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Creato da: Pytagoricum il 19/05/2008
Interrogativi senza risposta – sensazioni inspiegabili – realtà oltre ogni possibile comprensione

 

 

Amore, mente, tempo e anima

Post n°29 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum

L’amore infiamma i cuori. Se si è giovani, tutto è bello e la gioia di amare e sentirsi amati ci dona una sensazione inebriante e incontenibile che ci consente di fare qualsiasi cosa, di vincere qualsiasi ostacolo, nessuna prova è abbastanza dura e difficile se la posta in gioco è l’amore, il nostro amore, la donna che amiamo e che da sempre abbiamo desiderato.

Gli anni dell’amore spensierato durano poco, passano ancora più in fretta e presto ci troviamo nel momento delle scelte di responsabilità. I momenti felici e spensierati sono alle spalle, più frequenti invece quelli di preoccupazione di difficoltà e talvolta anche di incomprensione.
Ormai si è nella dimensione adulta e le responsabilità che ne derivano iniziano a lasciare sempre meno spazio non solo ai sogni, ma anche alle nostre abitudini e purtroppo anche la gioia di amarsi, di condividere una vita insieme, che diventata una abitudine inizia a manifestare il suo rovescio di medaglia.

I tempo passa e procedendo avanti nella vita situazioni ed esperienze, anche se vissute ed affrontate insieme lasciano nella coppia delle impronte sempre differenti che vengono percepite in modo sempre più marcatamente ineguale e lentamente i nostri caratteri, le nostre sensibilità iniziano a divergere, non solo sui grossi problemi, per le situazioni di principio, ma anche nella quotidianità, per le piccole cose legate a comportamenti e abitudini.

Una volta si era un’anima sola, i pensieri si sovrapponevano e l’amore così grande ci faceva parlare con le stesse parole che si sovrapponevano in un riso spontaneo che sgorgava dalla felicità.

Una coppia ormai prossima alla terza età e con oltre trenta anni di vita comune alle spalle spesso non trova argomenti di conversazione e talvolta il confrontarsi su piccole questioni è causa di litigi sempre più frequenti. Ma ci si può separare dopo una vita passata insieme? Forse sarebbe l’unica cosa da fare quando la vita in due diviene un continuo braccio di ferro, una lotta di potere tra due persone una volta legate da un amore profondo e che ora vivono in condizione di totale incomunicabilità e di scontro quasi a 360 gradi.
Una domanda alla quale non riesco a trovare risposta è perché il tempo debba logorare un legame  iniziato in modo meraviglioso, un miracolo d’amore, e come si possa così deteriorare un sentimento vero, non un fuoco di paglia generato da una momentanea e capricciosa attrazione. Come può un amore arrugginirsi fino a morire in assenza di gravi motivazioni, ma solo logorato e inaridito dal tempo che passa, un sentimento vero, profondo, sbocciato dall’identità elettiva di due anime simili, nate quasi per incontrarsi e destinate quasi da sempre a vivere insieme!!!
Il dubbio che mi sorge è che il sentimento dell’amore, che si manifesta in modo unico nell’uomo rispetto a qualsiasi altra specie vivente, sia governata solo da eventi chimici e biologici che nell’organismo e nella mente siano effetto del solo metabolismo cerebrale dell’area limbica, che stimola la produzione di ormoni responsabili degli impulsi emozionali che esaltano la fantasia inducendo meravigliose illusioni che poi si spengono quando il decorrere del tempo rallenta la macchina biologica e l’organismo non è più corroborato da quegli ingredienti fisiologici che potrebbero essere gli unici ad alimentare l’illusione dell’amore.
Un amore quindi solo conseguenza della nostra fisiologia e assolutamente privo di una  componente spirituale che renderebbe veramente nobile l’amore umano rendendolo un vero unico e splendido dono di Dio.
Ma allora se l’amore é conseguente a pulsioni fisiche che cosa ne è dell’anima se viene esclusa da quanto di più bello può esistere nella vita di un uomo, ma esiste veramente l'anima?
E possibile che essa rimanga del tutto estranea  al tale vortice di sentimenti, percezioni, passioni, estasi, e che nulla ci sia di elevato e spirituale in tutto questo se, quando si ama, la prima cosa che viene in mente è di essere in Paradiso?

 

 
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LE FONTI DEL BENE E DEL MALE

Post n°28 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum

Una diffusa concezione presente in alcune religioni e soprattutto in quella cristiana vorrebbe che tutto quanto esiste di buono, elevato, meritorio, lodevole, è situato in alto sopra di noi in cielo, un luogo bellissimo, luminoso, supremo. Tutto quello che invece è brutto, disgustoso, vergognoso, terribile, orripilante è invece situato in basso, in un luogo sottoterra non bene identificato, un baratro spaventoso, una voragine buia.
E’ chiaro che questa rappresentazione metaforica è dovuta alla induzione dei concetti di eccellenza del bene e abiezione del male, perché nell’universo non esiste un basso e un alto, un sopra e un sotto, se chi si trova al Polo Sud, pur trovandosi in basso rispetto a chi sta al Polo Nord, vede ugualmente l’alto sopra di sé esattamente come chi sta al Polo Nord. Il concetto di alto e basso è quindi relativo e vale sulla Terra, ma si annulla negli spazi siderali.
Ma la nostra convenzionale rappresentazione della dislocazione fisica delle fonti del bene e del male esula anche dalla loro effettiva collocazione cosmica, perché pur viaggiando attraverso tutto l’universo non riusciremmo a raggiungere le loro possibili dimore, in quanto, essendo l’universo materiale delimitato da uno spazio curvo confinante con il nulla, ogni tentativo di fuoriuscirne fisicamente alla ricerca di improbabili altri siti sarebbe vano, appartenendo essi alla sfera del trascendente e quindi separati dall’universo immanente da una immensa, invisibile e insuperabile barriera. Il viaggio da fare in quel caso sarebbe di diversa entità.

Meditando approfonditamente sugli eventi della vita, da sempre si riscontra un inesauribile scontro del bene contro il male, ma in questo confronto è purtroppo frequente vedere proprio il male ad avere il sopravvento, angosciando l’esistenza dei singoli e anche l’intera umanità con talvolta terribili eventi, cosa che suggerisce essere il male a essere più prossimo alla dimensione dell’uomo, alla sua vita, al nostro mondo, molto più di quanto non lo sia invece il Bene. Questa considerazione mi suggerisce la visione cosmologica di un  mondo avvinghiato dalle trame del male, attraverso le quali le Forze del Bene penetrano con difficoltà, e solo se riusciamo ad aprire faticosamente un varco allora la Luce del Bene riesce meglio a farsi spazio attraverso l’oscuro sbarramento delle forze del male per gratificarci, come quando nella difficoltà e nella disperazione si cerca aiuto da Chi tutto può, le nostre invocazioni stentatamente giungono in Alto sempre ostacolate dalle spire del male, che, quasi impercettibile guaina, avvolge il nostro mondo per impedirci di essere sostenuti dalla Forza del Bene.
Impossibile perciò credere alla metafora che il male e tutto ciò di peggiore esso rappresenta risieda in basso, sotto terra, nella voragine dantesca. Se così fosse, alzando gli occhi al Cielo nulla potrebbe impedire che le nostre angosce trovino subito un misericordioso sollievo. Nessun baratro oscuro quindi sotto di noi, il male si frappone ostinatamente tra mondo e Cieli, annidato sopra di noi nelle tenebre che sono tra la materia e la Luce dello Spirito.

Per raggiungere ed attingere alla fonte del Bene bisogna vincere le resistenze e gli ostacoli che le forze del male frappongono, non sfuggendolo in una impossibile direzione opposta, perché esso ci sovrasta e ci avvolge, non esiste modo o luogo al mondo dove poterlo eludere, ma solo vedendolo, affrontandolo con decisione e infine vincendo si può meritare il conforto delle forze del Bene.
Il confronto con il male è sempre difficile e talvolta drammatico, perché esso si manifesta nei modi e nelle circostanze più disparate ma essenzialmente tramite i nostri simili e nello scatenarsi incontrollato di eventi naturali. Le insidie dei nostri simili non arrivano necessariamente dall’agguato di un serial-killer, un rapinatore, un terrorista o in un teatro di guerra, anche un solerte funzionario di banca, una avvenente signora, un giovane disagiato o un dinamico manager possono essere veicoli del male. Le situazioni più tragiche si hanno però quando la natura a sorpresa esibisce il suo campionario di disastri e cataclismi, nei quali l’umanità è in assoluto stato di impotenza, potendo unicamente subire le palesi dimostrazioni del male che esplode da un mondo imperfetto il cui  funzionamento, per quanto complesso, é gestito da un sistema di regole non ineccepibili, così legittimando il dubbio che l’universo e le sue leggi non siano opera di un Onnipotente, Essere perfettissimo prototipo di giustizia e misericordia, e neanche plasmato da una fattispecie di platonico demiurgo che, insieme alla sua congrega di arconti, nella reminiscenza di un  pleroma avrebbero copiato le idee da un supposto iperuranio realizzandone una brutta copia sia nell’universo che nella stessa umanità.

Il creatore, al quale tanta gente, identificandolo con l’Onnipotente Essere Unigenito,  innalza suppliche e preghiere, potrebbe essere qualcosa di diverso da quanto molti vorrebbero credere, perché l’Onnipotente simbolo di assoluta Perfezione non poteva commettere errori o negligenze nella sua creazione. L’universo mai sarebbe mai stato originato nell’immane catastrofe del Big-Bang, mai degli astri sarebbero esplosi, collassati e le loro orbite irregolari, perturbate e collidenti, la massa oscura non potrebbe fagocitare quella luminosa, la vita dei suoi figli prediletti mai minacciata dai tremori di un suolo instabile, dai furori meteorologici, dalla violenza del vento e delle acque, o, peggio ancora, vittime essi stessi della propria disumanità.
Il mondo creato da un Onnipotente sarebbe tanto straordinario da esistere in tutte le sue manifestazioni senza il sostegno strutturale della materia, un mondo di sola purissima energia, di perfezione, bellezza, amore... 
Insomma, un vero paradiso.

 
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Si riparte!

Post n°27 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da Pytagoricum
Foto di Pytagoricum

Era da qualche mese che mi trovavo in un momento di totale apatia, non riuscivo più a sviluppare nessuna idea, anzi sembrava che la mia mente si fosse inaridita, e di quanto ero riuscito a esprimre precedentemente nel blog restava solo uno stato confusionale tra preesistenti posizioni e altre di più recente acquisizione. Uno stallo mentale da cui non riuscivo a venire fuori per capire a quali conclusioni fossi giunto, a fare chiarezza.

Rileggevo i miei vecchi post, i commenti ricevuti e le mie risposte, senza riuscire a trovare il minimo spunto per dare in qualche modo seguito a quanto finora ero riuscito a scrivere come libera espressione di idee e percezioni distillate dall’intimo del mio essere.

Alcuni giorni fa un fatto imprevedibile, proprio mentre al computer indugiavo a scrivere il messaggio di chiusura del blog, una lieve scossa di terremoto durata meno di due secondi.
Nulla di grave, solo un minimo tentennamente della sedia e del tavolo, un attimo di angoscia ma nient'altro, nessun danno a persone o cose, due righe sui giornali locali, i telegiornali nazionali non ne hanno fatto cenno, ma tanto è bastato a scuotermi, ricordandomi che siamo un “nulla” in balia di forze enormi e incontrollabili in un mondo, si meraviglioso, ma aldilà delle apparenze forse è incredibilmente molto meno perfetto di quanto si vorrebbe credere. Di nuovo tante idee affiorano alla mia mente e chiedono solo di far muovere le dita sulla tastiera per diventare nuovi messaggi che presto arriveranno.

 

 
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2009

Post n°26 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da Pytagoricum
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Auguri a tutti per un nuovo anno di gioia, di riflessioni positive, di Pace e Luce.

 

 
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RICORDI E RIMORSI

Post n°25 pubblicato il 25 Settembre 2008 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum

 

Non per tutti, ma per molti arriva un momento della vita in cui si fanno bilanci. Quando non c’è più molto da sperare in un futuro che si assottiglia e il tempo che rimane è sempre meno, allora diventa inutile guardare avanti in una vita ormai continuamente ripetitiva. L’unica cosa che ci attende è la fine, il buio, nessuna certezza di cose che possano rassicurarci nella nostra percezione fisica.
Si inizia allora un viaggio all’indietro nella propria vita, rivisitando ricordi lontani che incredibilmente rivivono in noi, suoni, voci, immagini, odori e sapori che pensavamo perduti riemergono dai meandri profondi della mente con incredibile chiarezza per ritornare davanti a noi.
Talvolta il ritorno è piacevole, ma le cose piacevoli non rimangono a lungo, solo brevi dolcissime folate di momenti divertenti, simpatici, felici, di esaltazione, di estasi, perché non sono essi che “pesano” nel bagaglio dei nostri ricordi, nella coscienza.
Persistono invece con tutto il loro “peso” i ricordi sgradevoli, quelli che si ripropongono rendendo attuali momenti di tensione risalenti anche a cinquant’anni indietro, ma generando una angoscia poco inferiore a quella per fatti recenti. Inutile cercare di ridurre al fatto che sono eventi lontani nel tempo e qualunque conseguenza abbiano generato ormai nulla si può fare per cambiare. Più si cerca di allontanarli più rimangono con insistenza.
I ricordi sgradevoli sono essenzialmente di due tipi: I torti ricevuti e il male fatto.
Nella vita di ognuno offese, angherie, ingiustizie, inganni se ne subiscono tanti, e la maggior parte scompaiono per sempre dai nostri ricordi, anche  perché se dovessimmo farci una ragione per ogni momento negativo del nostro percorso esistenziale sarebbe da impazzire.
Ci sono però degli eventi sgradevoli che non scompaiono, sono quelli che ci hanno provocato le più dure umiliazioni incrinando seriamente la nostra autostima, oppure quelli che ci hanno generato lunghe sofferenze interiori e che in qualche modo hanno segnato gli eventi successivi. Ma sono cose che comunque, anche se a suo tempo avranno molto pesato, spesso erano impossibili da evitare e indipendenti dalla nostra volontà, in qualche modo siamo andati avanti e il tempo trascorso rimargina alquanto ferite seppur inizialmente profonde e dolorose.

Il male da noi fatto agli altri invece è un’altra categoria. Abbiamo dato dispiaceri, generato sofferenze, dolore, disperazione, umiliazioni e talvolta per semplice capriccio, con assoluta noncuranza, indifferenza, mancanza di sensibilità, oppure per deliberata cattiveria.

Soprattutto nel periodo adolescenziale e giovanile è più facile commettere atti che offendono gli altri o che possono generare sofferenze, e questo é il motivo per cui dopo tanti anni rivedendo qualche persona può capitare che volti lo sguardo altrove fingendo di non riconoscerci. Il male fatto si dimentica, quello ingoiato purtroppo non sempre, ma quando accadono cose del genere non fanno mai piacere. Avremmo magari voluto salutare un vecchio amico, compagno di scuola, o vicino di casa, per sapere di loro, parlagli di noi, della nostra famiglia, dei nostri successi o dei nostri problemi, ma la loro indifferenza ci tronca… In quel momento anche se in modo parziale e tardivo il conto è stato saldato, ignorandoci, ci viene reso quello che abbiamo meritato.
Ma quello che a me duole è il male che ho fatto alle persone a cui volevo e mi volevano bene, soprattutto i miei genitori, persone speciali in assoluto ed esemplari nel loro ruolo che con grandissimo affetto e cura mi hanno sempre seguito nel mio percorso di crescita in un mondo che già iniziava a dare i primi sintomi di scadimento dei valori. Per loro è stato sicuramente molto difficile aiutarmi a imboccare la giusta direzione, quando nella situazione sociale dell’epoca la protesta, la violenza e il disprezzo dei valori fondanti del contesto civile erano di rilievo indiscusso. Quanto hanno dovuto soffrire per fare di me la persona, che mio malgrado, sono diventato grazie al loro insegnamento! Quando con ostinazione li avversavo combattendo in famiglia una assurda battaglia, pur non avendo nulla da vincere e tutto da perdere… Anni duri per i miei genitori, quando ogni giorno in casa c’era un motivo di scontro o di malumore, quando la pace familiare era continuamente compromessa fino a quando non sono riuscito a “crescere” trovando motivazione prima nello studio, poi nel lavoro e infine in una mia famiglia.
Per quanto possa in seguito aver ringraziato i miei genitori, dandogli atto della grandezza del loro amore e dell’impegno educativo, di aver continuato a credere in me anche quando non ce n'era tanto motivo, non sarà mai abbastanza per compensare l’immensità dei loro sforzi spesi in direzione del mio bene, nonostante abbia spesso fatto abbastanza per ostacolarli.
Oggi, essendo genitore e vedendo le cose da un’altra angolazione, mi rendo conto che ai figli si finisce per perdonare tutto o quasi, ma continuo a domandarmi perché non sono stato un figlio migliore, che cosa mi ha impedito di ascoltarli sempre seguendo il loro insegnamento, i loro consigli, valendomi delle loro capacità ed esperienza, evitando loro dispiaceri e momenti di tensione e ripagandoli subito con tanto più affetto e le soddisfazioni che certamente meritavano.

 
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La Salvezza Eterna

Post n°24 pubblicato il 17 Settembre 2008 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum

Pur essendo la cosa più importante e quindi dovrebbe occupare prioritariamente i nostri pensieri oggi non è proprio così. La maggior parte della gente se interpellata in merito alla salvezza dell’anima alzano le spalle, non appare interessata, e pochi ammettono di praticare con impegno una religione per guadagnarsi la salvezza, e questo è abbastanza grave perché i molti problemi nella società sono  dovuti a mancanza dell’impegno spirituale connesso alla salvazione, che poi si traduce in una condotta retta, rispettosa delle leggi di Dio e dell’uomo, che renderebbe il contesto civile molto più a misura d’uomo.
Il prete con il quale talvolta mi fermo a parlare, se la cava sempre cercando di minimizzare la portata del problema, sostenendo che infine la gente in chiesa ci va  ancora, oggi la vita è più difficile e non si può colpevolizzare nessuno di tutto quello che si vede in TV  ”…bisogna insistere –  continua a dire –  perché la parola di Cristo sia guida costante nella vita della gente, ma non dimenticando certi gravi problemi, le situazioni di degrado e disperazione che esistono anche in Italia, per le quali bisogna avere comprensione perché Dio è soprattutto perdono…”.  Insomma un colpo al cerchio e uno alla botte. Buoni possibilmente si, ma senza pretendere troppo, perché alla fine nessuno merita l’inferno e in paradiso volendo ci andiamo tutti perché grande è la misericordia di Dio.
Bene? Mica tanto! Buoni e cattivi trattati più o meno uguali, un vero appiattimento di valori!!
L’importante è andare in chiesa, seguire i precetti e pentirsi prima di morire. Ottimo per chi desidera vivere allegramente senza curarsi delle opere di misericordia corporali e spirituali, ma incappando spesso nei sette peccati capitali, cosa molto frequente con stili di vita roboanti e modaioli improntati ad aggressività, prevaricazione e carrierismo, inebriandosi di consumismo, sballo ed esibizione.
Insomma si mette in discussione il castigo divino, l’eterna perdizione, il fuoco di satana che brucia le anime dannate. Allora possiamo prendere la vita con assoluta tranquillità, tanto poi tutto è relativo e anche i Dieci Comandamenti vanno letti nel modo giusto, cosiché non siano troppo punitivi e non facciano perdere le speranze a nessuno, così non si abbassa lo share!  Siamo a una religione a stipendio fisso!!
Non che la Chiesa non provi a insegnare la validità del modello di vita cristiana, ma forse non lo fa nel modo giusto e quindi viene praticamente ignorato dalla massa dei praticanti, e solo pochi gruppi di integralisti vivono l’insegnamento cristiano ma in modo esasperato e distorto, e invece di accrescere la consapevolezza spirituale si isolano con disprezzo e rifiuto per gli altri.
Come fare a guadagnarsi la salvezza eterna. Da quando sono andato molto vicino ad incontrare il Creatore ci penso spesso, fu allora che riavvicinatomi al mondo cristiano rimasi deluso dal relativismo che attanaglia la Chiesa, per gli antichi valori cristiani che appaiono svalutati, dall’impossibilità di avere risposte profonde e serie, non dogmi.
Per questo sono in cerca di risposte per altre vie, perché forse potrò averle sui quesiti fondamentali, ai quali non posso sentirmi rispondere “abbi fede” quando si è abituati a ragionare con la propria testa.
Nel movimento New Age, come anche nelle scienze esoteriche, non mi piace la dipendenza dalle filosofie orientali e soprattutto la legge karmica. Non mi attrae per nulla l’idea di una reincarnazione senza reminiscenza, appare come una enorme ingiustizia, quindi impossibile da  attribuire alla volontà dell'Onnipotente simbolo unico della Giustizia Cosmica.
Potremmo rinascere in carne ed ossa, ma se poi non lo sappiamo è come morire per sempre, poiché nella morte ciò che più ci angoscia non è la perdita della nostra identità corporea, ma soprattutto della coscienza di esistere. Meglio allora il purgatorio cristiano, con un percorso di purificazione anche sofferto e lunghissimo ma che alla fine ci porterebbe alla Salvezza Eterna.
D’altra parte, della reincarnazione  karmica (come del Purgatorio) non esiste alcuna prova, e anche se potrebbe avere qualche attinenza con la teoria di Nietsche sull’eterno ritorno, essa fa riferimento al solo possibile identico ripetersi degli eventi  (come gli episodi di una vita umana) in un universo di dimensioni finite, con un tempo infinito, ma senza contemplare possibilità di evoluzioni di tipo karmico.
Interessante invece nel pensiero esoterico il concetto di anima stratiforme, tra i cui corpi solo quello spirituale può meritare l’eterno premio, quando, con un percorso di purificazione dell’anima conseguibile tramite la conoscenza iniziatica, si arriva ad annullare la malefica zavorra procurata dall’uso iniquo della ragione corrotta dagli istinti della nostra origine animale.

La parte più interessante di questo concetto è che, a differenza del cattolicesimo, la purificazione non avviene mediante la pedissequa pratica di penitenza e preghiera, ma l’ingrandirsi di consapevolezza e conoscenza portano progressivamente a sopportare le prove del percorso purificatore con crescente convinzione raggiungendo un sempre maggiore equilibrio spirituale.

Per conseguire la Vita Eterna la scelta di un percorso di iniziazione esoterica sembrerebbe quindi molto più soddisfacente di quello religioso-essoterico, dove qualunque sacrificio richiesto per la salvezza viene imposto dai dogmi di fede che, se non sono accompagnati da sentimenti mistici, diventano strumenti vessatori che dalla fede possono allontanare invece di avvicinare, perché con lo sbarramento dogmatico mai si riuscirebbe ad accrescere la consapevolezza e la comprensione dei misteri che aprono la mente e rendono sempre più appagante la purificazione.
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11 settembre 2001

Post n°23 pubblicato il 11 Settembre 2008 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum

La data più drammatica di un 21.mo secolo appena iniziato abbastanza male.
Il mistero di una strage inspiegabile, perché non dovuta a catastrofici eventi, non a un  atto di guerra, ma un crimine perpetrato nella più vile delle modalità secondo un consacrato stereotipo in una tranquilla giornata di fine estate.
Una strage orribile che ha strappato uomini e donne innocenti alle loro vite e nessun buon motivo potrebbe mai giustificare; un atto che incredibilmente mostra quanto mistero possa esistere nella mente di un uomo, quanto feroce possa essere la belva umana che con freddo calcolo pianifica la distruzione dei simboli di una civiltà di cui non riusciva ad intenderne i valori, non curandosi di distruggere anche migliaia di inermi vite umane.
Possa Dio aver avuto pietà per tutti loro, quanto la Sua giustizia sia inesorabile nel colpire chi ha concepito una simile atrocità.

 
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L'universo, una grande illusione

Post n°22 pubblicato il 02 Settembre 2008 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum

Quando ci troviamo chiusi in una stanza completamente immersa nel buio, allora abbiamo la esatta percezione di quella che è la nostra reale condizione cosmica. Nulla esiste avanti a noi o dietro, sopra o sotto di noi, niente a destra né a sinistra. Sospesi nel vuoto buio. Unica certezza rimane un vago senso di ansia, di angoscia, o di paura, è la nostra coscienza che reagisce, la certezza di esistere, l’energia che proviene dalla nostra mente che in quel momento identifica tutto il nostro essere, perché all’infuori del contatto delle mani sul nostro corpo, non alcuna percezione degli altri sensi conferma la nostra consistenza fisica, e quindi nulla potrebbe escludere che anche il tatto sia una sensazione dovuta a suggestione.
Basta che si accenda la luce per rientrare nella normalità del nostro mondo abituale fatto di luci, colori, forme e dimensioni più svariate, dimenticando presto quella momentanea sensazione. Ma si tratta veramente di una sensazione? Non si può dire.
La luce che vediamo è l’elaborazione dei centri cerebrali preposti alla vista, dei segnali ricevuti tramite il nervo ottico dalla retina rispetto alle sollecitazioni di radiazioni elettromagnetiche nella gamma che si definisce del visibile. In pratica già in penombra i colori si sbiadiscono e in condizioni di minima luminosità tutto già appare in varie sfumature di grigio più o meno scuro. Luce e colori a tutti gli effetti sono illusioni condivise.

Se consideriamo un blocco di granito, oppure un grosso oggetto metallico, pur ricordandoci che come tutte le cose che esistono sono costituite da uno smisurato ammasso di elettroni, protoni e neutroni, è quasi impensabile ricordare che il loro volume è praticamente dovuto a una somma di vuoti e la sensazione di peso proviene dalla quantità di energia da cui sono fatti che interagisce con la gravità terrestre, mentre la rigidità dei solidi è conseguenza delle forze che regolano le tensioni tra gli atomi che li compongono.

L’idea stessa di compattezza della materia è puramente illusoria perché la materia non é che un enorme agglomerato di vuoti delimitati dall’azione di forze derivanti dalla curvatura dell’energia costretta dal suo stato primordiale a trasformarsi in protoni e neutroni.

Da sempre siamo abituati a considerare le forze cosmiche come risorse infinite, per cui la somma delle forze che reggono l’equilibrio dell’universo sarebbe costante e definita, questo perché la nostra ragione non concepisce che tale somma possa diminuire fino ad esaurirsi. Ma riesaminando obiettivamente non possiamo neanche pretendere che tali forze possano infinitamente accrescersi perché verrebbe a mancare il nutrimento loro necessario per tale incremento, che solo un continuo miracolo potrebbe consentire, ma ciò non potrebbe avvenire in quanto si andrebbe contro il principio di conservazione “nulla si crea, nulla si distrugge” che dovrebbe valere in tutta la realtà immanente e cosmica, per cui l’energia a seguito di trasformazioni non può aumentare né come tale, né in forma di massa, quindi soltanto diminuire.

La termodinamica infatti ci insegna che qualsiasi trasformazione energetica ha un suo rendimento causa di una perdita progressiva che, trattando dell’universo e delle forze cosmiche che lo controllano, inesorabilmente nel corso di miliardi di millenni finirebbe per estinguere la sorgente primaria.

Se un giorno dovesse venire meno la forza che piega l’energia ad essere materia, allora l’universo stesso svanirebbe istantaneamente, come sparisce l’immagine su uno schermo televisivo in black-out.  Tutta la materia dell’universo priva del controllo che le dà forma si distenderebbe ritornando allo stato di energia primordiale e la realtà immanente in un attimo si annienterebbe in un big-bang all’incontrario capace di trasformare gli spazi intergalattici in un nero nulla privo di privo di luce, materia e vita. I nostri corpi fisici finirebbero dissolti in una buia notte eterna che nessun occhio potrebbe ormai più vedere. Un’unica cosa vorrei sapere, se la parte energetica e immateriale di noi possa sopravvivere mantenendo la memoria di noi e la consapevolezza di essere e non venga invece annichilita insieme a pianeti, stelle e galassie.

L’universo quindi come un immenso videogioco di realtà virtuali che in uno schermo cosmico, per effetto dell’energia e di una volontà che la controlla, diviene galassie stelle e pianeti, dove si innalzano monti e si distendono mari, fiumi e vallate dove vivono animali e piante, nascono villaggi e città popolate da uomini, donne e bambini che ignari di tutto portano avanti le loro esistenze, talvolta tranquille e felici, molto spesso tormentate e penose. Un videogioco dove i personaggi come in una playstation sono generati da particolari effetti e combinazioni di energia che in attimo si possono spegnere, nel quale l’unica cosa reale è la coscienza degli esseri umani con le loro emozioni, sensazioni, desideri, ricordi.

Un grande e spesso drammatico videogioco dove si vive e si muore per fatalità o per errore convinti di un libero arbitrio che ci lasci decidere della nostra vita; ma talvolta, di fronte a grandi catastrofi naturali con un gran numero di vittime innocenti, mi domando se a nostra insaputa non ci sia qualcuno che manovri un joystick in un micidiale confronto tra le forze che regolano il destino dell’universo.

 
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DISCORSO SULL'ANIMA

Post n°21 pubblicato il 28 Luglio 2008 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum


Sono parecchi mesi che la mia mente gira intorno al discorso dell’anima, che cosa è, come è fatta, dov’è, ma non riesco ancora a metterne definitivamente a fuoco i concetti perché le idee che riguardo all’anima via-via riesco a sviluppare finiscono per portare sempre in un’unica direzione, nella quale il pensiero dell’ex cattolico finisce per scontrarsi con la logica di un ex ateo, ora agnostico.

Una parte dei miei sentimenti (ex cristiani) mi dice che l’anima è la proiezione di noi stessi nella realtà trascendente, pura energia che si sviluppa dai nostri pensieri, dalle azioni e dal nostro comportamento durante l’intero trascorrere della vita. Questa sarebbe l’anima, come una lunghissima interminabile emissione audiovisiva contenente il film della nostra esistenza, il file di backup della nostra memoria e del nostro esistere, cosicché nulla di noi si perde dopo la morte, ma in eterno si rimane vivi, perché la parte trascendente di noi non è altro che la nostra reminiscenza, l’insieme delle azioni e delle esperienze e della conoscenza accumulate e quindi sarebbe la parte di noi destinata a sopravvivere non essendo materia deperibile, ma purissima energia.

L’anima di un bimbo morto alla nascita consisterebbe di soli pochi fotogrammi, solo una breve piccola immagine di una vita finita troppo presto senza potersi evolvere.  L’anima di un adulto, di una persona matura o molto anziana sarebbe invece abbondantissima di messaggi, informazioni e sfumature provenienti dagli infiniti fotogrammi che definiscono la sua esistenza, ma che istantaneamente  potrebbero essere recepite, in una immediata definizione dell’essere che fu.

Anche se difficile, provo a definire chi potrebbe percepire i segnali audiovisivi delle nostre anime. Per prima cosa l’emissione delle anime sarebbe diretta verso l’Onnipotente, che quel “segnale” genera nell’attivare la vita di un essere concepito, nel quale nasce, cresce, matura esperienze e acquisisce conoscenza e infine ritorna al Padre Creatore.

Le anime non essendo solo una sequenza di immagini e suoni memorizzati, ma possedendo logica e coscienza, dovrebbero “ricevere” o meglio comunicare con le altre anime e scambiarsi informazioni per un ulteriore arricchimento della loro conoscenza.
Anche medium e sensitivi che dicono di riuscire a parlare con i defunti potrebbero in effetti ricevere questi segnali, non in forma acustica e ottica, solo come immagini mentali quindi sogni, visioni, deja vu.

Questa é una originale caratterizzazione dell’anima (cristiana) che bene compensa le ansie di quanti sono angosciati dalla morte e rifiutano l’idea di finire, sparire nel nulla quando il loro corpo cessa le attività vitali.

Esaminando il problema secondo logica scientifica, sappiamo che la scienza medica ha fatto grandi progressi nella conoscenza dei meccanismi fisiologici del cervello umano e di talune aree se ne conosce molto bene il funzionamento per cui non sarebbe azzardato ritenere la nostra mente prodotto di una serie di ben identificate reazioni chimiche acido-base tra diverse molecole generate dal metabolismo cerebrale.
Ignorando pregiudizi di carattere etico che spesso accolgono determinate scoperte, come la mente, la memoria, i sentimenti e le emozioni, anche l’anima stessa potrebbe considerarsi un prodotto della funzionalità cerebrale, quindi non più una entità immortale, perché la sua esistenza potrebbe essere limita alla sola vita del corpo, cessando di esistere dopo aver esalato l’ultimo respiro, con la morte cerebrale ormai accertata.

La nostra vita è condizionata dal trascorrere del tempo e con la nascita inizia in pratica un lungo conto alla rovescia rispetto al termine presunto della vita umana, quando dovremo affrontare il mistero della morte.
Un pensiero che spesso si affaccia nella nostra mente associato alla morte è quello dell’eternità, che nell’immaginario collettivo continua a essere considerato come una infinita smisurata quantità di tempo quando invece è esattamente l’opposto, l’assoluta mancanza di tempo, vale a dire tempo uguale a zero.
Il tempo è un paradosso originato nell’universo quando le galassie, le stelle e i pianeti si sono messi in movimento, quindi il tempo appartiene a tutta la sfera immanente perché è segnato nella materia di cui essa è composta, e di cui siamo composti, dal moto degli elettroni negli atomi, perciò anche noi abbiamo un nostro tempo esattamente scandito nel nostro orologio biologico e immancabilmente percepito nella nostra mente come tempo individuale, motivo per cui una giornata ci può passare come un’ora e un minuto può sembrarci una giornata.

Quando la morte ferma l’orologio mentale, il nostro tempo diviene zero, siamo nell’immobilità assoluta, nell’eternità, non come corpo ma lo è sicuramente la nostra mente e l'anima.
Il mistero della morte forse è proprio come la nostra mente riuscirà a percepire la transizione dalla mobilità della vita alla immobilità morte, perché se da vivi un minuto talvolta può sembrare un’ora, in prossimità della morte potrebbe l’ultimo secondo potrebbe dilatarsi all’infinito.
Quindi diviene di drammatica importanza riuscire a completare, prima di quell’ultimo minuto, il percorso di purificazione che ci permetta di entrare nella nostra eternità in condizioni di consapevole armonia spirituale.



 
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LA TERRIBILE VERITA'

Post n°20 pubblicato il 22 Luglio 2008 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum


Una settimana fa ho appreso sul blog dell’amico Soul2007 la terribile verità di Gustavo Adolfo Rol da egli lasciata con la testimonianza della sua viva voce.
Assommando il suono della quinta musicale, alla luce verde e a forte calore si sarebbe scatenato qualcosa dall'effetto micidiale.
Suonando abitualmente il piano per passatempo, mi capita spesso di utilizzare le quinte per accompagnare pezzi improvvisati o suonati a orecchio, e poi a casa preferiamo il caldo al freddo, quindi  bastava che qualcosa di verde si aggiungesse ai suddetti elementi per trovarsi in una situazione imprevedibile.
La gentile risposta di Soul al mio commento è stata esauriente: Solo una particolare combinazione dei tre elementi dovrebbe scatenare la forza ancestrale simile alla Kundalini, ma al tempo stesso l’idea che cose così vicine alla nostra esistenza potessero creare fatti tanto terribili da sconvolgere la vita di un uomo notevole come Gustavo A. Rol martellava la mia mente alla ricerca di una qualche risposta.  Perché la quinta, il caldo, il verde.

Il discorso della Kundalini, energia serpentina, simbolicamente visualizzata come arrotolata alla colonna vertebrale, non riuscivo a combinarlo né con le tre valenze né con altri fattori che implicano l’equilibro e la contezza di un individuo che vive serenamente, ma percepivo che non fossero disconnessi senza però riuscirne a intuirne il senso.

Questa notte verso le tre mi sono svegliato in piena agitazione. Stavo sognando qualcosa di impreciso che non riguardava il mistero di Rol, ma all’improvviso mi è parso di vedere le cose nella loro chiarezza.

Il sistema limbico, o cervello rettile, è la parte più antica del nostro sistema encefalico ed è quella in cui risiedono gli istinti primordiali, piacere, paura, fame, istinto di sopravvivenza e istinto riproduttivo che governa la libido. Gli stimoli del sistema limbico si diffondono nell’organismo attraverso il midollo spinale al quale esso è collegata, e tramite tutti i vari gangli nervosi governa le principali funzioni fisiologiche involontarie. come battito cardiaco e flusso circolatorio, respirazione involontaria, apparato gastrointestinale, sistema endocrino ed esocrino, funzione riproduttiva etc. Gli impulsi del rettile limbico sono sempre vigili nella nostra mente, confinati nella loro antica tana dall’attività neurale logico-razionale dislocata con tutto il suo fitto intreccio sinaptico negli strati superiori della massa cerebrale. Le pulsioni limbiche sono quasi sempre sotto controllo, ma talvolta riescono a divincolarsi dal governo logico-razionale e allora si agisce d’istinto, commettendo spesso atti di cui poi (a mente lucida) ci dobbiamo pentire  o vergognare. Altre volte l’evasione del “serpente limbico” determina intensi stati di frustrazione o di elevata tensione, ma comunque sempre situazioni di disagio fisico e psicologico.

Forse il rettile limbico non è soltanto costituito da una serie di impulsi elettrici, che agendo sul nostro organismo creano delle reazioni a situazioni esterne, ma potrebbe consistere in un flusso energetico di tale attitudine da definirsi una  anima rettile dislocata in noi, che governa la fisiologia del nostro corpo annidata nella colonna vertebrale, suo prezioso involucro, ma riuscendo a inviare fino alla nostra mente i suoi messaggi tramite il midollo spinale, quando ragione e ponderatezza, che normalmente regolano l’equilibrio della nostra condotta positiva, cedono imprevedibilmente a forti esondazioni di furore, emotività, angoscia.


Il mistero di Gustavo A. Rol è come egli sia riuscito ad evocare l’anima rettile e dargli abbastanza forza da porla in duro conflitto con l’anima positiva.
La quinta musicale è una sonorità bifonica piuttosto essenziale ottenuta da un tono base e uno più alto di 5 semitoni normalmente poco utilizzata, ricorrente talvolta nelle corali di musica celtica, e in natura si trova nella voce di vari animali, quindi probabilmente diffusa in molti rettili del Cretaceo e forse anche nei nostri antichissimi progenitori.

La sonorità della quinta servirebbe allora per risvegliare, con uno specifico richiamo simbolico, l’anima rettile.

Il colore verde è il colore della natura e del suo risveglio, della sintesi clorofilliana, della vita vegetale, ma anche quello che molte specie animali usano per mimetizzarsi in essa, per sfuggire ai predatori o per meglio predare altri esseri, tra questi insetti ma anche rettili, come lucertole e ramarri che spesso vediamo sui prati.
Il colore verde, risveglia quindi l’antica identità rettile in noi mai estinta, la prima forma che il feto assume all’inizio dei primi tre mesi di vita embrionale, quando in tale periodo risale l’intero percorso evolutivo di centinaia di milioni di anni.

Il calore è la forma di energia più elementare e caotica, ma come  recita il secondo principio della termodinamica è il risultato diretto o indiretto di ogni trasformazione energetica e quindi fattore essenziale della vita.
Tutti i rettili, animali a sangue freddo, abbisognano di calore per attivare la loro circolazione sanguigna e assumere movimento, forza e aggressività. Tanto maggiore sarà il calore erogato e tanto più vigoroso sarà il rettile.
Ora non rimane che provare ad associare varie combinazioni delle tre valenze per sperimentare che cosa accade.

 

 
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