Creato da lumiss il 11/07/2005

Petali di parole

Un sentiero cosparso di petali colorati

 

 

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The Reminder

Post n°209 pubblicato il 21 Luglio 2006 da lumiss
 

Cercavo qualche giorno fa delle foto carine da mettere nel box personalizzabile del mio blog. Volevo catturare l'essenza dei miei ricordi, dei posti in cui mi sono sentita, anche se per un solo istante, a casa. Di alcuni luoghi, quest'immagine non può esserci, chè sono persone, o automobili o posti talmente remoti da non esistere una fotografia.
Ho trovato le foto di Chester e di York e non ho potuto fare a meno di pubblicarle.

Non avevo mai preso l'aereo prima di allora. Stavo per compiere i miei diciotto anni, i primi*. Avevo scelto di compiere questo rito di passaggio così come si compiono i riti di passaggio: allontanandomi, cioè, da casa.
Salii su quell'aereo con Jo, la mia amica inglese e arrivammo a Manchester nel pomeriggio. Aveva appena smesso di piovere e il cielo era arancione e l'aria dorata si rotolava sull'erba umida. Ebbi subito un lieve shock culturale con la guida "spostata", ma per il resto non ci furono grossi traumi.
La strada che da Manchester conduce a Blackburn è dritta e cosparsa di distese verdi punteggiate di mucche dall'aria pigra, di pecore** dalle zampe nere e di mille casette a due o tre piani, in quello stile tipicamente country-british che io adoro. Alice in Wonderland, mi sentivo.
In quel seppur breve tragitto (un'ora?) parlai poco, per rispondere alle domande che mi venivano cortesemente poste, e pensai molto alla mia condizione.
Sapevo benissimo di essere lì per soli undici giorni, neppure il tempo di imparare qualche canzonaccia o bere un litro di guinness. Eppure sentivo dentro che la mia vita era cambiata, che era ad una svolta epocale, sciolta dal mio iron lung teatino. Free as a bird, finalmente libera di dire, fare pensare, vedere, esplorare, riempirmi gli occhi di nuvole di cotone d'India e d'Egitto, di cieli di mari giamaicani. Per tutto il mio viaggio rimasi preda d'uno stato d'eccitazione sensoriale, quasi fossi innamorata invece che d'una persona, d'un luogo-persona. Ogni sapore, odore o immagine, suono, che la mia memoria ha registrato in quei giorni, mi riporta al petto la medesima euphoria illuminata, fanciullesca, entusiasta.
Ho assorbito quanto ho potuto ancora con gl'occhi d'infante, meravigliati e assetati, una purezza più conoscitiva che contemplativa. Quella venne comunque, davanti a spettacoli che la Natura generosa riserva agli occhi sensibili, alle menti innamorate, alle anime candide. Perchè così ero allora: un'anima candida chiusa in un mondo irreale, costruito ad hoc per protoggere l'innocenza dello sguardo dalle brutture d'una no-man's land. Persi quella verginità l'anno successivo, quando la bolla scoppiò e mille dardi avvelenati s'incunerarno nell'aria e mi trafissero le carni.
Rimasi incantata davanti ad un lago di turchese incastonato nell'oro e nello smeraldo di pascoli erbosi e di steli ondeggianti.
Fui testimone di un tramonto alle dieci di sera e mi meravigliai di non averlo neppure considerato come un evento possibile, prima d'allora, in qualche parte del mondo.
Scivolai lenta su un fiume dalle acque gorgoglianti, tra rive d'alberi frondosi e ville signorili, in cui aristocratiche ladies organizzano partite a bridge e tea-time, ricevimenti di fini porcellane e saloni da casa di bambole. Mi rallegrai fanciullescamente d'incontri fortuiti con scoiattoli, e conigli e falchetti.
Passeggiai lenta nelle serre a vetri piene di rose e di blossom di miriadi di colori, e avrei voluto indossare un vaporoso vestito a fiori e nastri nei capelli e calze bianche di cotone.
Compii i miei diciotto anni su una ruota panoramica e sulle roller coaster più alte d'England, a Blackpool, uno stranissimo posto pieno di weird-lookin' people.  Camminai tra le vie di York, di Chester, di Manchester e di Liverpool. M'innamorai di quegli enormi jellyfishes ch'assediavano con i loro eserciti il dock, appena fuori dal museo dei Beatles, che proprio non avrebbero mai potuto nascere in nessun altro posto.
Vissi felice per quegli undici giorni l'atmosfera giocosa e tornai affranta alla mia città, come al termine dell'ora d'aria un carcerato torna alla sua cella.
Capii in seguito che non ero prigioniera e che nessuna cella mi era destinata.
Quando provai ad aprire la porta, questa si spalancò.
Uscii di casa.
E se esistono sbarre, catene o sfere di piombo, sono giri di vita sbagliati, intrecci mal riusciti, incastri forzati. Se mi si chiedesse un contrario per il concetto di "prigione", risponderei certamente con il concetto di "porto".
Entro ed esco, che la porta è aperta.



* Penso che esistano diverse maturità nel tempo d'una vita. Quella dei diciotto anni è una maturità simbolica, e per questo va rispettata e onorata. Ma sono convinta che come questo, molti altri riti di passaggio "impliciti" siano degni d'attenzione.
** Questo per la verità mi fece sentire una sorta di continuità con il paesaggio idealtipico della mia terra.



Dedico questo post a Filippo, perchè è giunto il suo momento.
Dedico questo post ad Alessandra, perchè so per certo, anche se non me l'ha mai detto, che ha visto ciò che io ho visto con la medesima dolcezza, in un altro luogo.
Ad entrambi, buon viaggio.

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Commenti al Post:
prufock
prufock il 21/07/06 alle 13:38 via WEB
piccola notazione filologica: Blackpool è kla città natale del mitico Robert Smith.
 
isotropico
isotropico il 21/07/06 alle 14:36 via WEB
La prima volta che sono andato a trovare Tomix era l'agosto del 2003. Per carità, non sono andato in "England", ma sulle colline pistoiesi. Non ci sono andato in aereo, ma con la Ipsilon di mio nonno. E non sono neanche stato undici giorni, ma solo cinque. Non ho neanche fatto delle grandi scampagnate naturalistiche, al massimo ho fatto una passeggiata in collina. Non ho visto ville signorili, ma baretti dove ci si ubriaca e si gioca al biliardino. Però lì tra le colline pistoiesi ho visto un'automobile targata "VE", e mi sono sentito lontano dalla mia terra. E sono stato felice: sia di avere una terra da amare, sia di esserne lontano. Per carità, non sarà la stessa cosa: però me la ricorda tanto. Grazie.
 
 
lumiss
lumiss il 21/07/06 alle 15:01 via WEB
Era la prima volta che andavo lontana, da sola. Quello è il senso. Di nulla, Filippo.
 
sissymissyds
sissymissyds il 21/07/06 alle 16:21 via WEB
CIAO A TUTTI...VI RICORDO CHE OGGI E' IL SECONDO GIRNO DEDICATO ALL'AMORE E ALLE BELLE POESIE...DATEVI DA FARE E SCRIVETE:AVETE A DISPOSIZIONE INTERI POST!!!!!
 
 
lumiss
lumiss il 21/07/06 alle 16:22 via WEB
ma dico io...
 
intemperanti
intemperanti il 21/07/06 alle 21:51 via WEB
fico fico fico. ;)
 
 
lumiss
lumiss il 22/07/06 alle 18:00 via WEB
la prossima volta che scrivi qualcosa nel blog ti lascio un commento del tipo: "ahahahah, fai proprio ridere, lo sai! adesso ti linko!". ;P
 
   
intemperanti
intemperanti il 22/07/06 alle 19:15 via WEB
perchè sei una carogna..
 
     
lumiss
lumiss il 23/07/06 alle 17:00 via WEB
solo per scherzo! ;)
 
sundrop
sundrop il 22/07/06 alle 00:45 via WEB
Grazie per la dedica, Chiara, e per aver letto nelle mie parole quello che è inscindibile tra stupore e amore nel mio incontro con l'Irlanda. Io credo di aver compiuto lì il mio rito di iniziazione, e credo d'averlo assorbito come modo di percepire i luoghi. Ed è con questo spirito che partirò :)
 
 
lumiss
lumiss il 22/07/06 alle 17:57 via WEB
clap clap clap! ;)
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 23/07/06 alle 15:24 via WEB
"...E se esistono sbarre, catene o sfere di piombo, sono giri di vita sbagliati, intrecci mal riusciti, incastri forzati...." E' proprio vero, a volte sono i giri di vita sbagliati a paralizzarci e a impedirci di andare oltre. Dovremmo sempre avere il coraggio di guardare oltre, verso orizzonti meno occlusi. ciao :o)
 
lottersh
lottersh il 25/03/09 alle 06:19 via WEB
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