GENOVA, LUGLIO 2001
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Niente citazioni dell'ex, questa volta. Niente battute più o meno riuscite. Questa volta si parla di guerra. Oggi leggevo nel blog di Boycott una cosa sui telegiornali. Di come le notizie, a volte, vengano addolcite dalle potenti manone di qualcuno. Di come certe
immagini spariscano perché scomode, o di come vengano sostituite. Quelle che ci sono qui sono immagini che non si vedranno mai in tv. Perché non si possono trasmettere. Perché la legge e le normative dicono che non si possono trasmettere immagini raccapriccianti. E io me ne fotto. Me ne fotto perché la guerra che mi raccontano al telegiornale è una guerra di numeri, di dato, di statistiche, di filmati di case diroccate, ancora fumanti se l'operatore è svelto, di auto con le ruote all'aria in fiamme. Fine. Tutto lì. Quella non è la faccia della guerra. E' facile digerire una guerra così. E' facile relegare una guerra così in un angolo del cervello. Io non voglio che sia facile. Guarderò queste fotografie trovare in rete. Le guarderò. Le fisserò e conterò fino a 10. Così la prossima volta che vedrò case diroccate e auto che bruciano, saprò cosa c'è dietro, sotto, attorno.
E, premetto, non me ne fotte niente di chi ha ragione e di chi ha torto. Chi ha provocato e chi ha reagito. Chi è il buono e chi è il cattivo. Non me ne frega un beneamato cazzo. Mi interessa solo una cosa. Che questi sono bambini. Non hanno ragione e non hanno torto, non hanno provocato e non hanno reagito, non sono buono e non sono cattivi. Sono solo bambini. E questa è stata la loro colpa. Alcuni non ci sono già più, non diventeranno mai grandi. Altri, per loro sfortuna, lo diventerannno. Diventeranno dei grandi senza gambe, senza braccia, senza luce negli occhi. E questo, con licenza parlando, mi fa incazzare.
Facciamo una cosa, cambiamo le regole del gioco. Qualcuno vuole la guerra? Bene. La facciano. Troviamo un angolo di terra, lo recintiamo, e loro dentro, a spararsi nel culo e a tirarsi bombe in testa. Ma ci mandiamo chi la guerra la vuole davvero. Ci mandiamo il signorino Bush, con un elmetto a proteggere il vuoto capo, al quale una pallottola potrebbe passare da una parte all'altra senza incontrare ostacoli e, quindi, senza fare danni. Ci mandiamo gli integralisti e i controintegralisti, con le loro macchinine piene di tritolo e bulloni. Ci mandiamo i marines che godono come ricci ad abbattere chi passa davanti, e filmare le imprese e farle vedere agli amici quando tornano a casa. Se tornano a casa. E ci metterei anche qualche luminare italiano, per fare buon peso. E giocate a fare la guerra per tutto il tempo che volete. Senza regole, perché in guerra e in amore le regole non ci sono. Ne mettiamo una sola. La guerra la fate, ma assieme vi portate
un figlioletto o un nipotino. Se muore amen. La guerra è guerra. Non guarda in faccia nessuno.
Quest'oggi il nano pelato ha detto che loro, comunque, stanno con Israele. Perché è l'unico paese democratico di quelle zone. Vero. Democratico come gli Stati Uniti. Di quella democrazia che si esporta a suon di bombe e fucilate. Dove se crepa qualche bambino è un effetto collaterale. E non se ne parla più. Spero che l'Italia sia un po' meno democratica, da questo punto di vista. Spero che non si accodi nell'uccidere pericolosi terroristi, come quelli giustiziati in queste fotografie, che mettono a repentaglio la nostra tranquillità e la nostra sicurezza. E poi ho una curiosità. Se un dottore sbaglia, e il paziente muore, il dottore paga. Se un ingegnere sbaglia, e una casa cade, l'ingegnre paga. Chi paga per questo bambino qui a fianco? I militari eseguono degli ordini. Gli
ufficiali eseguono degli ordini. Tutti eseguono degli
ordini. E allora bisognerebbe prendere il Bush di turno, fargli chiedere scusa, e poi sbatterlo in galera.
Ecco, quello che dovevo sputare fuori l'ho sputato. Non se avrà un senso oppure no, perché ho preferito immolare logica e grammatica sull'altare della rabbia. So una cosa. Che queste foto non staranno qui. Giorno dopo giorno dopo giorno le manderò via e mail a segretari di partito, ministri, segretari, leader di maggioranza ed opposizione. E nella mail di alcuni di loro scriverò: "Non ti ho votato per aver questo". Perché anche loro vedano quello che non vogliono guardare. E che facciano qualcosa di conseguenza. E se non vogliono fare nulla, almeno si vergognino.
UNA QUESTIONE DI MANI
nelle condizioni di avere
bisogno di una mano.
In genere qualcuno c'è.
Io ne ho avuto bisogno.
Le mani ci sono state.
Adesso le mie,
assieme a quelle
di tanti altri,
sono nel
"Blog for Africa".
Lo trovate qui accanto,
a sinistra.
In attesa di altre mani....
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