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Post n°232 pubblicato il 10 Giugno 2016 da deteriora_sequor
La mia vita è stata un susseguirsi di mediocrità. La quintessenza del fallimento spirituale. Durante il periodo scolastico ero un bimbo e poi un ragazzo ombroso e taciturno, schivavo i giochi (che mi sembravano lo scatenarsi degli elementi più selvaggi della classe) e rendevo poco a livello nozionistico e di apprendimento, tanto da raggranellare voti mediocri e prestazioni insufficienti ai test e alle prove scritte. Durante l'esposizione orale, poi, ero una autentica frana: la lingua mi si attorcigliava, il fiato mi si mozzava in gola e diventavo rosso come il berretto di un gallo, la voce si faceva blesa e lievissima, tanto da far chiedere all'insegnante più volte di ripetermi; con il risultato che il mio scarso studio veniva ancor più sottolineato e il mio arrampicarmi sugli specchi era formulato con un balbettio malsicuro e grottesco, che portava al sorriso il docente e alla risata aperta il resto della classe. Ogni giorno vivevo il mio arrancare lungo i gradini della scuola dell'obbligo come una penosa costrizione e un'incombenza fatale. Dimagrivo paurosamente e diventavo l'ombra di me stesso. Quando fui più avanti negli anni si decise con un consulto generale di farmi seguire da uno psicologo, decisione che ricambiai incupendomi ulteriormente e cacciando nelle sedute ogni porcheria e falsità che potessi venirmi in mente. Tanta era la dabbenaggine della analista che le mie parole venivano letteralmente prese come oro colato e tenute da parte come materiale prezioso sullo studio della personalità adolescenziale. Fu in quel periodo che il mio carattere menzognero compì un altro passo in avanti, nella direzione della completa bugia. Cominciai a mentire su qualunque cosa attraversasse il mio cammino, sino a costruirmi una personalità adeguato al mio essere sociale e una verità che Io unicamente conoscevo, pur senza sfruttarla per un fine, deleterio o positivo che fosse. Ancora non riesco a rammentare con precisione le tonnellate di falsità che riversai nelle orecchie della povera psicoterapeuta e che poi contribuirono a definire un identikit della mia personalità evolutiva. Mi eccitavano soprattutto le storie di sesso. Ero maniacalmente attratto dall'esibire avventure che non avevo mai sperimentato e che vivevano solo nella mia fantasia. Adorava osservare la faccia imbarazzata e sorpresa della donna mentre snocciolavo sozzerie e inventavo lì per lì esperienze erotiche con donne conosciute per un fugace scambio di sguardi in una strada del centro. Ero irripetibile e impresentabile. Avevo 17 anni. (Continua) |
Post n°231 pubblicato il 06 Giugno 2016 da deteriora_sequor
Se sono un essere sinistro? Mi è stato detto più volte. Così come che sono intrattabile, falso, opportunista e ambiguo. Mi era stato predetto fin dall'infanzia che non sarei riuscito a farmi amici schietti e così è stato. Mi era stato anticipato che avrei avuto un lavoro mortalmente noioso e che non avrei mosso un passo ulteriore lungo quella scalinata che si chiama miglioramento professionale, e anche ciò si è puntualmente avverato. Sapevo dentro di me che non avrei avuto donne ad allietarmi la vita ed è arrivata Marika, per lasciarmi dopo due anni. Ma anche questa era una scommessa facile da vincere. Signori! Ho quarantasette anni e possiedo con i miei genitori una casa modesta ma pulita all'angolo fra via Bertotti e corso Ramilati. Svolgo la mia umile mansione come banconista del colorificio Endel a quindici minuti da casa a piedi. I miei vecchi hanno rispettivamente ottantasette anni (il padre, Luigi) E ottanta quattro (la madre, Erminia). Meno un'esistenza noiosa e tranquilla, sono sempre stato puntuale al lavoro, non ho mai dato segni di particolari squilibri mentali, non mi sono mai ammalato gravemente e sostengo con la mia magra paga il bilancio famigliare. Papà è pensionato delle poste e mamma casalinga. Non sento il dovere filiale di ripagare i sacrifici dei genitori poiché è stata la loro possessività a ridurmi in codesto stato di dipendenza e anonimato. Detesto la mia attività giornaliera ma non lo darò mai a intendere per una forma ben celata di orgoglio. Al sabato mi gioco la mia bella partita a biliardo con Franco, una delle poche persone che abbia avuto il pelo sullo stomaco di seguirmi attraverso le mie miserabili peripezie, e la domenica mi faccio ampie passeggiate con Ines, qualcosa di simile a una donna che conosco da troppo tempo. è una ex suora, uscita dal convento all'età di ventisette anni, disgustata dall'invidia e dalle gelosie che vi allignavano. A suo modo è una tizia corretta e assolutamente non animosa. Con lei mi sfogo delle mie frustrazioni, e su di lei riverso la rabbia per qualche scopo fallito che, confusamente, sento riverberarmi sul fondo della coscienza. Non che sappia definirlo (Non ho abbastanza fantasia) ma questa insoddisfazione è alla base delle forti fitte allo stomaco che spesso mi prendono e dei disturbi intestinali che mi ossessionano. Ho sentito parlare di somatizzazione ma, a mio modesto parere, non è null'altro che la rabbia per una vita fallita che percorre tutto il perimetro del mio corpo sino a trovare negli organi interni un obbiettivo facile. Da qualche parte (e voi sarete d'accordo) deve pur scovare una via d'uscita la lurida e malmostosa schiuma del fallimento che mi ribolle tutto. (Continua) |
Post n°230 pubblicato il 31 Maggio 2016 da deteriora_sequor
Fu quando lo scandalo si placò e la polizia si installò con discrezione nella clinica che Alice Muir aprì la lettera a lei destinatole da Robert Fawcett attraverso la mano del dottor Palubi. Era nella sua stanza in piena e avanzata notte, e ancora si udivano urla intermittenti dei parenti stretti del direttore generale Neumann. Le squadre di perlustrazione e ricerca erano rientrate con la notizia del suicidio collettivo di tre dei quattro colpevoli: solo Edoardo Muller aveva opposto resistenza al fermo ed era stato eliminato con la violenza. Palubi si era sparato, sir Anthony Montague si era gettato in un burrone e Robert Fawcett s'era impiccato. Alice aveva ascoltato quasi con indifferenza le novità. Poi si era rinchiusa in camera per comprendere l'opinione di Bobby. Non le interessava che potesse essere sopravvissuto perché ciò che aveva evocato andava al di là dell'umana pietà. Ma doveva sapere. Gettò la busta di lato e prese a scorrere le parole vergate nervosamente da Robert Fawcett :"Cara Alice, quando leggerai tutto questo Io sarò lontano, in Italia, oltre la frontiera e, insieme ai miei cosiddetti complici avrò lasciato alle spalle dei morti. MI risulta difficile giustificarmi e non lo farò. Avrò ucciso una ragazza pregevole e cara anche a te. Il motivo? Mi riassumeva tutti i miei fallimenti. Adunava le occasioni perdute e rappresentava una strada verso la dipendenza che non mi sento più in grado di percorrere. Elizabeth ha tutto ciò che è indispensabile per rendermi ulteriormente schiavo d'amore. Una bellezza unica e un carattere che fa appello alla mia debolezza e remissività. In altre parole mi si prospetta un avvenire da cagnolino al fianco di una ragazzina decisamente forte. Non me lo posso concedere. Non ora, o adesso che sto guarendo. Così, non potendo combatterla, mi toccherà ucciderla. Ho pure il sospetto che l'abbandono da parte del suo amante e mio padre la possa suggestionare al punto di cercare una via d'uscita dalla vita molto teatrale. Ma ciò, come ti ripeto, oggi che sono in via di ristabilimento non me lo voglio concedere. Uccidermi non fa per me. Lo ho realizzato anzitempo nel mio precedente e fallimentare tentativo di suicidio. Così sarà lei a morire, tentando di trattenermi sui vecchi, marciti sentieri. Io e i miei colleghi abbiano tutti i motivi di questo mondo per non farci imprigionare oltre in questa clinica e in questa esistenza grama. Edoardo Muller sconta i ricatti del suo giovane parroco, il quale è a conoscenza di un suo brutto scivolone nel campo della morale, e non perde occasione di rinfacciarglielo. Sir Anthony Montague è stato beffeggiato orribilmente da mia madre e schiaffeggiato da mio padre: cosa dunque si può attendere da un uomo umiliato in tale maniera? Il dottor Palubi è legato a doppio filo alle malefatte del Dottor Neumann, ma il suo orgoglio morale lo porterà a una risoluzione definitiva del contratto. Di me ti ho già scritto. Quello che manca è l'amore che non sono riuscito a offrirti. La vita modesta ma saggia che potevamo dipanare insieme e la dolcezza di un rapporto sano e duraturo che ci è sfuggita fra le dita. E di questo mi assumo ogni responsabilità; non siamo riusciti ad invecchiare insieme, ad avere un frugoletto da crescere per non commettere vecchi sbagli. La mia fragilità, alla fine, si è rivelata un macigno troppo grande da togliere dal cammino che mi stava di fronte, e ora, che ho guadagnato quel minimo di indipendenza e coraggio, li voglio utilizzare in un ultimo, disperato tentativo di fuga. Ma una fuga che non abbia a coinvolgerti e non ti esponga a inutili rischi. Ricordami per queste parole che ti lascio. Se il superamento delle montagne andrà a buon fine tenterò di rifarmi una vita nella modestia e nel silenzio, così come finora l'ho trascorsa nella dabbenaggine e nella crapula. Sii testimone, almeno, di una muta e disperata rincorsa al bene, passando attraverso gli infidi campi del male. Ti saluta, nel suo ultimo tentativo di rigenerazione, il tuo BOBBY". (Fine) |
Post n°229 pubblicato il 27 Maggio 2016 da deteriora_sequor
Venne rinvenuto con gli occhi ancora semiaperti e un briciolo di vita nelle ossa. Le squadre lo rimisero in piedi, sostenendolo. Uno di loro, un fabbro di nome Ernst Kirchner lo schiaffeggiò costringendolo a un nuovo sbocco di sangue. Gli altri lo osservavano e, intanto, andavano a preparare un cappio per impedirgli di morire senza essere stato giudicato. Il borgomastro, con uno sguardo quieto dentro gli occhi azzurri, gli domandò perché era successo quello che era successo e cosa lo aveva spinto a uccidere. Bobby, senza più forze e in attesa di essere appeso a un larice, colse da terra un ramoscello e lo spezzò fra le dita: "Amore. Solo Amore". Biascicò in mezzo al profondo silenzio dei vigilantes. "Quando ho capito che non potevo essere amato da Elizabeth Powell per quello che ero, l'Odio ha avuto il sopravvento. Ma non mi sono scordato Alice Muir, l'unica persona che mi abbia seguito senza precedermi, e l'unica donna che non mi abbia perdonato il peccato di superbia in cambio di un pugno di quattrini. L'ho ammirata e adorata sino in fondo per questo." "Dov'è finito il tuo compagno?" Bobby fece un cenno stanco in una direzione a caso :"è laggiù, in fondo a una rupe." vi fu un attimo di indecisione nei movimenti della squadraccia quando il cappio e la corda furono pronti. "Non potete nemmeno immaginare cosa significhi perdere il coraggio della dignità. Trascorrere due anni smarrendo i punti fermi che una vita precaria ti aveva fornito. In poco tempo chiunque mi era stato vicino per interesse e grazie a colui che non sono, si è eclissato. ho compreso che valiamo per i vantaggi materiali che possiamo fornire a chi ci sta di fianco. Ho compreso che non siamo noi ma quanto rappresentiamo a farci ammassare persone addosso e a fornirci di successo sociale ed intimo. Mi sono ritrovato nudo e spaesato. Solo, insomma." Il borgomastro si allontanò da lui sputando per terra e diede l'ordine di issare il corpo e di legare la corda al tronco. Robert Fawcett diede solo qualche tiepido strattone e poi restò immobile, a penzolare senza vita nell'aria tiepida. (Continua) |
Post n°228 pubblicato il 24 Maggio 2016 da deteriora_sequor
Il dottor Palubi si allontanò verso l'alto. Scomparendo nella fitta boscaglia. Nessuno fece nemmeno il tentativo di fermarlo. Attesero qualche minuto, poi udirono il colpo lievissimo della piccola pistola. Bobby ebbe un attimo di smarrimento ."Gli ho voluto molto bene ma esistono delle strade segnate. Io, in ogni caso intendo proseguire lungo qualcuno di quei sentieri." "Vengo con te" Proruppe sir Anthony Montague mentre Edoardo Muller si sedeva per terra sventolando la mano in segno di diniego "A che servirebbe? Hanno mute di cani capaci di seguire la traccia più impercettibile. fossimo rimasti con la guida avremmo avuto una sottile percentuale di cavarcela. Così è impossibile." "Che farai?" Chiese Bobby, angosciato. "Attenderò che arrivino, poi mi rimetterò alla loro clemenza." Non ci sarà clemenza per te. Hai assassinato il loro amato parroco. Nemmeno sprecheranno proiettili. Ti uccideranno a colpi di pietra." "Non importa. Qualcuno ben più grande di me ha subito un martirio peggiore. Sono pronto." Robert Fawcett e Anthony Montague si guardarono. Il tempo era poco e tanta la disperazione. Salutarono lo spretato con un abbraccio e si avviarono per un sentiero preso a caso. Quando sbucarono dall'altra parte della valle videro chiaramente con il binocolo la squadra di paesani raggiungere Edoardo Muller e farlo a pezzi. V'era molta rabbia nell'aria e la paura, folle, tenace, e comprensibile gelò le ossa ai due fuggiaschi. Il sentiero che stavano percorrendo si infittiva di ramaglia e li lasciava a malapena transitare. Si capiva a occhio nudo che non stavano approdando da nessuna parte. Le mute dei cani e il loro ringhiare furioso era sempre più vicino quando sir Anthony Montague fece cenno al collega di fuga di arrestarsi "Ho una caviglia slogata, non posso più proseguire. Ogni passo è una tortura. Vai avanti da solo, e buona fortuna. Qui c'è un varco che dà su una rupe. Lo vedi? Terminerò qui i miei giorni sfortunati. Un caro saluto, Bobby. Sei stata una persona che mi ha ispirato." Il suo interlocutore non reagì e Montague si avviò zoppicando verso il ciglio del burrone. L'altro chiuse gli occhi per pochi secondi, e quando li riaprì non era rimasto più a niente a ricordare sir Anthony Montague. Lui, allora, fu colto da una selvaggia voglia di vivere. Più potente del desiderio che lo sfigurava quando era all'apice della tubercolosi. Cominciò a tossire forsennatamente sino a non potere restare nemmeno in piedi: piegato su sé stesso sboccava sangue e tornava indietro ai peggiori momenti della sua via crucis. Nel momento stesso in cui i suoi amici sparivano inesorabilmente anche l'illusione di essere completamente guarito si fece evanescente. Era la giusta punizione. La salute miracolosamente riacquistata ora si trasformava in uno specchietto per le allodole, una trappola mortale in cui era caduto mani e piedi. Si mise a correre come un disperato, abbattendo la folta vegetazione che gli sbarrava la strada. Pallido, ricoperto di sangue ed esausto, veniva ad assomigliare allo stesso spettro che aveva creduto di scacciare lungo il percorso di una vita complicata. (continua) |
Post n°227 pubblicato il 20 Maggio 2016 da deteriora_sequor
Uscendo dall'ingresso posteriore per poco non cadde con il muso sul terreno: aveva incocciato in Edoardo Muller che stava seduto sui gradini con la testa fra le mani. Bobby fece un'acrobazia per restare in piedi e si mise ad imprecare a bassa voce :"Non pensavo di trovarti qui così presto." ringhiò con ferocia mal dissimulata. Edoardo alzò lo sguardo e due occhi spenti si rifletterono in quelli, infuocati dell'uomo. Lo spretato era vestito di tutto punto per un'escursione in montagna, ma la sua volontà sembrava ridotta al lumicino :"L'ho fatta finita. Ho ucciso Roland Meier in canonica, con la base di un grosso candelabro. Dovevo farlo. non faceva altro che minacciarmi e ricattarmi. Urlava che avrebbe rivelato a tutti il segreto della mia cacciata dalla Chiesa di Cristo." "Di che ti preoccupi? Era nei piani liberarsi di tutte le zavorre e cominciare una nuova vita, una volta traversate le montagne. Andiamo adesso, il dottor Palubi ci aspetta all'inizio del sentiero insieme ad Anthony Montague, e dobbiamo fare in fretta prima che scoprano tutto." Edoardo Muller si sollevò e si mise a camminare con passo spedito a fianco del suo anfitrione. Ben presto giunsero all'incrocio dei due sentieri. Uno conduceva a una modesta e panoramica passeggiata, l'altro verso le vette, lassù, chissà dove. Montague e Palubi erano in piedi, uno fianco all'altro, e salutarono impercettibilmente l'arrivo dei due compagni. Palubi mormorò :"La guida ci aspetta presso la vecchia baracca. Ha voluto essere pagata in anticipo." Si avviarono e Bobby si mise vicino al dottore. "Gli ho iniettato aria al posto della solita soluzione di canfora. Se n'è andato senza accorgersene. Il dottor Neumann verrà trovato stasera. Ho detto di lasciarlo riposare per alcune ore." "E..." biascicò Bobby indicando Montague, che li stava precedendo. "Da quello che ho capito ha soffocato Louise Jordan nel sonno, Mark Everard Fawcett si è svegliato e ha opposto maggiore resistenza ma, alla fine...voglio dire... non so e non ho voluto sapere la maniera, ma anche lui non è ora più in grado di nuocere a nessuno." "Tutto è sistemato, allora. Ha dato ad Alice la mia lettera?" "Sì, l'aprirà stasera quando l'albergo sarà in pieno subbuglio. Francamente non so se sia stata una buona idea." "Dovevo lasciare la spiegazione di quello che abbiamo fatto a qualcuno. E mi fido solo di Alice, il vero, grande amore della mia vita." Trovarono la guida vicino a una vecchia casa diroccata. Ma erano già stanchi, disabituati com'erano alle camminate in alta montagna. Comunque si avviarono tutti insieme. Passarono la notte a un bivacco in alta quota e, al mattino, quando si risvegliarono, la guida era scomparsa con tutto il loro denaro. Non che importasse loro dei soldi ma erano persi nella boscaglia, condannati a girare in tondo nello stesso punto. Diversi sentieri si aprivano innanzi a loro ma era impossibile decifrare quello che li avrebbe condotti verso la salvezza, in Italia. E, di certo le squadre civili e militari erano sulle loro tracce e sarebbero piombati in poche ore ad arrestarli. "Cominciata troppo tardi e finita così presto." Mugugnò Bobby. "Tentiamo!" proruppe lo spretato, che sentiva la paura farsi largo nelle viscere. "è inutile" Rispose il dottor Palubi che estrasse una pistola di piccolo calibro dallo zaino. Era atrocemente simile a quella di Elizabeth, e Robert Fawcett osservò immobile le operazioni di caricamento. "Sapevamo di essere votati alla sconfitta..." Biascicò Montague. "Chi di noi credeva seriamente di entrare in Italia e di rifarsi una vita?" Edoardo Muller osservò: "Siamo stati vittime di un incubo a cielo aperto, e la colpa è solo mia. Io vi ho trascinato in quest'avventura." Il cielo si stava aprendo e annunciava una giornata meravigliosa di giugno inoltrato. La neve si era sciolta ovunque e gli uccelli cantavano a squarciagola. Bobby ascoltava con attenzione :"No, Muller. Tu sei stato la porta ma noi avevamo la chiave. E noi abbiamo deciso di girarla nella toppa." (Continua)
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Post n°226 pubblicato il 16 Maggio 2016 da deteriora_sequor
Bobby si riebbe non appena vide la ragazza al suo fianco con un dito premuto sulle labbra. Era bella e vestita leggera malgrado avesse nevicato sino a poco tempo prima. Un completo castigato le scendeva fin oltre le ginocchia e non v'era ombra di trucco sul suo viso quasi adolescenziale. L'uomo si trattenne dal parlare mentre Lei bisbigliava: "Penso che abbia ricevuto il mio biglietto. Mi sento in dovere di chiederle cosa ne pensa." Il malato scostò le pesanti coperte e si sedette sul bordo del letto, poi si mise le due mani sul viso come ad intercettare i pensieri che gli svolazzavano addosso. "Non sei semplicemente delusa?" Domandò a un certo punto in modo colloquiale. "Certo, sono stufa di tuo padre e dei suoi giochetti. Ora pensa di dimenticarmi perché ha ritrovato sua moglie..." "E tu ora pensi di vendicarti di lui con lui seducendo suo figlio." Lei si buttò in ginocchio :"Parliamo piano, per amor del cielo. Ho corrotto l'infermiere perché mi lasciasse entrare. Ho poco tempo. E non è come pensi tu, Robert. MI sei piaciuto fin dal primo istante che ti ho visto, già allora mi sono fatta dei pensieri su di te. Ero stufa di Mark Everard Fawcett: il mio orgoglio mi impediva di proseguire oltre." "E adesso?" Fece Bobby con una sfumatura ironica "Ti vuoi infilare sotto le mie coltri?" "Perché mi tratti in questa maniera? Mi hai preso per una ragazza che non fatica troppo ad andare a letto con qualcuno? Se è così ti sbagli di grosso. Sentivo solo la necessità di farti capire il mio sentimento, che è limpido e non corrotto dal semplice desiderio fisico." Bobby la prese per un braccio e la fece sedere al suo fianco. Poi la baciò, lungamente. Era così tanto tempo che non baciava qualcuno da diventare rosso come una mela. Poi rifletté che era ancora malato e la allontanò da sé con gentilezza. Ma il ghiaccio era rotto. "Vorrei morire. Ora." Sussurrò lei, "Ora che sono felice." Ed estrasse dalla borsetta una pistola di piccolo calibro incrostata d'argento." La uso per autodifesa. Stai tranquillo, è scarica." Bobby chiese di averla in mano e fece il gesto di gingillarci :"Avrei tanto desiderato di avere un affare del genere qualche tempo fa. Ma ora sono felice." Fu questione di un attimo: lo sparo leggerissimo bucò il cuscino tra loro e il minuscolo proiettile colpì immediatamente Elizabeth, poco a sinistra del cuore. Lei cadde riversa sul sul letto senza segni di vita. Bobby non diede segni di sorpresa e si limitò a cancellare le sue impronte digitali dall'arma e ficcarla fra le dita della morta. "Volevi ammazzarmi, piccola strega, vera? Ma Io sono arrivato prima. Nessun patto suicida tra di noi. Non v'era tempo." E si mise in piedi, andando verso l'armadio per rimediare degli abiti decenti e prepararsi a partire. Prima, però pulì il poco sangue e mise il cadavere di Elizabeth Powell sotto il letto. quindi andò nel piccolo bagno a farsi la barba. Poi ritornò nella sala principale e cominciò a vestirsi in modo adeguato per una grande fuga. Prese il cappello e il bastone da passeggio e uscì, solo un po' zoppo dall'ingresso della stanza. Fece un cenno all'infermiere (che non aveva udito nulla) e gli disse che la signorina stava riposando sul suo letto e di non disturbarla mentre lui faceva una piccola passeggiata. Sistemò lo zaino da montagna sulle spalle e si allontanò da un'uscita posteriore mentre grosse monete brillavano fra le mani dell'addetto. (Continua) |
Post n°225 pubblicato il 11 Maggio 2016 da deteriora_sequor
"Ha avuto modo di essere testimone di eventi straordinari come guarigioni improvvise o ritorni dalla morte? Si segga qui, accanto a me, e mi racconti, dottore." "Vede, signorina Muir, ho bazzicato così a lungo questa clinica da sentirmi a disagio nel sistemarmi in panciolle sotto un magnifico sole. Preferisco restare in piedi, se non la disturba, e mantenere il mio status apparente di medico." Alice sorrise e non forzò la mano, accontentandosi di ascoltare le parole di Palubi mentre fluivano come perle sopra la seta. "Ho visto degli autentici miracolati, sì. Gente a cui era data qualche settimana di vita riprendersi e cacciare lontano le manifestazioni più ferali della malattia. Ho visto persone entrare come cadaveri mobili e uscirne gioiosi e sgambettanti. Anche in questo genere di infermità non si può dare nulla per scontato. Che poi lei voglia definirli miracoli...beh, Io non mi addentro in una tale definizione. La lascio a chi crede veramente in qualcosa, o qualcuno, di sovrannaturale." "Bobby pare veramente convertito da quello spretato che lo frequenta...Edoardo Muller, se non mi sbaglio." Replicò lei, dolcemente. "Vede, Alice" E il dottore si inginocchio fino a portare il suo volto a pochi centimetri da quello della donna "Robert Fawcett attraversa uno di quegli stati di esaltazione che seguono un improvviso miglioramento dai sintomi della tubercolosi. é, se mi consente, su di giri e rapito da una sorta di estasi. Questo non significa che il suo cervello non subisca una serie di contraccolpi pesanti nelle prossime ore. Quel giovane è un meccanismo delicato o, se preferisce, un fiore fragile che sta appena voltando la corolla verso i tiepidi raggi della luce. Ma chi può escludere che un rozzo scarpone lo travolga o che il delicato meccanismo si inceppi proprio nell'attimo del trionfo apparente. Vedrà, è più semplice, a volte, crogiolarsi nella maniacalità ossessiva della disperazione che rassegnarsi alla bellezza di una guarigione imprevista. Essa comporta tante cose e tante responsabilità, molto maggiori che starsene in un letto a maledire il mondo intero." Alice aveva seguito la succinta tirata di Palubi levandosi gli occhiali e fissandolo rapita. Quando, poi, era tutto finito, aveva reclinato il capo ed era tornata a distendersi sulla sdraio. "Intende dire che il povero Bobby potrebbe addirittura dventare pericoloso?" "Spiazzato, sorpreso, caricato di nuove responsabilità, immesso nuovamente nella vita, con i suoi doveri e scarsi piaceri. Per un uomo che è stato a un passo dalla morte, e per cui l'unica incombenza stava nell'attenderla con rassegnazione, esso può rivelarsi un peso sin troppo grande da sostenere." "La spaventa tutto ciò?" "Sinceramente sì. Le sue fragili spalle non sono adatte a sostenere il peso che Lazzaro ebbe a sostenere una volta tornato dall'ultimo viaggio." "E cosa potrebbe fare?" Insistette la giovane donna. "Scegliere la scorciatoia più semplice: impazzire. Perdere la misura della realtà e trascinare con sé gli uomini che gli sono stati più vicini." "Anche lei, dottor Palubi?" "Senza dubbio". Mormorò il medico in modo estremamente serio. (Continua) |
Post n°224 pubblicato il 07 Maggio 2016 da deteriora_sequor
"Posso chiederle un piacere, dottore?" Palubi annuì livemente con il capo. "Mi promette di non lasciare questa clinica sino a quando non mi sarò rimesso completamente da questo fastidioso malanno?" "Beh, certo. Posso farlo. Come le ho detto fa più paura un mio allontanarmi che il restare in questo posto per un tempo indefinito. Il dottor Neumann pensa certamente di convincermi a tenere la bocca chiusa mentre resterò alla clinica, e ho un ottimo rapporto con il personale infermieristico. Attenderò in tutta serenità il termine della sua convalescenza." "Vede, dottore, mi rimane un sogno: quello di potere uscire da questa gabbia dorata sulle mie gambe (o stampelle) insieme alle persone che stimo veramente e dirigermi da qualche parte, qualsiasi parte, con il sorriso sulla bocca. E lei, ovviamente, farebbe parte di questo gruppo". Palubi replicò stirando le labbra :"Ricominciare una vita con tutto ciò che si è messo da parte per avere un orizzonte sgombro di nubi. Una occasione che non le si è mai presentata in precedenza. Posso comprendere benissimo." Fece, asciutto. "Vedo che mi capisce benissimo". "Allora faccio riportare questi bagagli nel mio apparta mento e la lascio riposare. Ci vedremo al più presto per riparlare del suo magnifico progetto." Palubi si rimise il cappello, tirò su il bastone da passeggio dal pavimento e si avviò verso la porta. Uscito, la chiuse con dolcezza e diede ordini che il suo bagaglio, ammassato lungo il corridoio, fosse portato nuovamente da dove era venuto. Fatto questo si avviò sull'amplissimo terrazzo e prese a respirare a pieni polmoni. La giornata era formidabile e il sole aveva già sciolto buona parte della neve che era caduta nel giorno precedente. Moltissimi dei degenti ne stavano già approfittando per posizionare le loro sdraio sotto i raggi benefici del vecchio astro e un vivace sentore di attività frenetica era nell'aria. Il dottore si soffermò un attimo a sogguardare quegli uomini e quelle donne per i quali la speranza era un dono a cui non potevano credere completamente. Vecchi ex capitani di industria e servette solitarie lo salutavano con affetto non appena lo intravedevano e lui rispondeva a tutti con sollecitudine. Ma una persona in particolare attrasse l'attenzione di Palubi: si trattava di una giovane donna sulla trentina dai capelli biondi e corti, tagliati alla maschietta, con un paio di occhiali da vista troppo larghi forse per il suo viso incantevole e minuto. Anche se stava sdraiata si intuiva che l'altezza non doveva essere il suo forte ma questo lieve difetto era ben compensato dalle forme delicate e ben evidenti anche sotto l'ampio vestiario che portava. Quando si rese conto di essere osservata fece un cenno al dottore che si avvicinò a piccoli passi. "Alice Muir, vero? Penso che ci siamo incrociati nella stanza del signor Fawcett." "Senza dubbio, dottor Palubi. Sono contenta che Robert abbia trovato in lei un confidente così affidabile e un buonissimo amico." Il medico arrossì lievemente e le strinse la mano. "Perché non prende anche lei una sdraio e si ferma a parlare un attimo con me, o va di fretta? Si diceva che dovesse lasciare la clinica in tempi strettissimi." Palubi fece un gesto indefinibile roteando in aria la mano guantata. "Era mia intenzione ma ho cambiato idea. Devo ancora vedere il dipanarsi di questa vicenda." "Ovvero?" "Il destino di Robert Fawcett e la sua uscita dalla malattia. I miracoli mi hanno sempre suggestionato, e questo più di tutti gli altri a cui ho assistito." (Continua) |
Post n°223 pubblicato il 04 Maggio 2016 da deteriora_sequor
"E pensare che la colpa è solo mia" Biascicò Bobby. Il dottore ricambiò la stretta e si sollevò istantaneamente dalla sedia. "Posso ringraziarla?" Fece, dopo un attimo di esitazione. Il giovane convalescente strabuzzò gli occhi :"Per averla fatta buttare fuori dalla clinica?" "Sì, esattamente per quella ragione." Fece una pausa solenne, poi riprese :"Vede, stavo conducendo una vita monotona e banale e il mio disprezzo per questo edificio era giunto al limite. Compivo le stesse azioni abitudinarie e la routine banale e tediosa mi stava rovinando la vita. Poi, quel fatto mi ha aperto gli occhi. Come si fosse squarciato un velo. Trovarmi a contatto con la morte in modo vitale e (mi permetta) persino gioioso come quel giorno mi ha fatto comprendere un mucchio di cose. Ad un tratto tutti i decessi che annotavo in modo annoiato e freddo mi si sono sollevati contro. Era come se mi urlassero 'guarda bene, siamo uomini e donne anche noi, non solo numeri da tenere in un registro. Ho visto in faccia il dramma dell'esistenza, mio caro Fawcett." Bobby lo aveva lasciato parlare tutto d'un fiato e ora lo scrutava con attenzione "Quel giorno volevo morire. Ero stanco dell'agonia che mi penetrava sino nelle ossa. Ero sicuro di farcela, ma, appena ho immerso le gambe nell'acqua e mi sono girato ad osservare la sua reazione, tutto è mutato. La mia determinazione è andata a farsi friggere" "Forse il suo era solo un grido d'aiuto." "Penso che tanti la vedano in questa maniera, ma le assicuro che era mia ferma intenzione farla finita in modo definitivo." "E perché non impiccarsi nella propria stanza, tagliarsi le vene, bruciarsi le cervella con un colpo di pistola?" "Perché volevo che lei venisse con me, dottore." Enrico Palubi abbassò il capo stravolto e incrociò le dita come in preghiera :"Mi odiava, dunque, così tanto?" "Infinitamente. Lei per me era il simbolo più odioso di tutto questo circo della morte. L'incarnazione stessa del mio essere incurabile. Lei e i suoi dati, lei e le sue fiacche parole di conforto, lei e la sua bella cera. " "E cos'è cambiato, se mi è dato saperlo?" Bobby giocherellò con il bordo della coperta, poi riprese con un filo di voce :"Come lei ha trovato la vita nella mia gioiosa fuga verso la morte, Io ho trovato la morte persino simpatica nel suo volto affannato che si gettava dentro il lago per salvarmi. Non avrei mai potuto credere possibile una cosa del genere." "Ci siamo scambiati la salvezza" Sorrise il dottore. "Precisamente" riprese il suo interlocutore "Lei ha scoperto che morire poteva diventare un sollievo quasi orgiastico, Io ho indovinato nel suo sguardo stravolto che vivere era forse una scommessa da giocare." Palubi tornò a sedersi, poi si alzò di nuovo. Era evidente in lui una forte agitazione che gli impediva di restare immobile in un posto. "Lei sta guarendo. Se ne rende conto?" "Lo intuivo. Mi sento molto bene." "Mi permette di attenderla?" "Prego?" "Nessuno mi morde il sedere per togliermi di torno. Ho dato tutto a questo clinica e ho pure coperto il gioco sporco del direttore generale, il dottor Neumann. I suoi ammanchi, i suoi sprechi, la vita da barone che conduce. Si figuri che ha fatto di tutto per trattenermi, ma non per umana simpatia e solidarietà fra colleghi. Solo per il timore che andassi a spifferare tutto in giro. A un certo punto nell'ultimo dialogo fra noi due ha minacciato di farmi fuori se avessi fatto conoscere ai giornali gli intrallazzi che corrono in questo luogo." Io l'ho salutato freddamente e gli ho urlato che non aveva motivo di prendersi paura riguardo il sottoscritto. Poi ho terminato le valigie ed eccomi qui. Volevo accomiatarmi, ma qualcosa, adesso, è cambiato, profondamente." (Continua) |
Inviato da: Word_User
il 07/05/2021 alle 00:00
Inviato da: cassetta2
il 02/09/2020 alle 09:18
Inviato da: angi2010
il 18/04/2017 alle 23:29
Inviato da: deteriora_sequor
il 14/02/2017 alle 09:28
Inviato da: angi2010
il 13/02/2017 alle 23:30