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« Selva oscura. Anzi, neraTeodem Pride »

La valanga

Post n°196 pubblicato il 16 Giugno 2007 da lubely

Lo aspettavo da anni questo momento. Da quando il telegiornale aveva annunciato che al G8 di Genova era morto un ragazzo basco. Che poi basco non era. Avevo letto molto di quel che era stato scritto. Tante cose non mi quadravano. E ho letto ancora. Ho cercato, guardato foto, scavato in internet. Che poi, diciamolo, non c'era neanche troppo da scavare. Bastava avere un paio d'occhi funzionanti collegati ad un cervello mediamente capace per capire che quello che era successo non era quello che era stato scritto. Eppure pochi guardavano e capivano. In parte, vabbè, perché per una certa parte politica le forze dell'ordine non si toccano e hanno sempre ragione (a meno che non li fermino perché filano troppo forte in macchina, e allora le forze dell'ordine diventano dei cialtroni): lo dimostra il fatto che tra vertici di esercito e polizia - P2 - destra più o meno estrema c'è sempre stato grande feeling. Ma pure tanti altri sembravano non capire. Poi, un giorno, salta fuori un infermiere, tal Marco Poggi, che era a Bolzaneto. Che ha visto. Che ne è stato disgustato e ha scritto un libro che si intitola "Io, l'infame di Bolzaneto". Ovviamente se ne è parlato poco, perché andava a imbrattare un po' quell'ameno quadretto che era stato dipinto. Ma c'è. Poi capita che condannano l'allora Ministro degli interni per le violenze della polizia su un manifestante. Poi, ora, salta fuori un vice questore, Michelangelo Fournier, che ammette. Ammette le violenze alla scuola Diaz. E di quelle violenze si vergogna. E' iniziata la valanga. Adesso quelli che hanno sempre mentito, a dispetto delle immagini e dei filmati, forse dovranno cambiare un po' la versione. Forse, ora, qualche pezzo di verità verrà a galla. Forse, ora, qualche politico amante dell'ordine e della disciplina qualche preoccupazione ce l'avrà. Forse, ora, qualche risposta la si dovrà dare. Magari qualcuno spiegherà perché, a dieci metri dal cadavere di Carlo Giuliani, un poliziotto e un carabiniere se le danno di santa ragione (mica è un segreto di stato che sia successo...basta avere gli occhi). E qualcuno spiegherà quel filmato poco noto nel quale un black block va dai carabinieri schierati, parla con loro e loro fanno dietrofront e se ne vanno. E qualcuno spiegherà perché esistano gli audio dei poliziotti (o carabinieri, non mi ricordo) che quando parte l'attacco che porta a piazza Alimonda iniziano ad urlare tra loro dicendosi che lì il corteo era autorizzato e non si doveva caricare. E qualcuno dovrà spiegare perché si è sempre detto che il defender in piazza Alimonda è solo, circondato dai manifestanti, mentre i poliziotti sono a dieci metri e guardano cosa succede senza intervenire. E qualcuno magari dovrà spiegare lo strano movimento di una pietra accanto al cadavere di Carlo Giuliani (quella che gli apre uno squarcio in fronte), prima lontana un paio di metri e in foto successive a pochi centimetri. I punti interrogativi sono tanti. Ma non ho fretta. Aspetto. La valanga quando parte, parte davvero. Basta stare lì ad aspettare. Io ho pazienza.

 
Rispondi al commento:
ossimora
ossimora il 16/06/07 alle 10:23 via WEB
Manifestanti del Gay Pride Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per solidarietà "da esterno" a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell'isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra. Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi repubblicani: quello dell'uguaglianza dei diritti. L'uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono tutt'altra cosa). Ci andrei perché gli elettori potenziali del Pd hanno il dovere di far sapere ai Padri Costituenti del partito, chiunque essi siano, che non sono disposti a votare per una classe dirigente che tentenni o peggio litighi già di fronte al primo mattone. Che è quello della laicità dello Stato. Una piazza San Giovanni popolata solamente da persone omosessuali e transessuali, oggi, sarebbe il segno di una sconfitta. Le varie campagne clericali in atto tendono a far passare l'intera questione delle convivenze, della riforma della legislazione familiare, dei Dico, come una questione di nicchia. Problemi di una minoranza culturalmente difforme e sessualmente non ortodossa, che non riguardano il placido corso della vita civile di maggioranza, quella della "famiglia tradizionale". Ma è vero il contrario. L'intero assetto (culturale, civile, politico, legislativo) dei diritti individuali e dei diritti di relazione riguarda il complesso della nostra comunità nazionale. La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti. Ci andrei perché dover sopportare gli eccessi identitari, il surplus folkloristico e le volgarità imbarazzanti di alcuni dei manifestanti è un ben piccolo prezzo di fronte a quello che le stesse persone hanno dovuto pagare alla discriminazione e al silenzio. E i peccati di orgoglio sono comunque meno dannosi e dolorosi delle umiliazioni e dell'autonegazione. E se la piazza dovesse essere dominata soprattutto da questi siparietti, per la gioia di cameraman e cronisti, la colpa sarebbe soprattutto degli assenti, che non hanno capito che piazza San Giovanni, oggi, è di tutti i cittadini. Se ci sono pregiudizi da mettere da parte, e diffidenze "estetiche" da sopire, oggi è il giorno giusto. Ci andrei, infine, perché in quella piazza romana, oggi, nessuno chiederà di negare diritti altrui in favore dei propri. Nessuno vorrà promuovere un Modello penalizzando gli altri. Non sarà una piazza che lavora per sottrazione, come quella rispettabile ma sotto sotto minacciosa del Family Day. Sarà una piazza che vuole aggiungere qualcosa senza togliere nulla. Nessuna "famiglia tradizionale" si è mai sentita censurata o impedita o sminuita dalle scelte differenti di altre persone. Nessun eterosessuale ha potuto misurare, nel suo intimo, la violenza di sentirsi definire "contro natura". Chi si sente minacciato dall'omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.
 
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UNA QUESTIONE DI MANI

Capita di trovarsi
nelle condizioni di avere
bisogno di una mano.

In genere qualcuno c'è.
Io ne ho avuto bisogno.
Le mani ci sono state.
Adesso le mie,
assieme a quelle
di tanti altri,
sono nel
"Blog for Africa".

Lo trovate qui accanto,
a sinistra.

Sono lì.
In attesa di altre mani....
 

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