Di ritorno da una splendida, ma breve vacanza nel Salento, mi sono fermata un paio di giorni a Napoli, la mia città, che amo immensamente e detesto in eguale misura.
Quando sono a Napoli, vivo praticamente per strada, fagocitata da un vortice cannibale di amici, parenti e conoscenti.
Mi trovavo a casa della mia amica Anna, con tutte le mie amiche di sempre a raccontarci delle nostre ultime disavventure, quando siamo state interrotte dallo scampanellìo della porta d'ingresso.
Era Clementina, la vicina di Anna, venuta a chiederle in prestito un po' di caffè per il consueto rito pomeridiano. Non avere caffè in casa per un napoletano è una grave mancanza, una sorta di affronto verso la propria origine.
Ma Clementina aveva con sè la giustificazione firmata, perché Clementina è innamorata. E si sa, gli innamorati hanno la testa fra le nuvole ed i pensieri in sospiri.
Anna l'ha invitata ad unirsi a noi, sollecitandola a raccontarci del suo fidanzatino.
Senza farsi pregare due volte, Clementina, è andata a prendere gli album delle foto, in modo che all'ascolto della sua storia d'amore, potessimo anche avere un riscontro visivo.
Erano immagini tenere, di due innamorati abbracciati, gli sguardi sognanti, i sorrisi felici, l'intreccio di mani. Fotografie uguali a milioni di altre, con alle spalle gli stessi panorami e gli stessi scenari da generazioni.
Se non fosse che Clementina ha abbondantemente superato i sessant'anni ed il suo innamorato ne ha quasi ottanta.
- Non è bello il mio Luigi? - ci chiede orgogliosa, indicandoci in foto un esile vecchietto dalla testa canuta.
Ad un certo punto ci mostra una foto di lui quando era un aitante giovanotto. Obiettivamente il suo Luigi a trent'anni era uno splendore.
- Meglio di Gary Cooper! - esclama in solluchero l'arzilla signora. E ci racconta che il suo Luigi, ai tempi d'oro, lavorava come autista nell'Atan (azienda tranviaria napoletana) e ad ogni viaggio c'era qualche donna che lo accompagnava da capolinea a capolinea.
Pare, così afferma Clementina, che il cartello con la scritta "Non parlate all'autista" sia stato messo proprio per scoraggiare queste intraprendenti signore.
Clementina si gonfia d'orgoglio, lei che ora è riuscita a conquistare il cuore di quello che cinquant'anni prima era il trofeo più ambito. Parla e le trema la voce, sorride da sola pensando a chi sa cosa, si vede lontano un miglio che è innamorata persa.
- Lo sai, Nancy, come si sono conosciuti Clementina e Luigi? - mi domanda Anna, ben sapendo della mia proverbiale curiosità.
Scuoto la testa in segno di diniego.
- Ad una gita delle pentole... - annuncia festante Clementina.
- A cosa??? - chiedo io sorpresa.
- Sai quegli opuscoli che trovi sempre nella cassetta della posta - risponde Anna - Dovresti andarci anche tu - conclude ridendo.
- E perché mai? - chiedo io risentita.
- Per trovarti un compagno... - mi suggerisce ironica Isabella.
- Ehm... forse un compare... - specifico io sorridendo maliziosa.
- Ma dai Nancy - m'interrompe Anna, prima che faccio altre rivelazioni scioccanti per i miei due o tre lettori - devi andare a fare questa gita assolutamente -
- Ma perché dovrei??? - insisto io.
- Per quella luce che ti si è accesa negli occhi appena hai saputo della storia di Clementina e Luigi, per concederti finalmente l'occasione di dimostrare che potresti essere una freelance d'assalto... - cerca di convincermi Anna.
- Io!!!- mi schernisco
- Proprio tu Nancy, poco ci è mancato che mentre Clementina raccontava non prendessi appunti - conclude Anna ridendo.
- Guardi signora Nancy che giusto domani c'è la gita a Sorrento - s'intromette Clementina.
- Ah!!! Perbacco sono proprio nata con la camicia - sospiro rassegnata.
E così il giorno dopo mi ritrovo alle prime luci dell'alba nel luogo stabilito per la partenza.
La meta della gita mi consola, dalle mie parti lo stesso tipo di tour avrebbe previsto il classico pellegrinaggio alla Madonnina frignante di Civitavecchia.
Sono circondata da decine di vecchie signore vestite in pompa magna, abiti lunghi dai colori sgargianti, collane ed orecchini vistosi, occhi tinti d'azzurro, unghie laccate, acconciature di parrucchiere. Odore di lacca, borotalco ed acqua di colonia.
Sembrano tante farfalle in attesa di spiccare l'ultimo volo.
Arriva il pullman gran turismo, saliamo a bordo e partiamo alla volta del ristorante "Giorni felici", vera meta della gita, sito in un paesino dell'entroterra amalfitano di cui ignoravo l'esistenza: Corbara.
Mi guardo intorno, ci sono solo quattro uomini per decine di vedove in calore.
Oltre al signor Luigi, ci sono il ragionier Del Nuovo, il signor Nicola ed il colonello Alfani.
Il ragioner Del Nuovo è un poliomelitico dalle gambe malferme, che si barcamena tra la vedova Anastasi e la vedova Russo, le quali se lo contendono sportivamente per tutta la giornata a passi di rumba e cha cha cha.
Il signor Nicola è un assiduo frequentatore di queste gite, non è ancora riuscito a trovare l'anima gemella, tanto che le signore parlando di lui ridacchiano e si toccano le orecchie con gesto eloquente.
Per ultimo il colonnelo Alfani, rimasto vedovo di recente, pare disponga di una sostanziosa pensione, che lo pone al centro delle attenzioni di quasi tutte le donne della compagnia.
Dopo una scarna colazione, ci viene offerta una "simpatica" e "breve" dimostrazione di prodotti per la casa.
In realtà la dimostrazione d'oggetti dozzinali, spacciati per eccezionali, durerà circa tre ore. In quanto a simpatia sappiate solo che ho seriamente rischiato di sloggarmi le mascelle a furia di sbadigli.
I vecchietti, invece, sono come ipnotizzati dalle imbonitrici e si lasciano abbindolare che è una meraviglia. All'arrivo dei pezzi forti della giornata, le mitiche coperte in pura lana merinos, lanciano gridolini di gioia.
Il colonnello Alfani compra tre coperte singole per i suoi nipotini, pagandole tre volte di più di quanto avrebbe pagato per delle trapunte Caleffi con stampa Disney, sicuramente più belle.
Per il pranzo ci spostiamo in un'altra sala, mangiamo fusilli al pomodoro, carne alla brace ed insalata, il minimo sindacale insomma. Il vino è annacquato, ma l'allegria dei vecchietti è palpabile, ridono, scherzano, fanno battute salaci.
Dopo il caffè arriva il momento che tutti aspettavano, un'improvvisata e scalcagnata orchestrina comincia a suonare il suo repertorio d'antan.
Luigi e Clementina, in qualità di unica coppia del gruppo, aprono le danze tra gli applausi degli altri.
Il ragioner Del Nuovo invita a ballare la vedova Russo che si ringalluzzisce tutta per essere stata scelta per prima.
Una signora ricorda alle altre i turni che avevano stabilito in precedenza per invitare il colonnello. - Siamo tutte amiche - si scherniscono ridendo, quando s'accorgono che le sto osservando divertita.
Alcune ballano tra loro, come in quei vecchi film in bianco e nero.
Dopo qualche ora ci viene comunicato che è tempo di andare a visitare Sorrento, una visita lampo, giusto il tempo di comprare qualche souvenir e di scattare le foto.
Le farfalline si mettono in posa come bambine pronte a volare, ridono, scherzono, si fanno i dispetti, hanno gli occhi spensierati ed il cuore leggero. Sono belle e sfrontate, hanno voglia di divertirsi, di innamorarsi ancora, di giocare a sedurre e di fare l'amore e chi se ne frega se non è più consentito alla loro età.
Clementina e Luigi s'abbracciano e sembrano due ragazzini in gita scolastica, il loro amore così bello e pulito è osteggiato dai figli di lui, che vedono in questa tardiva passione del padre qualcosa di sbagliato, di cui vergognarsi. Una follia che soverte le regole del buon senso, un vecchio deve fare il vecchio, chiuso in casa a rimbambirsi di televisione, a ricordare i tempi che furono, ad aspettare una telefonata di figli che non chiamano mai.
Anziani abbandonati, dimenticati, inutili, inservibili.
Anziani che hanno voglia di vivere ancora.
Anche a costo di riempire le loro case vuote di coperte merinos e batterie da cucina a triplo fondo...