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Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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"La discesa di Cristo nel limbo"

Post n°137 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da bimbadepoca
 

L'altro fine settimana sono stata a Firenze, una fuga romantica che è stata un'immersione nel Rinascimento italiano.
Non ci tornavo da vent'anni, da quando ancora studentessa c'ero stata in gita scolastica. Ma quella volta non avevo visto nulla, non mi ricordavo di nulla, soltanto particolari del tutto irrilevanti.

Adesso, invece, ho riannodato le vite dei personaggi storici, ho intrecciato tra loro parentele ed amori, ho sciorinato le storie di cui sono intessute chiese, palazzi e strade.
Ed ho ammirato le opere d'arte che hanno reso Firenze famosa nel mondo, capolavori talmente conosciuti che quasi non fa più effetto vederne gli originali. Come se le troppe riproduzioni ne avessero intaccato l'essenza, sciupato la bellezza e mercificato l'incanto.

In questo i viaggiatori del passato sono stati più fortunati di noi, entravano in città reali, brulicanti di vita minuta, non ancora trasformate in immense scenografie di cartapesta per il turismo mordi e fuggi dei nostri giorni. Loro non conoscendo in anteprima le opere d'arte, se non per sentito dire, si gustavano in solitaria lo stupore della meraviglia.
Forse proprio per questo il quadro che è riuscito a regalarmi più emozioni è stato un'opera, per me sconosciuta, di Agnolo Bronzino, esposta nel cenacolo di Santa Croce.

Un'opera che si credeva persa per sempre e di cui ci sono scarne notizie sul web, nessun accenno, incredibilmente,  nei miei libri di storia dell'arte.
Ho trovato qualche notizia solo in una monografia illustrata del pittore, in cui sono venuta a conoscenza che la tavola d'altare aveva già suscitato l'ammirazione degli artisti ed intellettuali del tempo.
Il quadro fu completamente sommerso dal fango durante lo straripamento dell'Arno del 1966. Per molti anni è stato conservato in qualche scantinato statale. Dimenticato dai più. Cancellato dalla storia dell'arte.
Solo da pochissimi mesi, dopo un lungo e paziente lavoro di restauro è stato, finalmente, restituito alla Storia.

E' una pala d'altare di grandi dimensioni che mi ha lasciato letteralmente senza fiato, un'esplosione di colori nitidi, come appena dipinti.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo, con occhi incontaminati dalla fama del quadro , mi bevevo ogni particolare in quella selva di diavoli ed anime nude.
E d'improvviso ho notato quel qualcosa stonato, fuori posto, ripetuto troppe volte per essere frutto del caso.
Tutte le donne sono rivolte verso l'osservatore, nessuna tra esse volge lo sguardo al Cristo disceso nel limbo, la cui figura centrale di un bianco candore, risalta tra gli altri per focalizzare l'attenzione degli spettatori.

Con il mio compagno ci siamo lanciati nelle congetture più ardite. Memore di un'insufficenza scolastica, presa proprio per non aver saputo spiegare il simbolismo nascosto nei dipinti, ho ipotizzato che quello sgarbo alle donne fosse dovuto all'impurità femminile, non meritevole di guardare in volto la divinità incarnata.
E poi quelle donne, nude come gli uomini, ma così diverse nella loro lascivia, così dannatamente sensuali. Sembrava quasi non mostrassero segno di pentimento, ma ostentavano alla nostra vista la loro avvenenza, una nudità conscia della propria bellezza.

Quello stesso pomeriggio ho incontrato la mia storica dell'arte preferita, a cui ho raccontato delle mie ipotesi arzigogolate. Lei mi ha spiegato, con il suo bell'entusiasmo contagioso, che in quella tavola tutti i personaggi sono identificabili con i membri della corte medicea di Cosimo I, famosa anche per la bellezza delle sue dame.
Agnolo Bronzino, insomma, aveva semplicemente omaggiato la splendida giovinezza delle modelle ducali.
La spiegazione più ovvia e pertanto quella che non avrei mai preso in considerazione, abituata come sono a cercare trame e segreti dietro l'apparenza semplicistica delle cose.

immagine

Nell'immagine il quadro, ma vi assicuro che non rende minimamente la sensazione di piacevole smarrimento che si prova dal vero, quella stessa sensazione che avranno provato i viaggiatori del passato, che avevano ancora occhi incontaminiti dal surplus d'immagini a cui noi siamo avvezzi...

 
 
 
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