Il diario di Nancy
Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.
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Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.
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in continuo aggiornamento su aNobii
Tempo di addobbi, di decorazioni, di alberi e presepi, di bigliettini d'auguri e dolci da preparare, di corse al regalo e visite ai parenti... insomma di tutte quelle cose, senza le quali, non sarebbe Natale. Ognuno in materia ha le sue tradizioni, abitudini legate al luogo geografico d'appartenenza oppure alle consuetudini familiari. Questo rito, con il passare degli anni, assunse sempre più l'aspetto di una burla. Insieme ai miei fratelli indossavamo delle lunghe vestaglie e seguivamo nostro padre in quella che diventò la parodia di una sacra processione. Stonavamo apposta, storpiavamo le parole della canzone, cercavamo di farlo inciampare per poi saltargli tutti quanti addosso, mentre lui gridava "Attenti al bambino". Se ci ripenso non posso fare a meno di ridere ogni volta. E mi prende una leggera malinconia pensando a quella processione, che di anno in anno, perdeva uno dei suoi partecipanti. Oggi viviamo in luoghi differenti d'Italia ed anche se ripetiamo, per tradizione, quella processione con le nostre nuove famiglie non potremmo far rivivere lo stesso spirito e la stessa euforia di quei giorni. Mio padre è un cattolico praticante pervaso da una fede autentica, ogni volta che colloca il Bambino sul presepe riesce a commuoversi. Anche quella volta aveva le lacrime agli occhi e piangendo ci disse: " Pregate perché questo bambino, oggi nasce, e tra tre giorni muore". Ebbene sì, quella volta, aveva confuso il Natale con la Pasqua!!! Quest'anno vi ho raccontato una nostra abitudine irriverente per augurarvi un Natale felice. Che siano per tutti giorni di sorrisi. BUONE FESTE |
Nelle ultime settimane sono stata assente e non ho nessuna giustificazione. Ammetto che continuo a perdere tempo su Facebook, lo faccio perché ha il pregio di essere meno impegnativo rispetto al blog. Si vede che in questo momento della mia vita ho voglia di leggerezza, sarà l'avvicinarsi del Natale con tutto il suo effimero carrozzone di regali, decorazioni e luminarie, sarà che in questo periodo dell'anno io scelgo di credere alla favola del Natale, chiudo gli occhi davanti alla realtà che m'appare sempre più minacciosa, sempre più preoccupante. Sì sono stata assente e senza giustificazione, forse per questo ho meritato di essere cancellata dalla lista amici di qualcuno. Non ho eseguito le formali visite di cortesia. Spietate regole dei blog soggetti alle leggi della selezione naturale. Sono stata assente anche perché, nelle ultime settimane, ho seguito e curato una manifestazione culturale, in qualità di "giornalista". E perdonatemi se uso ancora le virgolette quando questo termine è riferito alla mia persona. Continuo a non ritrovarmi in una società legata solo all'apparenza, a ciò che hai e ostenti, ai marchi famosi usati come valori, alla banalità vestita a festa. Gli ospiti che sono intervenuti al Salotto delle 6, sono stati concordi nel dichiarare che c'aspettano tempi tristi, che la grande crisi è dietro l'angolo e non siamo preparati ad affrontarla. Non siamo capaci di gestire il nostro patrimonio artistico, stiamo spopolando i centri storici, abbiamo perso il concetto di città e la sua dimensione nella vita di ogni giorno. No, non c'era speranza nelle tesi degli scrittori e giornalisti che ho incontrato, perfetti sconosciuti fino a ieri, che mi hanno conquistato con l'intelligenza delle loro parole. Sì, sono stata assente in queste ultime settimane, sì è vero ho perso tempo a cazzeggiare su Facebook, sì qualcuno mi ha cancellato dagli amici per la mia latitanza. Ma nel frattempo ho studiato la vita di due uomini degni di tale nome: Olof Palme e Willy Brandt. |
Questo brano che state per leggere doveva essere la prefazione del mio libro, rileggendomi lo trovo così orribile che quando ritroverò le parole, cambierò ogni singola virgola... Forse sarebbe il caso di cominciare a emettere qualche mugolio, fingere un minimo di partecipazione, tanto per non lasciare questo pover’uomo tutto solo, magari invece di tenere le braccia penzoloni lungo i fianchi, dovrei accarezzargli i capelli, oppure stringergli il sedere per accompagnare il suo movimento sussultorio. Quest’uomo di cui non ricorderò più il nome, di cui domani non serberò nessuna traccia, sarà per me nient’altro che un amore di plastica, tale e quale ai suoi puzzolenti preservativi a effetto ritardante. Uno dei tanti uomini cui mi sono accompagnata in questi due anni, uno di quelli con cui ho finto di essere meno sola, con cui ho barattato un po’ di atti osceni in cambio di un fuggevole batticuore. Aspettate… sta cominciando ad ansimare in modo convulso sul mio corpo, dall’espressione ebete del volto e dallo sguardo suino deduco che non ne avrà ancora per molto. Meno male, ero stanca di stare gambe all’aria, purtroppo subito dopo mi aspetta una parte ancora peggiore, la penosa pratica delle coccole post orgasmo. No, ho deciso, non le voglio le sue coccole di plastica, appena finisce la pietosa faccenda, corro in cucina a preparargli uno zabaione corretto al marsala, in modo da regalargli in pieno l’illusione che ha cercato tra le mie gambe. Gli dirò che mai nessuno aveva saputo farmi raggiungere vette così eccelse, che ho bisogno di tempo per riprendermi da questo stato di grazia e così dicendo lo accompagnerò alla porta, fuori da casa mia. |
Non sono mai stata la prima della classe. Non sono mai salita sul podio dei migliori. Mai, nemmeno per un momento, mi ha sfiorato l’idea d’insidiare l’uomo di un’amica, giusto per lo sfizio di sentirmi più desiderabile di lei. Sono una che abbandona il campo all’avversaria, che si dichiara sconfitta al primo assalto, che alza la bandiera bianca mentre retrocede. Sono tante quelle che possono fregiarsi di una medaglia sul petto per avermi battuta, sembrano non rendersi conto che hanno sparato su un nemico inerme, che ero disarmata e senza munizioni. Lo so, oggi la posta in gioco è molto più alta, perché sono stata sfidata sul campo dei miei stessi sogni. Di quel sogno che ho tenuto nascosto tutta la vita e ora per la prima volta mi sembrava così a portata di mano. Come faccio a spiegarle che ho scritto storie prima ancora d’imparare a scrivere, che facevo disegni sul foglio per raccontare trame e personaggi che mi chiedevano asilo? Questa volta devo arretrare di cento passi indietro, anche se è così crudele rinunciare al sogno di una vita, per quello che è solo un capriccio momentaneo. Forse questa volta non dovrei dichiarare la disfatta ma, da quel giorno, non ho più scritto un rigo. Non ci riesco più, non ne sono più capace, è come se avessi esaurito le parole. Forse per scrivere, oltre alle idee, al talento e alla fantasia, ci vuole anche la cieca determinazione di chi non guarda in faccia niente e nessuno per conseguire la vittoria. Ed io ne sono sempre stata sprovvista. |
Ho seguito la moda del momento e mi sono iscritta su Facebook. A cosa mi serve??? In sostanza a nulla, è soltanto puro e semplice esibizionismo. Però lo ammetto, qualcuno mi sarebbe veramente piaciuto rincontrare: una vecchia amica di penna, il mio più caro amico d’infanzia, una persona verso cui ho un grosso debito di gratitudine, un paio di conoscenze di un forum dove scrivevo anni fa. Ma ovviamente non ci sono. Ma Facebook serve, anche, a far sapere agli amici, ogni singolo momento della propria giornata. Tizio si è svegliato con la luna storta. Caio deve fare la pipì. Tiberio va a comprare la pomata per le emorroidi. E poi Facebook serve per partecipare, sostenere i nostri ideali di giustizia, libertà e democrazia. Per esempio, firmando petizioni d’ipocrita solidarietà a favore di Saviano, senza cambiare di una virgola i nostri gesti sbagliati, la nostra arroganza di privilegiati cui tutto è dovuto. No, indubbiamente Facebook non mi serve a nulla, ma stranamente è così inutile che lo trovo pazzescamente divertente. |
I miei vecchi lettori, quelli che avevano creduto ciecamente all’esistenza della signorina Nancy, spesso mi chiedono come si sarebbe comportata la nostra eroina al posto mio. Vedete, ultimamente mi succede un fatto curioso, dopo aver ficcato la mia Nancy in situazioni paradossali, non riesco più a farle vivere cose che io stessa non farei. Scrivere il post sull’incontro al buio, per esempio, è stato molto difficile, ho provato un forte disagio perché identificandomi in lei, non riuscivo a vederla in una situazione che non potrei mai vivere. . Nancy quando ha fatto la sua comparsa nel mondo virtuale aveva 54 anni, oggi ne avrebbe 59, ma i personaggi letterari hanno il privilegio di vivere per sempre l’età che l’autore ha scelto per loro. . Nancy è alta 1.56, dichiara d’avere delle forme abbondanti e generose, da cui deduciamo che dovrebbe indossare una 48/50. . Nancy è single, ama definirsi una zitella a denominazione d’origine protetta, ha vissuto un unico grande amore con Francesco Liguori, ritornato nella sua vita, dopo anni, con l’epiteto poco simpatico di “signor non mi sporcare la camicia”. . Nancy nutre una sorta di, comprensibile, venerazione nei confronti del padre, egli era una persona sicuramente fuori dal comune. Un idealista dalle idee rivoluzionarie, per le quali era stato costretto a lasciare l’Italia durante il fascismo, un uomo di grande fascino e generosità. L’unica cosa che non riesce proprio a perdonargli è il nome che gli ha affibbiato, un residuo di becero tradizionalismo per il quale si chiama Annunziata, come la nonna. . Nancy, per la sua caratteristica voce, è chiamata affettuosamente dai nipoti, "zia trombetta", soprannome dovuto al tono squillante con cui parla. . Nancy, ogni mercoledì si riunisce con le amiche, con cui condivide la passione per il ramino e i pettegolezzi. . Nancy ha cinque amiche: Laura, Eugenia, Anna, Isabella e Mavì. Quando le ho create, non ho fatto altro che accentuare cinque aspetti del mio carattere all’ennesima potenza. Queste signore sono legate tra loro da un’amicizia che dura, senza interruzioni, da cinquant’anni. . Nancy ha un unico fratello, Armando, sposato da moltissimi anni con Valeria, una cattolica bigotta sempre in contrasto con la scapestrata cognata. Hanno due figli ormai grandi, un maschio e una femmina, di non precisato nome. Sono stati proprio questi due ragazzi a parlare a Nancy della possibilità di conoscere uomini attraverso dei siti d’incontri. . Nancy è nata e cresciuta nella bambagia, secondogenita di una famiglia dell’alta borghesia napoletana, vive da sempre in quell’angolo di paradiso che è Posillipo, lontana dai veri problemi della città. Ha un bellissimo terrazzo da cui vede il golfo. |
Anche una piccola realtà come Viterbo, nasconde magagne e misfatti, perché come diceva De Andrè "non solo nella capitale nascono i fiori del male"... se volete essere informati, non perdetevi la lettura di questo interessante giornale on line. Anche perché da ieri ci collaboro anch'io ed è appena stato pubblicato il mio primo articolo. Da oggi chiamatemi Lilli Nella foto, via Marconi, il "boulevard" incriminato di cui parlo più diffusamente nell'articolo... |
Sono cresciuta a pane e telefilm, quando nei lunghi pomeriggi invernali o nelle piovose giornate d’autunno, sul piccolo schermo si alternavano migliaia di storie a episodi. Ho cominciato con Pippi Calzelunghe, quella bambina fantastica cui invidiavo la libertà di fare tutto quello che le pareva. Ed Emil, il piccolo svedese combina guai che mi faceva ridere fino alle lacrime. Il mio era uno svago tranquillo e senza pretese, dei telefilm per ragazzi dai quali imparare a sognare, personaggi nei quali identificarsi. I titoli si sono susseguiti a ritmo frenetico, li cito a memoria, un po’ a caso, tralasciando quelli che mi piacevano di meno e dimenticandone sicuramente qualcuno. E L’albero delle mele, mi ero a tal punto identificata con Jo, che persi ore intere a rimuginare su come avrei potuto trasformare il mio nome. Cercavo un nome maschile, un po’ esotico, che sembrasse un diminutivo femminile. Dopo lungo pensare scelsi Steve, ma quando comunicai in famiglia la mia decisione, nessuno mi prese sul serio e tutti continuarono a usare il mio nome da principessa d’operetta. Ai Confini della realtà, mi ha terrorizzato per anni, ancora oggi ogni volta che prendo un aereo, non posso fare a meno di pensare a quel mostro appollaiato sull’ala. E Mork e Mindy, che costrinse la mia generazione a imparare il saluto alieno a quattro dita, nano nano! Non mi sono mai fatta contagiare dai telefilm a puntate consequenziali, ho sempre preferito quelli che avevano una trama di mezz’ora, mantenendo uno sviluppo narrativo generale più lento, senza colpi di scena impegnativi. Le soap opera e le telenovele le ho sempre detestate, anche se, ci fu un periodo in cui, la maggioranza delle persone ne era stata posseduta. Nel mio quartiere quando andava in onda “Anche i ricchi piangono” non sentivi volare una mosca, avevo la straniante sensazione di essere l’unica sopravvissuta a un disastro nucleare. Dopo questa indigestione, forse per reazione, da grande guardo pochissimi telefilm. Poi qualche mese fa, mentre parlavo con un’amica su Messenger, anzi mentre le nostre figlie cercavano di approfondire la loro conoscenza nata su Anobii, Barbara ed io rubavamo loro la tastiera per chiacchierare tra noi. Confesso che ho guardato la prima puntata per curiosità, senza troppa convinzione, ma in pochi giorni ho letteralmente divorato le altre ventiquattro puntate. Post Scriptum. Barbara, ovviamente l’attore che mi piace di più, è lo stesso con cui tu fuggiresti in un’isola deserta. Avevi dubbi??? |
Il primo giorno di scuola, i ragazzini delle prime classi erano radunati nel cortile, il preside saliva su uno scranno per la solenne occasione. Scandiva, con voce stentorea, i nostri nomi per smistarci nelle varie sezioni. A differenza di Hogwarts, non aveva bisogno di un magico cappello, assegnava i ruoli basandosi sull’esperienza del mestiere. Io fui assegnata proprio a questa sezione, ma al momento non me ne resi conto, non mi accorsi nemmeno di essere stata chiamata dal preside in persona. Io quel giorno vidi soltanto lui. Celeste chiaramente, era il ragazzino più corteggiato della scuola, aveva decine di dodicenni che gli ronzavano intorno. Ed io ero gelosa da morire, ma non di loro, della loro disinvoltura, degli atteggiamenti da grande che sapevano ostentare. In cuor mio ero già cosciente che non sarei mai stata capace di riprodurre tutte quelle moine, anche se a casa facevo le prove davanti allo specchio, chiusa in bagno. Celeste era nella sezione A, di pomeriggio invece di studiare, lavorava. Girava con la sua Apecar, consegnando bevande in bottiglia e ritirando i vuoti, quando ancora il vetro era a rendere. Per me era come un principe sul bianco destriero. Ma, come nelle favole, accadde l’incredibile… a furia di passargli sotto il naso, Celeste s’innamorò proprio di me. E solo e unicamente con me, si trasformò in un ragazzino timido e incapace. Mi guardava passare con aria imbambolata, qualche volta canticchiava le melense canzoncine che erano di moda in quegli anni. Finché un giorno di primavera dell’ultimo anno, mentre eravamo in classe, avvertimmo una lieve scossa di terremoto. Ci fu un fuggi fuggi generale, decine di alunni che correvano come una mandria d’ippopotami impazziti, produssero un aumento del tremolio dei pavimenti. Piccola postilla… Celeste l’ho rincontrato moltissimi anni dopo, quando entrambi eravamo adulti e vaccinati. Nel rivederlo ho riprovato la stessa sensazione invalidante alle gambe. Lui ha assunto subito la stessa faccia imbambolata di quando era ragazzino. |
Come tutti posseggo un cellulare che ha varie, diaboliche, funzioni. Io lo uso proprio per telefonare, in fondo i telefoni sono stati creati per questo nobile scopo, punto e basta. Ma qualche settimana fa ho fatto una scoperta eccezionale: posso inserire, per ogni nome della mia rubrica, oltre al numero di cellulare anche quello di casa e dell'ufficio, l'indirizzo, la mail e i compleanni. Potete scommetterci che ho dedicato un intero pomeriggio, a questa miracolosa invenzione della tecnologia, ho modificato tutti i nomi in rubrica per aggiungere le informazioni supplementari. Ma come in ogni storia che si rispetti c'è sempre un però. Dunque... però da quel pomeriggio, che mi sono divertita a giocare con queste funzioni sconosciute del mio cellulare, codesto oggetto è impazzito. Ha deciso di suonare secondo i suoi capricci ed il suo estro del giorno. Ha messo in atto tutto un campionario di trilli, cinguetti e melodie, manco fosse un usignolo. La prima volta, che ho scoperto della sua possessione diabolica, è stato a dir poco imbarazzante. Ero in un negozio è sentivo il caro vecchio trillo dei telefoni di una volta, quelli grigi della Sip. In preda ad un'affettuosa nostalgia vagavo con lo sguardo alla ricerca del pezzo d'antiquariato. Finché un ragazzo mi ha fatto notare che era il mio cellulare che squillava. E vogliamo parlare di un'altra volta che ha scelto una musichetta natalizia, tipo Jingle Bells, mentre ero sull'autobus. O di quell'altra che ero sola a casa e d'improvviso ho sentito l'ossessiva musichetta di un carillon, il pensiero istintivo è stato quello di una rivolta dei giocattoli, in pieno film dell'orrore. E del trillo di fanfara ne vogliamo parlare??? Insomma qualcuno sa dirmi cosa è successo al mio cellulare??? Badate bene che non ho attivato la funzione delle suonerie personalizzate, nemmeno involontariamente, ho controllato. E' veramente impazzito. Sissignori è posseduto!!! Dite che è il caso di portarlo da un esorcista??? Aggiornamento delle ore 11.37 Mentre scrivevo il post anche la lavatrice è stata posseduta dallo stesso spirito maligno, il display lampeggia impazzito e segna un ostrogoto F-05. Aiuto!!! |