Creato da bimbadepoca il 16/03/2005

Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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I luoghi della memoria

Post n°117 pubblicato il 22 Novembre 2006 da bimbadepoca
 

Spesso la memoria ritorna nei luoghi del passato, come un vecchio attore che s'attarda a lasciare le scene.
Mi capita, qualche volta, di ripensare ai luoghi dove ho vissuto. E rivedo il sole di Napoli, quel cielo di un azzurro abbagliante. Rivedo la casa arroccata sui tetti da dove non si vedeva il mare, sentivo il rumore soffocato delle voci nel vicolo, udivo il fischio delle navi in partenza e sognavo di partire.
E rivedo le stanze della casa paterna, inondate di luce, il pavimento a riquadri bianchi e neri come una scacchiera.

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E ripenso alla casa di Roma, la mia prima casa, quella più amata. Mi rivedo seduta sul marciapiedi a piangere a singhiozzi, la prima volta che l'avevo vista e l'avevo odiata. La delusione di una periferia romana senza storia.
In quella casa ci ho vissuto per sei anni, col tempo imparai ad amarla e mi è rimasto nel sangue il panorama, il cupolone sullo sfondo che al tramonto si tingeva di rosso come fosse rame.

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Amavo quelle piccole stanze, i minimi spazi da giapponesini. E ricordo l'ultimo giorno, quando riconsegnate le chiavi, chiesi il permesso di rimanere ancora un poco e mi ritrovai sola nelle stanze vuote, a sentire l'eco della mia voce che rimbalzava sulle pareti spoglie.
Giravo in tondo su me stessa come una bambina, per mandare indietro la voglia di piangere e di restare. Quella stessa sera avevo un aereo per Parigi, cominciavo una nuova vita. Un'altra vita.
Ma avevo dimenticato della serratura difettosa che non s'apriva dall'interno senza chiavi. L'ultimo giorno rimasta intrappolata nella mia casa, che si rifiutava di lasciarmi andare e farmi uscire.
L'ultimo giorno dissi addio alla mia casa penzoloni dal balcone del quinto piano, con il vicino che mi aiutava a scavalcare.

Anche nella casa di Parigi, la prima volta, mi sedetti sul pavimento nudo e piansi. Confortata dalla portinaia e dall'amministratrice dello stabile, che inutilmente parlavano in una lingua che non conoscevo. Non mi piaceva niente. Niente. E mi stringevo al seno la mia bimba di soli venti giorni.
Un anno dopo quella casa già l'amavo, mi piaceva il giardino condominiale, gli alberi che toccavano i vetri delle mie finestre al secondo piano.

Quante volte ho guardato l'alternarsi delle stagioni attraverso i vetri, la neve che ricopriva completamente il giardino, i primi timidi germogli in primavera, l'esplosione dell'estate, i lussureggianti colori dell'autunno.

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Poi un giorno sono ripartita un 'altra volta e mi sono ritrovata nella piccola cittadina dove adesso vivo.
Arrivammo di notte, senza guardarci intorno e la mattina dopo mi ritrovai avvolta dall'aria frizzante della primavera inoltrata, in quel momento compresi di essere arrivata a casa.
Sentii dentro di me, che quello era il luogo che mi era stato destinato, quello dove avrei radicato la mia famiglia e la mia vita.

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E non mi manca il golfo di Napoli, né il cupolone d'oro di Roma, né i giardini di Parigi, eppure a volte mi ritrovo a pensarci.

E poi succede che ti siedi davanti al pc, per aiutare il tuo compagno a cercarsi un monolocale proprio a Parigi e ti ritrovi davanti le foto del tuo vecchio appartamento, di nuovo pronto da affittare.
E rivedi la casa in cui hai vissuto per quattro anni, rivedi le finestre ed il giardino, e sorridi notando gli alberi più alti, come se fossero qualcosa di tuo. E ti chiedi cosa sarà rimasto tra quelle mura di te, del tuo entusiasmo di quegli anni, della nostalgia che t'assaliva in certi giorni.

E poi succede che sei invitata a pranzo da vecchi amici, quelli che abitano ancora nel tuo palazzo di Roma.
E rivedi il vialetto che hai percorso tante di quelle volte, lo stesso dove tuo figlio andava sul triciclo. E rivedi l'androne ed il tuo nome che manca dalle cassette della posta. E rivedi quelle stesse persone che facevano parte della tua quotidianità solo sette anni prima e li ritrovi invecchiati ed un poco più tristi. E ti viene un groppo alla gola che non sai spiegare.

E poi qualcuno ti propone di rivedere il tuo vecchio appartamento e ci ritorni ma non vedi nulla, perché gli occhi si sono riempiti di lacrime, senti solo che manca il tuo odore ed il tuo calore.
Poi noti che manca la carta da parati con gli orsetti, quella che avevi messo da sola impiastricciandoti di colla, manca pure la decorazione a foglie d'edera nel soggiorno. Ed allora non riesci a rispondere nemmeno alle domande cortesi di chi, tanto gentilmente, ti ha fatto entrare in quelle che ora è la sua casa.

In ognuno di questi luoghi c'è una parte di me, un pezzetto di strada, dei momenti vissuti che ho già perduto.
E lo so che viaggiare allarga i confini della mente e del cuore, ma a volte mi chiedo se non sarebbe più giusto l'ideale dell'ostrica, come mia nonna che è vissuta nella stessa casa tutta la vita. Una casa che diventa un guscio ed una fortezza.

E mi rendo conto di non avere più la voglia di andare dei vent'anni, quando fuori al terrazzo della casa paterna respiravo il vento e mi sentivo in gabbia.
Oggi ho voglia di dare ai miei figli la stabilità di un luogo che sia casa.
Sono io che mi sento spaesata a non riconoscere tra la gente i visi delle persone con le quali sono cresciuta.
Sono io che ancora torno a pensare ai luoghi che ho amato.

Commenti al Post:
DONNADISTRADA
DONNADISTRADA il 22/11/06 alle 08:23 via WEB
quesito quanto mai lecito il tuo sull'ostrica. Non è facile rispondere neanche per me. Ho riflettuto. I miei hanno sempre tenuto la casa di fronte al mare in Sicilia, lì posso nonotante crii e lacrime di rigetto, però tornare. E io partita a vent'anni circa ho sempre lavorato e vissuto nella stessa città, e più che la casa, cambiata, il LUOGO però esiste, da lì sono empre partita per le mie peregrinazioni, lì sono sempre tornata. Snobisticamente dico di non avere o volere radici, è un falso: le radici ce l'ho (se dir grazie o purtroppo ancora non so) Un affettuoso abbraccio :))
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 23/11/06 alle 12:44 via WEB
Anch'io snobisticamente ho sempre sostenuto di non avere radici, finché un giorno non è nata quest'esigenza fortissima di sentirmi legata ad un luogo. Un luogo dove tornare e sentirmi al sicuro. Un luogo dove fare il nido. Probabilmente l'incertezza che avverto nella vita quotidiana e parlo di tutti gli orrori del mondo, si riflettono in qualche modo in questo bisogno d'appartenenza, di solidità, nella rassicurazione dei gesti e visi abituali. Non è chiusura verso il nuovo, il diverso o l'incerto, no, piuttosto è un bisogno esagerato di punti fermi. Credo che tu possa capirmi perfettamente, purtroppo, per carattere ed esperienze vissute, la casa dei miei genitori, non ha mai rappresentato un rifugio per me, anzi era un luogo da cui volevo scappare al più presto. E difatti a poco più di vent'anni sono andata via. Ancora oggi quando ci ritorno non vedo l'ora di andarmene. Loro, i miei genitori, rappresenteranno sempre le mie radici storiche, ma sono radici cresciute fuori dalla terra, perché a quella terra io non sono legata. Ricambio l'abbraccio :-))
 
Bauessina
Bauessina il 22/11/06 alle 10:01 via WEB
nella prima parte del post mi ricorda molto la storia narrata in chocolat (tu di certo l'hai visto conoscendo la tua passione per johnny depp ^-^) per il resto, io spero di trovare una casa in cui passare tutta la vita....spero......
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 23/11/06 alle 12:51 via WEB
Certo che ho visto "Chocolat", è uno dei film che amo di più :-)) Ed è strano che tu abbia colto questa sorta di somiglianza, perché in effetti io mi riconosco in Vianne, la protagonista del film, come lei sono libera, tollerante, aperta al dialogo e capace di accettare le diversità. Con lo stesso fortissimo bisogno di dare ai miei figli un posto dove mettere radici. E come lei ho scelto una piccola cittadina dove vivere. Ti auguro di trovare davvero la casa dei tuoi sogni dove vivere tutta una vita, trovo che sia bellissimo modificarla col passare degli anni, adeguarla a diverse esigenze. Una casa, insomma, che cresca e cambi insieme a noi.
 
bluewillow
bluewillow il 22/11/06 alle 10:57 via WEB
forse cambiare tante volte ti ha fatto apprezzare di più ogni cosa che hai vissuto, magari se fossi rimasti sempre nello stesso posto non ne avresti visto in pieno la bellezza. :)
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 23/11/06 alle 14:14 via WEB
Questo è indubbiamente vero. Cambiare mi ha fatto apprezzare maggiormente ciò che lasciavo, non ne avrei un ricordo tanto nitido se non fosse così :-)) Ed anche il fatto di essermi ritrovata con un bagaglio di esperienze notevole non è da sottovalutare.
 
LinguaRomana
LinguaRomana il 22/11/06 alle 14:21 via WEB
Non hai più la voglia di viaggiare dei vent'anni... ma una passeggiatina dall'editore più vicino potresti farla, però. <bAle
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 23/11/06 alle 14:20 via WEB
Non credo di fare questa passeggiata, non è così facile trovare un editore. E poi non avrei nessun libro da presentare, solo appunti sparsi, romanzi incompiuti che marciscono in fondo ad un cassetto. Comunque grazie Alessandro, il tuo commento mi ha fatto sorridere lusingata :-))
 
   
LinguaRomana
LinguaRomana il 23/11/06 alle 16:55 via WEB
è così che poi proliferano i Bevilacqua, i Vespa, i Ken Follett... egoista!
 
     
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:11 via WEB
Se ti può far piacere proprio questa mattina, nella libreria sul corso, ho visto l'ultima fatica di Bruno Vespa. Decine e decine di volumi in bella vista tra le ghirlande dorate e gli angioletti. Potrei regalartene una copia per Natale, così non potrai più dire che sono un'egoista :-)))
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 22/11/06 alle 20:22 via WEB
mi ricorda mia madre, questo post. quando cambiava casa, anche solo per il mese di vacanze al mare, piangeva sempre. lasciare il noto per l'ignoto le era difficile. poi invece si abituava, stava bene, era felice. salvo poi ricominciare la volta dopo, coll'ansia del distacco e la paura del futuro.
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 23/11/06 alle 14:29 via WEB
Indubbiamente è insito nel cambiamento la paura dell'ignoto, perdere le proprie certezze, le piccole abitudini, i gesti di ogni giorno, i riti, per qualcosa che non si conosce e che potrebbe anche essere peggiore. Comprendo il pianto di tua madre di fronte a questo stravolgimento di vita, è lo stesso pianto che accompagna i miei cambiamenti radicali. Un vecchio proverbio ammoniva a non lasciare la strada vecchia per la nuova perché si sapeva ciò che si perdeva ma non ciò che si trovava. Probabilmente questo concetto è rimasto radicato profondamente dentro di noi.
 
orpheus62
orpheus62 il 23/11/06 alle 17:30 via WEB
Qui si respira un'atmosfera di claustrofilìa, quel gusto di starsene al sicuro in stanze magari piccole, ma accoglienti. Stanze da giapponesini, insomma :-))
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:16 via WEB
Ma dai, non ho questa tendenza morbosa ad isolarmi dal mondo esterno. Ehm... però, considerando che sono due anni che non leggo quotidiani nè guardo telegiornali, potrebbe pure essere. Ma anche se fosse , mi sono costruita una torre d'avorio, che non ha assolutamente misure da giapponesini ini ini :-))
 
   
orpheus62
orpheus62 il 27/11/06 alle 17:55 via WEB
urca. Beata te, beata.
 
calipso81
calipso81 il 23/11/06 alle 18:09 via WEB
Pensare a ciò che è stato è più che normale...un po' mi riconosco in te quando dici di aver trovato la TUA città che non sempre coincide con quella di nascita. Un bacio a te e un saluto al palazzo dei Papi ;)
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:20 via WEB
Di questa cosa sono più che sicura. La città che scegliamo per vivere, quella che eleggiamo come NOSTRA, non sempre corrisponde a quella di nascita. Per qualcuno coincide, ma tutti gli altri devono partire e andarsela a cercare. Io l'ho trovata proprio nella città dei papi ;-))
 
magdalene57
magdalene57 il 23/11/06 alle 19:24 via WEB
ho cambiato tante di quelle case che temo di potermene dimenticare, Falso! le ricordo tutte, nella loro rustica bellezza, quel tocco di vissuto anche un po decadente che mi piace tanto. l'unica volta che mi son sentita estranea è stato quando sono entrata in un appartamento che aveva "solo" vent'anni...un senso di sconforto e di vuoto mai provati....Un bacio ragazza...
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:33 via WEB
La casa di Roma era stata appena costruita quando ci sono entrata per la prima volta, conosco quella sensazione di estraneità, quel senso di freddezza che trasmette un appartamento mai vissuto. Io poi detestavo il fatto di abitare in una casa fatta in serie, sei piani di camere perfettamente uguali una sull'altra, come una sorta di formicaio innaturale. Ben altra cosa era il fascino della casa napoletana, un palazzo settecentesco, molto probabilmente un ex convento, con le sue brave storie di fantasmi e "munacielli". Tra l'altro in quel palazzo ci ha vissuto Ferdinando Russo, e mi piace immaginare che avesse abitato proprio nell'appartamento dei miei genitori. Io credo che qualcosa della nostra energia resti nei luoghi che abbiamo amato e mi piace pensare, presuntuosamente pensare, che io abbia assorbito parte dell'energia di quell'illustre cantore dell'animo napoletano (e qui ci sarebbe materiale per un altro post...)
 
kreislerdlg
kreislerdlg il 24/11/06 alle 08:56 via WEB
Un post scritto col cuore, bellissimo e struggente. Un post che conferma ancora una volta il tuo grande talento. Aver cambiato spesso luoghi, amici ed abitudini, secondo me è stata una ricchezza, non ti ha permesso di fossilizzarti negli stessi schemi. Rimanere ancorata sempre nello stesso posto, l'ideale dell'ostrica, non ti avrebbe regalato quell'apertura mentale e quella sensibilità particolare che in tanti apprezziamo.
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:36 via WEB
Probabilmente sarà così Kreisler, ma credimi in certi momenti baratterei volentieri la mia presunta apertura mentale per avere la continuità degli affetti.
 
Casalingapercaso
Casalingapercaso il 24/11/06 alle 16:25 via WEB
Abbiamo cambiato varie case, dopo il matrimonio, ma tutte le avevo sentite provvisorie. In quest'ultima mi sono sentita 'a casa' e nn la cambierò, nemmeno se vincessi il superenalotto (si può vincere senza biglietto?) Comunque, in ogni casa, anche quella affittata per le vacanze, noi lasciamo un pezzetto di noi, specie se ci siamo stati bene. ciao Nancy
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:41 via WEB
Se è per questo Casal, io anche negli alberghi lascio un pezzettino di cuore. La verità è che siamo delle gran sentimentali. Se vincessi alla lotteria, nel caso in cui mi dovessi ricordare di comprare un biglietto, lascerei la mia casa esattamente come sta. Sono convinta che una casa debba essere casa, emanare calore e sicurezza, e non certamente qualcosa da esibire come fosse un trofeo...
 
Raymond_Radiguet
Raymond_Radiguet il 25/11/06 alle 01:15 via WEB
Un post stupendo, che mi tocca molto. Portato via bambino da un luogo amato e da un padre adorato, ho faticato ad accettare la nuova casa e tutto ciò che di nuovo m'aspettava. Adesso, forse proprio in virtù di quel distacco doloroso, non riesco ad immaginare la mia vita lontano dal luogo dove vivo. E non è facile se pensi che ho una fidanzata giapponese che vuole tornare al più presto nel suo paese...
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:46 via WEB
Avevo letto ciò a cui fai riferimento. Però Raymond devi ammetttere che nel tuo caso aver vissuto in luoghi così distanti (e non mi riferisco solo alla distanza fisica, ma anche ad una differenza di usanze, abitudini e cultura), ed amare una ragazza così lontana dal dictak occidentale ti ha donato una libertà di pensiero fuori dal comune, una dote rarissima in un ragazzo bello come te...
 
partenopeAA
partenopeAA il 25/11/06 alle 11:37 via WEB
Io questo post non lo commento......mannaggia a te! Un abbraccio
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:56 via WEB
Lucià è il triste destino di chi come noi è costretto ad essere emigrante. A questo post ci mancava solo il sottofondo musicale di "Santa Lucia", ovviamente cantato da Mario Merola :-)))
 
 
ComeDueCoccodrilli
ComeDueCoccodrilli il 26/11/06 alle 01:53 via WEB
Ecco, mi sono inserito proprio tra voi due..voi due che adoro. Bellissimo! mmmmmm! :-))
 
   
ComeDueCoccodrilli
ComeDueCoccodrilli il 26/11/06 alle 01:54 via WEB
(non vale! avevo risposto a Luciana per avere lei sopra di me e a'tte sotto a'mme!)
 
     
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 10:00 via WEB
Ma dico io... una fa tanti sforzi per trasformarsi nella maestrina del libro Cuore e tu continui ad essere ispirato solo da questa schifezza di posizione a triplo sandwich :-)))
 
piandeloa
piandeloa il 25/11/06 alle 18:07 via WEB
ma che bellezza! Io passo spesso davanti alla casa dove sono cresciuto, a 300km da qui. Per fortuna da molti anni, per misteriosi motivi bancario-burocratici, non è più abitata. Altrimenti potrebbe venirmi la malsana idea di suonare quel conosciutissimo campanello per rivederla. So che mi farebbe malissimo.
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 00:58 via WEB
Confermo, fa malissimo. Meglio tenersi stretti i propri ricordi e tenere a bada la curiosità.
 
Radha82
Radha82 il 26/11/06 alle 08:16 via WEB
Ciao cara Nancy, mi hai fatto ricordare la mia prima casa. La prima di cui ho memoria: era una casa molto modesta.I soldi li portava in casa solo mio padre; mia madre accudiva me e mia sorella. C'era un bagno mignon in cui mi chiusi una volta e vennero gli addetti alla Sip(che avevano sede nel cortile di casa nostra) a tirarmi fuori entrando dalla finestra. La cucina era buia e molto essenziale. C'era un salottino e poi c'era un pannello di compensato che divideva questo salotto dalla cameretta mia e di mia sorella. Dalla parte della camera sul pannello mio papà aveva messo un poster enorme di un bellissimo atollo lussureggiante in centro all'oceano. Quel pannello era tutto ciò che più amavo di quella casa. I miei ricordi risalgono all'età di 4/5 anni. Ricordo che ogni volta che ero triste andavo a rifugiarmi sul mio lettino guardando quel paradiso..e sognavo di esser così lontana. Fu dura lasciare quella casa, fu dura lasciare il mio pannello con il poster.. Quella è la prima casa che ho amato. Di altre case a venire poi, ho amato solo quella della mia infanzia/ adolescenza. Non ho più avuto amore per nessun'altra casa. Non ho saputo affezionarmi. Non le ho odiate..erano solo 4 muri, nulla più. Niente di queste case mi fece innamorare mai. Quanti ricordi può lasciare dentro una casa... Grazie per avermi fatto ancora ricordare un pezzo di Radha che era tanto che non risploveravo :) Un abbraccio gioia, con affetto Radha
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 11:00 via WEB
Delle prime case in cui ho abitato ho ricordi confusi, frammentari, troppo poco e troppo piccola per poterne essere legata. Ricordo solo la casa in cui sono vissuta, quella arrocata sui tetti, molto diversa allora da come è oggi. Aveva una cucina essenziale ed un bagnetto senza finestra e poi stanzoni enormi, uno nell'altro. Era una concezione diversa di abitare, completamente differente da quella a cui siamo abituati oggi. Nel tempo ha subito due o tre ristrutturazioni, che l'hanno completamente modificata, al punto tale che non esiste più la cameretta dove dormivo da ragazzina, dove c'erano i miei poster alle pareti. Sai Laura io sono sempre lusingata quando leggo i tuoi commenti, per tutto ciò che le mie storie riescono a tirarti fuori. E penso che se non riesci a sentirti legata alla tua casa, sarà perché senti che non t'appartiene, che è solo una casa di passaggio, un momento transitorio della tua vita. Buona domenica piccola, splendida donna :-))
 
kayfakayfa
kayfakayfa il 26/11/06 alle 10:32 via WEB
Bellissimo!
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 26/11/06 alle 11:03 via WEB
Grazie Enzo, mi fai arrossire :-)) Ho avuto pochissimo tempo in questi giorni per commentare, ma ti ho letto sempre. Volevo che lo sapessi...
 
   
kayfakayfa
kayfakayfa il 26/11/06 alle 17:09 via WEB
Ti ringrazio per l'attenzione! Spero ti sia piaciuto il lifting che ho fatto al mio blog e i pezzi che ho linkato. Un bacio...
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 26/11/06 alle 17:36 via WEB
Sei fortunata...non sò cosa darei per poter ritornare nella casa dove ho passato giorni della mia infanzia, la casa dei nonni, ma tutto è cambiato, nuove costruzioni sono sorte e il mio viaggio a ritroso nella memoria non può che avvenire nella mia mente e nel mio cuore...un abbraccio
 
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 27/11/06 alle 16:56 via WEB
Nonostante le varie ristrutturazioni la casa della mia infanzia è sempre quellla, ma t'assicuro che è cambiato tutto quello che c'era intorno. Anche se i palazzi del quartiere sono rimasti gli stessi, sono cambiati i negozi, non sono più quelli della mia infanzia che erano botteghe familiari, dall'aria decadente ed affascinante. Oggi fanno tutti parte di qualche catena di merchandising. E' cambiata la gente, che una volta aveva vestiti stracciati e sorrisi generosi, mentre, invece, ora sono tutti ipergriffati dalla testa ai piedi ed hanno l'aria arrogante di chi si crede arrivato. La casa dei nonni poi, da quanto è morta mia nonna evito accuratamente di passare in quella via, so che il nuovo proprietario ha affitato l'appartamentino ad una tribù di extra comunitari per guadagnare velocemente. E se ripenso ai centrini di pizzo di mia nonna mi prende una malinconia...
 
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