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Problemi di coppia:penultimi capitoli

Post n°12 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da orianaalekos
 

Aspetto i vostri commenti ragazzuoli

Problemi di coppia.

 

15°capitolo.

 

Marcus rientrò in casa che Faith si era appena risvegliata. Si sedette accanto a lei, la baciò dolcemente e le disse: "Amore, si é fatto tardi, io devo tornare a casa ma tu, se vuoi, puoi rimanere qui. Tornerò a trovarti presto e ti porterò tutto quello che ti serve." Faith sorrise e rispose: "Amore, devo tornare al lavoro ma se tu dici che posso stare qui accetto la tua proposta e, la notte, tornerò a dormire qui." Marcus la strinse, la baciò sui capelli e disse: "Puoi tornare a dormire qui quando vuoi ma, ti prego, stai lontana dall'autogrill di quel bastardo di Cleshi, ok?" Faith annuì. Marcus le accarezzò la schiena e le chiese: "Vuoi che ti accompagno al lavoro, tesoro mio?" Faith sorrise e disse: "Dovrei tornare a casa per affrontare mio marito, poi dovrei recuperare la macchina e portarla dal carrozziere e poi dovrei andare al lavoro te la senti davvero di accompagnarmi?" Marcus annuì e rispose: "La macchina te la recupero io tesoro, non ti preoccupare, tu é meglio che non torni da quelle parti. A casa ed al lavoro ti ci accompagno volentieri. "Faith sorrise e disse: "Ok allora fammi vestire ed andiamo va bene?" Marcus annuì, sorrise e la baciò appassionatamente sulle labbra.

 

Problemi di coppia.

 

16°capitolo.

 

Lasciarono quella casa che era pomeriggio inoltrato. Mentre guidavano Marcus notò che Faith era silenziosa e pensierosa. Le accarezzò una mano e le chiese: "Tutto bene, amore?" Faith sospirò e rispose: "Stavo pensando una cosa ma non so se posso chiedertelo perché, forse, ti da fastidio parlarne e non é mio diritto impicciarmi della tua vita." Marcus strinse la mano di Faith nella sua e chiese: "Vuoi chiedermi come mai conosco Tomash Cleshi vero amore?" Faith annuì e disse: "Si tesoro. Scusami se ti presso su questa storia." Marcus sorrise e disse: "E' tuo pieno diritto sapere dopo quello che ti é successo, tesoro mio e, se lo vuoi davvero, ti racconterò tutto." Marcus sospirò e, mentre guidava, cominciò a raccontare: "Risale tutto alla mia infanzia. Mio padre e mia madre si sono conosciuti in Italia, a Portofino, durante una vacanza con i rispettivi parenti. Mia madre aveva sedici anni e si trovava lì con la madre, una stilista croata di 42 anni e con le due sorelle più grandi, una studentessa di 18 anni ed una fotografa di 22 anni. Suo padre era morto a causa di un tumore al pancreas due anni prima. Mio padre era lì con i suoi zii, un fabbro di 50 anni ed una professoressa di lettere di 46 anni che lo avevano cresciuto. Mia madre mi ha sempre raccontato che, quell'anno, ci fu un'estate davvero meravigliosa. Lei indossava un costume intero nero con delle perline cucite sulle bretelline e lui portava un paio di boxer neri ed una maglietta bianca aderente. Erano entrambi bellissimi. Per tutto il giorno non fecero altro che guardarsi. A quel tempo, ovviamente, non era come oggi che è tutto più facile, prima era tutto un gioco di sguardi ed i corteggiamenti erano molto più lunghi. Dopo alcuni giorni, mio padre iniziò a corteggiare mia madre, a comprarle dei fiori (i preferiti di mia madre, le rose bianche) a scriverle bigliettini teneri e, piano piano, mia madre si lasciò conquistare. Un giorno, il postino, portò a mia madre un mazzo di sedici rose bianche ed una busta, Dentro c'era un pacchetto con una catenina d'oro bianco ed una fedina d'oro giallo ed una lettera d'amore meravigliosa. Quel giorno, era il 24 agosto del 1968, i miei si fidanzarono. Si sposarono dieci anni dopo, in comune perché mio padre era ateo. Andarono in viaggio di nozze a Venezia. Da quel giorno sono sempre stati uniti. Io sono nato il 12 settembre del 1980. La nostra vita scorreva felice fino a … a quel giorno." Marcus sospirò e Faith gli accarezzò la nuca per fargli capire che gli era vicino. Marcus deglutì e continuò: "Avevo diciotto anni e, con mio padre e mia madre, vivevo a New York. Un giorno, eravamo in viaggio e ci eravamo fermati nell'autogrill di Tomash Cleshi. Mio padre amava tanto il gioco delle carte e Tomash Cleshi l'ha sfidato ad una partita a ramino e, barando nel peggiore dei modi lo ha sconfitto. Mio padre, come un ingenuo, aveva messo in gioco tremila dollari e li perse tutti. Mio padre, però, aveva anche uno sguardo molto acuto e si era reso conto che Cleshi aveva barato. Iniziarono a litigare e Cleshi, vistosi smascherato, si infuriò, tirò fuori un coltello e lo piantò nel cuore di mio padre. Mia madre ed io riuscimmo a scappare. Dopo una settimana venimmo a conoscenza del fatto che Cleshi era stato arrestato perché, un passante, aveva visto e sentito tutto e lo aveva denunciato. Purtroppo, si è fatto solo due anni di carcere. Se fosse stato per me lo avrei condannato alla pena di morte. Ecco, questa é la mia storia." Marcus accostò, fermò la macchina e scoppiò in lacrime. Faith lo strinse a sé, lo baciò sul collo e, i due ragazzi, rimasero stretti per lunghi minuti.

 

Problemi di coppia.

 

17°capitolo.

 

Marcus fu il primo a scuotersi da quella tristezza che li aveva colti entrambi. "Scusa, tesoro" disse baciando le mani di Faith "non dovevo intristirti così." Faith gli accarezzò i capelli e rispose: "Non ti preoccupare, cucciolo mio, a me fa piacere ascoltarti. "Marcus sorrise e chiese: "Andiamo, tesoro?" Faith annuì, Marcus accese il motore e ripartirono.

Mentre Faith e Marcus erano in macchina, Shaila, a casa, era preoccupatissima. Provò a telefonare ma il telefonino di Marcus era staccato. "Dove si sarà cacciato!!" Pensò innervosita. "Dopo la telefonata di ieri notte non si é più fatto sentire. Sono preoccupata." In quel momento suonò il campanello. Shaila andò ad aprire. "Tutto bene, figlia mia?" La voce e la figura di suo padre che si stagliava di fronte a lei la scosse dalla sua preoccupazione. Shaila non voleva che suo padre si preoccupasse più di quanto lo era già lei perciò cercando di mascherare ciò che sentiva rispose: "Tutto bene papà." Il signor Russell Mitchell, però, non era nato ieri e capì subito che c'era qualcosa che non andava. "Figlia mia, non mentirmi" disse stringendo a sé la figlia "lo sento che c'é qualcosa che non va. Sai che con me puoi sfogarti." Shaila fece entrare in casa il padre e, senza dire nulla, andò in cucina ed iniziò a preparare un thé. Il padre le andò dietro e le chiese ancora: "Allora Shaila? Cosa é successo?" Shaila, indispettita dalla preoccupazione, spense il fuoco, si voltò verso il padre e sbottò: "Niente, papà, non é successo proprio niente, sono solo stanca. Una gravidanza é faticosa, papà. Non stressarmi, per favore!!" Il padre la prese per le spalle e disse: "Figlia mia, io ti conosco ed anche bene perciò non cercare di prendermi in giro!! Tu rispondi così aggressivamente solo quando sei seriamente preoccupata per qualcosa. Cosa é successo? Il bambino sta bene? Il medico ti ha detto qualcosa di brutto? Oppure la colpa é di quel … quel …" e il signor Mitchell strinse i pugni per non associare il nome di Marcus ad un insulto pesante. Faith sorrise debolmente e disse: "Papà, davvero, non ti preoccupare. Il bambino sta bene e, tra due mesi, finalmente lo stringerò tra le mie braccia e scoprirò se é maschio o femmina. Per quanto riguarda Marcus, l'ho sentito ieri sera e, tra poco, sarà a casa. Ieri sera é dovuto uscire per recuperare un suo amico che si era sentito male. L'ha portato a casa, si é fermato da lui per accudirlo nel caso si fosse sentito male e, tra poco, sarà qui." Il signor Mitchell si sedette sul divano e disse: "Bene, allora lo aspetteremo insieme. Voglio proprio vedere se, questa storia, é vera. "Faith si sedette accanto al padre e, stringendo le mani del proprio genitore tra le sue, mormorò: "Papà, te lo dico con il cuore, i problemi che ho con mio marito non sono affare tuo. Ti prego, papà. Hai già parlato con Marcus, di più non puoi fare. La tua irruenza ed il tuo disprezzo per mio marito porterebbero solo ulteriori guai e altra tensione. Io ti voglio bene, lo sai, ma non voglio che Marcus ti trovi qui quando torna. Vedrai che, io e mio marito, risolveremo i nostri problemi insieme così tutto tornerà come prima e saremo di nuovo felici." Il signor Mitchell abbracciò la figlia e disse: "Scusami, figlia mia, scusa davvero ma tu sai che, se io mi arrabbio con Marcus, lo faccio perché sei mia figlia e ti voglio un bene infinito." Poi, prendendo il viso della figlia tra le mani, il signor Mitchell, le disse: "Ti prego, figlia mia, ti supplico, almeno tu non darmi preoccupazioni. Io ho solo te e tua sorella Shiba a questo mondo. Lo sai bene che, da quando tua madre se ne é andata di casa, io ho cercato di tirarvi su meglio che ho potuto. Vi amo entrambe, siete tutta la mia vita e non voglio che soffriate. Tua sorella mi ha sempre dato tanti problemi mentre tu, Shaila, sei sempre stata il mio orgoglio. Ti prego, tu e Marcus cercate di risolvere i vostri problemi. E' vero, non mi piace quel ragazzo, non mi é mai piaciuto e lo disprezzo perché, per me, é un nullafacente fallito ma, per amore tuo, che lo ami e, per puro amore, lo hai sposato, ho provato ad accettarlo. Non datemi dispiaceri!! Fatemi vivere gli ultimi anni della mia vita tranquillo. Ho 58 anni ma me ne sento trenta di più. Mi sento vecchio, Shaila, sono vecchio e, per questi anni che mi rimangono, la sola cosa che desidero é che voi siate felici. Mi prometti che, tu e Marcus, cercherete di fare di tutto per salvare il vostro matrimonio? Me lo giuri, figlia mia adorata?" Shaila baciò il padre sulla fronte, si strinse a lui e mormorò: "Te lo giuro, papà!!" Il signor Mitchell baciò la figlia sui capelli e sorrise.

 

Problemi di coppia.

 

18°capitolo.

 

Marcus lasciò Faith a casa che era tardo pomeriggio. I due ragazzi si baciarono, Marcus risalì in macchina e partì. Mentre la strada scorreva si ritrovò a canticchiare un motivetto che non cantava da anni e che aveva canticchiato solo due volte, dieci anni prima, per un motivo che non ricordava. Una cosa però la sapeva: era nervoso. Aveva intenzione di andare da Tomash Cleshi e farla pagare a quel bastardo per tutto quello che aveva fatto ai suoi genitori ed alla sua amante ma ora che l'autogrill si stagliava in lontananza, non era più tanto sicuro di quello che voleva fare. "Non é possibile che io abbia paura di quell'infame!!" Si disse battendo una mano sul volante. Eppure era così: una paura fisica e mentale si era impadronita di lui senza che Marcus potesse controllarla. "Non voglio tornare indietro proprio ora che sono qui." Si disse. Entrò nell'area di parcheggio dell'autogrill e, da lontano, vide la macchina di Faith accartocciata a causa dell'incidente. Chiamò il carro attrezzi e mandò la macchina dal suo carrozziere di fiducia, poi fece un profondo respiro ed andò a bussare alla porta dell'autogrill. Tomash Ceshi venne ad aprire dopo pochi minuti e, i due uomini, si fissarono a lungo. "Chi sei? Cosa vuoi?" Chiese ad un tratto Cleshi interrompendo il pesante silenzio che si era creato. "Dovresti ricordarti di me, Cleshi!!" Rispose Marcus "hai ammazzato mio padre, anni fa." Cleshi sorrise, un sorriso maligno e rispose: "Sì, ora mi ricordo di te. Eri un moccioso a quell'epoca ma vedo che sei cresciuto e che sei diventato un uomo grande e grosso. Chissà quante ragazze ti moriranno dietro. Bhè, che sei venuto a fare? Vuoi regolare i conti con me con una partita a carte? Magari vinci e, così, non ci rimetti la pelle come ha fatto quell'idiota di tuo padre." Marcus cercò di trattenere la voglia di picchiarlo che gli montava dentro e rispose: "Sono venuto per chiederti se sai niente di quello che é successo ad una ragazza che si chiama Faith Lopez. Ho sentito dire che ha fatto un incidente proprio qui vicino ed ho visto la sua macchina che veniva portata via dal carro attrezzi. Ho sentito dire anche che gli hai offerto da bere e poi mi sono giunte all'orecchio notizie di maltrattamenti subiti da quella povera ragazza. Volevo chiederti se ne sapevi qualcosa." Cleshi rise e disse: "Sei amico di quella zoccola, per caso? Ragazzo mio, te le scegli proprio bene le amiche!! Comunque,non ne so niente." Marcus entrò nell'autogrill e si guardò in giro. "Hai tolto tutte le tracce della violenza, vero Cleshi?" Chiese Marcus con tono ironico. Cleshi rise e disse: "Ti ho detto che non ne so niente, ragazzo, esci dal mio autogrill." Marcus rise e rincarò la dose: "Ne hai fatta di strada da quando eri un fallito e facevi i combattimenti clandestini per guadagnare qualche spicciolo vero? Ne hai prese di botte eh? Hai centinaia di cicatrici sulla schiena ma, mi sa che, quel periodo, non ti ha insegnato niente perché sei rimasto un bastardo tale e quale a tanti anni fa. Peccato che non ci sia nessuno disposto ad insegnarti come si sta al mondo." Cleshi prese Marcus per la maglietta, lo spinse contro il muro e, a denti stretti, chiese: "Che cazzo vuoi? Cerchi guai bamboccio?" Marcus si divincolò facilmente e continuò ad incalzarlo: "Ah Cleshi Cleshi … tu solo con le mani sai ragionare. Cos'é? Tuo padre ti ha picchiato con i coperchi da piccolo? Sai bene che, con la tua capacità di barare, mi batteresti subito a carte e, siccome vuoi umiliare il tuo avversario, passi subito alle mani. Purtroppo sei e rimani un fallito, non ci puoi fare nulla. Vieni dalla fogna e non ti sei sollevato di un centimetro. Nonostante i tuoi affari vadano a gonfie vele, continui a sguazzare nel letame." Cleshi si sentiva sempre più a disagio: le parole di Marcus lo colpivano nel profondo proprio lì dove faceva più male. "E' furbo, questo ragazzo. Mi provoca con le parole, mi fa del male, mi demolisce ma non usa la violenza. Suo padre fu un idiota, lui é furbo e gioca sottilmente d’astuzia. Sono diversi, profondamente diversi. Non posso ucciderlo, sarebbe omicidio colposo. Con suo padre ho potuto invocare la legittima difesa perché lui mi ha aggredito alzando le mani, con questo bastardello non posso farlo. Devo agire d'astuzia anche io se voglio fregarlo." Marcus si sedette e, dopo un attimo di silenzio, riprese a parlare. "Ah Cleshi, lo so cosa stai pensando. Ti starai sicuramente chiedendo: come faccio a fregare questo ragazzino? Bhé le soluzioni sono tre: o mi metti della droga nelle bevande e mi sequestri, ma non ti conviene perché, per farmi bere qualcosa, dovresti prima uccidermi perché non accetterò mai niente da te. Oppure mi ammazzi, ma non é conveniente perché non potresti invocare la legittima difesa e ti faresti molto di più di due anni. Oppure fai a pugni ma, come vedi, sono più giovane di te ed ho una resistenza niente male. Potrei incassare per un po' ma, prima o poi, tu ti stancheresti ed io ti picchierei fino a lasciarti morto per terra. C'é una cosa, però, che puoi fare, una cosa molto più sensata: vieni con me ed andiamo alla polizia. Una volta arrivati lì ti costituisci e ti fai i tuoi vent'anni di galera ben sapendo che, quando esci, io potrei ucciderti in qualsiasi momento. Scegli, Tomash Cleshi, scegli ma fai in fretta perché mi sto scocciando." Cleshi si sedette accanto a lui e, con aria fintamente amichevole, disse: "Senti ragazzo, io ti capisco, davvero, credimi. Volevi bene a tuo padre e, molto probabilmente, ami quella ragazza. Tu sai bene, però, che tuo padre mi ha preso a pugni ed io mi sono difeso. In quanto a quella ragazza … bhé, non so cosa ti ha raccontato ma era totalmente ubriaca ed é stata lei ad approcciarsi a me ed io l'ho respinta. Non l'ho maltrattata, quando é uscita da qui era completamente illesa. Poi, una volta che ho chiuso l'autogrill, non so cosa le sia successo. Questa é la verità e, se non mi credi, non posso farci niente. Però perché dobbiamo litigare io e te? Siamo uomini di mondo, no? Possiamo metterci d'accordo. Io, in cassaforte, ho diecimila dollari. Io te li do e tu mi lasci stare, ok?" Marcus rimase un attimo in silenzio e, poi, scoppiò a ridere. "Povero Cleshi!!" Esclamò ridendo e guardando Tomash Cleshi con commiserazione e pietà. "Pur di salvarti la pelle venderesti tua madre!! Mi fai pena, Cleshi, proprio pena!!" Marcus si alzò, fece un giro per l'autogrill poi, piazzandosi davanti a Cleshi, tirò fuori il coltellino svizzero che aveva nel taschino della giacca, glielo puntò alla gola e gli disse: "Ascoltami bene, feccia umana. Tu mio padre non lo devi nominare perché non sei degno nemmeno di pulirgli le scarpe. I tuoi soldi non li voglio perché, sicuramente, non sono leciti e saranno, senza dubbio, sporchi di sangue. Una sola cosa puoi fare. Non ti avvicinare mai più a Faith Lopez e non ti azzardare a cercare me o la mia famiglia altrimenti ti taglio la gola. E' chiaro?" Cleshi, impaurito, annuì e poi disse: "Senti, ragazzo, non farmi del male ed io ti giuro che lascerò in pace la tua famiglia e la tua ragazza, ok?" Marcus si staccò da lui e si diresse verso l'uscita. Cleshi, appena vide che il ragazzo gli voltava le spalle, prese un coltello che aveva negli stivali e cercò di accoltellarlo. Marcus, però, si aspettava quella mossa. Si girò velocemente e gli tagliò la gola. Cleshi si accasciò a terra e, prima di spirare, mormorò: "Sei stato furbo, ragazzo, molto furbo. Complimenti." Marcus si diresse verso la cucina dell'autogrill, lavò il coltellino dal sangue, lo asciugò, lo richiuse e se lo rimise in tasca. Poi uscì dall'autogrill, montò in macchina, accese il motore e partì diretto verso casa.

 

Problemi di coppia.

 

19°capitolo.

 

Marcus arrivò a casa che era notte fonda. Shaila lo aspettava alzata e, appena sentì la porta aprirsi, gli corse incontro, gli gettò le braccia al collo e scoppiò in pianto. "Amore mio." Mormorò Shaila baciando Marcus sul collo." Mi sei mancato, amore mio. Dove sei stato, amore mio? Perché mi sei stato lontano per così tanto tempo?" Marcus accarezzò i capelli, la schiena ed il sedere di sua moglie e, con voce bassa, quasi sussurrata, mormorò: "Perdonami, Shaila, perdona la mia lontananza." Shaila si staccò da lui, gli prese le mani, gliele baciò, poi gliele mise sul suo pancione e gli disse: "Ti prego, amore mio bello, ti supplico, salviamo il nostro matrimonio. Facciamolo per nostro figlio. "Marcus la abbracciò, poi la prese per mano e, facendola sedere sul divano accanto a sé, le disse: "Senti, amore mio, dobbiamo parlare, ora. E' necessario che ci capiamo ed é obbligatorio che ci confrontiamo perché, in questo modo, non si può andare avanti." Shaila annuì e disse: "Hai ragione, tesoro mio. Hai qualcosa da confessarmi?" Marcus annuì e, stringendo le mani di Shaila tra le sue, le raccontò tutto: di ciò che provava, delle sue infedeltà, del suo terribile e profondo senso d'inadeguatezza nei confronti suoi e del bambino che stava per arrivare, di Faith, di Tomash Cleshi e, infine, della sua vendetta per quello che Cleshi aveva fatto a lui, ai suoi genitori ed a Faith. Quando finì di parlare sospirò e disse: "Amore mio, quella che ti ho raccontato é la pura verità. Tu, ora, puoi decidere cosa fare. Se deciderai di lasciarmi ti capirò e se deciderai di perdonarmi e di accettarmi così come sono lo accetterò. Ogni tua decisione, dalla più drastica alla più positiva, mi troverà pienamente d'accordo. Shaila si alzò dal divano e, per alcuni minuti, passeggiò per la stanza. Poi tornò a sedersi e, guardando Marcus negli occhi, chiese: "Mi hai raccontato tutto? Non mi hai nascosto nulla? Rispondi sinceramente. "Marcus annuì e rispose: "Non ti ho nascosto nulla, tutto quello che ti ho raccontato é la pura verità." Shaila sospirò e, con un filo di voce, disse: "Aspettiamo che nasca nostro figlio e poi vedremo cosa fare. Ho il cuore a pezzi ma sono anche molto confusa e, per ora, non me la sento di prendere una decisione. Devo pensare a portare a termine la gravidanza tranquillamente ed a mettere al mondo nostro figlio senza problemi. Non posso e non voglio decidere adesso. Te la senti di aspettare?" Marcus annuì e disse: "Sì, tesoro mio, me la sento. Aspetterò tutto il tempo che vorrai." Shaila sorrise, un sorriso forzato, poi si rifugiò tra le braccia di Marcus e mormorò: "Ti amo, amore mio, ti amo ed ho paura, tanta paura." Marcus la baciò sui capelli e non rispose.

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