Petali di parole

 Le persone alle volte sono così maledettamente false che dicono palle anche a se stesse.
Sono così piene di impalcature psichiche che pensano davvero di essere ciò che gli altri vedono.
L'io diventa l'altro, in un caos postmoderno.

Le persone sono così falsamente [politically]corrette nelle loro vere vite sociali che mantengono questo loro modo di essere anche quando sono sole di fronte a se stesse.

Ma io odio la correttezza "politica". Odio i falsi mezzi, odio le giuste cause, odio fare le cose come Dio comanda. Odio tendere sempre al giusto. Una volta ogni tanto mi piace mettermi le corna e provare a fare la cosa sbagliata per vedere che succede. Se il mondo mi cade veramente addosso. E il mondo è ancora in piedi. E io vivo e respiro come le persone "buone e giuste", anzi, suppongo meglio.

Perchè non mi reprimo. Perchè se una vocina nel mio piccolo e insulso cervello mi dice: "fai così!" e una voce più profonda, più dilagante mi dice "non farlo", io seguo la vocina. Non sempre, ogni tanto. E non me ne vergogno. Anzi, ne sono fiera.

Sono fiera di dialogare continuamente con me stessa, di conoscermi così bene di non aver bisogno di farmi dire dagli altri come sono.
Gli altri sono un complemento, per me, un complemento davvero importante. Il più importante.
Gli altri sono un'arte. Ma sono relativi.
L'altro è relativo a se stesso.

IO sono l'unico assoluto. L'Assoluto.
Niente relativismi.
Io sono al centro e tutto il resto intorno. La mia non è una prospettiva , il mio è lo Sguardo.
Capire la prospettiva degli altri è fondamentale, mettersi nei panni degli altri. Per mantenere un ordine e un equilibrio.
Ma ogni equilibrio ha bisogno di un fulcro, e il fulcro sono IO.

E dico:"sti cazzi" ai buonisti, a quelli che criticheranno queste mie parole forti, a quelli che dicono di darsi agli altri totalmente, perchè è negli altri la nostra felicità. "Sti cazzi", davvero.
Ci diamo agli altri perchè la nostra bontà ci inorgoglisce e ci accarezza, per vomitargli addosso la nostra magnanimità.
Il nostro centro siamo e rimaniamo noi stessi. Ed è così che ha da essere.

Anche IO amo gli altri. Anche A ME dispiace vedere chi muore di fame, di sete, di Hiv o di Aids. MI dispiace davvero tanto. Dispiace A ME. IO ci sono sempre. "A me" è soggetto, in questa frase, non è più complemento di termine.

Soltanto Io nell'Universo.