Il diario di Nancy
Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.
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Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.
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in continuo aggiornamento su aNobii
« Messaggio #156 | L'incipit letterario » |
Questo blog partecipa al gioco letterario ideato da Writer Se ne sta in disparte per scelta, discosta dalle grandi vie di comunicazione. Per arrivarci bisogna percorrere strade immerse nel verde, lunghe ferite nella vallata dei fianchi. Viterbo è una signora di campagna trasferita in città, si è messa sul viso un po' di belletto, così quasi a caso, per darsi il contegno di una nobildonna. Ma dà il meglio di sé nei grandi eventi di stagione, quelli che segnano la misura del tempo sul calendario. Viterbo rimane una contadina dai modi bruschi e dal carattere diffidente. Accetta senza problemi gli stranieri, i turisti, i militari, gli studenti universitari, le troupe cinematografiche che costantemente l'omaggiano, per via di quel quartiere medioevale strappato alla Storia ed al passare del tempo. Viterbo è una vecchia comare, gelosa dei suoi secolari segreti, ma poi sa tutto di tutti perché è usa origliare dietro le persiane accostate. Ed ogni volta esulta e si segna con la croce per i piccoli scandaletti di provincia. Viterbo è una cuoca senza fantasia, prepara piatti semplici e robusti, con i prodotti del suo orto e l'olio del suo frantoio. E poi sorride sussiegosa dell'ignoranza agricola dei forestieri e si scandalizza quando viene a sapere che non sei capace nemmeno di tirare la sfoglia e fai la spesa al supermercato. Viterbo mi diverte per questo suo modo di fare, inconsapevolmente provinciale, ma proprio per questo mi piace, per quella sensazione di essere parte di qualcosa, come se le vie cittadine non fossero altro che un prolungamento della mia abitazione. Una città che diventa casa e che t'accoglie nell'abbraccio materno delle sue mura. |
Vengo subito a leggerti... oggi mi toccherà fare gli straordinari :-))
Comunque quando i viterbesi, per permettere la lavorazione dello sceneggiato, sono costretti a cambiare strada con l'auto, non sono molto contenti di avere il maresciallo Rocca in città :-))
Passerò da te al più presto...
Ti posso assicurare che i viterbesi sono proprio così come li ho descritti, non hanno memoria del loro passato etrusco, difatti i reperti principali sono custoditi nel museo di Tarquinia. Mentre la necropoli di Castel d'Asso, tra l'altro la prima necropoli ad essere scoperta, è in uno stato di totale abbandono, degradata a luogo d'incontri clandestini. La visita è libera, ma mancano totalmente i pannelli informativi, non esiste servizio di custodia. Eppure credimi è un luogo molto suggestivo.
I viterbesi sono più sensibili all'apparire, questa è una città di macchine lussuose, di negozi firmati, di gioiellerie e di parrucchieri.
Che strano che ti sia piaciuto proprio l'unico verso che non ho scritto di getto...
Non conosco minimamente Viterbo, ma dalla tua descrizione sembra quasi una citta che non vuole crescere, che ha fatto un po' di passi ma che vuole ritronare su se stessa; non che si chiude, ma che non ha nessuna intenzione di aprirsi, magari mi sbaglio
Non ti sbagli per la descrizione di Viterbo, è una città che non vuole saperne d'aprirsi, ma da un certo punto di vista è stato proprio questo carattere ostinatamente diffidente, a permettere di conservare il quartiere medioevale, senza trasformarlo in un luna park del turismo di massa.
E' bello venire a Viterbo a luglio, quando c'è la festa di Ludika e giochi e spettacoli tutte le sere.
Non credo di essere stata distaccata nello scrivere della mia città d'adozione. Anzi, mi piacerebbe che fosse giustamente rivalutata e per questo me la prendo, perché i viterbesi continuano a badare solo all'apparenza ...
L'iniziativa è notevole, una sorta di guida turistica scritta con gli occhi affettuosi di chi ci vive...
Scrivi bene, ma soprattutto si sente che senti bene
Un caro saluto, anche ai mostri di pietra di Bomarzo! Dal tempo di una gita scolastica tornano a farmi compagnia in certi sogni...
Sono contenta che sei riuscita a cogliere il mio affetto sincero e gioioso per Viterbo :-))
Effettivamente i mostri di pietra di Bomarzo sono indimenticabili, anche perché nel parco si respira un'atmosfera carica di misteri...
Non è vero, invece, che sia una città aperta alle novità. Qualcosa bolle in tavola, c'è fermento, però tutto resta immutato...
San Martino al Cimino è legato alla figura leggendaria della Pimpaccia di piazza Navona. Si deve a lei la bellezza del luogo...
Entrambi :-)))
Per mancanza di tempo commenterò da lunedì pomeriggio
Ero solo impegnata a sopravvivere ad uno degli eventi mondani di stagione... il saggio di danza di mia figlia, con annessa invasione dei parenti...
Quello che mi fa impazzire della tua città, quello che, secondo me, "vale la pena", è il senso della continuità degli affetti. Amicizie nate sui banchi dell'asilo e proseguite lungo tutto il percorso della vita, senza mai perdersi di vista. La comunità che diventa a tutti gli effetti una famiglia allargata.
Questo nelle grandi città non esiste, perché nella moltitudine finisci per diventare un numero.
Finora non l'avevo mai rivelato perché essendo un posto piccolo, temo di essere "riconosciuta". Sono una persona schiva a cui non piace mischiare il reale con il virtuale.
Comunque credo che Viterbo sia ignorata dal turismo di massa, proprio per la volontà dei suoi abitanti. Pensa che dista solo 80 km. da Roma, eppure con il treno ci s'impiega ancora un'ora e mezzo.
Un piacere (ri)scoprire il tuo blog :-)
Lusingata di essere aggiunta ai tuoi blog amici...
Ho scoperto d'avere uno stile ironico solo da quando ho aperto questo blog, non è un effetto che ricerco, mi viene proprio naturale scrivere in questo modo :-))