telefono in camera, apre un occhio, mi guarda, poi si volta verso il telefono, poi mi riguarda e con un’espressione non particolarmente sveglia mi dice: “ma…ce l’hanno con noi?” (avrei voluto risponderle “no chiamano qui per avvertire quelli della stanza accanto che è pronta la colazione per il micio e per il sigaro del loro cane” ma avevo i neuroni spenti) con lo sguardo la fulmino, e lei con un’abile mossa da bradipo sognante s’allunga sul telefono e risponde.

Notiziola, ce l’avevano con noi. Avremmo dovuto liberare la stanza perché bla bla bla…insomma dovevamo alzare i tacchi.

Ore 11 e qualcosa, fuori c’è il sole. Varchiamo l’uscita e non chiedetemi come, ma delle gocce sono cominciate a cadere.

Nemmeno il tempo di salire in macchina e capire se svoltare a destra o a sinistra che comincia a piovere sul serio. Che qualcuno ce l’abbia tirata? (tu si che lo sai che mi riferisco a te).

È ora di improvvisarci turiste. Almeno il duomo di orvieto dobbiamo vederlo, almeno quello visto che fino ad ora tra strade, stradine, curve a gomito, scarpate e pioggia non abbiamo visto na mazza!

ZioTomTom impostato su Orvieto centro e partiamo. Man mano che seguo la strada mi accorgo di averla già fatta la notte prima. Certo però che il burrone non l’avevo mica visto…e manco che la strada fosse cosi stretta…e nemmeno sto muro qui appiccicato al ciglio…decisamente inquietante sapere d’aver rischiato la vita (ma questo la Zimo non lo sa, lei dormiva) piu di una volta.

Giunte a Orvieto Orvieto, e non Orvieto Scalo, ne Canale di Orvieto, ne Orvieto di mezzo o Orvieto su, Orvieto giù scopriamo che i parcheggi a pagamento sono arrivati anche li. E mica solo quelli! Orvieto ha la sua bellissima zona a traffico limitato (senza occhio elettronico ovvio, se risparmiano sull’illuminazione stradale, risparmiano pure su quello). Credo che fosse scontato cercare di oltrepassarla…ma ci si è riuscite fino ad un certo punto, quando abbiamo provato a parcheggiare nell’unico momento di sole temporaneo e un gentile signore ci ha avvisate che è zona di multe selvagge, mostrandoci le auto dei malcapitati. Niente parcheggio, niente duomo. La Zimo non vuole tentare la passeggiata in stato comatoso, io non la voglio tentare col rischio alluvione. Torniamo al punto di partenza. I parcheggi a pagamento so tutti occupati. Sarà piccolo sto posto, ma cazzo quanta gente ci sta! Non ci resta che girovagare per i giardini di orvieto.

Osservare dall’alto la strada percorsa in auto fa un certo effetto. Vedere ancora quei verdi pascoli pure. Peccato non essere uomini per la grattatina scaramantica. Ma i giardini comunali di Orvieto non sono come villa Pamphili o villa Borghese, sono una miniatura di una miniatura di un giardino medievale della lego. Due passi a destra, tre dritti, una statua inquietante che ricorda molto un sacrificio di un capretto storpio, tre passi indietro, due a sinistra, qualcuno in avanti…ed ecco li che i giardini sono finiti. Pure i pescetti nella vasca erano pochi, tre per la precisione, e credo che il pescetto nero fosse nero per via del lerciume della vasca, non per genetica.

Finita l’improvvisazione turistica cerchiamo di dare un senso a quella giornata. Direzione stazione ferroviaria. Preso il biglietto per il rientro a Roma della Zimo non ci resta che occupare il tempo che rimane facendo una benemerita mazza. E la cosa contemplava anche il pranzo. Girovagando per Orvieto Orvieto avevamo letto pizzeria…come poter rifiutare dopo aver mandato giù schifezze il giorno prima? Peccato che entrate dentro scopriamo che il posto non era altro che una simil pizza a taglio. Alla richiesta di un paio di pizze ci viene risposto “ma veramente io sto chiudendo, al massimo vi posso mettere un po’ di mozzarella su una mezza teglia di rossa che mi è avanzata” allo schifo non c’è mai fine, continuando a non capire come si fa a chiudere una pizzeria alle 12.40 di un giorno festivo, ci apparecchiamo in macchina mangiando una pizza riscaldata modello biscotto.

Di girare per Orvieto non se ne parla. Torniamo verso la stazione, con la scusa faccio bere la bimba. Scendo dall’auto e… “uuuuhhhhh soooooooocaaaa” non ce l’avevo con nessuno, non è niente di particolarmente volgare. È solo il nome della benzina coi prezzi piu bassi del globo. A saperlo mi sarei portata dietro bidoni e taniche per fare il pieno. Fatta broda decidiamo di girovagare tra la natura incontaminata dell’umbria. Prati verdi, prati verdi…e ancora prati verdi e schermi da windows xp. Un’ora passa in fretta, ci incamminiamo di nuovo verso la stazione. Questa volta in via definitiva. Lasciata la Zimo sul treno e pronta di nuovo a partire…destinazione Milano, Idroscalo. C’è da dire che in un attimo di lucidità, poco dopo la pizza biscotto, do un’occhiata allo ZioTom per regolarmi sulle ore di viaggio e…panico! Non mi trova l’idroscalo. Aziono il cervello, in mano il cellulare, e spedisco messaggi a manetta nella speranza che qualcuno dei destinatari possa collegarsi o rispondermi. Fortuna che c’erano Katia, il sor Valfar e Bonanni. Imposto lo ZioTom, porta cd sottomano, scaletta preparata, dark tranquillity nell’ hi-fi e via spediti sull’A1.

Un po’ di pioggia, una sosta benzina onde evitare rischi di riserva in autostrada senza l’ombra di un autogrill in km e km di asfalto (già successo), uscita al casello, tangenziale est e in men che non si dica (si fa per dire) sono davanti a una bolgia di auto parcheggiate. Ho come l’impressione d’essere arrivata. La conferma mi arriva dai Velvet Revolver che suonano dall’altra parte della strada. Sale il fomento. Ma è presto. Non sono manco le 20, avevo calcolato di esserci per le 21…e mo cazzo faccio? Se sto qui le guardie milanesi mi purgano a suon di multe. Faccio un giro, cerco una banca (nei dintorni non ce n’è una manco a pagarla oro!) credo d’essere finita in centro quando arriva la chiamata. Non la chiamata alle armi…ma la chiamata al massacro e alla devastazione finale.

“dov’è che sei? Noi siamo arrivati”
“boh, da qualche parte di Milano. Esco da qui e vi raggiungo”
“appena vedi le giostre, giri alla rotonda, vai di qua, giri di la, ti fai dare il bigliettino dal magrebino, o chicchessia, e dove vedi camper parcheggiati ci siamo noi” in pratica Valfar ha ben pensato di parcheggiare nel primo posto che gli si fosse presentato davanti, col risultato che era in culo alla luna rispetto all’ingresso del Gods.

Ma non posso lamentarmi. Anzi, non ho proprio da lamentarmi vista l’accoglienza. Birra, musica e cena preparata dalla Valfar’s Mother. E chi l’avrebbe mai pensato? Anche se, devo dire, che la cena ha aperto la porta a Giorgio, che si è intrufolato tra noi come se niente fosse. Manco ha chiesto permesso…ha preso e s’è piazzato a tavola…ma dico…se fa cosi? Si! Certo che se fa cosi!

Ora non posso star li a raccontare per filo e per segno come si è arrivati alle 2, alle 3, alle 4 del mattino…ho perso il conto e non so dire che ora fosse…e se dovessi dilungarmi su tutti i particolari rischio uno “s-ciopa” grosso quanto na casa (scritto bene?). però mentre dal metal camper venivano fuori urla che richiamavano “i spiritiiii” non posso evitare di raccontare The Blair SHIT project live in Milan. Mentre cercavamo di integrare Giorgio nelle nostre conversazioni (si discuteva di quanto potessero essere tristi per Valfar i jethro tull, i primus, o i tool, gli anatema – pace all’anima loro -  mentre Zio faceva avanti e indietro per cambiare cd bestemmiandogli contro in veneto…) arrivarono gli opeth a fare da colonna sonora. Ed ecco che nel buio, nell’oscurità che circondava il metal camper, un losco figuro nel parcheggio si piega sulle ginocchia…si cala le braghe e…

…e partono i flash!

E fu cosi, che da una foto, da due foto…da un servizio fotografico su Merdomen partono i delirii da menti ormai sfatte. La visione modello blair witch project, l’uscita di corsa dal metal camper, il buio, il volto compresso nello sforzo…e i flash che illuminano la scena. O peggio ancora, l’immedesimarsi in quel povero cristo (beh oddio non riesco a compatirlo) che sperava di digerire in santa pace e si è ritrovato sommerso di flash manco fosse al grande flagello.

Beh dopo la visione celestiale (morrigan ne ha avuto la cronaca in diretta via cellulare) decretiamo di aver visto anche troppo per quella sera. Evitiamo di sparecchiare e per quella sera facciamo le persone per bene tanto che imbustiamo tutto, tiriamo su gli scuri per evitare d’essere svegliati dall’alba che stava per sopraggiungere e vengono preparati i letti…

Solo il mattino dopo ci si accorgerà che la povera Laura ha dormito mezza per terra. Eh si, in pratica pendeva drammaticamente verso il corridoio perché “qualcuno” (non faccio nomi...solo link) si era scordato di aprire la prolunga da quanto stava cotto…

Ma non era ancora finita…anzi, era solo l'inizio della devastazione che ci attendeva al varco...o al parco? (ma quanto so belli? - riferito al video non ai pazzi qui sotto! -)

 
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Devastazione totale Tour  Day 1°

Post n°440 pubblicato il 04 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

Devastazione totale tour

Programma: dal 01/06/07 al 03/06/07

Tappe: Perugia – Orvieto – Milano Idroscalo

Partenza prevista da Roma: ore 16.00

Rientro Previsto da Milano: da definire

Il progetto iniziale era tutto un programma. Il massacro è stato segnato da degne frasi celebri.

Tutto è cominciato quando la Zimo, presa da euforia galoppante decise di seguire in trasferta i RedSka. Non contenta della devastazione provata al concerto di Roma, mi fa notare come le date dei miei progetti e dei suoi coincidano alla perfezione.

Cosi propose: “il primo giugno andiamo a orvieto a sentire i RedSka, poi il 2 saliamo a Milano se je la faccio per il Gods of Metal, altrimenti ci improvvisiamo turiste, poi io torno giù e tu vai al Gods.”

Consapevole di cosa mi aspettava le chiedo dove dormiamo a Orvieto senza essere spennate. E dopo aver scartato a priori l’idea di dormire a “pelle de leone” nell’entroterra umbro ci mettiamo a spulciare alberghi, ostelli, e tutto ciò che possa assomigliare a un letto, un bagno e un tetto sulla testa.

Il risultato? A Canale di Orvieto non esistono ostelli, alberghi o simili. C’è da spiegare che Canale di Orvieto è molto piu simile a una strada contornata da case, piuttosto che un paesino con una strada sola.

La Zimo: “ma te pare che fatte e ubriache ci mettiamo in macchina di notte da Canale a Orvieto per cercare l’albergo?”

Cosi che, disperate, stavamo per rinunciare ai progetti turistici quando compare l’illuminazione. Ostello a Perugia, cosi che avremmo potuto salutare Miriam che sarebbe dovuta salire gli stessi giorni.

Si lo so, Perugia è piu lontana di Orvieto da Canale, e sì, so anche che da fatte e ubriache non è consigliabile mettersi alla guida anche solo per fare 100m, figuriamoci 80km…ma era una scusa per stare tutti insieme.

Optiamo quindi di raggiungere prima Perugia, riprenderci, partire per Orvieto, assistere al concerto e tornare a Perugia a dormire.

La partenza da Roma ha subito “qualche” minuto di ritardo (colpa mia ma in parte, dovevo prelevare Giorgio e se non l’avessi prelevato saremmo pure partite in tempo, ma orfane di Giorgio…e non era quello il programma. Non dico che Giorgio fosse fondamentale, ma ci doveva essere!)

“HHHHary…quanto ci mettiamo ad arrivare a Perugia?”

“due ore e mezzo da qui”

Fatto sta che un’ora e tre quarti dopo stavamo finalmente uscendo dal gorgo della tangenziale est e imboccavamo l’autostrada. (c’è da dire che abbiamo rischiato anche li…visto che i denti della Zimo non conoscono vergogna e mordono anche i poveri Telepass indifesi aprendoli in due come una cozza).

Prima sosta benza. E gia li ci facciamo riconoscere.

“Fate le brave, non litigate” cosi disse l’ignaro benzinaio alla vista di due psicopatiche che si picchiavano in auto.

Partiamo con il sole…e becchiamo la pioggia.

Alle prime rappresaglie me ne esco con un “ho bisogno di una birra” che con altri due schiaffi della Zimo e un tentato morso si è tramutato in “ho bisogno di una birra e una canna”. Cosi mentre la Zimo impazzita cantava “perché Margherita suuuucaaa” in una delle sue performance canore, il cielo comincia a cambiare colore. Che sia stata lei? Probabile. Sta di fatto che dopo la sua rivisitazione moooolto ambient il diluvio universale ci ha seguito modello nuvola fantozziana.

“Zi’ vedo la luce…perché vedo la luce?”
“Sarà che siamo morte nel diluvio e ora ci dirigiamo verso i verdi pascoli…”
“Beh i verdi pascoli per esse ce stanno.” Il delirio stava cominciando a diventare preoccupante. Il nubifragio che ci ha colte ha aperto il cielo in due facendo tornare giorno alle 8 di sera. A quella vista il mio motto si è tramutato ulteriormente “ho bisogno di una birra, una canna, e un’altra birra.”

Giunte a Perugia ci affidiamo allo ZioTom per arrivare al tanto desiderato Ostello del signor Spagnoli. Le indicazioni ci portano all’indirizzo sbagliato. La Zimo impugna il telefono, chiede spiegazioni alla signorina e la sento dire “vicino allo stadio? Ok arriviamo!”

Il signor Spagnoli ci sta ancora aspettando. Dopo aver girato in lungo e in largo, tra donnine dai facili costumi, strade senza nomi e cantieri, dopo che ““HHHary, non lo diciamo a nessuno che abbiamo scambiato la stazione degli autobus per lo stadio”no ma non diciamo a nessuno nemmeno che stavamo rischiando di rimanerci chiuse dentro” (la fame e il sonno cominciavano a fare capolino)…abbiamo accannato l’idea di dormire a Perugia. 15 gradi fuori, piove, fa quasi freddo (per me, la Zimo gelava) ma troveremo un posto dove dormire a Orvieto.

Cosi che presa la decisione di raggiungere Canale di Orvieto senza sapere che fine avremmo fatto dopo mi rivolgo alla mia compagna di viaggio: “Zi’ ho bisogno di una birra, una canna, una birra e un’ altra canna”

Non so se qualcuno conosce l’entroterra umbro, beh, noi no! Quindi non so se mi può capire. Stradine meravigliose, panorami indescrivibili…ma cazzo! Illuminazione zero, bordi stradali invisibili e.. “da na parte c’è il muro, dall’altra il baratro…ma dimme te!” si, decisamente eravamo arrivate a Orvieto.

Non restava che capire dove diavolo si nascondesse Canale di Orvieto e la relativa frazione.

La strada è una e unica, difficile sbagliarsi a meno che non ci si voglia lanciare alla Thelma&Louise per la scarpata. Ma siamo riuscite a perderci pure per un parcheggio.

“HHary, dove mi porti? Che è quella la porta dell’Ade? Non voglio scendere agli inferi!” ebbene è successo anche questo. Basta sbagliare di poco che ci si ritrova su una strada a pendenza 99% con davanti ai propri occhi un arco di pietra che non tralasciava vedere nulla al di fuori dell’oscurità. È bastato chiudere gli occhi e varcarlo per capire che saremmo finite a Canale Vecchio.

Parcheggiato il mio motto ha trovato degna conclusione “ho bisogno di una canna, una birra, una canna, una birra e un’altra canna! E pure una birra va!”

Ero in crisi esistenziale, le ginocchia reclamavano pace ed ero terrorizzata dalla possibile e quasi certa fanga che avremmo trovato al concerto. Tanto che alla vista di essa una mezza imprecazione s’è levata al cielo… “Noooo la fanga nooo” ma era ormai troppo tardi. Ero gia con un piede nella fanga..e l’altro nella fossa. Birra in una mano e Giorgio che teneva compagnia.

Solo di una cosa eravamo sicure. Appena avremmo visto i RedSka un grido sarebbe uscito dalle nostre adorabili boccucce camioniste “LIMORTACCIVOSTRA!” (sarebbe da aggiungere anche un…”e de chi ve lo dice con la voce di mike buongiorno…limortacci vooooostraaa”).

Il primo a beccarsi il saluto in grande amicizia è stato TheQuestionMark, tastierista del gruppo, il quale ci aveva gia schedate.

“sei metallara…che cazzo ci fai qui?” rivolto a me, poi osserva la Zimo e… “non per questo mi chiamano il veggente…io so tutto! Tu sei fisioterapista, tu sei cuoca, c’hai la civic e te l’hanno pure lavata…che vuoi di piu?” a quanto pare l’ometto s’è letto pure i blog!

Da li in poi è stato tutto un degenerare…

I RedSka salgono sul palco, il pubblico umbro è un po’ timido…e pure duro di comprendonio visto che alla richiesta del cantante di dividersi in due parti, la gente rimaneva imbambolata “ao’ quando abbiamo suonato in Croazia hanno capito subito, com’è che qui non se riesce a fa’ na riga in mezzo?”

Però c’è da dire, che anche se lo ska non è propriamente il mio genere musicale, codesti omuncoli sanno il fatto loro. In pochi riescono a far ballare la gente con la pioggia, la fanga e 14 gradi di freddo.

Il post concerto è stato un susseguirsi di delirii…

Basta leggersi qualche frase di quello che è uscito venerdi sera per capire.

“bella pe’ te” disse la Zimo a Lord Rocksteady Montz, chitarrista del gruppo che rispose con tranquillità… “te chiami Bella PeTe?” 

“a me non mi bacia mai nessuno…voi due! Datevi un bel bacio in bocca” Aflo, bassista, verso noi due.

“io sono gay ma voglio fare l’amore con te. Vuoi fare l’ammmore con me?” ancora una perla di saggezza di Rocksteady Montz verso la Zimo.

Ma le ultime parole famose furono…”ho le mani gelate, il nasino gelato, le orecchie gelate…e poi Zi’ pipipappadoccialetto” “ok andiamo a salutare” erano le 2.00 quando mi sono espressa…ed erano le 3.30 quando abbiamo realmente salutato. Ma la perla, la vera perla della serata è stata “Ah Zi’, vuoi che rullo io?” “no no sce la fascio” le ultime parole della Zimo, dopo aver fatto cadere Giorgio tre volte…e fu cosi che Giorgio finì nel fango, fagocitato dalla melma.

Salutato il gruppo ci siamo messe in auto e…la Zimo con nonchalanche sbraga il sedile e crolla. Mi sarei dovuta affidare solo allo ZioTomTom per un posto letto nelle vicinanze…inutile dire però che è na mezza sega in questo…e l’altra mezza è la zona di Orvieto e dintorni che non ha un posto dove dormire senza essere spennati.

Alle ore 4.30 circa dopo aver tentato l’impossibile, essere passate per strade dai nomi impronunciabili, aver rischiato la vita andando dritte sulle curve a gomito invisibili…abbiamo posato le nostre membra stanche su un similcuscino di un simil albergo di Orvieto scalo…

Però c’era la doccia…e un tetto…siamo crollate in men che non si dica.

La mattina dopo l’unica frase comprensibile fu “ho bisogno di un caffè. Di una canna e di un caffè. Di un caffè, una canna e una birra…cosi da scordarmi che ci faranno la pelle col conto dell’albergo”

Ma questa è un’altra storia…

 

 

 
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Post N° 439

Post n°439 pubblicato il 01 Giugno 2007 da CacciatricediSangue

signori e signore...signorine e signorini....

un sonoro vaffanculo comulativo a tutti quelli che se lo meritano! io me ne vo. e non assicuro un mio ritorno, almeno non tutta intera!

massacrooooooooooooo arrivo!

 
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