piazza alimonda

Come volevasi dimostrare

Qualche tempo fa è successo questo: un senatore di An, tal Gustavo Selva, per arrivare puntuale ad una trasmissione televisa, fendendo il traffico romano, non aveva trovato di meglio da fare che farsi accompagnare da un'ambulanza. E poi, di questo, secondo una prassi ormai consolidata secondo la quale più sei figlio di mignotta più sei da ammirare, si era bullato pubblicamente (vedi post 195).

Si era beccato una serie di cotumelie, anche dalla feroce Lega, al punto che il vegliardo aveva annunciato le dimissioni. Poi più nulla, silenzio.

Il vegliardo si rifà ora vivo annunciando che ritira le dimissioni. La motivazione? «E' la gente che me lo chiede». Per buona misura, io una mail gliela mando (l'indirizzo è selva_g@posta.senato.it), giusto per fargli capire che altra gente avrebbe piacere si levasse dall'anima.
Seconda motivazione: «Non mi sento colpevole di aver fatto nullla». Bene, basta saperlo. D'ora in poi, chi è in ritardo faccia il 118, convochi il soccorso avanzato (è più veloce) e si faccia accompagnare dove vuole. Tanto non è una colpa.
Terza motivazione: siccome si è beccato anche una denuncia, il suo scrupolo è stato quello di dire: «Metti che il Senato riconosca la mia innocenza non accettando le dimissioni. Come potrà, poi, il giudice giudicarmi serenamente?».

Ecco, questo è lo stato dell'arte.

Selva è stato eletto in Veneto. Il primissimo punto del suo personale programma di intenti era: la difesa dei diritti. Peccato che abbia dimenticato di dire che i diritti che voleva difendere erano solo i suoi.