Ieri è stata una pigra giornata di pioggia, sono uscita solo per andare alle terme, per il resto del tempo mi sono dedicata alla casa.
Così, tra una spolverata e l'altra, mi sono resa conto che le piante non stavano per niente bene dove l'avevo sistemate l'ultima volta.
Avevano tutte le foglie ingiallite, alcune erano talmente secche che si erano accartocciate, raggrinzite, raggomitolate su se stesse in una posizione quasi fetale.
Dopo essermi accertata che le mie piante fossero delle sempreverdi, ho compreso che non si trattava dell'ingiallimento progressivo dovuto all'autunno.
Dunque, come qualcuno già saprà, a metà maggio mi sono trasferita nell'appartamento in cui attualmente vivo. Chiunque è venuto a trovarmi, dopo quella data, si è sentito, non so perché, in dovere di presentarsi con una pianta in dono, nonostante frequentasse già casa mia da tempo e credo avesse notato che di piante non ce ne fosse manco l'ombra.
Sia chiaro, amo moltissimo le piante, ma devono stare sul balcone, in casa diventano ingombranti come oggetti d'arredamento. E nei progetti della mia casa dei sogni non avevo previsto lo spazio per le piante.
Eppure... ricordo che, durante gli esami di maturità, una delle prove scritte consisteva nel progettare ed arredare la camera di uno studente.
Quella volta disegnai fiori e piante come una forsennata, ogni fogliolina serviva a riempire in modo semplicistico la mia poca preparazione.
Quando in sede d'esame mi fu richiesto di spiegare il motivo per cui avessi abbondato con il verde, io stavo per rispondere candidamente, che era più facile schizzare piante anziché articolare soluzioni ragionate armata di squadrette.
Ma il professore che era membro interno della commissione, mi prevenne sostenendo che l'avessi fatto per la grande ammirazione provata nei confronti di Le Corbusier.
Proprio io che non conoscevo nessuna delle teorie del celebre architetto svizzero. Proprio io che ho sempre creduto che l'arte si sia fermata con Klimt e per affermare la mia personale convizione ho evitato di studiare storia dell'arte durante tutto il quinto anno.
- Perché cosa diceva Le Corbusier?- mi chiese mellifluo il mio esaminatore, un bell'uomo che veniva da Cantù.
Non lo sapevo assolutamente e con un'occhiataccia fulminai il membro interno della commissione.
-Ehm... Le Corbusier voleva integrare l'architettura con la natura- buttai lì la prima cosa che mi parve più sensata e dall'espressione sollevata del membro interno capii che avevo indovinato la risposta giusta.
- Lei è molto intuitiva signorina. Ma ad un esame di maturità si valuta la preparazione- mi disse il bell'uomo di Cantù con un sorriso sarcastico.
- Ma professore... lei sta forse insinuando che io non ho studiato?- risposi con tono scandalizzato, fingendomi mortalmente offesa.
Avevi ragione bell'uomo di Cantù, non avevo studiato niente, avevo in testa altri pensieri, persa dietro ai problemi miei. E con la presunzione dei vent'anni ero sicura che bastasse sapere di essere più brava degli altri per superare un esame.
Ricordi lontani, quasi dimenticati, riportati alla mente da queste piante che non so proprio dove collocare.
Non mi piacciono vicino al divano, ho il terrore che qualche pidocchietto possa saltare sulla tappezzeria verde dei sofà. Non mi piacciono nell'angolo accanto alla finestra, in quel posto immagino in un futuro abbastanza prossimo una bella poltrona da lettura, a quadrettini country. Il corridoio è troppo buio, più delll'ingresso dove l'avevo sistemate ultimamente.
Nelle camere poi temo l'emissione di anidride carbonica notturna.
Insomma ieri vagavo da una stanza all'altra con i vasi in mano, quasi quasi mi era venuta voglia di toccare le foglie, per controllare se fossero vere certe dicerie di stampo medioevale.
La donna mestruata è impura e fa appassire fiori, frutta e foglie con la potenza del suo tocco infetto.
Diventare un untore, il sogno di una vita, come mi solleticava quest'idea malvagia mentre accarezzavo lentamente le piante.
Sarò processata dal tribunale dell'inquisizione, sarò giudicata dal presidente della Cifo in persona, sarò messa al rogo per pianticidio.
Sì vostro onore ho danzato nuda intorno al tronchetto della felicità, sono stata posseduta all'ombra del filodendro. Sono io la strega spergiura che secca le messi con il sangue putrescente delle sue mestruazioni. Mi metta pure al rogo, ma insieme a me deve condannare anche quelli che facendomene dono sapevano di mandare a morte certa le tenere pianticelle.
Per dovere di cronaca... le piante sono state collocate sul pianerottolo e per il momento sono ancora vive.