Creato da fataeli_2010 il 22/02/2014

Ilmondodellefate

il fantastico mondo

Messaggi di Gennaio 2018

Il mondo che verrà

Post n°668 pubblicato il 30 Gennaio 2018 da fataeli_2010
 

 

Il mondo che verrà

C’era una volta un mondo inospitale: la terra tremava quasi ogni giorno;

divampano frequenti incendi e nuovi vulcani aprivano i crateri alla lava incandescente;

l’aria distruggeva ogni cosa con i vortici e tifoni; l’acqua causava maremoti.

La vita sul pianeta era impossibile.

Ma le cose non erano state sempre terribili; infatti, anche se quasi nessuno se lo ricordava più, nel passato pianeta era un paradiso: la terra dava messi abbondanti;

 il fuoco bruciava solo nel camini; le nuvole erano spettinate da una leggere brezza;

l’acqua dei mari era calma. Nonostante la piacevolezza di queste condizioni di vita, le

persone non si curavano del loro pianeta e non facevano nulla per salvaguardare gli Elementi: lasciavano le terre incolte; gli incendi divamparono a causa della disattenzione; nell’aria venivano scaricati vapori tossici; nel mare si scaraventarono i rifiuti e l’acqua veniva sprecata.

Dopo alcuni secoli di osservazione, il Governatore dell’Universo, stanco di un comportamento tanto irresponsabile e irrispettoso da parte degli umani, convocò i quattro Maghi governatori degli Elementi per mettere a punto una punizione esemplare nei confronti degli abitanti di quel pianeta. “ Siamo qui riuniti- disse il Governatore dell’Universo- per stabilire una punizione per gli uomini, che con la loro incuria stanno rendendo il pianeta inospitale non solo a loro stessi, ma anche alle molte specie animali e vegetali”.

Il Mago del Fuoco, che perdeva subito la pazienza disse: “Io so già come punirli:

 mostrerò agli umani quanto può essere duro lottare con il fuoco e con la lava incandescente”.

 

“Io- disse il Mago della Terra- sconquasserò le loro case con violenti terremoti”.

“Invece, io- disse il Mago dell’Acqua- manderò tremendi maremoti”.

“E io fortissimi uragani”, concluse il Mago dell’Aria.

Ascoltati i loro propositi il Governatore dell’Universo sentenziò: “Così sia! Per tutta l’eternita!”.

Ma a quella riunione aveva assistito, un po’ in disparte, anche Madre Natura  che pur

essendo arrabbiata per il comportamento degli umani, restava pur sempre una “madre”

compassionevole e non voleva distruggere completamente la specie umana.

Non avendo potere sui Maghi degli Elementi né sul Governatore dell’Universo fece

appello alla clemenza dei convenuti…..

“Vi prego, Signori: vogliate far si che la punizione non sia per l’eternità ma abbia una

fine”, implorò Madre Natura.

“Non so come puoi ancora sperare nelle capacità umane- disse spazientito il Governatore

dell’Universo- ma considerata la pena che ti sei data per perorare la loro causa, commuterò la durata della punizione a soli cento anni. Ma se alla scadenza del termine gli umani non avranno saputo creare un mondo migliore, la loro pena diventerà eterna. Così è deciso!”

E così cominciò la sventurata degli esseri umani sul pianeta. Trascorsi 99 anni, proprio la notte dell’ultimo dell’anno un povero bambino di cui nessuno si curava, orfano e senza neppure una famiglia adottiva, al riparo in una grotta, aspettava l’anno nuovo. A un tratto un bagliore dal fondo della grotta, si diresse verso quella luce che c’era una donna vecchissima che si scaldava vicino a un piccolo fuoco. Il bambino nel villaggio perché nonostante il suo triste passato era sempre disponibile ad aiutare gli altri.

“Siediti qui vicino- disse la vecchia- ho una storia molto lunga da raccontarti e tu devi ascoltarla con attenzione perché, nell’arco del prossimo anno, dovrei raccontarla a tutti gli abitanti del pianeta”. Così la vecchia raccontò al bambino la storia del Governatore dell’Universo e dei Maghi degli elementi. Il bambino ascoltò con attenzione e poi domandò: “Ma a che serve che io vada nel mondo a raccontare com’era prima il pianeta e quale triste destino  ci attende se non riusciamo nell’arco di quest’anno a cambiare le cose? Come posso io convincere tutti gli abitanti del pianeta?”.

“Non Preoccuparti- lo tranquillizzò la vecchia- vedrai che succederà; le persone hanno patito ben 99 anni la furia degli elementi e sono certa che ti crederanno, perché hanno voglia di sapere che un mondo migliore sia possibile. Inoltre, tu sei un bambino speciale: ti ho scelto perché nonostante l’infelicità nella quale hai vissuto, il  tuo cuore è rimasto aperto nei confronti dell’prossimo. Ad ogni modo, porta con te questa pietra magica e vedrai che le persone avranno un motivo in più per crederti”. E dicendo queste parole la vecchia scomparve, la grotta tornò buia e il bambino si ritrovò da solo. “Devo aver sognato; disse tra sé e sé. Ma poi, si accorse che stringeva in una mano un grosso sasso perfettamente tondo; sembrava trasparente, ma non appena vi guardava dentro si poteva vedere il pianeta così com’è era prima che gli uomini lo rendessero inospitale: cieli azzurri, prati verdi, acque calme e piccoli falò attorno ai quali la gente si scaldava intonando canti. La pietra consentiva alle persone di vedere il mondo com’era all’inizio dei tempi. Il ragazzino mise il sasso in tasca e partì per compiere quel viaggio che sarebbe durato un anno intero. Toccò i cinque continenti, incontrò migliaia di persone: a tutti mostrava la pietra e a tutti raccontava la storia che la vecchia gli aveva narrato.

Dopo un anno esatto, proprio la notte dell’ultimo dell’anno, si ritrovò al punto di partenza, in prossimità della grotta nella quale incontrato la vecchia. A dire il vero,

non gli sembrava che il mondo fosse cambiato e non era nemmeno sicuro che le persone gli avessero creduto. A un tratto, però, della grotta usci una bellissima fanciulla di cui il ragazzino si innamorò all’istante. “Sei una fata?” domandò il ragazzo un po’ imbarazzato. “No- rispose la fanciulla- mi ha mandato Madre Natura, che ti è comparsa le sembianze di una vecchia l’anno scorso. Sono stata mandata qui perché sei riuscito nel tuo compito: le persone ti hanno creduto e hanno già cominciato a cambiare il loro atteggiamento nei confronti del pianeta. Ci  vorrà un po’ di tempo, ma tornerà quello di prima: l’incantesimo è sciolto. E così agli umani è stata data un’altra possibilità che speriamo non vada sprecata.  Madre Natura intercesso due volte per la specie umana perché l’indulgenza di una madre può far che le punizioni abbiano un  senso e non siano a loro stesse. Il giovane e la fanciulla crebbero e continuarono ad amarsi, vissero a lungo felici e contenti abitando un pianeta meraviglioso che era tornato come all’inizio dei tempi.

Autore Nicla Vozzella

(dal Web)

 

 

 

 

 

 
 
 

Serena, la gioia del bosco

Post n°667 pubblicato il 28 Gennaio 2018 da fataeli_2010
 

Serena, la gioia del bosco

Secoli fa, un’ epoca andata,

nacque una bimba che fu presto abbandonata.

I suoi genitori, poveri a malincuore,

dovettero rinunciare a quell’unico amore.

La lasciarono in una cesta, al limitar del bosco,

sperando che qualcuno la crescesse al loro posto.

Fate e folletti curiosarono nella cesta

e accolsero la bimba con una grande festa.

Per trovare un nome a quella dolce creatura

si radunarono tutti in una piccola raduna:

decisero che Serena l’avrebbero chiamata

“perché ha portato gioia a chi l’ha trovata!”.

La ragazza crebbe fra i boschi e i monti,

in quando a gentilezza non aveva confronti.

Passeggiava con gli animali in mezzo alla natura,

solo il temporale le faceva un po’ paura.

Fate e folletti l’amavano davvero

e lei ricambiava con cuore sincero.

Ma una strega cattiva, invidiosa di quell’amore,

la seguiva di nascosto con grande livore.

Finché un giorno la rapì, vicino alla radura,

e la imprigionò in una bolla oscura.

Dentro quella bolla, lontana dall’amore,

a Serena si stringeva sempre di più il cuore.

Nessuno sapeva come ritrovarla,

ma i suoi amici del bosco mai smisero di cercarla!

Parecchio tempo dopo, un soldato di carriera

Sognò della ragazza e della sua carceriera.

Senza timore e senza alcun indugio

trovò della strega l’eremo rifugio.

A spada tratta entrò nella grotta e con un sol colpo la bolla oscura fu rotta.

La strega scappò per la grande paura,

mentre il soldato riportò Serena nella radura.

Fate e folletti festeggiarono il ritorno:

danzarono e cantarono finché non spuntò il giorno!

Il soldato, che se ne doveva andare,

si tolse l’armatura e decise di restare.

Ora vive anche lui come un elfo nel bosco:

accanto a Serena ha trovato il suo posto!

Autore: Nicla Vozzella

(dal Web)

 
 
 

La vendemmia

Post n°666 pubblicato il 26 Gennaio 2018 da fataeli_2010
 

La vendemmia

Grappoli d’uva sopra la vite,

sembran maturi, voi cosa dite?

Che sian maturi siamo sicuri,

sia quelli chiari che quelli scuri.

Vengon chiamati grandi e piccini

per mettere l’uva dentro ai cestini.

Ma una fatina dall’aria arcigna

segue il lavoro in tutta la vigna

ed i rimproveri che sparge in giro

vengono accolti con un sospiro.

Dice: se i grappoli voi maltrattate

fate arrabbiare tutte le fate,

e poi levateli da quei tralicci

senza commettere troppi pasticci.

Dentro c’è un nettare assai prelibato

che piace agli umani e al mondo fatato:

uve pregiate, che poi spremute,

faran brindare alla nostra salute.

Autore: Monica sorti

(dal Web)

 
 
 

Il re porcaro

Post n°665 pubblicato il 23 Gennaio 2018 da fataeli_2010
 

Il re porcaro

Un Re di nome Alberto aveva tre figlie belle come il sole.  Si chiamavano Chiaretta, Doralice e Lionella. Avvenne che il Re, rimasto vedovo, riprese moglie e cominciò

per le fanciulle una triste esistenza. La matrigna si chiamava Selene; gelosa

dell’affetto immenso che il Re aveva per le figlie, si consigliò con una fattucchiera.

“Vorrei una fattura che le facesse odiare dal padre, per sempre”. La strega meditò a lungo, poi le disse di portare tre capelli delle tre principesse.

La matrigna ritornò a palazzo e la mattina seguente entrò sorridendo nelle stanze delle tre principesse, mentre le damigelle ne pettinavano le chiome fluenti. “Voglio insegnarvi un’ acconciatura di mia invenzione”, disse e, pettinando le tre figliastre, entrò in possesso di tre loro capelli.

Poi ritornò dalla strega. La strega pose in un lambicco i tre capelli dorati e tre setole di scrofa, vi unì il succo di certe erbe misteriose e ne distillò poche gocce verdastre che raccolse in una boccetta. “ Eccovi, Maestà. Le verserete nel bicchiere del Re. È la fattura

dello scambio”.

Alla mensa regale, la regina versò furtivamente nel calice del Re il filtro fatato e attese.

Aveva appena bevuto che il Re stralunò gli occhi si alzò accennando verso le figlie:

“Chi ha tre scrofe al posto delle mie figliole? E alzatosi furioso cominciò  a spingere e a inseguirle fino al porcile dove le richiuse. Dal porcile prese, invece, le tre scrofe  chiamandole coi nomi delle figlie; poi condusse a palazzo e le fece sedere a mensa, sui seggi delle tre principesse: “Povere figlie mie, chi vi l’onta di chiudervi là dentro?”. E le baciava amorosamente. Tutta la Corte era stupita, ma non disse niente per paura della reazione del sovrano.

Chiaretta, Lionella, Doralice passavano i loro giorni nel portile fino al giorno in cui dovettero essere fatte salame. Ma i due macellai si impietosirono a sentirle piangere e le

liberarono ai confini del regno. Rimaste sole e povere, in paese straniero, le tre principesse trovarono una modesta casetta in cui vivere.

Picchiava spesso alla loro porta un vecchio mendicante e sempre le sorelle gli donavano una scodella di minestra. “Grazie, figliole! Che mani da principesse!” Siamo principesse

risposero loro e gli confidarono la loro storia.

“Povere figliole!” Il Re vostro padre ha bevuto la fattura dello scambio!”. Così dicendo trasse fuori dalla bisaccia un libricino di pergamena sgualcito e comincio a sfogliarlo attentamente. “ Contro la fattura dello scambio c’è l’acqua che balla, che suona, che canta;  ma non si sa dove sia….”

Una sera Lionella disse: “sorelle mie, io sono primogenita. Partirò alla ricerca dell’acqua miracolosa!” Passarono i giorni, le settimane, i mesi Lionella non ritornava. Allora Doralice disse a Chiaretta. “Sorella mia, sono la secondogenita. Patirò domani. All’alba

abbracciò la sorella e partì. Chiaretta restò sola nella piccola casa deserta. Passò il tempo e Chiaretta decise di partire.

Cammina, cammina, cammina…. Un giorno, passando sotto degli alberi, gli piombò in testa una lucertola con due code: “Son prigioniera…liberami e ricompenserò!” la supplicò. Chiaretta liberò le zampine dall’intrico dei legami sottili. La lucertola le diede una delle sue due code. “Ad ogni domanda ti risponderà”. Chiaretta contemplò a lungo il moncherino che s’agitava. “Coda, codina, sai dirmi dov’è l’acqua che suona, che balla, che canta?” E la coda girò nella palma della mano e si tese verso un punto dell’orizzonte come  l’ago di una bussola. Chiaretta prese quella direzione.

Cammina, cammina, cammina, giunse in un paese lontano e arrivò ad un castello fatato, dove trovò l’acqua misteriosa. Tutto intorno, a perdita d’occhio, statue di marmo.

Chiaretta fece per avvicinarsi all’acqua, ma la codina parlò: “ Non toccare l’acqua fatata! Chi la tocca resta marmo!”. Allora Chiaretta appese l’ampolla ad un filo, la calò e l’estrasse ricolma; poi la chiuse e la mise in tasca. Pensava al ritorno quando riconobbe in due statue le sorelle. Disperata, chiese aiuto alla codina, che la esaudì immediatamente. Tornarono a casa camuffate da viandanti, si fecero  accogliere dal

Re offrendogli l’acqua miracolosa. L’acqua fatata un inchino e cominciò a salire i gradini del trono danzando e cantando una canzone che narrava di tre principesse perseguitate dalla matrigna e di un Re impazzito per un filtro malvagio. La matrigna fece per ghermire l’acqua ma, non appena la toccò, restò di marmo. Al re Alberto  come cadesse dagli occhi una  benda; vide le tre bestie sedute sui seggi delle figlie, capì e cominciò ad abbracciare le tre figlie che si erano scoperte il viso.

E la matrigna di marmo, col volto furente e le mani protese, fu collocata su un piedistallo nell’atrio del palazzo, e vi restò.

Autore: Giudo Gozzano

(dal Web)

 

 

 

 
 
 

storia del fiocco di neve

Post n°664 pubblicato il 20 Gennaio 2018 da fataeli_2010
 

Favole per bambini originali:  storia del fiocco di neve

Nel Grande Palazzo di Ghiaccio vivevano tre fate: Cristallo, Candida e bianca.

Erano tre sorelle molto sole, perché confinate nel freddo palazzo in vetta alla montagna più alta di tutto il mondo…..talmente alta che la cima era sempre circondata da una colte di nebbia, a tal punto che mai nessun umano era

riuscito a vedere la punta della montagna salire era impossibile, le guglie che

la circondavano erano appuntite come punte di una lancia e tutta la montagna era avvolta da una magia che la rendeva inaccessibile.

Le tre fanciulle avrebbero tanto voluto vedere il mondo umano, vivere la vita

 delle ragazze della loro età, andare ad un ballo, avere delle amiche, correre

nei boschi, conoscere dei coetanei e magari sposarsi e metter su famiglia.

Ma la loro madre, che aveva tanto sofferto per amore, ossendo stata abbandonata dal padre delle sue figlie, non voleva che venisse riservata la stessa sorte; per

questo motivo prese la decisione di relegarle nel Palazzo di Ghiaccio, protette

 dal mondo esterno. In realtà le fanciulle soffrivano per la mancanza di libertà

 e vivevano il palazzo come fosse una prigione.

Progettarono così di scappare per andare a vivere nel mondo degli uomini.

Approfittando degli impegni della madre, Signora dei Ghiacci, che durante l’inverno era occupata ad accertarsi che il ghiaccio fosse presente laddove

faceva freddo!

Elusero la sorveglianza, con la magia ruppero l’incantesimo che avvolgeva il Palazzo e arrivarono a valle.

Non ci volle molto perché le tre fanciulle si integrassero nella società umana,

di lì poco incontrarono tre bravi ragazzi che le amavano e con i quali vissero

una vita felice.

La Regina del Ghiaccio non rivide più le sue figliole. Pianse lacrime e lacrime

per dolore, ma ben presto si rese conto della felicità delle proprie figlie, osservandole dall’alto della cima della montagna.

Soffiò su una lacrima con tutto l’amore per le proprie figlie che aveva nel

cuore, questa diventò candida, bianca e a forma di cristallo. Chiamò quella lacrima fiocco di neve e lo donò agli uomini, in segno di riappacificare col

mondo umano. Da allora d’inverno cade la neve.

Tratto dal sito: www.vitamamma.com

(dal web)

autore sconosciuto

 

 
 
 

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