piazza alimonda

L'altro giorno sono andato in banca. Mi capita raramente. Per me l'andare in banca è come per un glabbro andare dal barbiere, o per Borghezio andare a mignotte: una perdita di tempo per mancanza di materia prima.
Fattostà che ci sono dovuto andare. Con un certo panico, devo dire. Perché di queste cose non capisco una fava. E ho la convinzione che chi sta dall'altra parte di un bancone, di un qualunque bancone, fiuti come un cane la tua paura e il tuo non sapere, e lo faccia apposta a metterti in difficoltà (tipo: "Vorrei un etto di prosciutto crudo". E la carogna: "Dolce o meno dolce?" E che cazzo ne so - ti verrebbe da dire - prosciutto crudo. Dolce, dai. "Va bene. Di Parma o San Daniele?" e così via...).
Comunque, entro e poso il mio assegno da riscuotere. Lei, la cassiera, una gradevole fanciulla che se le va male con la banca può ripiegare con un certo successo sul cinema porno, mi fa: «Ha telefonato prima?».
«Perché? Dovevo prendere appuntamento?»
«No, ma sa, siccome si tratta di una cifra piuttosto cosistente...».
E va bene che scrivo perché non so contare, ma fino a capire quando un cifra è consistente ci arrivo... Cioè, non è che sono andato dall'ortofrutta all'angolo e ho comprato due albicocche con un biglietto da mille euro (posto che esista), gettando l'omino nel panico perché non aveva il resto...Se non ci sono i soldi in una banca, dove sennò?
Comunque, la potenziale pornodiva, intenta a telefonare - fotocopiare - contare - farmi firmare ad un certo punto alza gli occhi e mi fa: «Io l'ho già vista da qualche parte....»
«Possibile - dico io - Faccio il giornalista. Cerco di essere sempre da tutte le parti....»
«Si lo so che fa il giornalista - fa lei - Ho sbirciato la sua carta di identità...».
Ora, non l'ho fatto, ma avrei voluto spiegarglielo che sbirciare è una cosa, leggere è un'altra. Al limite sono io che posso sbirciare nella sua camicetta per vedere se si intravede qualcosa. Lei la mia carta d'identità se l'è fatta dare per leggerla, per controllare. Che vuol dire che sbircia?
Comunque, quasi alla fine della trafila, rialza gli occhi e mi dice: «Lei è stato candidato per Forza Italia?»
Ve bene che l'abito non fa il monaco, ma io il physique du role del forzitaliuto medio proprio non ce l'ho. L'unica cosa che mi accomuna, per esempio, a Schifani è la posizione eretta nel camminare (anche se lui ha frequenti e repentini piegamenti a 90° che a me mancano) e la facoltà di fare pipì in piedi. Tutto lì.
Comunque...
«Lei è stato candidato per Forza Italia?»
«Io no. E lei?»
«Io si»
«E se ne vanta?»
Lei finisce di contare, prendo il mio e me ne vado.

Un paio di giorni dopo vado a prendere la metà al lavoro. So che parte la mattina e non la rivedo sino a sera, perché ci sono le scadenze. Di cosa non me lo ricordo, e ben mi guardo dal chiederglielo per l'ennesima volta. Ho già fatto la clamorosa imprudenza di ridomandarle quando finivano ste scadenze, e lei mi ha incenerito con lo sguardo: "Il 16. Quante volte te lo devo dire?". Per cui non so per cosa, ma so che finisce il 16 (di questo ho preso nota, così magari il 12 esco con una frase ad effetto tipo: "Eh, ancora 4 giorni...." e dimostro di ricordarmi qualcosa). Comunque la vado a prendere in pausa pranzo. In questi giorni lei pranza in ufficio, mangiando un inguardabile yoghurt greco, e io o sono in giro, o vado da mia madre (che, per intenderci, è una che ti riempie il piatto di pasta direttamente col forcone). Lei esce (in ritardo, ci sono le scadenze), e siccome è tardi andiamo in una specie di self service lì vicino. Finito che abbiamo, mentre stiamo uscendo, entra la cassiera - già candidata forzitaliuta - potenziale pornodiva. La saluto. Lei manco mi guarda e tira dritto.
Prova lampante che il tanto decantato dialogo a volte serve solo per guastare il rapporto tra le persone.