gemini

il cielo brucia dentro la terra

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 56
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2Word_UserITALIANOinATTESAspagetiangi2010tirripitirriLutero_Paganolusimia2005magnumgmVasilissaskunkvita.perezcostanzatorrelli46Narcysseleoncinobianco1
 

ULTIMI COMMENTI

Avevo in bozza Dodeacaedro e l'ho pubblicato, testo...
Inviato da: Word_User
il 07/05/2021 alle 00:00
 
Impegnatevi di più con i post non posso essere l'unico...
Inviato da: cassetta2
il 02/09/2020 alle 09:18
 
salutino ^__^ ciao
Inviato da: angi2010
il 18/04/2017 alle 23:29
 
La speranza muore per ultima! :) Bentornata Angi
Inviato da: deteriora_sequor
il 14/02/2017 alle 09:28
 
L'hanno scampata entrambi...fiuu.. pensavo peggio
Inviato da: angi2010
il 13/02/2017 alle 23:30
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

Attaccato al muro insieme all'ombra II

Post n°232 pubblicato il 10 Giugno 2016 da deteriora_sequor







La mia vita è stata un susseguirsi di mediocrità. La quintessenza
del fallimento spirituale. Durante il periodo scolastico ero un bimbo
e poi un ragazzo ombroso e taciturno, schivavo i giochi (che mi
sembravano lo scatenarsi degli elementi più selvaggi della classe)
e rendevo poco a livello nozionistico e di apprendimento, tanto
da raggranellare voti mediocri e prestazioni insufficienti ai test
e alle prove scritte. Durante l'esposizione orale, poi, ero una
autentica frana: la lingua mi si attorcigliava, il fiato mi si mozzava
in gola e diventavo rosso come il berretto di un gallo, la voce si
faceva blesa e lievissima, tanto da far chiedere all'insegnante
più volte di ripetermi; con il risultato che il mio scarso studio
veniva ancor più sottolineato e il mio arrampicarmi sugli specchi
era formulato con un balbettio malsicuro e grottesco, che portava
al sorriso il docente e alla risata aperta il resto della classe. Ogni
giorno vivevo il mio arrancare lungo i gradini della scuola dell'obbligo
come una penosa costrizione e un'incombenza fatale. Dimagrivo
paurosamente e diventavo l'ombra di me stesso. Quando fui più
avanti negli anni si decise con un consulto generale di farmi
seguire da uno psicologo, decisione che ricambiai incupendomi
ulteriormente e cacciando nelle sedute ogni porcheria e falsità
che potessi venirmi in mente. Tanta era la dabbenaggine della
analista che le mie parole venivano letteralmente prese come
oro colato e tenute da parte come materiale prezioso sullo studio
della personalità adolescenziale. Fu in quel periodo che il mio
carattere menzognero compì un altro passo in avanti, nella
direzione della completa bugia. Cominciai a mentire su qualunque
cosa attraversasse il mio cammino, sino a costruirmi una personalità
adeguato al mio essere sociale e una verità che Io unicamente
conoscevo, pur senza sfruttarla per un fine, deleterio o positivo
che fosse. Ancora non riesco a rammentare con precisione le
tonnellate di falsità che riversai nelle orecchie della povera
psicoterapeuta e che poi contribuirono a definire un identikit della
mia personalità evolutiva. Mi eccitavano soprattutto le storie di
sesso. Ero maniacalmente attratto dall'esibire avventure che non
avevo mai sperimentato e che vivevano solo nella mia fantasia.
Adorava osservare la faccia imbarazzata e sorpresa della donna
mentre snocciolavo sozzerie e inventavo lì per lì esperienze erotiche
con donne conosciute per un fugace scambio di sguardi in una
strada del centro. Ero irripetibile e impresentabile. Avevo 17 anni.





(Continua)






 
 

 
 
 

Attaccato al muro insieme all'ombra

Post n°231 pubblicato il 06 Giugno 2016 da deteriora_sequor






Se sono un essere sinistro? Mi è stato detto più volte. Così come
che sono intrattabile, falso, opportunista e ambiguo. Mi era stato
predetto fin dall'infanzia che non sarei riuscito a farmi amici schietti
e così è stato. Mi era stato anticipato che avrei avuto un lavoro
mortalmente noioso e che non avrei mosso un passo ulteriore
lungo quella scalinata che si chiama miglioramento professionale,
e anche ciò si è puntualmente avverato. Sapevo dentro di me che
non avrei avuto donne ad allietarmi la vita ed è arrivata Marika,
per lasciarmi dopo due anni. Ma anche questa era una scommessa
facile da vincere. Signori! Ho quarantasette anni e possiedo con
i miei genitori una casa modesta ma pulita all'angolo fra via Bertotti
e corso Ramilati. Svolgo la mia umile mansione come banconista
del colorificio Endel a quindici minuti da casa a piedi. I miei vecchi
hanno rispettivamente ottantasette anni (il padre, Luigi) E ottanta
quattro (la madre, Erminia). Meno un'esistenza noiosa e tranquilla,
sono sempre stato puntuale al lavoro, non ho mai dato segni di
particolari squilibri mentali, non mi sono mai ammalato gravemente
e sostengo con la mia magra paga il bilancio famigliare. Papà è
pensionato delle poste e mamma casalinga. Non sento il dovere
filiale di ripagare i sacrifici dei genitori poiché è stata la loro
possessività a ridurmi in codesto stato di dipendenza e anonimato.
Detesto la mia attività giornaliera ma non lo darò mai a intendere
per una forma ben celata di orgoglio. Al sabato mi gioco la mia
bella partita a biliardo con Franco, una delle poche persone che
abbia avuto il pelo sullo stomaco di seguirmi attraverso le mie
miserabili peripezie, e la domenica mi faccio ampie passeggiate
con Ines, qualcosa di simile a una donna che conosco da troppo
tempo. è una ex suora, uscita dal convento all'età di ventisette anni,
disgustata dall'invidia e dalle gelosie che vi allignavano. A suo modo
è una tizia corretta e assolutamente non animosa. Con lei mi sfogo
delle mie frustrazioni, e su di lei riverso la rabbia per qualche scopo
fallito che, confusamente, sento riverberarmi sul fondo della coscienza.
Non che sappia definirlo (Non ho abbastanza fantasia) ma questa
insoddisfazione è alla base delle forti fitte allo stomaco che spesso
mi prendono e dei disturbi intestinali che mi ossessionano. Ho sentito
parlare di somatizzazione ma, a mio modesto parere, non è null'altro
che la rabbia per una vita fallita che percorre tutto il perimetro del mio
corpo sino a trovare negli organi interni un obbiettivo facile. Da qualche
parte (e voi sarete d'accordo) deve pur scovare una via d'uscita la
lurida e malmostosa schiuma del fallimento che mi ribolle tutto.






(Continua)







 
 

 
 
 

Bobby XXXVII

Post n°230 pubblicato il 31 Maggio 2016 da deteriora_sequor





Fu quando lo scandalo si placò e la polizia si installò con
discrezione nella clinica che Alice Muir aprì la lettera a lei
destinatole da Robert Fawcett attraverso la mano del dottor
Palubi. Era nella sua stanza in piena e avanzata notte, e
ancora si udivano urla intermittenti dei parenti stretti del
direttore generale Neumann. Le squadre di perlustrazione
e ricerca erano rientrate con la notizia del suicidio collettivo
di tre dei quattro colpevoli: solo Edoardo Muller aveva opposto
resistenza al fermo ed era stato eliminato con la violenza.
Palubi si era sparato, sir Anthony Montague si era gettato
in un burrone e Robert Fawcett s'era impiccato. Alice aveva
ascoltato quasi con indifferenza le novità. Poi si era rinchiusa
in camera per comprendere l'opinione di Bobby. Non le
interessava che potesse essere sopravvissuto perché ciò
che aveva evocato andava al di là dell'umana pietà. Ma
doveva sapere. Gettò la busta di lato e prese a scorrere
le parole vergate nervosamente da Robert Fawcett :"Cara
Alice, quando leggerai tutto questo Io sarò lontano, in Italia,
oltre la frontiera e, insieme ai miei cosiddetti complici avrò
lasciato alle spalle dei morti. MI risulta difficile giustificarmi
e non lo farò. Avrò ucciso una ragazza pregevole e cara anche
a te. Il motivo? Mi riassumeva tutti i miei fallimenti. Adunava
le occasioni perdute e rappresentava una strada verso la
dipendenza che non mi sento più in grado di percorrere.
Elizabeth ha tutto ciò che è indispensabile per rendermi
ulteriormente schiavo d'amore. Una bellezza unica e un
carattere che fa appello alla mia debolezza e remissività.
In altre parole mi si prospetta un avvenire da cagnolino al
fianco di una ragazzina decisamente forte. Non me lo posso
concedere. Non ora, o adesso che sto guarendo. Così, non
potendo combatterla, mi toccherà ucciderla. Ho pure il sospetto
che l'abbandono da parte del suo amante e mio padre la
possa suggestionare al punto di cercare una via d'uscita
dalla vita molto teatrale. Ma ciò, come ti ripeto, oggi che
sono in via di ristabilimento non me lo voglio concedere.
Uccidermi non fa per me. Lo ho realizzato anzitempo nel mio
precedente e fallimentare tentativo di suicidio. Così sarà
lei a morire, tentando di trattenermi sui vecchi, marciti sentieri.
Io e i miei colleghi abbiano tutti i motivi di questo mondo per
non farci imprigionare oltre in questa clinica e in questa
esistenza grama. Edoardo Muller sconta i ricatti del suo
giovane parroco, il quale è a conoscenza di un suo brutto
scivolone nel campo della morale, e non perde occasione
di rinfacciarglielo. Sir Anthony Montague è stato beffeggiato
orribilmente da mia madre e schiaffeggiato da mio padre:
cosa dunque si può attendere da un uomo umiliato in tale
maniera? Il dottor Palubi è legato a doppio filo alle malefatte
del Dottor Neumann, ma il suo orgoglio morale lo porterà
a una risoluzione definitiva del contratto. Di me ti ho già
scritto. Quello che manca è l'amore che non sono riuscito
a offrirti. La vita modesta ma saggia che potevamo dipanare
insieme e la dolcezza di un rapporto sano e duraturo che
ci è sfuggita fra le dita. E di questo mi assumo ogni
responsabilità; non siamo riusciti ad invecchiare insieme,
ad avere un frugoletto da crescere per non commettere
vecchi sbagli. La mia fragilità, alla fine, si è rivelata un
macigno troppo grande da togliere dal cammino che mi
stava di fronte, e ora, che ho guadagnato quel minimo di
indipendenza e coraggio, li voglio utilizzare in un ultimo,
disperato tentativo di fuga. Ma una fuga che non abbia
a coinvolgerti e non ti esponga a inutili rischi. Ricordami
per queste parole che ti lascio. Se il superamento delle
montagne andrà a buon fine tenterò di rifarmi una vita
nella modestia e nel silenzio, così come finora l'ho
trascorsa nella dabbenaggine e nella crapula. Sii testimone,
almeno, di una muta e disperata rincorsa al bene, passando
attraverso gli infidi campi del male. Ti saluta, nel suo
ultimo tentativo di rigenerazione, il tuo BOBBY".




(Fine)





 
 
 
 

 
 
 

Bobby XXXVI

Post n°229 pubblicato il 27 Maggio 2016 da deteriora_sequor





Venne rinvenuto con gli occhi ancora semiaperti e un briciolo
di vita nelle ossa. Le squadre lo rimisero in piedi, sostenendolo.
Uno di loro, un fabbro di nome Ernst Kirchner lo schiaffeggiò
costringendolo a un nuovo sbocco di sangue. Gli altri lo
osservavano e, intanto, andavano a preparare un cappio
per impedirgli di morire senza essere stato giudicato. Il
borgomastro, con uno sguardo quieto dentro gli occhi azzurri,
gli domandò perché era successo quello che era successo
e cosa lo aveva spinto a uccidere. Bobby, senza più forze
e in attesa di essere appeso a un larice, colse da terra un
ramoscello e lo spezzò fra le dita: "Amore. Solo Amore".
Biascicò in mezzo al profondo silenzio dei vigilantes. "Quando
ho capito che non potevo essere amato da Elizabeth Powell
per quello che ero, l'Odio ha avuto il sopravvento. Ma non mi
sono scordato Alice Muir, l'unica persona che mi abbia seguito
senza precedermi, e l'unica donna che non mi abbia perdonato
il peccato di superbia in cambio di un pugno di quattrini. L'ho
ammirata e adorata sino in fondo per questo." "Dov'è finito il
tuo compagno?" Bobby fece un cenno stanco in una direzione
a caso :"è laggiù, in fondo a una rupe." vi fu un attimo di
indecisione nei movimenti della squadraccia quando il cappio
e la corda furono pronti. "Non potete nemmeno immaginare
cosa significhi perdere il coraggio della dignità. Trascorrere
due anni smarrendo i punti fermi che una vita precaria ti
aveva fornito. In poco tempo chiunque mi era stato vicino
per interesse e grazie a colui che non sono, si è eclissato.
ho compreso che valiamo per i vantaggi materiali che possiamo
fornire a chi ci sta di fianco. Ho compreso che non siamo noi
ma quanto rappresentiamo a farci ammassare persone addosso
e a fornirci di successo sociale ed intimo. Mi sono ritrovato nudo
e spaesato. Solo, insomma." Il borgomastro si allontanò da lui
sputando per terra e diede l'ordine di issare il corpo e di legare
la corda al tronco. Robert Fawcett diede solo qualche tiepido
strattone e poi restò immobile, a penzolare senza vita nell'aria
tiepida.





(Continua)






 
 
 
 
 

Bobby XXXV

Post n°228 pubblicato il 24 Maggio 2016 da deteriora_sequor





Il dottor Palubi si allontanò verso l'alto. Scomparendo nella
fitta boscaglia. Nessuno fece nemmeno il tentativo di fermarlo.
Attesero qualche minuto, poi udirono il colpo lievissimo della
piccola pistola. Bobby ebbe un attimo di smarrimento ."Gli ho
voluto molto bene ma esistono delle strade segnate. Io, in ogni
caso intendo proseguire lungo qualcuno di quei sentieri." "Vengo
con te" Proruppe sir Anthony Montague mentre Edoardo Muller
si sedeva per terra sventolando la mano in segno di diniego
"A che servirebbe? Hanno mute di cani capaci di seguire la traccia
più impercettibile. fossimo rimasti con la guida avremmo avuto
una sottile percentuale di cavarcela. Così è impossibile." "Che
farai?" Chiese Bobby, angosciato. "Attenderò che arrivino, poi
mi rimetterò alla loro clemenza." Non ci sarà clemenza per te.
Hai assassinato il loro amato parroco. Nemmeno sprecheranno
proiettili. Ti uccideranno a colpi di pietra." "Non importa. Qualcuno
ben più grande di me ha subito un martirio peggiore. Sono pronto."
Robert Fawcett e Anthony Montague si guardarono. Il tempo era
poco e tanta la disperazione. Salutarono lo spretato con un abbraccio
e si avviarono per un sentiero preso a caso. Quando sbucarono
dall'altra parte della valle videro chiaramente con il binocolo la
squadra di paesani raggiungere Edoardo Muller e farlo a pezzi.
V'era molta rabbia nell'aria e la paura, folle, tenace, e comprensibile
gelò le ossa ai due fuggiaschi. Il sentiero che stavano percorrendo
si infittiva di ramaglia e li lasciava a malapena transitare. Si capiva
a occhio nudo che non stavano approdando da nessuna parte. Le
mute dei cani e il loro ringhiare furioso era sempre più vicino quando
sir Anthony Montague fece cenno al collega di fuga di arrestarsi
"Ho una caviglia slogata, non posso più proseguire. Ogni passo
è una tortura. Vai avanti da solo, e buona fortuna. Qui c'è un varco
che dà su una rupe. Lo vedi? Terminerò qui i miei giorni sfortunati.
Un caro saluto, Bobby. Sei stata una persona che mi ha ispirato."
Il suo interlocutore non reagì e Montague si avviò zoppicando
verso il ciglio del burrone. L'altro chiuse gli occhi per pochi secondi,
e quando li riaprì non era rimasto più a niente a ricordare sir Anthony
Montague. Lui, allora, fu colto da una selvaggia voglia di vivere. Più
potente del desiderio che lo sfigurava quando era all'apice della
tubercolosi. Cominciò a tossire forsennatamente sino a non potere
restare nemmeno in piedi: piegato su sé stesso sboccava sangue e
tornava indietro ai peggiori momenti della sua via crucis. Nel momento
stesso in cui i suoi amici sparivano inesorabilmente anche l'illusione
di essere completamente guarito si fece evanescente. Era la giusta
punizione. La salute miracolosamente riacquistata ora si trasformava
in uno specchietto per le allodole, una trappola mortale in cui era
caduto mani e piedi. Si mise a correre come un disperato, abbattendo
la folta vegetazione che gli sbarrava la strada. Pallido, ricoperto di
sangue ed esausto, veniva ad assomigliare allo stesso spettro che
aveva creduto di scacciare lungo il percorso di una vita complicata.





(continua)






 
 
 

Bobby XXXIV

Post n°227 pubblicato il 20 Maggio 2016 da deteriora_sequor






Uscendo dall'ingresso posteriore per poco non cadde con il muso
sul terreno: aveva incocciato in Edoardo Muller che stava seduto
sui gradini con la testa fra le mani. Bobby fece un'acrobazia per
restare in piedi e si mise ad imprecare a bassa voce :"Non
pensavo di trovarti qui così presto." ringhiò con ferocia mal
dissimulata. Edoardo alzò lo sguardo e due occhi spenti si
rifletterono in quelli, infuocati dell'uomo. Lo spretato era vestito
di tutto punto per un'escursione in montagna, ma la sua volontà
sembrava ridotta al lumicino :"L'ho fatta finita. Ho ucciso Roland
Meier in canonica, con la base di un grosso candelabro. Dovevo
farlo. non faceva altro che minacciarmi e ricattarmi. Urlava che
avrebbe rivelato a tutti il segreto della mia cacciata dalla Chiesa
di Cristo." "Di che ti preoccupi? Era nei piani liberarsi di tutte le
zavorre e cominciare una nuova vita, una volta traversate le
montagne. Andiamo adesso, il dottor Palubi ci aspetta all'inizio
del sentiero insieme ad Anthony Montague, e dobbiamo fare in
fretta prima che scoprano tutto." Edoardo Muller si sollevò e si
mise a camminare con passo spedito a fianco del suo anfitrione.
Ben presto giunsero all'incrocio dei due sentieri. Uno conduceva
a una modesta e panoramica passeggiata, l'altro verso le vette,
lassù, chissà dove. Montague e Palubi erano in piedi, uno fianco
all'altro, e salutarono impercettibilmente l'arrivo dei due compagni.
Palubi mormorò :"La guida ci aspetta presso la vecchia baracca.
Ha voluto essere pagata in anticipo." Si avviarono e Bobby si
mise vicino al dottore. "Gli ho iniettato aria al posto della solita
soluzione di canfora. Se n'è andato senza accorgersene. Il dottor
Neumann verrà trovato stasera. Ho detto di lasciarlo riposare
per alcune ore." "E..." biascicò Bobby indicando Montague, che li
stava precedendo. "Da quello che ho capito ha soffocato Louise
Jordan nel sonno, Mark Everard Fawcett si è svegliato e ha
opposto maggiore resistenza ma, alla fine...voglio dire... non so
e non ho voluto sapere la maniera, ma anche lui non è ora più
in grado di nuocere a nessuno." "Tutto è sistemato, allora. Ha
dato ad Alice la mia lettera?" "Sì, l'aprirà stasera quando l'albergo
sarà in pieno subbuglio. Francamente non so se sia stata una
buona idea." "Dovevo lasciare la spiegazione di quello che
abbiamo fatto a qualcuno. E mi fido solo di Alice, il vero, grande
amore della mia vita." Trovarono la guida vicino a una vecchia
casa diroccata. Ma erano già stanchi, disabituati com'erano
alle camminate in alta montagna. Comunque si avviarono tutti
insieme. Passarono la notte a un bivacco in alta quota e, al mattino,
quando si risvegliarono, la guida era scomparsa con tutto il
loro denaro. Non che importasse loro dei soldi ma erano persi
nella boscaglia, condannati a girare in tondo nello stesso punto.
Diversi sentieri si aprivano innanzi a loro ma era impossibile
decifrare quello che li avrebbe condotti verso la salvezza, in
Italia. E, di certo le squadre civili e militari erano sulle loro tracce
e sarebbero piombati in poche ore ad arrestarli. "Cominciata
troppo tardi e finita così presto." Mugugnò Bobby. "Tentiamo!"
proruppe lo spretato, che sentiva la paura farsi largo nelle
viscere. "è inutile" Rispose il dottor Palubi che estrasse una
pistola di piccolo calibro dallo zaino. Era atrocemente simile
a quella di Elizabeth, e Robert Fawcett osservò immobile le
operazioni di caricamento. "Sapevamo di essere votati alla
sconfitta..." Biascicò Montague. "Chi di noi credeva seriamente
di entrare in Italia e di rifarsi una vita?" Edoardo Muller osservò:
"Siamo stati vittime di un incubo a cielo aperto, e la colpa è solo
mia. Io vi ho trascinato in quest'avventura." Il cielo si stava aprendo
e annunciava una giornata meravigliosa di giugno inoltrato. La
neve si era sciolta ovunque e gli uccelli cantavano a squarciagola.
Bobby ascoltava con attenzione :"No, Muller. Tu sei stato la porta
ma noi avevamo la chiave. E noi abbiamo deciso di girarla nella
toppa."






(Continua)








 
 
 
 
 

 

 
 
 

Bobby XXXIII

Post n°226 pubblicato il 16 Maggio 2016 da deteriora_sequor





Bobby si riebbe non appena vide la ragazza al suo fianco
con un dito premuto sulle labbra. Era bella e vestita leggera
malgrado avesse nevicato sino a poco tempo prima. Un
completo castigato le scendeva fin oltre le ginocchia e non
v'era ombra di trucco sul suo viso quasi adolescenziale.
L'uomo si trattenne dal parlare mentre Lei bisbigliava:
"Penso che abbia ricevuto il mio biglietto. Mi sento in dovere
di chiederle cosa ne pensa." Il malato scostò le pesanti coperte
e si sedette sul bordo del letto, poi si mise le due mani sul viso
come ad intercettare i pensieri che gli svolazzavano addosso.
"Non sei semplicemente delusa?" Domandò a un certo punto
in modo colloquiale. "Certo, sono stufa di tuo padre e dei suoi
giochetti. Ora pensa di dimenticarmi perché ha ritrovato sua
moglie..." "E tu ora pensi di vendicarti di lui con lui seducendo
suo figlio." Lei si buttò in ginocchio :"Parliamo piano, per
amor del cielo. Ho corrotto l'infermiere perché mi lasciasse
entrare. Ho poco tempo. E non è come pensi tu, Robert.
MI sei piaciuto fin dal primo istante che ti ho visto, già
allora mi sono fatta dei pensieri su di te. Ero stufa di Mark
Everard Fawcett: il mio orgoglio mi impediva di proseguire
oltre." "E adesso?" Fece Bobby con una sfumatura ironica
"Ti vuoi infilare sotto le mie coltri?" "Perché mi tratti in questa
maniera? Mi hai preso per una ragazza che non fatica troppo
ad andare a letto con qualcuno? Se è così ti sbagli di grosso.
Sentivo solo la necessità di farti capire il mio sentimento, che
è limpido e non corrotto dal semplice desiderio fisico." Bobby
la prese per un braccio e la fece sedere al suo fianco. Poi la
baciò, lungamente. Era così tanto tempo che non baciava
qualcuno da diventare rosso come una mela. Poi rifletté
che era ancora malato e la allontanò da sé con gentilezza.
Ma il ghiaccio era rotto. "Vorrei morire. Ora." Sussurrò lei,
"Ora che sono felice." Ed estrasse dalla borsetta una pistola
di piccolo calibro incrostata d'argento." La uso per autodifesa.
Stai tranquillo, è scarica." Bobby chiese di averla in mano
e fece il gesto di gingillarci :"Avrei tanto desiderato di avere
un affare del genere qualche tempo fa. Ma ora sono felice."
Fu questione di un attimo: lo sparo leggerissimo bucò il cuscino
tra loro e il minuscolo proiettile colpì immediatamente
Elizabeth, poco a sinistra del cuore. Lei cadde riversa sul
sul letto senza segni di vita. Bobby non diede segni di sorpresa
e si limitò a cancellare le sue impronte digitali dall'arma
e ficcarla fra le dita della morta. "Volevi ammazzarmi, piccola
strega, vera? Ma Io sono arrivato prima. Nessun patto suicida
tra di noi. Non v'era tempo." E si mise in piedi, andando
verso l'armadio per rimediare degli abiti decenti e prepararsi
a partire. Prima, però pulì il poco sangue e mise il cadavere
di Elizabeth Powell sotto il letto. quindi andò nel piccolo bagno
a farsi la barba. Poi ritornò nella sala principale e cominciò
a vestirsi in modo adeguato per una grande fuga. Prese il
cappello e il bastone da passeggio e uscì, solo un po' zoppo
dall'ingresso della stanza. Fece un cenno all'infermiere (che
non aveva udito nulla) e gli disse che la signorina stava
riposando sul suo letto e di non disturbarla mentre lui
faceva una piccola passeggiata. Sistemò lo zaino da montagna
sulle spalle e si allontanò da un'uscita posteriore mentre
grosse monete brillavano fra le mani dell'addetto.





(Continua)







 
 

 
 
 

Bobby XXXII

Post n°225 pubblicato il 11 Maggio 2016 da deteriora_sequor







"Ha avuto modo di essere testimone di eventi straordinari
come guarigioni improvvise o ritorni dalla morte? Si segga
qui, accanto a me, e mi racconti, dottore." "Vede, signorina
Muir, ho bazzicato così a lungo questa clinica da sentirmi a
disagio nel sistemarmi in panciolle sotto un magnifico sole.
Preferisco restare in piedi, se non la disturba, e mantenere
il mio status apparente di medico." Alice sorrise e non forzò
la mano, accontentandosi di ascoltare le parole di Palubi
mentre fluivano come perle sopra la seta. "Ho visto degli
autentici miracolati, sì. Gente a cui era data qualche settimana
di vita riprendersi e cacciare lontano le manifestazioni più
ferali della malattia. Ho visto persone entrare come cadaveri
mobili e uscirne gioiosi e sgambettanti. Anche in questo genere
di infermità non si può dare nulla per scontato. Che poi lei
voglia definirli miracoli...beh, Io non mi addentro in una tale
definizione. La lascio a chi crede veramente in qualcosa, o
qualcuno, di sovrannaturale." "Bobby pare veramente
convertito da quello spretato che lo frequenta...Edoardo
Muller, se non mi sbaglio." Replicò lei, dolcemente. "Vede,
Alice" E il dottore si inginocchio fino a portare il suo volto
a pochi centimetri da quello della donna "Robert Fawcett
attraversa uno di quegli stati di esaltazione che seguono
un improvviso miglioramento dai sintomi della tubercolosi.
é, se mi consente, su di giri e rapito da una sorta di estasi.
Questo non significa che il suo cervello non subisca una
serie di contraccolpi pesanti nelle prossime ore. Quel giovane
è un meccanismo delicato o, se preferisce, un fiore fragile
che sta appena voltando la corolla verso i tiepidi raggi della
luce. Ma chi può escludere che un rozzo scarpone lo travolga
o che il delicato meccanismo si inceppi proprio nell'attimo
del trionfo apparente. Vedrà, è più semplice, a volte,
crogiolarsi nella maniacalità ossessiva della disperazione
che rassegnarsi alla bellezza di una guarigione imprevista.
Essa comporta tante cose e tante responsabilità, molto
maggiori che starsene in un letto a maledire il mondo intero."
Alice aveva seguito la succinta tirata di Palubi levandosi gli
occhiali e fissandolo rapita. Quando, poi, era tutto finito,
aveva reclinato il capo ed era tornata a distendersi sulla sdraio.
"Intende dire che il povero Bobby potrebbe addirittura
dventare pericoloso?" "Spiazzato, sorpreso, caricato di nuove
responsabilità, immesso nuovamente nella vita, con i suoi
doveri e scarsi piaceri. Per un uomo che è stato a un passo
dalla morte, e per cui l'unica incombenza stava nell'attenderla
con rassegnazione, esso può rivelarsi un peso sin troppo grande
da sostenere." "La spaventa tutto ciò?" "Sinceramente sì.
Le sue fragili spalle non sono adatte a sostenere il peso
che Lazzaro ebbe a sostenere una volta tornato dall'ultimo
viaggio." "E cosa potrebbe fare?" Insistette la giovane donna.
"Scegliere la scorciatoia più semplice: impazzire. Perdere
la misura della realtà e trascinare con sé gli uomini che gli
sono stati più vicini." "Anche lei, dottor Palubi?" "Senza dubbio".
Mormorò il medico in modo estremamente serio.





(Continua)






 
 

 
 
 

Bobby XXXI

Post n°224 pubblicato il 07 Maggio 2016 da deteriora_sequor




"Posso chiederle un piacere, dottore?" Palubi annuì livemente con
il capo. "Mi promette di non lasciare questa clinica sino a quando
non mi sarò rimesso completamente da questo fastidioso malanno?"
"Beh, certo. Posso farlo. Come le ho detto fa più paura un mio
allontanarmi che il restare in questo posto per un tempo indefinito.
Il dottor Neumann pensa certamente di convincermi a tenere la
bocca chiusa mentre resterò alla clinica, e ho un ottimo rapporto
con il personale infermieristico. Attenderò in tutta serenità il
termine della sua convalescenza." "Vede, dottore, mi rimane un
sogno: quello di potere uscire da questa gabbia dorata sulle mie
gambe (o stampelle) insieme alle persone che stimo veramente
e dirigermi da qualche parte, qualsiasi parte, con il sorriso sulla
bocca. E lei, ovviamente, farebbe parte di questo gruppo". Palubi
replicò stirando le labbra :"Ricominciare una vita con tutto ciò che
si è messo da parte per avere un orizzonte sgombro di nubi. Una
occasione che non le si è mai presentata in precedenza. Posso
comprendere benissimo." Fece, asciutto. "Vedo che mi capisce
benissimo". "Allora faccio riportare questi bagagli nel mio apparta
mento e la lascio riposare. Ci vedremo al più presto per riparlare
del suo magnifico progetto." Palubi si rimise il cappello, tirò
su il bastone da passeggio dal pavimento e si avviò verso la porta.
Uscito, la chiuse con dolcezza e diede ordini che il suo bagaglio,
ammassato lungo il corridoio, fosse portato nuovamente da dove
era venuto. Fatto questo si avviò sull'amplissimo terrazzo e prese
a respirare a pieni polmoni. La giornata era formidabile e il sole
aveva già sciolto buona parte della neve che era caduta nel giorno
precedente. Moltissimi dei degenti ne stavano già approfittando
per posizionare le loro sdraio sotto i raggi benefici del vecchio
astro e un vivace sentore di attività frenetica era nell'aria. Il
dottore si soffermò un attimo a sogguardare quegli uomini e
quelle donne per i quali la speranza era un dono a cui non
potevano credere completamente. Vecchi ex capitani di industria
e servette solitarie lo salutavano con affetto non appena lo
intravedevano e lui rispondeva a tutti con sollecitudine. Ma una
persona in particolare attrasse l'attenzione di Palubi: si trattava
di una giovane donna sulla trentina dai capelli biondi e corti,
tagliati alla maschietta, con un paio di occhiali da vista troppo
larghi forse per il suo viso incantevole e minuto. Anche se stava
sdraiata si intuiva che l'altezza non doveva essere il suo forte
ma questo lieve difetto era ben compensato dalle forme delicate
e ben evidenti anche sotto l'ampio vestiario che portava. Quando
si rese conto di essere osservata fece un cenno al dottore che si
avvicinò a piccoli passi. "Alice Muir, vero? Penso che ci siamo
incrociati nella stanza del signor Fawcett." "Senza dubbio, dottor
Palubi. Sono contenta che Robert abbia trovato in lei un confidente
così affidabile e un buonissimo amico." Il medico arrossì lievemente
e le strinse la mano. "Perché non prende anche lei una sdraio e si
ferma a parlare un attimo con me, o va di fretta? Si diceva che
dovesse lasciare la clinica in tempi strettissimi." Palubi fece un
gesto indefinibile roteando in aria la mano guantata. "Era mia
intenzione ma ho cambiato idea. Devo ancora vedere il dipanarsi
di questa vicenda." "Ovvero?" "Il destino di Robert Fawcett e la sua
uscita dalla malattia. I miracoli mi hanno sempre suggestionato, e
questo più di tutti gli altri a cui ho assistito."





(Continua)






 
 
 
 

 
 
 

Bobby XXX

Post n°223 pubblicato il 04 Maggio 2016 da deteriora_sequor

 







"E pensare che la colpa è solo mia" Biascicò Bobby. Il dottore
ricambiò la stretta e si sollevò istantaneamente dalla sedia.
"Posso ringraziarla?" Fece, dopo un attimo di esitazione. Il
giovane convalescente strabuzzò gli occhi :"Per averla fatta
buttare fuori dalla clinica?" "Sì, esattamente per quella ragione."
Fece una pausa solenne, poi riprese :"Vede, stavo conducendo
una vita monotona e banale e il mio disprezzo per questo edificio
era giunto al limite. Compivo le stesse azioni abitudinarie e la
routine banale e tediosa mi stava rovinando la vita. Poi, quel
fatto mi ha aperto gli occhi. Come si fosse squarciato un velo.
Trovarmi a contatto con la morte in modo vitale e (mi permetta)
persino gioioso come quel giorno mi ha fatto comprendere un
mucchio di cose. Ad un tratto tutti i decessi che annotavo in
modo annoiato e freddo mi si sono sollevati contro. Era come
se mi urlassero 'guarda bene, siamo uomini e donne anche noi,
non solo numeri da tenere in un registro. Ho visto in faccia il
dramma dell'esistenza, mio caro Fawcett." Bobby lo aveva
lasciato parlare tutto d'un fiato e ora lo scrutava con attenzione
"Quel giorno volevo morire. Ero stanco dell'agonia che mi
penetrava sino nelle ossa. Ero sicuro di farcela, ma, appena
ho immerso le gambe nell'acqua e mi sono girato ad osservare
la sua reazione, tutto è mutato. La mia determinazione è andata
a farsi friggere" "Forse il suo era solo un grido d'aiuto." "Penso
che tanti la vedano in questa maniera, ma le assicuro che era
mia ferma intenzione farla finita in modo definitivo." "E perché
non impiccarsi nella propria stanza, tagliarsi le vene, bruciarsi
le cervella con un colpo di pistola?" "Perché volevo che lei
venisse con me, dottore." Enrico Palubi abbassò il capo stravolto
e incrociò le dita come in preghiera :"Mi odiava, dunque, così
tanto?" "Infinitamente. Lei per me era il simbolo più odioso di
tutto questo circo della morte. L'incarnazione stessa del mio
essere incurabile. Lei e i suoi dati, lei e le sue fiacche parole di
conforto, lei e la sua bella cera. " "E cos'è cambiato, se mi è dato
saperlo?" Bobby giocherellò con il bordo della coperta, poi
riprese con un filo di voce :"Come lei ha trovato la vita nella mia
gioiosa fuga verso la morte, Io ho trovato la morte persino
simpatica nel suo volto affannato che si gettava dentro il lago
per salvarmi. Non avrei mai potuto credere possibile una cosa
del genere." "Ci siamo scambiati la salvezza" Sorrise il dottore.
"Precisamente" riprese il suo interlocutore "Lei ha scoperto che
morire poteva diventare un sollievo quasi orgiastico, Io ho
indovinato nel suo sguardo stravolto che vivere era forse una
scommessa da giocare." Palubi tornò a sedersi, poi si alzò di
 nuovo. Era evidente in lui una forte agitazione che gli impediva
di restare immobile in un posto. "Lei sta guarendo. Se ne rende
conto?" "Lo intuivo. Mi sento molto bene." "Mi permette di
attenderla?" "Prego?" "Nessuno mi morde il sedere per togliermi
di torno. Ho dato tutto a questo clinica e ho pure coperto il
gioco sporco del direttore generale, il dottor Neumann. I suoi
ammanchi, i suoi sprechi, la vita da barone che conduce. Si
figuri che ha fatto di tutto per trattenermi, ma non per umana
simpatia e solidarietà fra colleghi. Solo per il timore che andassi
a spifferare tutto in giro. A un certo punto nell'ultimo dialogo fra
 noi due ha minacciato di farmi fuori se avessi fatto conoscere
ai giornali gli intrallazzi che corrono in questo luogo." Io l'ho
salutato freddamente e gli ho urlato che non aveva motivo di
prendersi paura riguardo il sottoscritto. Poi ho terminato le
valigie ed eccomi qui. Volevo accomiatarmi, ma qualcosa,
adesso, è cambiato, profondamente."







(Continua)








 
 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963