Creato da bimbadepoca il 16/03/2005

Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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Il diritto d'invecchiare...

Post n°234 pubblicato il 30 Settembre 2008 da bimbadepoca
 

Qualche giorno fa, mentre aspettavo che mia figlia uscisse da scuola, confuso tra la folla dei genitori, ho notato un uomo che non avevo mai visto prima. Confesso che l’ho trovato particolarmente affascinante, nonostante qualche filo grigio tra i capelli e insolenti rughe agli angoli degli occhi. Mi sono ritrovata a riflettere su come i miei gusti fossero mutati con l’età della ragione, questo semplice pensiero ha preso strade diverse; si sa, i pensieri cominciano sempre in linea retta e poi si aggrovigliano nei labirinti della mente.

Mi sono ritrovata a rimuginare sulla palese ingiustizia che fa la differenza tra i due sessi. E’ inutile negarlo, una donna con le rughe sul viso e fili bianchi tra i capelli è, senza rimedio, sciatta e vecchia. E nella nostra evoluta società la vecchiaia non è più sinonimo di autorevolezza e saggezza, ma deve essere nascosta, poco esibita, quasi cancellata.
Lo testimoniano i volti artefatti delle donne di spettacolo, assurde replicanti tutte uguali, vittime sacrificali della più grossa bugia della storia: la chimera dell’eterna giovinezza.
Sono proprio loro, questi manichini dai visi gonfi e senza espressione, il modello di riferimento per commesse, impiegate e casalinghe. Donne comuni cui è negato il lusso d’invecchiare senza vergogna. Umanità cristallizzata nell’illusione della gioventù e dimentica del proprio futuro.

Gioventù innaturale come i cibi che mangiamo. Gioventù fittizia come i valori nei quali crediamo.
Madri che somigliano, sempre più spesso, alle loro stesse figlie. Donne in competizione l’una con l’altra, in una patetica e infinita gara di bellezza, come se fosse l’unica virtù femminile.
Dobbiamo metterci in testa che finché saremo schiave di questi cliché, non saremo mai libere, perché una donna è tale nella sua interezza, corpo, cuore e cervello. La parità non si conquista imitando i peggiori comportamenti maschili, vestite e truccate da giovani baldracche, per compiacere gli uomini. Dobbiamo rivendicare il diritto di sentirci belle e attraenti anche con le rughe, perché invecchiare è un processo naturale, negarlo equivarrebbe a negare il corso della vita.


No, il botulino non potrà mai restituirci gli anni che abbiamo vissuto, non è morale cancellare il segno di tutti i sorrisi che hanno illuminato i nostri giorni. Il bisturi non potrà mai sostituire lo charme che solo l’età regala, perché era mille volte più bella una donna come Katharine Hepburn, seducente anche da vecchia, che una qualsiasi delle attuali donne di spettacolo, veline comprese.

Ma quello che trovo ancora più sconcertante è vedere gli uomini, da sempre avvantaggiati dallo scorrere inesorabile del tempo, rincorrere lo stesso frivolo inganno. Come se davvero bastasse spianare una ruga per ritrovare la felicità che abbiamo perduto, le emozioni che non siamo più capaci di provare, e dimenticare la paura di vivere che ci portiamo addosso, tutti quanti.

In campo maschile sono gli stessi governanti a dare il cattivo esempio. Lungi da me l’idea di dare una valutazione morale sull’operato di questi signori, il giudizio su di loro sarà scritto nella Storia di domani, ma non posso esimermi dall’esprimere la pena che provo quando li vedo ritratti sui giornali.
Miseri vecchietti incapaci d’invecchiare, talmente ingenui da non comprendere che non basta una mano di stucco per nascondere le crepe nel muro portante, specchio perfetto di una società che non sa più guardare al proprio futuro.

 

 
 
 

Ritorno dall'isoletta

Post n°233 pubblicato il 16 Settembre 2008 da bimbadepoca
 

La leggenda narra che uno dei soliti eroi omerici, al termine della guerra di Troia, si portò a casa come souvenir un paio di grosse pietre, quel che restava delle mura della città appena abbattuta.
Dopo una serie di peripezie, il nostro eroe, giunto in prossimità delle coste italiane lasciò cadere nel mare quell’inutile zavorra. Quei massi si trasformarono in incantevoli isole, una delle quali è la mia isoletta.

Ho sempre mantenuto il riserbo su questo luogo, ho paura che diffonderne il nome possa, in qualche modo, distruggerne l’intatta bellezza.
L’ho scoperta per caso quattro anni fa, da subito ne sono rimasta conquistata, ci ritorno ogni anno ritrovando sempre le stesse persone, ammalate del medesimo male.

Amo le sue acque cristalline, l’odore dei pini, i suoi colori superbi, le strade che hanno nomi di canzoni, le lucertole, il canto straziante degli uccelli notturni, il profumo del mirto e del rosmarino.
Amo il suo isolamento orgoglioso, la selvatichezza quasi ostile dei suoi abitanti, la sensazione inebriante di libertà, le sue notti senza lustrini, solo un cielo ammantato di stelle da guardare.

Quando sono nella mia isoletta, passo le giornate immersa nel mare.
Non nuoto.
Galleggio sospesa tra centinaia di pesci che mi sgusciano tra le gambe, dimentica di tutto e di tutti, un pomeriggio ho anche dimenticato la mia condizione d’umana, mi sono ritrovata a respirare sott’acqua rischiando di annegare… ma questo è un altro discorso.

Sì, vorrei che la mia isoletta rimanesse intatta, preservata dal turismo di massa, fuori dal mondo. Ma sono consapevole che non sarà possibile, che è legittimo, anche se immorale, il desiderio dell’uomo di guadagnare sfruttando le risorse naturali a sua disposizione.
Così da quest’anno la mia pudica isoletta ha cominciato a trasformarsi. Finora era servita da piccole navi, che la collegavano alla terraferma soltanto due volte al giorno (Oh... la meraviglia di leggere le cattive notizie quotidiane non prima delle undici). Invece da quest’anno, una delle principali compagnie di navigazione è arrivata all’arrembaggio con le sue mostruose navi, che non entrano nemmeno nel piccolo porticciolo.
La conseguenza, com’era prevedibile, è stata disastrosa: mozziconi di sigarette, cartacce, lattine vuote, bottigliette di plastica, rifiuti di vario tipo sparsi sull’unica spiaggia sabbiosa adiacente al porticciolo e sui sentieri, immersi nel verde, per raggiungere le tante cale.

E lo capisco che è giusto e democratico dare a tutti la possibilità di godere di un simile paradiso, ma non comprendo, proprio non ci riesco, chi lascia spazzatura come segno indelebile del nostro misero passaggio sulla terra.
E non lo so se il prossimo anno ci farò ritorno, perché vorrei conservare il ricordo di com’è adesso, di com’era fino a ieri, ostile e spartana.
O forse tornerò ancora, incapace come sono di sottrarmi al suo irresistibile richiamo. 

Post scriptum: questa volta il mio personale Helmut Newton ha superato se stesso, cimentandosi in un nuovo genere fotografico sulle orme dei più illustri paparazzi, la foto artistica rubata.
Perciò mi sono ritrovata immortalata in decine di foto tutte uguali che perpetuano le mie espressioni assenti mentre contemplo i vari paesaggi, mentre sono intenta a leggere un libro sulla sedia a sdraio (la serie più divertente, perché compaiono inavvertitamente le sue gambe), oppure mentre mi spalmo, rigorosamente all’ombra, la crema solare protezione cinquanta +++++.

La foto qui sopra fa parte, appunto, di quest’ultima serie. Sorvolate sulla posa discinta e notate l’espressione profondamente intelligente di questo sublime momento. Sono troppo sexy!!!

Foto sostituita con una meno imbronciata...

 
 
 

Se non hai nulla da dire... è il momento di un test

Post n°232 pubblicato il 02 Settembre 2008 da bimbadepoca
 

1. Hai mai goduto nel soffrire? Mai stata masochista in vita mia. Ho terrore del dolore fisico!!!

2. Le chiese ti fanno paura? Alcune chiese moderne sono così brutte che faranno orrore allo stesso Dio.

3. E i cimiteri? Fanno molto più paura i vivi che i morti.

4. Sogni spesso di essere nudo? No!!! I miei sogni sono pudici, come quelli di una verginella.

5. Hai mai mentito per procurare un danno a qualcuno? Mi è bastato dire la verità. A volte so essere veramente bastarda...

6. Trovi che sia lecita la vendetta? Il perdono è una virtù divina, noi uomini anche quando ostentiamo indifferenza, in realtà ci stiamo vendicando.

7. Prenderesti parte ad un'orgia? No, preferisco "impegnarmi" con una persona alla volta.

8. Hai mai avuto paura d'andare all'inferno? Impossibile... faccio sogni da educanda, non mi piacciono le orgie, non fumo, non bevo e non mi drogo. Tutt'al più sarò condannata al girone dei noiosi.

9. Russi mentre dormi? Questa sera mi registro e poi ve lo faccio sapere

10. In amore sei dolce o aggressivo? Tendente al dolciastro... ma se m'arrabbio lancio tutto quello che trovo, a portata di mano, sul povero malcapitato.

11. La tua paura più grande? L'elenco delle mie paranoie potrebbe essere materiale utile per i prossimi duecento post.

12. Da bambino giocavi con i LEGO? Sì, ma non riuscivo mai a costruire le splendide casette illustrate sulla confezione. Per cui, molto spesso, il mio gioco consisteva nel lanciare pezzi di Lego in faccia ai miei fratelli.

13. Ti piace il tabacco da masticare? Mi fa vomitare il solo pensiero.

14. Eri bello da bambino? Sono il classico esempio della veridicità della favola del "Brutto anatroccolo".

15. La vita da single fa per te? Raramente sono stata single... uno degli effetti indesiderati per chi soffre dalla sindrome del brutto anatraccolo.

16. Di che colore è la tastiera del tuo PC? Domanda di fondamentale importanza per il genere umano. Tra il grigio cenere e il papaya.

17. Canti sotto la doccia? No. Per il bene altrui...

18. Hai una qualità nascosta? Non ho smagliature...

19. La meta ideale per le tue vacanze? Spiagge deserte di sabbia bianca, mare trasparente con i pesciolini che ti nuotano accanto, e nei dintorni cittadine artistiche poco frequentate dal turismo di massa. In pratica dovrei andare in ferie ad ottobre.

20. Quante leccate ti occorrono per finire un gelato? Sono una donna sposata... perdinci!!! Non rispondo a domande che offendono il comune senso del pudore

21. Sai cantare la canzoncina dell'alfabeto? Abicì, dìeffegì... e poi non mi ricordo più (sono passati troppi anni dalla fine delle scuole elementari... sigh!!!).

22. Sei mai stato su un aereo? Dipende... come passeggero, come pilota o come bagaglio???

23. Cosa ne pensi della caccia? La detesto e per colmo di sfortuna vivo in un paese di fanatici cacciatori. Ma quanto rido, durante la stagione della caccia, quando sui giornali locali si susseguono le notizie di cacciatori che s'impallinano tra loro. 

24. Ti sposerai un giorno? Paganini non ripete!!!

25. Ti piace la tua calligrafia? Se riuscissi a decifrarla...

26. A cosa sei allergico? Polline e punture d'insetto. Una delle mie paure più grandi è morire per uno shock anafilattico.

27. Quando è stato l'ultima volta che hai detto ti amo? Ripeto... non rispondo a domande che offendono il comune senso del pudore.

28. Elvis è ancora vivo? Certo!!! Fa il fruttivendolo nel negozio di fronte casa mia. Vedere per credere.

29. Piangi ai matrimoni? Ho pianto al mio matrimonio, a quello della mia amica Rosmary, perché mi ha commosso la sua emozione.  E per finire ho singhiozzato senza ritegno al matrimonio di mio fratello, per tutto quello che significava per lui quel momento, per la felicità che gli leggevo negli occhi. Immaginatevi le drammatiche conseguenze a livello di foto ricordo

30. Come ti piacciono le uova? Ovali.

31. Le bionde sono stupide? Essendo nata bionda, difendo a spada tratta la categoria (però oggi sono una castana intelligente).

32. Quando è stato l'ultima volta che hai baciato qualcuno? Non rispondo a domande indiscrete.

33. Hai un soprannome? Non lo direi nemmeno sotto tortura (è uno di quei nomignoli sdolcinati che offendono la pubblica morale)

34. Mc Donald's fa schifo? Non è molto salutare, poi, per dirla tutta, sono molto più buone le mie polpette di melanzane. Provare per credere.

35. L'ultima volta che sei stato in macchina? Domenica pomeriggio per andare sui monti a raccogliere mirtilli. Nessuna crostata in programma, solo un misero espediente per convincere figli e amici dei figli a passeggiare tra i boschi.

36. Quanti anni avevi quando ti hanno detto che Babbo Natale non esiste? L'ho scoperto da sola a 8 anni, mi sono arrampicata sull'armadio e ho visto i giocattoli nascosti. E ci sono rimasta malissimo... perché io credo ancora adesso a Babbo Natale!!!

37. Ti piace farti baciare sul collo? Ancora!!! Non rispondo a questo genere di domande... sono fatti miei.

38. Quali sono le tue passioni? Leggere... scrivere... fantasticare... Jhonny Depp... Patrick Dempsey... e cercare immagini da inserire nel blog

39. Marmellata o sciroppo? Marmellata di fragole.

40. Ti piacciono i sandwich? Sono una "ragazza" ruspante, preferisco pane, olio  e pomodori.

41. Sei soddisfatto della tua vita? Nel complesso sono molto soddisfatta, ci sarebbe da fare solo qualche piccola revisione ai particolari.

42. Sei sensitivo? Sono molto intuitiva e sono molto attenta ai dettagli più insignificanti. Queste due caratteristiche mi permettono di prevedere in anticipo le mosse degli altri, fino a rendermi, ad occhi profani, una potente sensitiva... uguale uguale a Maga Magò.

43. Fai i grugniti mentre ridi? Oink!!!

44. Credi nella magia? In un certo senso, credo che nella natura sia insita una magia naturale, una ciclicità di eventi, piccoli e grandi,  che erano alla base della sapienza dei nostri antichi avi.
Non credo assolutamente ai sedicenti maghi, cartomanti, veggenti e astrologi da strapazzo.Anche se poi telefono sempre alla mia amica stramba per farmi fare le previsioni... ma questo è un altro discorso.

45. Sei favorevole al divorzio? In linea di principio sì, ma resta il fatto che molte coppie divorziano per futili motivi.

46. Fa freddo oggi? Non riesco a rispondere a questa domanda... vi dico solo che, in questo momento, in casa ci sono 29,4°. Datemi una tinozza d'acqua ghiacciata!!! 

47. L'ultima cosa che hai mangiato? Una squisita fetta di pizza fatta in casa, con pomodorini, mozzarella e zucchine. Sono troppo una cuoca!!!

48. Ti dipingi le unghie? Qualche volta metto lo smalto, ne ho comprato da poco uno stupendo, color eliotropo. Quanto mi piace la precisione femminile per i colori.

49. Indossi mai i jeans? Sono il capo base del mio look.

50. Cosa ti manca in questo momento? Andare in vacanza... parto venerdì mattina per l'ignota isoletta. Ci rivediamo il 15.

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Ringrazio pubblicamente Ausdauer... fonte inesauribile per i miei test

 
 
 

Lezioni di lingerie...

Post n°231 pubblicato il 25 Agosto 2008 da bimbadepoca
 

Estate, tempo di repliche in televisione. Ho deciso anch’io di proporvi un vecchio post, uno dei primi, rimaneggiato e corretto… giusto perché, quei due striminziti commenti in calce, mi sembrano così miseri e tristi per un argomento del genere.

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Non ho mai avuto segreti con le mie amiche, in tutti questi anni ci siamo confidate ogni cosa, anche le più impensate. Nelle nostre conversazioni sono passati al setaccio i litigi tra coniugi, le incomprensioni con le suocere, i capricci dei figli, le malattie vere e presunte, i complimenti di altri uomini. Era prevedibile che raccontassi loro della mia iscrizione a un sito d’incontri.
- Ma non hai paura di incappare in qualche maniaco? – la prima domanda venne da Laura, incapace di celare la sua apprensione per le persone cui vuole bene.
- Cercherò di essere prudente. Fisserò il primo appuntamento in luoghi affollati e soltanto di giorno – le promisi per tranquillizzarla.
- Non dare a nessuno il tuo indirizzo, non rivelare le tue generalità e nemmeno il numero di telefono – continuò Laura, preoccupata che mi stessi cacciando in un gioco pericoloso, difficile da gestire.
- Non prendere nessun appuntamento. Limitati alle conquiste virtuali – la canzonò Anna ridendo, puntandomi contro la paletta per il dolce.
- Non ci vedo nulla di male nelle conquiste virtuali – protestò Laura un po’ risentita dalla presa in giro dell’amica – Noi tutte sogniamo con i romanzi d’amore, anche se siamo perfettamente consapevoli, che non c’è nulla di reale nelle pagine scritte-
Nella mia vita di romanzi ne avevo letti a centinaia, li avevo sostituiti con la mancanza di un amore, ma da quando mio nipote mi aveva iscritto a questo sito d’incontri, prospettandomi la possibilità di fare piacevoli conoscenze, sentivo l’urgenza di concretare le parole dei libri.
- Ho voglia di un uomo – parlai a voce così bassa che per farmi sentire dovetti ripetere più volte la frase.
- Sono così contenta che tu abbia di nuovo voglia d’innamorarti – disse Eugenia guardandomi con tenerezza, era convinta, nonostante giurassi il contrario, che non avessi mai dimenticato Francesco Liguori.  La mia frase per lei equivaleva a una guarigione miracolosa. Mi dispiacque contraddirla.
- Non voglio innamorarmi, ho solo voglia di un uomo – le guance diventarono vermiglie mentre balbettavo.
- Sesso! – esclamò Mavì meravigliata – Tu hai voglia di fare sesso? -
Annuii sentendomi colpevole di chissà quale misfatto, avevo ascoltato per anni le loro lagnanze in materia di sesso, quando era troppo nei primi tempi del matrimonio e quando era troppo poco negli anni successivi, ne avevo raccolto le confidenze più sfacciate senza fare una piega. E ora mi vergognavo come una ladra ad ammettere di avere anch’io certe necessità fisiche.
- Ma c’è un problema.  – fece Mavì assumendo un’aria seria – Le tue mutande!-
La guardai senza capire, mentre le altre cominciarono a sogghignare, facendo dei larghi cenni di approvazione. Credevo che trovassero riprovevole il mio bisogno fisico, la crudezza della richiesta, il modo di elemosinare piacere attraverso una vetrina virtuale. Avevo preparato risposte argomentate per le loro ragionevoli obiezioni, ma mai avrei immaginato che avremmo discusso intorno alle mie mutande.
- Che cosa hanno le mie mutande? – chiesi incuriosita.
- Non ti puoi presentare a un incontro galante con le mutande contenitive – disse Mavì strizzandomi l’occhio.
E nemmeno con quegli orribili reggiseno conformati – rise Anna che quasi si strozzava con il caffè appena servito.
Avevano perfettamente ragione, quello delle mutande era un dettaglio cui non avevo dato alcuna importanza, non potevo indossare la solita biancheria da zitella per raggiungere il mio scopo. Le guardai supplichevole e Isabella corse subito a prendere una rivista di moda che teneva in borsa. La sfogliò rapidamente e mi mise davanti agli occhi la pagina di una pubblicità di biancheria intima.
- Devi indossare questo tipo di mutande per sedurre un uomo – pontificò Isabella mentre le altre approvavano col capo.

Fu inevitabile che decidessi di farmi accompagnare proprio da Isabella, la mia amica più fashion, per rinnovare le mie parche mutande. Qualche giorno dopo ci recammo in centro, Isabella scartò senza pietà i negozi d’intimo in franchising che liquidò come troppo commerciali e mi fece entrare in una piccola boutique, di cui era cliente abituale. Fu salutata con confidenza dalle due commesse, chiese loro di mostrarci quanto di più bello avessero in negozio.  Dopo poco avevamo davanti a noi nuvole di pizzi, veli e merletti, un tripudio di nastri e laccetti; una festa di colori che mai avrei immaginato, ferma com’ero ai canonici bianco, nero e nudo.
Presi tra le mani una mutandina leggera e delicata come una farfalla, somigliava a un soufflé viola, la guardai attentamente e mi sorse un dubbio atroce.
- Isabella- chiesi sottovoce mostrandole il soufflé – ma il sedere dove si mette? -
Lei mi guardò come se fossi una provinciale venuta per la prima volta in città.
- E’ un perizoma – mi disse con un’aria di supponenza e mi spiegò come indossarlo mentre io arrossivo, quell’oggetto diabolico poteva anche essere provocante indossato da una ragazza dalle turgide beltà, ma indosso a me avrebbe sortito un effetto peggiore delle mutande contenitive.
Una delle commesse suggerì, per le mie forme giunoniche, delle culottes. L’altra sparì nel retrobottega ritornando subito dopo con soffici strati di seta tra le mani.
Isabella mi sospinse nel camerino costringendomi a provare decine di capi di biancheria, si fece portare anche impalpabili baby doll e maliziose guepiere, respingendo ogni mia più piccola obiezione.
- Vedrai con le calze autoreggenti sarà tutta un’altra cosa - mi spiegò osservando con commiserazione i miei gambaletti color carne.

Tornai a casa con nuvole di bellissima biancheria racchiuse in un paio di sacchettini di tela, nel taxi Isabella telefonò immediatamente alle altre per informarle dei miei acquisti, mentre il taxista mi guardava dallo specchietto retrovisore con uno sguardo concupiscente.
A questo punto immagino che vogliate sapere se le nuvole colorate abbiano sortito l’effetto sperato. Macché… non mi sono mai servite, durante il mio periodo sabbatico nessun uomo ha mai notato che tipo di biancheria avessi sotto i vestiti, nella maggioranza dei casi sfilavano senza guardare. Avrei potuto tranquillamente continuare a usare le mutande conformate di cotone pettinato, comprate sulla bancarella del mercatino rionale. E con i soldi, spesi per le nuvole di pizzo e merletti, fare una vacanza alle Bahamas.

 
 
 

Scivolate estive

Post n°230 pubblicato il 20 Agosto 2008 da bimbadepoca
 

Molti ricorderanno l'estate 2008 per le Olimpiadi di Pechino, altri per la dolorosa guerra tra la Georgia e l'Ossezia.
Alcuni rammenteranno il solito tormentone musicale, qualcun'altro gli amorazzi dei vip sotto il solleone.
Ma io no!!!

Io ricorderò l'estate 2008 come la stagione degli scivoli.

Ma sì, vi ho già parlato di come in Svizzera mi sono capovolta con lo slittino, sul braccio sinistro ho ancora ben visibile il segno dell'ustione che mi sono procurata scivolando, per alcuni metri, in questo tubo d'acciaio.

Ieri però ho raggiunto l'apoteosi. Sono andata in un parco acquatico, insieme a tre amiche, tutte accompagnate dai rispettivi figli. Subito ci siamo lanciate in una gara di scivolate, più bambine dei nostri stessi bambini.
Il divertimento è stato tanto, ma durante una delle mie spericolate scivolate ho avvertito un leggero dolore alla mano destra che ho, ovviamente, ignorato.
Con il passare delle ore il "dolorino" insignificante si è trasformato in un dolore lancinante che mi ha condotto dritta dritta al pronto soccorso.

Nulla di rotto, solo un trauma contusivo alla base dell'indice e del medio, probabilmente, non chiedetemi come, nello scivolare ho storto la mano oppure ho sbattuto contro qualcosa.
Insomma se la mia mano avesse un contorno di lenticchie, in questo momento,  somiglierebbe ad uno zampone.


Mio marito sta ancora ridendo chiedendosi come sia possibile farsi male in un parco acquatico, il mio amico Pasquale, che già da tempo mi considera un'imbranata di prima categoria, mi ha consigliato di rimanere a casa, seduta sul sofà circondata da cuscini, come un'odalisca.
Chissà forse ha ragione mia sorella Claudia, la quale sostiene che non ho più l'età per certe cose, che sono diventata come quelle fragilissime vecchiette di cristallo, che appena cadono si spezzano il femore. O forse ha ragione la mia amica Rosmarì, che cerco scuse per rinviare la stesura del mio capolavoro... e con la mano fasciata mi riesce difficilissimo perfino digitare, figuriamoci scrivere.

Di sicuro per quest'anno non salirò più su uno scivolo, rimanderò la programmata gita al parco dell'avventure, con annessa passeggiata sugli alberi... perché come dice il  proverbio "Non c'è due senza tre". Ed io non ci tengo a finire le mie vacanze in ospedale, anche perché i dottori che ho incontrato non assomigliano, nemmeno un pelo, all'affascinante dottor stranamore di Grey's Anatomy

 
 
 

Ad occhi chiusi...

Post n°229 pubblicato il 06 Agosto 2008 da bimbadepoca
 

Lo conobbi come avevo fatto con altri prima di lui, su un sito d’incontri, dove mi ero iscritta per cercare compagnia.
Mi lasciò poche parole in messaggeria, rigonfie di una presunzione fuori dal comune. La curiosità mi spinse a visitare il suo profilo, si definiva l’ultimo vessillo di un gallismo italico ormai estinto, la descrizione trasudava della stessa arroganza che mi aveva dedicato.
Sapevo, per esperienza, che l’unico modo per smontare un simile esemplare di uomo era la noncuranza, ed ero decisa a metterla in atto. Ma l’occhio cadde inavvertitamente sulla foto e quel sorriso da canaglia mi sciolse il cuore in burro.
Perché noi donne siamo fatte così, pronte alla battaglia, per dimostrare sempre di essere migliori, fino all’ultimo sangue. E ugualmente pronte a farci incantare dal primo che incontriamo, innamorate come siamo dell’idea dell’amore.

Risposi. So giocare con le parole, calibrai attentamente il tono che dovevo usare, risentito, quasi perentorio, ma lasciandogli ampi margini per giocare al suo stesso gioco. Lui abboccò come un pesciolino all’amo, ne nacque una falsa schermaglia, denigravo debolmente le sue affermazioni, evitando di scrivergli quello che avrebbe effettivamente meritato, avrei potuto distruggerlo con due sole parole, ma non volevo.
La mia era una guerra combattuta con il piumino da cipria, volevo piacergli, desideravo conquistarlo. Presto mi chiese il numero di telefono e continuammo la nostra tenzone a voce, tra finti litigi, sciocche risate e lunghi sospiri.
Mi raccontò di essere un ingegnere e di essere molto corteggiato. Io parlavo al telefono con lui guardando la sua foto, aveva uno sguardo malandrino che mi faceva perdere il sonno e deglutire a vuoto.

Non me la sono sentita di raccontargli com’ero, tipica insicurezza femminile, non potevo certo dirgli che il mio unico corteggiatore era il gelataio, quel patetico ometto, che ogni sabato pomeriggio, mi riempiva il cono più del dovuto, guardandomi con un sorriso compiaciuto.
No, io dovevo restare un mistero per lui, perché solo il potere dell’immaginazione sa creare fantasmi d’amore.
Ma lui voleva incontrarmi, rendere reale la nostra battaglia dialettica e finirla tra le lenzuola. Non ricordo perché cominciammo a parlare d’incontri al buio, né come questa fantasia prese forma dalle nostre parole. So soltanto che a un certo punto mi convinsi che fosse l’unica soluzione possibile, la situazione in sé era talmente sensuale, che non si sarebbe tirato indietro se non gli fossi piaciuta.
Decisi di non raccontare nulla, nemmeno alle mie amiche, non potevo rischiare che con il loro buon senso cercassero di dissuadermi, Laura avrebbe visto pericoli mortali in agguato nella camera d’albergo, sarebbe stata capace di incatenarsi all’ingresso per evitarmi di salire incontro al mio destino.

Già, l’incontro era stato fissato direttamente in albergo, sarei arrivata prima io e l’avrei aspettato. Bendata.
Scelsi con cura il fazzoletto con cui coprire gli occhi, feci le prove davanti allo specchio, sbirciando da sotto la seta del foulard per vedere che effetto gli avrei fatto.
L’appuntamento era per il tardo pomeriggio di un giorno qualunque, ma già dalle prime luci dell’alba il mio stomaco si contorceva per l’eccitazione.

Arrivata in camera, mi preparai con cura, chiusi le imposte per creare la giusta penombra, mi spogliai dei miei abiti, rimanendo con una corta sottoveste in seta, mi sedetti al centro del letto come una bambola di pezza e mi bendai gli occhi.


I lunghissimi minuti d’attesa, li impiegai per cercare di calmare la mia ansia, che era febbre e paura.
Eravamo due perfetti sconosciuti, per quel che ne sapevo lui poteva anche essere un maniaco, entrare in camera con una banda d’amici e seviziarmi.
Il rumore di passi nel corridoio, i sensi amplificati al massimo, lo sentii entrare nella stanza, girare la chiave nella toppa per chiuderci dentro, la sua voce quieta al mio fianco fu una pugnalata tra le gambe.
- Sei bellissima Nancy! – mi disse allungando le mani sul mio corpo che fremeva.

Ebbi voglia di togliermi subito la benda dagli occhi, guardare finalmente il suo viso, il sorriso da canaglia che immaginavo avesse in quel momento, gli occhi malandrini che adesso avevano sguardi per me sola.
Lui me lo impedì, mi bloccò le mani dietro la schiena - Fai la buona – mi disse, cominciando a baciarmi sul collo. D’improvviso mi rovesciò a pancia sotto, mi sfilò le mutandine con un gesto deciso e prese ad accarezzarmi in maniera indecente.
- La prossima volta voglio ricoprirti di gelato e leccarti tutta- sussultai piena di speranza, avevo creduto di non piacergli e lui già pensava a un prossimo incontro. Mi sciolsi tra le sue braccia e non colsi l’inganno nascosto in quella frase.

Era dietro di me e ripeteva i gesti universali del primo accoppiamento tra gli umani. Lentamente mi slegò il nodo del foulard – Non voltarti!- mi ordinò, poi giù indicibili parole, piene di sentimento e sesso.
Dopo quell’amplesso animalesco, mentre lui ancora grugniva di piacere alle mie spalle, io scivolai di fianco per guardarlo.
E ancora a quattro zampe, con l’uccello penzoloni, mi ritrovai di fianco il patetico ometto dei gelati.
Lo presi a cazzotti in faccia, cosa altro potevo fare, mi sentii ingannata e presa in giro. Lui si difendeva dicendo che alla fine era il risultato quello che contava, ed io avevo goduto come mai nessun’altra, questo era innegabile.
Continuai a tempestarlo di pugni, calci, graffi e improperi, piena di vergogna per essermi lasciata andare così tanto, lui mi spiegò che aveva origliato le mie conversazioni nella sua gelateria, che in questo modo aveva saputo del mio nickname. Mi confessò che era stata una sua amica a suggerirgli di utilizzare la foto di un bell'uomo, in questo modo avrebbe potuto scrivere qualsiasi stupidaggine, commettere i più nefasti errori di ortografia e permettersi il lusso di essere banale.
Ero stata io quella che aveva abboccato come un merluzzo all’amo e ora mi mancava l’aria.

Ero infuriata e fui costretta, per sfogarmi, a confidare la solenne disfatta alle mie amiche. Raccontavo i più scottanti particolari tra le loro risate e i loro “Gesù e Maria”.
Vollero vedere la foto che mi aveva tratto in inganno e appena l’ebbero fatto cominciarono a ridere tutte quante.
- Nancy ma non ti sei accorta che questo è Patrick Dempsey??? – mi disse Anna con le lacrime agli occhi.
No, non me ne ero accorta, ero così presa dal mio romanzo perverso che avevo notato solo una vaga somiglianza con il fascinoso attore.
Quest’esperienza mi è servita da lezione, ho imparato a relegare le fantasie erotiche nel mondo dei pensieri inconfessati, da ripescare all’occorrenza per sognare.
Non provo più rabbia nel raccontare questa storia, ciò che mi dispiace veramente, è che ho dovuto cambiare gelateria!!!

 
 
 

Compiti delle vacanze

Post n°228 pubblicato il 31 Luglio 2008 da bimbadepoca
 

Mi è appena arrivata una mail in cui, uno dei miei fan più accaniti, mi chiedeva come procedesse la stesura del mio capolavoro.
Non è l’unico; spesso i miei sparuti fan mi chiamano per sapere se ci sono novità, manco fossi al termine dei nove mesi di gestazione.
Mi piacerebbe tranquillizzare questi lettori, dire loro che sono nel pieno di una feconda fase creativa, che la mia creatura vedrà presto la luce, ma saprei di mentire. In realtà sono ancora ferma all’ottavo capitolo, quello in cui la nostra Nancy, durante la manifestazione studentesca del dicembre 1967, farà la conoscenza con la sua amica Anna e incontrerà l’amore della sua vita: Francesco Liguori.

Trascorro le mie giornate estive pigramente, mi sveglio tardi e il pomeriggio alle sedici in punto, vado ai giardini insieme a mia figlia. Ci sono dei bei tavolini di legno e un gazebo, sotto cui ci sistemiamo a fare i compiti per le vacanze. Sì anch’io, non sarei credibile come scrittrice se continuassi ad avere delle incertezze sull’uso del congiuntivo, perciò mi sono procurata un buon libro di grammatica e studio.
A dirla tutta mi porto dietro anche un libro per la produzione di testi letterari, un testo semplice di scuola elementare e mi sto divertendo molto a fare gli esercizi. Ieri, per esempio, dovevo inventare una favola, avendo a mia disposizione solo una frase iniziale: “ C’era una volta una fanciulla che non dormiva mai, perché non sapeva chiudere gli occhi… “.
Ho cominciato a scribacchiare anche una nuova storia per il blog, un incontro, della nostra eroina preferita, con l’ennesimo uomo deludente. Sarà la cronaca pruriginosa di una tipica fantasia femminile.

Insomma se anche, per il momento, non sto scrivendo il capolavoro dei capolavori, continuo a esercitarmi con la penna. Vi dovreste piuttosto preoccupare per la mia linea. Ahimè, proprio di fronte all'entrata ai giardini c’è la miglior gelateria della città, una piccola latteria che produce un favoloso gelato artigianale, sei o sette gusti che sono una meraviglia e una panna buonissima, che aggiungono a cucchiaiate. Privilegio delle piccole province.
Il gelataio mi riempie il cono all’inverosimile, ogni giorno un po’ di più, tanto che mi è venuto il dubbio che sia il suo modo di corteggiarmi.
E tra una leccata e l’altra confondo allegramente parole, esercizi, storie, panna montata e rotolini di ciccia.

 

 
 
 

Cuore Phone

Post n°227 pubblicato il 21 Luglio 2008 da bimbadepoca
 

Quelli che furono i servi della gleba si sono trasformati in una massa compatta di avidi consumatori.
Hanno un unico credo: comprare ciecamente per dimostrare d'esistere.

Nei centri commerciali, orride zolle di terra su cui prestano i loro servigi, i novelli servi della gleba si contendono prodotti di cui non hanno reale necessità.
Comprano senza freni per il desiderio d'apparire, agli occhi degli altri, felici; convinti come sono che basti avere un oggetto, di nessun valore morale, per dimostrare di essere migliori.
Oggetti come medaglie, sostituti di doti perdute o mai possedute, irresistibile richiamo per allocchi.

Sono certa, però, che i miei quattro lettori non rientrino in questa categoria di persone. Sono certa che se comprassero un nuovo cellulare, lo farebbero per reale necessità e mai per moda o per esibizionismo.
Per questo volevo far sapere, ai miei quattro lettori, che possiamo fare molto di più per distinguerci dai servi della gleba, perché noi siamo consumatori consapevoli che hanno posto la solidarietà tra i valori fondamentali della propria esistenza.
Ed i vecchi cellulari, non li buttiamo nella spazzatura né li rivendiamo ai conoscenti sfigati che non seguono le mode. I vecchi cellulari noi preferiamo usarli per aiutare i poveri del mondo, quelli  che non possono scegliere cosa comprare nei luccicanti centri commerciali.

Aiuta Medici Senza Frontiere in questa operazione.

Per spedire il proprio cellulare, bisogna compilare il modulo che si trova sul sito, in questo modo riceverete a casa l'apposita busta per la spedizione. 
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Switzerland

Post n°226 pubblicato il 14 Luglio 2008 da bimbadepoca
 

Eccomi di ritorno, purtroppo non so dirvi se le caprette salutano davvero come in quella famosa canzoncina, perché non ne ho visto nemmeno una. E gli unici cani San Bernardo sono stati quelli di peluche, venduti nei soliti negozi di chincaglierie per turisti.

Però tutti gli altri cliché sulla Svizzera non me li sono fatti mancare: la cioccolata, gli orologi a cucù, le mucche e le montagne.

Ho sempre avuto delle difficoltà nel riportare su carta il resoconto di un viaggio, ho bisogno di tempo per elaborare le emozioni provate, per far diventare parte dei miei ricordi i luoghi che ho visto.
La mia è stata una vacanza tranquilla, mi sono concessa il lusso di passeggiare pigramente sul lungolago e di fare delle dolci scarpinate in montagna. Senza fretta e senza mete da raggiungere.
Dopo venti anni ho riprovato la gioia d'andare in bicicletta, avevo completamente dimenticato come si facesse, ma dopo alcune incertezze e un turista giapponese centrato in pieno, mi sono riappropriata di quel senso di libertà che si prova pedalando. E' stato un piacere immenso sfrecciare per i viali di Interlaken, la cittadina dove ho soggiornato, forse insieme agli scenari mozzafiato è il ricordo più intenso di questi giorni appena passati.

Grazie al museo dei trasporti ho invece scoperto l'affascinante Lucerna, con i suoi bellissimi ponti coperti e le splendide case con le facciate dipinte.
Qualche giorno dopo è stata la volta di Berna, la città ispiratrice di questa vacanza, da lontano quasi un luogo incantato, sospeso nel tempo.

L'ultima città che ho visitato è stata Thun, molto graziosa l'Obere Hauptgasse, una via su due livelli. Nota di merito per un negozietto dedicato interamente ai gatti.

Memorabili le discese con gli slittini, divertentissima quella dalla collinetta di Heimwehfluh, l'altra a Pfingstegg, dove mi sono concessa anche l'ebbrezza di essere sbalzata fuori in curva, procurandomi una profonda abrasione al braccio sinistro e due tagli al polso.

 Nella foto i miei figli all'arrivo, quando il maschietto entusiasta mi spiegava che dovevo scendere senza mai tirare il freno.

 
 
 

Chiamatemi Heidi...

Post n°225 pubblicato il 03 Luglio 2008 da bimbadepoca
 

Questo blog va in vacanza fino al 14 luglio.

Vado a vedere i monti che sorridono e le caprette che salutano

 
 
 

LA TRAMA DI QUESTO BLOG:

" E quello che lei mi disse
fu in idioma del mondo,
con grammatica e storia.

 

Così vero
che sembrava menzogna."
(Pedro Salinas)

 

Sa sedurre la carne la parola,
prepara il gesto,
produce destini.

(Patrizia Valduga)

 

 "Altri menino vanto delle parole che hanno scritto: il mio orgoglio sta in quelle che ho letto"
(J.L. Borges)

 

"Quello che ora diamo per scontato, un tempo fu solo immaginato"

(William Blake)

 
 
 

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