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Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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Il piccolo popolo

Post n°144 pubblicato il 16 Marzo 2007 da bimbadepoca
 
Foto di bimbadepoca

In queste bellissime giornate di sole mi sembra un sacrilegio stare chiusa in casa. Mi piace passeggiare senza meta per le stradine della città in cui vivo.
E' una splendida cittadina, la cui mentalità, per niente turistica degli abitanti, ne ha preservato pressoché intatto il fascino del passato.
Le belle stradine medioevali sono quasi sempre deserte ed, incredibilmente, del tutto prive di negozi.
La mentalità ristretta, poco incline al nuovo, degli abitanti ha permesso che non diventasse un bazar carnevalesco come, purtroppo, è successo in tante città d'arte.
Qui non ci sono i soliti brutti negozi di chincaglierie e paccottiglie, qui non si vendono souvenir per turisti, qui non ci sono finti reperti etruschi made in China.

Non è di questo che volevo parlarvi, ma del fatto che nonostante non ci siano negozi propriamente turistici, esistono lo stesso, in pieno centro, un paio di botteghe le cui vetrine sono invase da gnomi, folletti e fatine.
Sono gli stessi che potete trovare in vendita in ogni città d'Italia, gli stessi che nel giro di pochi anni hanno conquistato le nostre case, diventate per l'occasione succursali del bosco fatato.
Io stessa mi sono fatta contagiare da questa mania per ben due volte.

Il primo lo comprai in un paesino delle Dolomiti, un grazioso folletto delle quercie, con il cappellino di pigna.
Nel bigliettino che accompagnava la confezione era spiegato che bisognava trattarlo con affetto, e di tanto in tanto ricordarsi di poggiarlo sul davanzale della finestra per permettirgli di guardare le stelle.
I primi tempi, confesso, che l'ho fatto. Ma poi cambiando casa me ne sono dimenticata completamente.
Adesso mentre scrivo  mi ritrovo davanti proprio il folletto in oggetto, posizionato su di una mensola della scrivania, guardarlo mi fa sentire terribilmente in colpa.
Questa sera prometto che lo metterò fuori alla finestra a rimirar le stelle, anche a costo di farlo cadere sulla testa di qualche passante ignaro.

Il secondo, invece, lo comprai a Napoli, nei vicoli che riprendono il percorso degli antichi decumani, si tratta di una "munaciella" dal cappellino rosso.
I munacielli sono entità benefiche, spiriti familiari, dispettosi ed irriverenti. Avere un munaciello in casa è una grande fortuna perché sono soliti regalare piccole ricchezze ai padroni di casa.
Qualcuno ha ipotizzato che in realtà i munacielli altro non fossero che gli addetti alla manutenzione dell'acquedotto sotterraneo, i quali erano soliti intrufolarsi nelle case di signore compiacenti passando per i pozzi dei cortili.
Non mi sembra giusto distruggere con queste congetture razionali quella che è una credenza profondamente radicata nell'animo popolare dei napoletani, per cui a scanso d'equivoci la mia munaciella l'ho opportunamente sistemata sul ripiano della libreria dedicato agli autori partenopei, a fianco all'immancabile Pulcinella.

Ma non era nemmeno di questo che volevo parlarvi, ho la pessima abitudine di divagare, stavo dicendo che guardando le vetrine invase da gnomi, folletti e fatine mi sono chiesta come mai negli ultimi anni ci siamo fatti prendere la mano da questa mania.
Basta fare un giro in internet per rendersi conto dellla portata del fenomeno, decine di siti dedicati al piccolo popolo. D'altronde è sotto l'occhio di tutti il successo letterario e cinematografico del genere fantasy.
Addirittura ci sono persone adulte e di tutto rispetto che si prendono la briga d'andare a rubare, negli altrui giardini, i nanetti di gesso al grido  di "Abbasso Biancaneve" .

Non vorrei fare della sociologia spicciola, ma solo una breve riflessione di natura storica.
L'uomo fin dall'inizio dei tempi ha sempre creduto negli spiriti della natura, le forze creatrici primigenie. Il culto della Madre Terra è presente fin dal neolitico ed era fondamentale nella civiltà greca e romana.
I greci ed i romani, lo sanno tutti  adoravano satiri e ninfe; le ninfe delle piante, chiamate driadri, avevano ognuna un albero da custodire e proteggere, proprio per sottolineare l'importanza che la natura aveva in quelle società.
Poi con l'avvento del Cristianesimo tutto è stato spazzato via, il dio Pan è stato identificato col diavolo, i boschi sono diventati luoghi insicuri, selve oscure nelle quali era bene non avventurarsi, le donne che preparavamo medicamenti naturali con le erbe sono state tacciate di stregoneria ed arse vive.
Tra le altre nefandezze che il cristianesimo ha prodotto c'è stata la volontà d'allontanare l'uomo dalla sua naturalità.

Ma per fortuna gli spiriti della natura sono sopravvissuti, diventando favole, leggende, mitologia, credenze popolari, superstizioni.
Simili tra loro in ogni cultura ed in ogni civiltà. E' vero, credere che da qualche parte nel profondo dei boschi esiste un piccolo popolo, fa sorridere, ma se per un attimo pensiamo agli sciamani, ultimi rappresentanti di un antico sapere, i quali sono convinti che gli spiriti benevoli sono presenti in ogni cosa che ci circonda e sono capaci d'armonizzare la vita umana con i cicli dela natura.
Ecco se solo pensiamo a questo ci rendiamo conto che la nostra civiltà tecnologica ci ha sottratto qualcosa, ci ha privato di un importantissimo legame con la natura, quel legame che i nostri vecchi contadini ben conoscevano.

Visti da questo punto di vista i folletti, gli gnomi e gli elfi che invadono le vetrine dei negozi, rappresentano l'esigenza dell'uomo di ritrovare la sua parte naturale, quel legame con il soprannaturale che abbiamo perduto.
Ed è per questo che ieri non ho potuto resistere ed ho sentito il bisogno di comprarmi un altro folletto.

Speriamo solo che a nessun membro del MALAG (Movimento Autonomo per la Liberazione delle Anime da Giardino), venga in mente d'intrufolarsi in casa mia per cercare di rubarlo.

 
 
 
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