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Nemina e la strega Bargola

Post n°543 pubblicato il 17 Giugno 2016 da fataeli_2010
 

 

Nemina e

la strega Bargola

(seconda parte)

 

La strega col suo sorriso sarcastico inveiva contro la ragazzina urlandole:

“Sta zitta! Tra poco te la chiuderò per sempre quella boccaccia.

Con quelle carni tenere tenere tenere. Chissà che brodo saporito ne verrà! Ah! Ah! Ah!” e rise gongolante dalla felicità.

Fiammetta arrabbiatissima le urlò:

“Vorresti, brutta strega! Ah! Ah!Ah! Ma non puoi, perché le mie carni sono avvelenate e se tu mi mangerai, morirai all’istante” ridendo a denti stretti dalla rabbia.

La strega la guardò sbigottita. Fiammetta, furba come una volpe, s’inventò lì per una singolare storia che la sciocca Bargola ascoltò attentamente gratta dosi la guancia rugosa.

Quando venni al mondo, una perfida strega, brutta  come te, trasformò il mio sangue in veleno per l’odio che provava verso mia madre che si differenza sua era una strega buona d’animo.

Nessuno è riuscito mai a liberarmi da quell’incantesimo, tanto che mai creatura umana potrà nascere dalle mie viscere”.

La strega, credulona come era turbata da quella insolita confessione, credette.

Andando avanti e indietro per la vecchia stanza piena di cianfrusaglie pensava a come sbarazzarsi di quell’intrusa, tanto ormai la deliziosa cenetta era saltata. In tanto, Nemina e Alemagro si erano nascosti dietro la gabbia.

Approfittando distrazione della strega che continuava nel suo andirivieni, Nemina liberò Fiammetta trasformandola in topino.

I tre topolini, così si precipitano fuori dal castello della megera. Nemina, prevedendo che la strega li stesse già cercando, esclamò:

“Dindirindina, dinndiridetta, portaci a casa in tutta fretta”

facendo ritorno in un battibaleno insieme ai due ragazzi al castello.

Intanto, la strega, continuava il suo monologo sbraitantando:

“Io non ti mangerò… ma qualcun altro lo farà al posto mio: il re! Sì, proprio il re! Ah! Ah! Ah! Sarai la cena del re.

Prenderò il posto della cuoca nella cucina del castello e omaggerò il sovrano di una cenetta, fatta esclusivamente con le tue carni… avvelenate! Così Io manderemo all’altro mondo in fretta! Ah! Ah! Ah!”e mentre parlava, rideva a squarciagola e si dimenava.

L’uccellaccio, stanco dalle continue urla della megera, le fece notare che la gabbia era vuota:

“Ma che ridi, non vedi che la gabbia è vuota?”

Vuotaaa?!” urlò la straga.

“Sì, vuota!”

“ Dove ti sei cacciata, piccola mocciosa? Come sei riuscita ad uscire dalla gabbia? Comeee?!”

E si mise a perlustrare tutto il castello alla ricerca. Non trovandola, si addentrò nella foresta con la sua scopa.

Neppure qui la trovò, perciò se ne ritornò al castello furibonda.

La strega non dava pace: quella mocciosa sapeva di lei e del suo castello e avrebbe potuto riferirlo a qualcuno. Così, il giorno seguente, nelle sembianze di una gentilissima donna, cercò di entrare a corte, ma non riuscì nel suo intento. Allora si trasformò in un bellissimo gattino azzurro che, piano piano, senza essere visto da nessuno si addentrò nelle stanze del re dove abitava anche la dolce fatina, ma questo Bargola non lo sapeva.

Nemina, alla vista di quel gatto azzurro, rimase molto colpita: nei suoi viaggi sulla terra non aveva mai visto gatti colorati.

“Mah!” disse accarezzando il gattino tra le sue braccia.

Subitò si insosepettì:

“E se fosse la strega?”pensò fra sé e sé.

Decise di tenerlo d’occhio. Nei giorni seguenti, Nemina notò il gatto stava sempre nella camera da letto del re cercando di conquistarlo con le sue moine.

Tutte le volte che cercava di allontanarlo da quella stanza, la graffiava e la mordeva. Allora lo portava fuori in giardino, chiudendo tutte le porte di ingresso, ma puntualmente il gatto si ritrovava sempre nella camera del sovrano. Nemina allora decise di mandarlo altrove e chiamò i suoi due amici Alemagno e Fiammetta per regalarlo a qualcuno. Appena il gatto vide Fiammetta, fece un miagolio tremendo e scomparve immediatamente.

I tre, guardandosi a vicenda, intuirono che il re era in grave pericolo.

La strega era riuscita ad avvinarlo con quello stratagemma e poteva riprovarci.

Come il sovrano era in pericolo, lo era anche Fiammetta.

La strega l’aveva riconosciuta. Nemina allora svelò la sua identità al re raccontandogli chi era e il motivo della sua presenza in Cerbiattola, poi fece  tra sferire Fiammetta in un’altra sede.

Dopo qualche giorno, la vecchia strega nelle vesti di una gentildonna si presentò a corte  chiedendo di una ragazzina la cui descrizione corrispondeva a Fiammetta.

Nemina, sentendo da lontano la richiesta della donna,  capì che si trattava di Bargola, così si avvicinò e le rispose in un modo gentile.

“Non so chi stai cercando? Qui viene tanta gente che chiede udienza al re, ma ragazze con questa descrizione non ne ho mai viste, o almeno non ricordo! Mi dispiace”.

Bargola, vedendo che c’era nulla da fare si voltò e si allontanò dal castello.

Ma la brutta strega non si arrese di certo! E prendendo le sembianze di un piccolo animaletto, girovagò per tutto il castello, ma della ragazzina non vi era traccia.

Bargola, convinta ancor di più quella mocciosa fosse una strega, si disse:

“Se non fosse così, come sarebbe riuscita ad uscire dalla gabbia e a disperdersi in Cerbiattola con tanta facilità?”.

Immersa tra le sue domande, fece ritorno alla sua dimora. Arrabbiata com’era, fece uno dei più tremendi incantesimi, urlando a squarciagola:

“Frigulì, frigulin, fulmini e saette scendete qua, acque a torrenti cadete dal cielo finché non vi chiedo che torni il sereno”.

I paese in breve tempo venne devastato da un terribile temporale, i campi vennero distrutti e le strade divennero torrenti di pioggia.

Nemina, molto preoccupata per quanto stava succedendo, disse al re:

“Sire, è arrivato il momento di agire, domani mi recherò alla dimora di Bargola”

“Grazie per il tuo aiuto, Nemina. Stai attenta e se posso fare qualcosa dimmelo adesso, tesoro mio…”

 

(Seconda fine della parte )

Tratto dal libro: il regno delle fate e le avventure di Nemina

Autore: Maria Concetta Mangione

E Caterina Sardanelli

 

 
 
 
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