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Dedicato...

Sono stata bambina e adolescente negli anni ’70.Vivevo in una cittadina di provincia, laboriosa, “chiusa” e un po’ sonnolenta. Le scuole, il corso principale,la biblioteca, la piazza, i giardini dove in estate si andava sulle altalene mangiando il “ricoperto” e in autunno si acquistavano poche centinaia di lire di caladarroste.Ricordo la nebbia, una nebbia spessa, pesante che da settembre a marzo ci accompagnava, mai stanca di esserci; il primo novembre era consuetudine che io accompagnassi mia mamma al cimitero, a rendere omaggio a defunti che io non avevo neppure conosciuto..bene, per me la festività dei Santi [ o dei morti, il giorno dopo ... Fino a fine anni ’70, quando ancora le scuole iniziavano il primo ottobre (e il quattro già si era a casa per S. Francesco, patrono d’Italia), era festa 1, 2 e 4 novembre] erano associate all’aroma del Vicks Vaporub misto a profumo di croccante e torrone perché, anche se non ne ho mai capito bene il senso, in fondo alla discesa (salita, quando si arrivava) del Cimitero stazionava sempre la “turunera” (torronaia) col suo banco colorato e profumato. Nelle case si usava non accendere televisione né radio in quei giorni (anche perché, quando lo si faceva, non è che trasmettessero varietà o programmi divertenti… musica da camera alla radio, “Marcellino pane e vino” quando proprio diceva bene, alla tv). Eravamo più rispettosi verso i defunti o semplicemente più ipocriti? Un po’ come da bambini si era buoni solo a Natale, perché passasse Gesù bambino (sì, perché, per noi bambini di allora non era babbo Natale, che magari è anche più credibile, no … passava proprio il neonato che festeggiavamo!Proprio LUI!).Noi bambini di quegli anni freddi, umidi, spesso gelidi per la copiosa neve che ogni anno cadeva a coprire tutto, in inverno; anche a gennaio vestiamo con calzettoni, cappottino corto, cuffia, sciarpa e guanti di lana.Rientravamo con le ginocchia livide dal freddo, eppure siamo cresciuti e ci siamo anche divertiti, senza giochi elettronici, senza computer, senza Tv private e programmi immondizia.Ricordo La tv dei ragazzi, con Marco Danè e Lucia Scalera; Lo zecchino d’oro che aveva la sua finale il pomeriggio del 19 marzo, S. Giuseppe, anche questo, allora, giorno festivo, mago Zurlì, Enrichetto, topo Gigio sempre uguale a se stesso.Era il festival della canzone dei bambini, come S. Remo lo era per "i grandi"; durava tre giorni anche questo.E Canzonissima! Il sabato sera era sacro, c’era Canzonissima alla televisione e lì io ho vissuto il primo, terribile, angoscioso dilemma: Morandi o Ranieri? Ché mi piacevano entrambi, non sapevo chi preferire e mi sembrava di fare torto all’altro se canticchiavo la canzone di uno…Mio nonno veniva a prendermi a scuola, al pomeriggio; andando a casa si passava da un tabaccaio a comperare 10 o 20 lire di caramelline gommose alla liquirizia “il cappello del prete” si chiamavano; a casa spesso mescolavo colori acquarelli su un foglio, (rigorosamente dopo aver coperto di giornali il tavolo!) creando immagini che solo mai fervida fantasia di bambina poteva vedere.Avevo bambole, certo…la mitica Michela che con mini dischi infilati nella schiena parlava, cantava, dava lezioni di geografia e storia; e le Furga, avevo Sylvia, quella coi capelli bianchi e Sheyla, quella coi capelli rossi; capelli lunghissimi che quanto ho spazzolato! Erano più grandi delle Barbie, anche loro con abiti e accessori che potevo cambiare. E quanti pomeriggi con i libri e i dischi delle fiabe “A mille ce n’è nel mio mondo di fiabe da narrar…”! Io e il mio mangiadischi… alcune le ho imparate a memoria; favole note e molte sconosciute ma non meno belle e avvincenti … mia figlia (quasi ventisettenne), quando andava a casa dei nonni, con lo stesso mangiadischi le ha riascoltate tutte, anche lei. Raperonzolo, fata Piumetta, il nano Tremotino.Un amico mi ha invitata a fare un post sugli anni ’70 … questo glielo dedico; riservandomi di avere altri “amarcord”. Perché forse è vero c’è nostalgia, ma è dolce come i ricordi diano forma, odori e colori ai pensieri!