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Quando muore il trapezista

Post n°185 pubblicato il 02 Maggio 2007 da lubely

Ieri, in 8100 degli 8101 Comuni in Italia è stata celebrata la festa dei lavoratori. Quello che manca all'appello è il mio. Perché qui, con un carpiato di fantasia da fare invidia alla Cagnotto, un sindaco di An ha pensato bene di organizzare una grande kermesse di piazza e chiamarla festa di primavera e del lavoro. L'avevo scritto anni fa, suscitando le ire scomposte del suddetto, e lo rifaccio ora: chiamare questa festa "di primavera e del lavoro" è come chiamare Natale festa "dell'inverno e delle renne" o Pasqua "festa delle uova e della scampagnata fuori porta del giorno dopo".

Non è la prima cosa che ci si inventa, qui. Abbiamo brevettato la democrazia ereditaria, la tessera elettorale multisimbolo (invece di esserci un tot di candidati e un tot di liste, come ovunque, c'è un solo candidato, e la croce la metti sul simbolo del partito che ha scelto in quell'occasione), la società pubblico privato che si privatizza quando dovrebbe essere pubblica (tipo quando vuoi sapere che fine fanno i tuoi soldi) e si pubblicizza quando dovrebbe essere privata (cioè quando bussa alle porte del Comune per avere qualche soldino), e similaria.

Torniamo alla festa. Funziona così. Prima c'è il discorso delle autorità, che poi presenta i suoi sodali, che prendono la parola magnificando se stessi e il loro boss, poi si magnificano tra loro, poi ognuno dice quello che ha fatto e quello che farà, poi tutti si baciano e si abbracciano e si danno delle gran pacche sulle spalle, poi ringraziano quelli che sono venuti a una festa così bella (e a questo punto la parola lavoratori non è stata citata manco una volta), poi si fa parlare dal palco qualche amico, comunque allineato, poi l'amico tesse le lodi del boss e dei sodali che a loro volta si sentono in dovere di ringraziare l'amico per quando ha fatto, poi lo baciano e lo abbracciano. Poi ci sono le premiazioni. Si premia chi ha aperto un'attività nel corso dell'anno (almeno credo. Non ho mai capito il criterio con cui si premia. Una cosa è certa. Qui premiano chiunque. Circolano più targhe e pergamene che mignotte dei quartieri a luce rossa di Amsterdam). E a questo punto, l'ingenuo partecipante penserà, si dicono due parole sui lavoratori, no? Su quelli che crepano nei cantieri. Su quelli che il lavoro non ce l'hanno. Su quelli che lottano per non perderlo. Su quelli che lavorano una settimana qui, una settimana la e una settimana a fare in culo, e non riescono a far partire la propria vita. Su quelli che il lavoro l'hanno sempre avuto, e si sono fatti un mazzo così non facendo l'imprenditore ma l'operaio (auguri pà). E invece no. Finita questa via crucis il prete celebra, i musici musicano, i ballerini ballano, i cuochi cucinano, i venditori vendono, i sodali sorridono, i lavoratori si fottono.
Perché quando muore il trapezista  escono i clown.

Oggi mentre pensavo a queste cose, mi telefona un collega. Incidente. Parto. Piove. Arrivo. E' una minchiata. Il solito genio che fa l'inversione a U in tangenziale e si fa cilindrare da uno che arriva. Nessun morto, nessun ferito grave. Bene, me ne vado. Poi alzo lo sguardo: c'è l'elicottero che gira. Arrivano i cinofili: fanno scendere i cani e spariscono nella boscaglia. Guardo l'omino polstrada e gli chedo che caspita succede: "Niente, pare che sul furgone che ha fatto inversione oltre all'autista ci fosse anche un'altra persona, scappata a piedi. Se non lo troviamo ed è ferito, capace che crepa da solo come un cane". Il fuggitivo è uno che su quel furgone ci andava a lavorare. Ma non è in regola, e allora ha dovuto scappare per non farsi prendere. Anche questo è primo maggio. Sotto con i clown e le ballerine: non roviniamo la festa di primavera con queste cose.

Un ultima cosa: Rivera, al concertone, ha detto cose che quasi tutti pensano. Ed è stato aspramente criticato. Ora, se Ruini, Bagnasco e gentaglia simile dicono le peggio cose, e qualcuno stroce il naso, quelli che benpensano si incazzano perché pure loro hanno il diritto di dire quello che pensano. E Rivera no?

 
 
 
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In genere qualcuno c'è.
Io ne ho avuto bisogno.
Le mani ci sono state.
Adesso le mie,
assieme a quelle
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sono nel
"Blog for Africa".

Lo trovate qui accanto,
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Sono lì.
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