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ALDA MERINI
E tutti noi costretti dentro
le ombre del vino
non abbiamo parole nè potere
per invogliare altri avventori.
Siamo osti senza domande
riceviamo tutti
solo che abbiano un cuore.
Siamo poeti fatti di vesti pesanti
e intime calure di bosco,
siamo contadini che portano
la terra a Venere
siamo usurai pieni di croci
siamo conventi che non hanno sangue
siamo una fede senza profeti
ma siamo poeti.
Soli come le bestie
buttati per ogni fango
senza una casa libera
nè un sasso per sentimento
CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG
« Messaggio #542 | Messaggio #545 » |
Post n°544 pubblicato il 11 Novembre 2007 da alexisdg10
Torno da solo, verso sera, a Punta Sabbioni. Tutte le sere torno da solo. Lui prova fino a tardi con l’orchestra. Torna da solo anche lui. Prendo il vaporetto a Fondamenta Nuove. Lascio il teatro verso il tramonto e mi incammino piano fra le calli di questa città che non smetterà mai di essere unica ai miei occhi. Una città dentro la quale mi sono sempre mosso bene, fin da quando ci venivo da bambino,con la pescivendola di Piazza Dante, di nascosto a mia madre che passava le giornate a cercarmi. “Ti te si andà a Venesia, demonio de un fiol!” mi diceva tutta arrabbiata quando tornavo la sera. Mi prendevo qualche schiaffone, ogni tanto. Tornavo che puzzavo di pesce, tanto stretto era il carrettino della siora Ester, che si stava tutti insieme, donne, bambini e totani, avvinghiati in un abbraccio umido che sapeva di salsedine e di sudore. “ Non potresti prendere il treno da Treviso? Evireresti di spenderti dieci euro di parcheggio tutti i santi giorni, no?” Certo, ha ragione. Il fatto è che mi piace venire in questa città dall’acqua, mi piace venirci dal mare. Sulla via del ritorno è il momento più bello. Il giorno declina. Il mare, il cielo, occupano lo spazio. Lontano, il mare è già ossidato da una luce oscura, così come il cielo. Fa caldo nel vaporetto. C’è gente che torna da qualche parte. Ci sono pochissimi turisti in questa stagione e questa è una linea usata soprattutto dai locali, da coloro che stanno a Murano o a Torcello e tornano, per qualche motivo, alla terraferma. La mattina le persone sono assonnate, la sera stanche. C’è un ché di terribilmente umano, una vulnerabilità dolce e tenera nei gesti e negli occhi della gente dei vaporetti. Non c’è più fretta qui. Siamo in un mondo isolato, un mondo al di fuori dal mondo, come protetti dall’acqua che ci circonda. Sul far della sera, al ritorno, è bellissimo. Di una bellezza che fa quasi male. Nessuno parla sul vaporetto. Si riposano. Sono silenziosi. Sono separati gli uni dagli altri. Non si parlano. Eppure c’è qualcosa in comune fra loro: la stanchezza, il vento gelido di fuori, il mare. L’acqua incomincia a salire, si direbbe. La si sente avvicinarsi. Un battere sordo dal fondo della barca. Il cielo si fa molto scuro. L’aria ancora più fredda. La sera precedente a quella della prima l’abbiamo trascorsa su di una panchina presso la fermata del vaporetto. Faceva molto freddo quella notte. La gente passava intirizzita, avvolta in spessi capotti dalle forme incerte, le scarpe pesanti dell’inverno alle porte, gli occhi bassi. Lui è contro il muro, in un piccolo spazio che conserva un briciolo del calore del giorno. I suoi occhi sono di una trasparenza impressionante. L’assenza dello sguardo è assoluta. I suoi occhi si chiudono piano. Lacrime gli scivolano sul viso. Il mare è lontano attraverso le palpebre chiuse. La città, laggiù, si è fatta invisibile. Le lacrime scivolano giù dai suoi occhi. “Su che cosa piangi?” “ Sull’insieme. Piango sull’insieme. Piango sulla vita.” Mi appoggio nel vano del suo braccio, contro il suo cuore”Piangi anche tu?” “ Piango? Io?” Gli occhi si aprono, guardano senza vedere. Poi si richiudono. Ritornano al buio. Gli stringo le mani gelate. Gli poso un bacio sulle mani stanche. Gli bacio le lacrime. Lui asciuga le mie. |
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Questo blog è nato come luogo di svago, come luogo di scambio di opinioni e di idee, come luogo di confronto, un posto dove ascoltare un pò di musica e leggere qualcosa . Magari, a volte, qualcosa di stimolante e persino d' interessante.
E non necessariamente perchè lo scrivo io.
Un luogo dove poter interagire liberamente. Tutti possono entrare, leggere e commentare purchè si esprima un 'opinione senza offendere chi la pensa diversamente. La libertà di ognuno di noi cessa nel momento in cui lede quella di un altro. La maggior parte delle foto e degli scritti in questo blog sono miei, ma alcuni sono anche tratti dal web. Dove possibile sono citati gli autori e le fonti. Se per disattenzione o perchè non disponibili, accadesse che in qualche modo qualcuno di sentisse leso, può tranquillamente scrivermi e la foto o il post verranno rimossi. In questo blog è lecito parlare di tutto. Ed è lecito dissentire. Come è pure lecito e auspicabile costruire. Il dissenso è legittimo quando è finalizzato alla costruzione e non alla mera distruzione fine a se stessa. Nessun commento sarà mai rimosso o censurato.
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PER I VOSTRI VIAGGI CONSAPEVOLI
Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
I bambini della luna fiutano e aggirano le loro capanne.
Verranno le iguane vive a mordere gli uomini che non sognano
e colui che fugge col cuore spezzato troverà alle cantonate
l'incredibile coccodrillo tranquillo sotto la tenera protesta degli astri.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
C'è un morto nel cimitero più lontano
che si lamenta da tre anni
perché ha un paesaggio secco nel ginocchio;
e il fanciullo che hanno seppellito stamane piangeva tanto
che fu necessario chiamare i cani per farlo tacere
Non è sogno la vita. All'erta! All'erta! All'erta!
Precipitiamo dalle scale per mangiare la terra bagnata
o saliamo al margine della neve con il coro delle dalie morte.
Ma non c'è oblio né sonno:
carne viva. I baci legano le bocche
in un groviglio di vene recenti
e, a chi gli duole, il suo dolore gli dorrà senza tregua
e, chi teme la morte, se la porterà sulle spalle.
Un giorno
i cavalli vivranno nelle taverne
e le formiche infuriate
aggrediranno i cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle vacche.
Un altro giorno
vedremo la resurrezione delle farfalle dissecate
e andando in un paesaggio di spugne grigie e di navi mute
vedremo brillare il nostro anello e scaturire farfalle dalla nostra lingua.
All'erta! All'erta! All'erta!
Quelli macchiati ancora di fanghiglia e acquazzone,
quel ragazzo che piange perché non sa l'invenzione del ponte
o quel morto cui rimane soltanto la testa e una scarpa,
bisogna portarli al muro dove stanno in attesa iguane e serpenti,
dove aspetta la dentatura dell'orso,
dove aspetta la mano mummificata del bambino
e la pelle del cammello s'arriccia con un violento brivido azzurro.
Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno chiude gli occhi,
frustatelo, figli miei, frustatelo!
Permanga un panorama di occhi aperti
e amare piaghe accese.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Ve l'ho detto.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno nella notte ha troppo musco alle tempie,
aprite le botole affinché veda sotto la luna
i bicchieri falsi, il veleno e il teschio dei teatri.
Federico Garcia Lorca
sul comodino ( ma anche per terra e sotto il letto)
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