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Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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Se Omero sapesse...

Post n°145 pubblicato il 23 Marzo 2007 da bimbadepoca
 

A mio figlio l'epica proprio non piace, la trova noiosa, la più noiosa tra le materie che è costretto a studiare.
Abituato ai combattimenti dei Pokemon, non riesce ad appassionarsi alle gesta di Ettore e Achille. Me ne dispiace, anche perché fu proprio sui banchi delle medie che nacque il mio amore per la mitologia.
C'è da dire a sua discolpa che le traduzioni dell'Iliade, sul suo libro di testo, non sono belle come quelle di Vincenzo Monti, memorie scolastiche di tanti anni fa che ancora ricordo: "Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli achei".
Ho cercato più volte di  trasmettergli il mio amore per Omero, ma non ci sono ancora riuscita. D'altronde alla sua stessa età io ero del tutto incapace d'apprezzare la nobiltà della matematica, mentre lui si nutre con piacere di espressioni e calcoli aritmetici.

Quando l'altra sera ho visto che in TV era in programmazione TROY, ho pensato che era l'occasione giusta per avvicinarlo agli eroi omerici. In fondo anch'io da bambina ero rimasta affascinata da un Ulisse televisivo.
Speravo che la potenza delle immagini avrebbe sortito il miracolo. Quindi contravvenendo alla regola che vuole i miei figli a letto entro le nove, l'altra sera il mio ometto si è sistemato sul divano, ancora bambino col suo pigiamino di Pippo.

Il film è cominciato con la scena spettacolare di due eserciti, l'un contro l'altro armato, i quali mettevano in campo i loro migliori guerrieri. Tra le file dell'esercito di Agamennone è venuto fuori, con un'entrata in scena degna di una primadonna, un bellissimo Achille, il quale con due mosse da cartone animato giapponese ha subito ucciso il colosso che aveva di fronte.
- Forte!!! - ha esclamato mio figlio entusiasta. In quel preciso momento ho compreso che avevo avuto una pessima idea, perché quel film con Omero c'entrava come i cavoli a merenda, a cominciare da quell'antefatto.
Le discordanze e gli errori erano così vistosi che continuamente dovevo intervenire per ristabilire la verità storica, come una maestrina pedante. 

Tutti sappiamo che Paride si recò a Sparta come ambasciatore del padre, ma più che per ragioni politiche per riscuotere il premio che gli era stato promesso da Afrodite, l'amore della donna più bella del mondo.
Nel film Elena è, invece, una slavata biondina dall'aspetto anonimo, che manterrà la stessa espressione ebete per tutta la durata del film.
Che tra i due nasca l'amore lo sappiamo tutti, così come sappiamo che decisero di fuggire portandosi dietro anche buona parte del tesoro reale, perché due cuori e una capanna non andavano di moda nemmeno nell'antica Grecia.
Fu proprio per chiedere la restituzione di moglie e tesoro che un Menelao, giustamente incacchiato, si rivolse agli altri principi achei, con i quali aveva stretto alleanze.

Le trattative diplomatiche andarono avanti per diversi anni, finché divenne inevitabile la guerra.
Invece nel film Agamennone, fratello di Menelao, mette in piedi un'impressionante macchina da guerra in pochissime ore.
"La pace per le donne e i deboli, gli imperi si forgiano con le guerre" un'esclamazione che sembra il manifesto del pensiero di Bush.
E già si spartisce la città di Troia con i suoi generali, stiamo per assistere ad una guerra lampo in perfetto stile yankee. Gli sceneggiatori sembrano ignorare che, secondo Omero, l'assedio a Troia durò dieci lunghissimi anni. Un trascurabile dettaglio.

Si chiamano gli eroi alla guerra del secolo. Teti, la bellissima ninfa madre di Achille, sapendo che quella guerra sarebbe stata fatale al figliolo, lo fece nascondere alla corte del re Licomede, travestito da donna. Fu  qui che Ulisse andò a recupare il grande eroe per farlo partire.
Nel film è sempre Ulisse che lo convince a partecipare alla guerra, ma lo trova che si sta allenando a tirare di lancia con il "cuginetto" Patroclo.
Ho trovato estremamente ipocrita omettere l'omosessualità di Achille, in nome di un falso buonismo per famiglie. E' come ripudiare la cultura greca, prendere la distanze da una società in cui l'omosessualità era cosa normale. Irrispettoso tacere su quello che fu il vero amore di Achille.

Finalmente le navi achee partono per Troia, sempre la solita Teti informa il figlio di non sbarcare per primo, invece nel film non solo la nave di Achille guida la flotta, ma lui salta sulla spiaggia come Rambo. Ovviamente per primo.

E vogliamo parlare di Teti, la ninfa che essendo immortale possedeva il dono dell'eterna giovinezza e che nel film diventa un'anziana signora svagata, per farci capire che è una ninfa marina la mettono a mollo nell'acqua a cercare conchiglie. Una perla di comicità involontaria.

L'esercito acheo intanto s'esibisce nella prima battaglia sulla spiaggia, con tanto di formazione a testuggine, che come sappiamo era prerogativa dell'esercito romano.
A quel punto avevo ormai deciso d'istituire una raccolta fondi per regalare un libro di storia agli sceneggiatori ed al regista. Niente d'impegnativo, basterebbe un libro di terza elementare.

E cosa dire di Achille, l'eroe omerico per antonomasia, l'immagine della forza bruta, soggetto a collere violente, accecato da un'irrazionalità crudele che gli impedisce di restituire il corpo di Ettore ai familiari. Trascina il cadavere del nemico legato alla biga, per giorni, senza placare la sua fame di vendetta.
Nel film diventa un eroe romantico, prigioniero della sua stessa grandezza, malinconico, capace di profondi pensieri filosofici, che si commuove come una mammoletta.

E poi vogliamo parlare dello stravolgimento tra i vivi e i morti, personaggi che dovevano morire e che restano in vita, altri che dovevano vivere per dar luogo ad altri miti e che, invece, vengono fatti fuori senza esitazione.
Il cattivo Agamennone  viene fatto pugnalare, ignorando che la sua morte doveva avvenire per mano della moglie e del suo amante. Il tema principale dell'Orestiade di Eschilio.
Menelao viene fatto uccidere da Ettore. La scena del duello tra Menelao e Paride è mancante dell'intervento divino di Afrodite, qui vediamo un Paride ferito e piagnucolante che invoca l'aiuto del fratello maggiore, il quale arriva in soccorso del pavido fratellino ed uccide il cattivone. Di nuovo lo sceneggiatore ha ignorato che Menelao la notte della caduta di Troia s'aggirava nelle sale del palazzo reale per vendicarsi di una certa traditrice.
Elena, come se nulla fosse, appena lo vede si denuda il seno. Un'argomentazione molto valida se ritroviamo entrambi felici e contenti, in un episodio dell'Odissea, quando Telemaco, si reca alla reggia di Sparta a chiedere notizie del padre.
E vogliamo aggiungere che Menelao più che un principe acheo di bell'aspetto, come avrebbe dovuto essere, somiglia ad un hooligan scozzese. 

Nel fim si è preferito far scappare Elena da un passaggio segreto, mentre Paride affidava la spada (???) di Troia ad un imberbe ragazzino di nome Enea. A questo punto non sapevo più se stavo guardando un film mitologico o di genere fantasy, ma come era possibile ignorare che Enea era un uomo adulto quando scappò da Troia e portò con se i Penati, non la spada magica di re Artù.
I brividi mi hanno attraversato violentemente la schiena quando ho capito che quel passaggio di testimone, probabilmente, voleva alludere ad una seconda puntata.

immagine


Nella foto l'unica nota positiva del film...

 
 
 
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