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Usti... ca

Post n°163 pubblicato il 11 Gennaio 2007 da lubely


Dopo piazza Fontana, anche la vicenda di Ustica si è risolta. Nessun colpevole. Quindi non è successo nulla. Meno male. Pensa che brutto sarebbe stato scoprire che qualcuno nascondeva delle cose su un disastro aereo. Meno male. Adesso so che non ci sono stati complotti o cose simili. Non è successo niente.
L'aereo è caduto? Capita. Se Dio ha creato la forza di gravità che ci inchioda al suolo un motivo ci sarà no? Perché sfidarlo in questo modo?

Il colonnello dell'Aeronautica Militare Pierangelo Tedoldi, cui era stato assegnato il comando dell'aeroporto di Grosseto è morto nell'agosto del 1980 per un incidente automoblistico? Succede. Vai in macchina, schiacci un po' troppo l'acceleratore, invadi l'altra corsia e quello che arriva ti becca in pieno. Se sulla carreggiata disegnano le corsie un motivo ci sarà, no?

Il capitano Maurizio Gari, capo controllore della sala operativa della Difesa Aerea a Poggio Ballone, in servizio la sera dell'incidente di Ustica, è morto di infarto nel maggio del 1981? Capita. Il cuore prima o poi si ferma. Fuma, bevi, mangia porcherie, e prima o poi le coronarie si ribellano.

Giovanni Battista Finetti, sindaco di Grosseto all'epoca dei fatti, è morto nel gennaio del 1983 per un incidente? Succede. Del resto, se ti dicono che la prudenza non è mai troppa, un motivo ci sarà, no?

Il maresciallo Mario Alaberto Dettori, nel 1980 controllore di Difesa Aerea a Poggio Ballone, è stato trovato impiccato in un bosco nel 1987? Ma per favore, il suicidio è una scelta personale. Se l'ha fatto avrà avuto i suoi buoni motivi.

Il maresciallo Ugo Zammarelli, all'epoca di Ustica in servizio al Servizio Informazioni Operative e Situazione è morto nell'agosto del 1988 investito a Lamezia Terme, mentre passeggiava, da un ciclomotore condotto da un tossicodipendente? E certo, lasciamoli tutti in giro, sti tossici, e poi ci lamentiamo....

I colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli, piloti dei gruppo intercettori di Grosseto, che la sera di Ustica erano in volto ed erano atterrati poco prima della scomparsa del Dc9, a poca distanza del quale avevano volta per un lungo tratto sono morti in un incidente delle Frecce Tricolori? Capita. Solo nei film si fanno tutte quelle evoluzioni senza che capiti mai nulla di grave

Il maresciallo Antonio Muzio, nel 1980 in servizio alla torre di controllo di Lamezia Terme è morto nel 1991 causa omicidio? Succede. Viviamo in un brutto mondo. Là fuori è una jungla. Con tutti i malintenzionati che ci sono in giro portare a casa la pelle è sempre un'impresa.

Il tenente colonnello Sandro Marcucci, nel 1980 in servizio come ufficiale pilota a Pisa, è morto nel 1992 in un incidente aereo durante un servizio antincendio? Capita. Il fuoco è sempre pericoloso. Sapessi quanti pompieri rischiano la vita tutti i giorni...

Il maresciallo Antonio Pagliara, nel 1980 in servizio con funzioni di controllore della Difesa Aerea ad Otranto, è morto nel 1992 in un incidente stradale vicino a Lecce nel 1992? Ma sai quanti ne muoiono tutti i giorni sulle strade?

Il generale Roberto Boemio, nel 1980 capo di stato maggiore presso la terza regione aerea di Bari, è stato ucciso nel 1993 a Bruxelles per un tentativo di rapina compiuto da tre extracomunitari? Succede. Continuiamo a far entrare tutti questi terroristi, e poi vedi cosa succede. Se ognuno rimanesse a casa propria, certe cose non capiterebbero. Aiutiamoli, ma a casa loro.

Il maggiore medico Gian Paolo Totaro, nel 1980 in servizio alla base delle Frecce Tricolori di Ghedi, si è impiccato nel 1994 ad una sbarra alta poco più di un metro? Capita. La depressione gioca brutti scherzi.

Il maresciallo Franco Parisi, nel 1980 controllore della Difesa ad Otranto, si è impiccato nel 1995 in un suo fondo vicino a Lecce, poco dopo aver ricevuto la convocazione al processo? Succede. La vita a volte riserva delle coincidenze che se vi raccontassi cosa è capitato una volta a me....

Insomma, non è successo niente, non c'è niente di strano. La gente muore. Succede. Capita. Ma adesso giustizia è fatta. Non c'è nessun colpevole. Perché non è successo niente. Come a piazza Fontana. E adesso basta, silenzio. Torniamo a dormire. Perché, detto tra noi, come si vede, questa storia porta anche un po' sfiga. Meglio lasciarla in un cassetto e un po' per volta dimenticarla. E poi tra un po' ricomincia il Grande Fratello. Evviva

 
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Anonimo il 26/01/07 alle 20:25 via WEB
Lucca, data dell’inoltro Alla Cortese Attenzione de IL CAPO DI STATO MAGGIORE Pro tempore Della AERONAUTICA MILITARE ITALIANA Gen. r.n.n. Pil. in SPE Vincenzo CAMPORINI SUA SEDE ISTITUZIONALE - ROMA e p. c. Altri destinatari in Indirizzo Da Ciancarella Mario Cittadino Gia’ Cap. Pil. Della Aeronautica Oggetto: Alcune considerazioni su quanto da Lei dichiarato - per come tali dichiarazioni sono state riportate dalla Agenzia Ansa - in occasione della presentazione del libro dell’ex senatore ed ex Generale Vincenzo Ruggero Manca sulla vicenda Ustica. Egregio Signor Generale, Sono il “certamente noto” Mario Ciancarella, gia’ Ufficiale Pilota dell’Arma che oggi Lei ha l’onore di dirigere. E dico “noto” non per vanesia presunzione; ma perche’ nonostante i provvedimenti di esclusione e radiazione, di cui ho sempre contestato la legittimita’ e la sostanzialita’, ho perseguitato con i miei scritti su Ustica e sulle altre nefandezze consumate, ai miei tempi, nell’Arma quasi tutti i Comandanti che si sono succeduti nella funzione da Lei oggi rivestita. Come Lei ben sa io sono forse l’unico ad aver sostenuto l’ipotesi di una strage determinata da un progetto volontario consapevole e premeditato, eseguito da uomini e mezzi della nostra Forza Armata in nome e per conto di altre volonta’ straniere, con l’obiettivo – mancato – di destabilizzare il regime di Gheddafi attraverso quello che in gergo viene chiamato “Attacco alla fattoria”. Poiche’ io sono stato definito come “inconsapevole portatore di elementi inquinanti”, nella stessa sentenza ordinanza del Giudice Priore che disponeva il rinvio a giudizio dei Generali, oggi prosciolti dalle contestate imputazioni, vorra’ convenire con me che io possa sentirmi dunque legittimato, proprio per l’esito della sentanza definitiva di proscioglimento, ad insistere nel sostenere invece che uomini dell’Arma, con funzioni rilevanti nella Organizzazione in quei giorni della strage, abbiano compiuto atti criminosi indegni dell’onore militare e che le loro responsabilita’ non siano state accertate solo per la “incertezza ed il poco coraggio della Magistratura Inquirente” nell’indagare il livello della consociazione politica militare che ne dispose e consenti’ la consumazione, garantendo la impunita’. E possa legittimamente auspicare che Magistrati piu’ determinati di quanto non fu il Giudice Priore vogliano e sappiano riconsiderare alcuni aspetti trascurati per una imputazione di strage e di Alto Tradimento piu’ aderente alle dinamiche dei fatti. Mi sento ancor piu’ legittimato oggi quando e’ stata scritta la definitiva sentenza, proprio perche’ avevo gia’ duramente contestato a suo tempo al Magistrato quelle sue poco argomentate affermazioni su di me e gli avevo prefigurato la sentenza di proscioglimento ineludibile in un Paese fondato sulla garanzia costituzionale di presunzione di innocenza in assenza di contestazioni fondate e provate da riscontri ineludibili. Provero’ dunque a rinnovare anche alla Sua attenzione una serie di considerazioni che certamente non saranno esaustive di tutta la dinamica della strage e del terribile depistaggio che fu predisposto fin dalla sua ideazione, come eventuale “soluzione alternata” su cui dirigersi e verso cui orientare gli investigatori, se qualcosa nel “piano di volo originario” non fosse andata (come poi e’ avvenuto) come era stato pianificato. Lei, essendo - come ha ricordato - un Ufficiale Pilota, oltre a conoscere perfettamente “la procedura di indagine degli incidenti aerei”, conosce perfettamente anche tutte le altre procedure per le attivita’, comunque legate al volo, ovvero che siano proprie della cultura ed operativita’ militare, cui dovro’ riferire in questa serie di considerazioni non certo leggere e che non potranno essere sintetiche. E dunque Lei, se lo riterra’, potra’ smentirmi piu’ facilmente di altri e chiedere eventualmente che io risponda nelle sedi deputate di questa mia fastidiosa insistenza ad “infierire” sulle sole vittime che Lei abbia voluto ricordare nel citato intervento (“Coloro che sono morti nella tragica caduta del velivolo; chi ha patito ingiustamente per decenni accuse infamanti, e i familiari di quelli che hanno perso la vita nel disastro”.) Ce ne sono state un’altra ventina, di vittime, Sig. Generale, come anomalo strascico di quella strage E mi sconcerterebbe non poco che Lei non abbia ritenuto di ricordarLe nel suo intervento - benche’ la maggior parte di quelle vittime “suppletive” facessero parte della sua stessa Arma -, se non avessi memoria di quanto e come l’Arma seppe e volle coalizzarsi a tutela di se stessa e dei crimini commessi da suoi alti funzionari gia’ nella vicenda della strage negata del Monte Serra, o di come organizzo’ la terribile sceneggiata degli onori ai funerali di Sandro Marcucci, ucciso da mani rimaste ignote e non indagate, dopo averne massacrato con cinismo e determinazione la carriera professionale e averne aggredito ferocemente l’onore e la dignita’ umana e di Ufficiale. Vittime - ha detto Lei, Sig. Generale - che “qualcuno ha cercato con pervicacia di ingannare, seminando menzogne sapendo di mentire, non voglio nemmeno pensare a quale scopo. Sono decine e decine di persone che non hanno potuto darsi pace, cercando sempre un colpevole di un qualcosa che li ha colpiti così profondamente, ma cercandolo dalla parte sbagliata. Lo dico - ha proseguito - con l'amarezza del cittadino italiano, dell'aviatore, dello specialista della sicurezza del volo, che quindi sa come si fa un'indagine per un incidente di volo”. Non entrero’, per questa occasione, nel merito del libro del generale ed ex senatore Manca, solo perche’ la distribuzione del libro non l’ha ancora diffuso nelle librerie. Dunque mi e’ stato fino ad oggi impossibile acquistarlo e leggerlo con la estrema attenzione che da sempre dedico a scritti di simile argomento. Ed e’ comunque a Lei, come massimo esponente e responsabile dell’Arma, che intendo rivolgermi a partire proprio dalle Sue parole. Tuttavia ho potuto partecipare, qualche anno addietro alla iniziativa pubblica organizzata in Carrara dal partito di riferimento del senatore – Forza Italia – e posso ricordare come la sua esposizione, oltre a sostenere sostanzialmente la “versione bomba” secondo gli schemi ed addirittura utilizzando le diapositive della “Commissione” voluta e costituita dalla Associazione Arma Aeronautica, al tempo presieduta dal Gen. Nardi Catullo, cercava di ricondurre le “quasi menzogne” (come le defini’ lui stesso) rilasciate dai Comandi Militari dell’Arma, alle condizioni di “insicurezza interna” che sarebbero state determinate, a dire del senatore, dalla presenza e dalla attivita’ di discredito della stessa Arma poste in essere da quel Movimento dei Militari (evito’ di citare l’attributo di “Democratico”, che pure quel Movimento si era dato) in quei tempi fortemente presente nell’Arma. Certo potrebbe stupire, quanti leggeranno con Lei questa mia lettera, che oggi il senatore Manca rivesta proprio la carica di Presidente di quella Associazione Arma Aeronautica di cui sostenne e sposo’ con tanto ardore, pur essendo senatore della Repubblica al servizio esclusivo del Popolo e della Nazione, le tesi fuorvianti e le affermazioni perentorie con presunzione, immotivata, di insindacabile autorevolezza. Ma cosi’ va la vita. E se tanti Generali, dopo aver caldeggiato durante il servizio (al Popolo ed alla Nazione, e con doveroso obbligo di fedelta’ ed esclusivita’) la accettazione di commesse di armamenti di questa o quella Ditta, si sono poi ritrovati da pensionati a rivestire funzioni direttive, gratificate da lauti compensi, in quelle medesime Aziende, perche’ stupirsi del salto della quaglia operato dal Generale Manca, nella certamente meno remunerativa funzione di Presidente di una Associazione d’Arma di cui gia’ aveva sponsorizzato le tesi? Ricordo inoltre che, in occasione del dibattito carrarino, dopo il primo ed unico intervento dal pubblico – il mio –, fortemente critico verso le tesi del relatore e svolto provocatoriamente richiamando all’omicidio di Marcucci consumato a poche centinaia di metri in linea d’aria dal luogo in cui si svolgeva l’incontro -, quella riunione fu tempestivamente e precipitosamente sospesa, anche per le boccheggianti risposte del senatore che ammetteva di “non aver potuto materialmente leggere tutta la imponente mole di documentazione raccolta precedentemente alla sua entrata in Commissione, e di non conoscere alcune questioni da me poste relativamente alla vigilanza democratica esercitata dal Movimento, di cui avevo rivendicato la nobilta’ di intenti ed il pieno riferimento al dettato costituzionale”. Di quella vicenda, come potra’ verificare se lo riterra’ utile ed opportuno, e’ rimasta traccia nell’iniziale carteggio successivo avviato con la segreteria viareggina del Partito di Forza Italia, che mi aveva sollecitato a rappresentare con maggiori dettagli le posizioni che avevo espresso e sostenuto nel mio intervento di Carrara. Tacero’ anche del precedente libro del senatore “La verita’ non voluta” del Novembre 2004, perche’ e’ alle Sue sole dichiarazioni di oggi che intendo riferire, Sig Generale, benche’ esse siano state pronunciate proprio in occasione della presentazione dell’ultima fatica letteraria dell’ex senatore Manca. Dunque, Sig. Generale, cominciamo dall’inizio. Da quella prima ed immediata dichiarazione dello Stato Maggiore Aeronautica, non appena avuta conoscenza della incriminazione di molti suoi Ufficiali e Sottufficiali nelle indagini sulla strage. Era il 16 Gennaio 1992 quando fu emanato un comunicato di solidarieta’ che cosi’ recitava: La Aeronautica è vicina e solidale con i suoi uomini chiamati in causa dall'inchiesta sulla tragedia di Ustica. Dunque ammettera’, Sig. Generale, che non solo i sostenitori di una “fantomatica ipotesi stragista”, vollero anticipare pregiudizialmente i propri convincimenti, ma fu il vertice stesso dell’Arma a pre-scrivere non solo la sentenza, ma tutta la evoluzione della inchiesta e della indagine giudiziaria. Perche’ non riconoscere dunque il medesimo diritto e la stessa legittimita’ anche ad altri, in assenza di uno scenario provato delle dinamiche della strage? E mi dica: Non Le sembra piuttosto gravido di problemi - etici e di prassi - di non poco conto, che i vertici della Aeronautica esprimessero quella solidarieta’ preventiva e quella vicinanza agli indagati, fin dall’insorgere delle contestazioni? Solidarieta’ e vicinanza nella mia accezione, ma anche nella cultura specifica militare, non sono atti di vacuo formalismo. Non e’ forse vero che esse sono ordinariamente intese e promosse come azioni attive e concrete finalizzate ad evitare o allontanare i pericoli che si addensano sul commilitone o comunque sull’oggetto della nostra solidale vicinanza?. Dunque non e’ legittimo pensare che fin da quel momento l’Arma assumeva il compito della difesa occulta quanto efficace di quegli uomini incriminati? Quali consenguenze potrebbe aver determinato una simile ouverture? Ma, in quella stessa circostanza, ci fu un’altra e ben diversa dichiarazione (17 Gennaio 1992), che veniva pur sempre dall’interno dell’Arma e cioe’ dall’organismo centrale della Rappresentanza Elettiva – Co.Ce.R. - voluta dalla Legge di riforma dei Principi sulla Disciplina Militare, che con ben altri toni e prospettive sosteneva: Il Co.Ce.R. (della Aeronutica) esprime solidarietà ai parenti delle vittime del DC9 Itavia (ed esprime la speranza che) sia fatta piena luce sulle responsabilità politico-militari della strage di Ustica (e sottolinea infine ) l'opera quotidiana della Aeronautica a difesa delle libere istituzioni". Ora dovra’ convenire che le due dichiarazioni sono in aperta dissonanza, e sara’ ben difficile argomentare che la Rappresentanza fosse ancora un covo di sovversivi dopo che erano state fatte carte false per liberarsi, fin dai primi anni ’80, di tutti noi animatori del Movimento Democratico di riforma costituzionale e democratica delle Forze Armate. Eppure mai nessuno ha chiesto, ne’ altri ha ritenuto di spiegare come mai, a dodici anni dalla strage ci fossero da organismi dell’ordinamento militare dichiarazioni tanto discordanti e perche’ quella del Co.Ce.R. parlasse espressamente e addirittura di “responsabilita’ politico-militari”. Non e’ legittimo pensare che la consegna al silenzio, se pur aveva funzionato verso il Paese, era stata ripetutamente violata all’interno dell’ambiente militare sicche’ ormai la conoscenza delle dinamiche stragiste era molto piu’ vasta dei primi venti o trenta personaggi partecipi dello scellerato delitto? E’ vero i familiari superstiti delle vittime della strage sono stati spesso ingannati, come Lei dice, durante questi dolorosi anni. Ma forse l’astuta ed ingannevole affabulazione potrebbe essere venuta proprio dai luoghi e dalle persone piu’ interessate ad avvelenare ogni notizia ed ogni risultanza investigativa come quelle “polpette” che solo uomini adusi all’arte militare del depistaggio possono saper costruire. Come ben ci ha insegnato il sig. Edward Luttwak nel suo libro sulla “Tecnica del colpo di Stato”. E andiamo a vederlo allora, questo processo inquinante ed inquietante attraverso alcune questioni tecniche abbastanza stringenti, non prima pero’ di averLe posto un altro interrogativo pregiudiziale. Io non so quanto Lei conosca della sentenza ordinanza di rinvio a giudizio del Giudice Priore. Ma qualora avesse quantomeno la curiosita’, torni a guardarla tra le pagine 70 e 80, le primissime di un testo che spazia su oltre 5000 pagine. Lei converra’ che, come e’ per le indagini in un caso di incidente di volo, in cui Lei e’ certamente esperto, le prassi di accertamento possano e debbano essere altrettanto rigide ed ineludibili anche in campo giudiziario. Ora in quelle pagine si da’ atto che il Giudice Santacroce, al tempo incaricatoo delle indagini, nel Dicembre 1980 decidesse di recarsi lui stesso a Palermo per eseguire il sequestro dei nastri del controllo aereo e farsi dunque consegnare dalla Aeronautica quei nastri. Un ordine di sequestro gia’ disposto e notificato fin dal Luglio precedente, ma che l’Aeronautica, fino a quel momento, si era dimostrata renitente ad eseguire. Esiste, scriveva il Giudice Priore, una relazione delle modalita’ del sequestro “ma si tratta di una ben strana e singolare relazione”. In essa non e’ il Magistrato ad intestrasi il verbale, ma l’Ufficiale della Aeronautica cui era stata richiesta la consegna. Questi da’ atto che si era a lui presentato il Sig. Santacroce, “qualificandosi con il grado (sic!) [cosi’ nel testo della sentenza] di Giudice Istruttore”. E dopo aver descritto in maniera che sarebbe esilarante se non fosse tragica, le resistenze opposte dall’Ufficiale alla consegna del materiale richiesto dal Magistrato, il verbale da’ atto che, solo dopo aver consultato i propri superiori, l’Ufficiale verbalizzante consente alla consegna dei nastri richiesti “ammonendo il suo interlocutore che il materiale consegnato avrebbe potuto essere soggetto a vincoli di secretazione e dunque la responsabilita’ per la eventuale violazione di tali vincoli sarebbe ricaduta sul Magistrato stesso”. Ora mi sarebbe piaciuto molto essere alla presentazione nella quale Lei ha trovato modo di fare quelle dichiarazioni cui riferiamo, per chiederLe, nella forse vana speranza di avere una risposta, per quali arcane ragioni fossero stati consentiti simili atteggiamenti di disprezzo e vilipendio istituzionale. Per conoscere il suo personale parere attuale su quei comportamenti e per sapere perche’ a Suo giudizio la Magistratura non intervenne con il medesimo rigore che Lei avrebbe certamente utilizzato qualora fosse stato incaricato di svolgere una indagine tecnico formale sui reperti di un incidente aereo e fosse stato trattato alla medesima stregua che il Magistrato dovette subire da un semplice Maggiore della Aeronautica. Avrebbe forse il garbo e la disponibilita’ per spiegarmelo ora, fuori dal contesto politico e salottiero in cui sembra essersi svolta la presentazione del libro? Non e’ forse vero che un simile atteggiamento potrebbe ricollegarsi alla radice di alterita’ rispetto alla Societa’ Civile, in cui si cerca di educare ogni futuro quadro dirigente delle Forze Armate? Al punto che il Generale Corcione, primo militare a rivestire le funzioni di Ministro per la Difesa ma pur sempre esponente di questa “veterocultura militare”, in occasione della audizione di fronte alle Commissioni Difesa, dove era chiamato a dar conto delle vicende di truffa ai danni dello Stato consumate da centinaia di Ufficiali e Sottufficiali, ebbe l’ardire di affermare: “Se il mondo militare non viene trattato con quella cura particolare che esso richiede; se come spesso accade si tende a ricondurne i valori specifici a quelli sicuramente onorevoli ma affatto diversi del mondo civile (…)”. E mi fermo qui nella citazione del Generale Corione, che ho invece puntigliosamente analizzato nel Capitolo “Fatti di Mafia” della faticosa memoria – ancora in cerca di un editore - delle vicende mie personali e degli Uomini del Movimento Democratico (una stucchevole serie di scritti che se fosse interessato potrei comunque inviarLe). Per chiedere invece a Lei: Lei pensa di poter condividere quelle affermazioni? Pensa davvero sia lecito ritenere che possano esistere valori militari altri e “diversi da quelli pur nobili della Societa’ Civile”, o non crede sarebbe piu’ giusto che i soli valori condivisi e condivisibili da tutte le compenenti della Societa’ Nazionale, siano essi civili o militari, dovrebbero essere quelli del dettato Costituzionale e quelli del suo spirito democratico cui “l’ordinamento militare e’ chiamato ad informarsi”, secondo l’art. 52 della stessa Costituzione? O ritiene forse accettabile quell’adagio citato dal Procuratore Generale Militare nella prima relazione tenuta dalla Magistratura Militare alla apertura dell’anno giudiziario 2000, in cui si pensava all’ambiente militare come una “beata insula incontaminata dal contagio costituzionale e democratico”? Per vostra fortuna i rappresentanti delle altre funzioni dello Stato non hanno mai inteso porvi interrogativi stringenti su queste questioni insidiose. Ma che c’entra infatti Ustica con tutto questo, direbbero ancora oggi i miei interlocutori? Ebbene c’entra, Sig. Generale, oh si’ se c’entra! Infatti il reato di Alto Tradimento e’ consumabile solo se perpetrato nei confronti del proprio riferimento principale, del proprio Stato e Governo, non certamente se si usano artifici per ingannare e sviare il nemico e l’avversario, non Le pare? Ebbene il Suo predecessore Gen Mario Arpino, convintosi infine nel 1999 ad offrire una “leale collaborazione” al Parlamento italiano ed alla Magistratura, “ammette”, ad esempio che siano state riferite al Parlamento per ben diciannove anni notizie non vere relative al rinvenimento del MIG, anche se non precisa quali sarebbero documentalmente le notizie vere riferibili a quell’avvenimento e non motiva su quali basi di credibilita’, dopo aver ammesso le menzogne, le sue dichiarazioni eventuali avrebbero dovuto essere ritenute attendibili. “Ammette” quasi gaglioffamente tutta una serie di sconcertanti delitti di falso alle Autorita’ politiche e giudiziarie come le risultanze alterate degli statini del personale in servizio nei vari siti interessati ai rilevamenti sul volo Itavia IH870 e sul controllo della Difesa Aerea in quel giorno della strage. “Ammette”, dunque, ma conclude con una delirante affermazione che qui riporto a memoria nonostante la virgolettatura: “Vorrei che Voi capiste signori che in quel tempo per larga parte degli ambienti militari una percentuale significativa del Parlamento italiano era costituita dal nemico”. Ed e’ su questa base di presunzione autoreferenziale o di doppio e prevalente giuramento ad altre fedelta’ extranazionali, sconosciute tuttavia alla nostra Costituzione, come attivita’ lecite o consentite, che dunque si fondava quella dichiarazione di vicinanza solidale con gli uomini indagati per la strage. Ecco perche’ tutto quello che stiamo dicendo c’entra, Sig. Generale. Perche’ e’ stato il vertice stesso di quell’Arma che oggi Lei dirige ad ammettere che i suoi uomini, al tempo di Ustica, consideravano il Parlamento costituito in larga parte dal nemico (cioe’ tutta la parte politica di tradizione comunista). E dunque ritenevano ”quasi un dovere, mentire al Parlamento intero”, considerandolo colluso con un nemico del quale non sapeva imporsi di liberarsi, estromettendolo a forza dalle Istituzioni rappresentative. E la attivita’ di inganno e sviamento del nemico, “anche solo potenziale” perche’ adiacente o compiacente con il nemico, e’ considerata attivita’ lecita da tutti gli accordi di Diritto Internazionale (oggi divenuto una specie di bestemmia grazie alle nuove prospettive statunitensi di “Nuovo Ordine Mondiale”), fino agli accordi dell’Aja di inizio del secolo scorso a partire dal testo classico “De Iure Belli ac Pacis Libri tres” su cui tutti noi Ufficiali siamo stati formati. E al nemico si mente con un solo ed unico obiettivo: quello di sviarne la attivita’, alterarne la capacita’ di intelligenza, e renderne inoffensive le attivita’ che voglia porre in essere contro le nostre truppe e le nostre iniziative. Dunque c’entra tutto questo con Ustica, perche’ rappresenta il brodo culturale nel quale si sono consumate stragi come Ustica per servire i desiderata di un dominus estraneo, e con essa tutte le altre nefandezze che i “re-clienti ed i loro vassalli” andavano perpetrando per sentirsi confermati nel proprio piccolo ma smisurato potere di reggenti delle “provincie di confine”. E’ dunque lecito, a Suo parere, aver considerato per 19 anni il Parlamento Italiano, liberamente eletto dal Popolo, come “covo del nemico”, al punto di mentire per sviarne la attivita’, depistarne la intelligenza, disinnescarne la potenzialita’ “aggressiva”? Dovrebbe dirmelo, cortesemente, come dovrebbe dirlo a tutti noi italiani quale che sia la collocazione del nostro cuore, per poter essere legittimato a pronunciare le frasi che ha pronunciato. Sentirsi garantito da una sentenza di proscioglimento non e’ sufficiente, perche’ quella sentenza e’ solo frutto, come ho scritto al Generale Tricarico, di una dinamica democratica e di certezza del diritto che non poteva definire in processo la costituzione delle prove di accusa (essendo svolto il processo ancora in regime inquisitorio) e doveva necessariamente riferire alle sole conclusioni istruttorie, che si sono purtroppo fermate “sull’orlo dell’indicibile” solo per la mancanza del coraggio estremo che sarebbe stato necessario a chi aveva intravisto la Verita’ ma non ha avuto cuore per illuminarla fino in fondo per ragioni di Giustizia, e si e’ lasciato vincere da ragioni di opportunita’ e convenienza. Una sentanza scontata, aveva scritto questo Ciancarella a quel Giudice, ma una sentenza che non cucira’ la bocca di questo Ciancarella di fronte allo straparlare di vertici militari “rei confessi” e di politici “destri e sinistri” seduti allo stesso tavolo con chi “ha ammesso di aver loro mentito per anni con spudoratezza e presunzione di impunita’, semplicemente perche’ li considerava come immagine del nemico”. Mi dica, comunque od almeno, chi stava, in ralta’, sviando e tradendo quelle povere vittime da Lei citate: coloro che ritenevano un dovere mentire al Parlamento, oppure coloro che cercavano e cercano ancora anche a rischio della propria vita? Ricordiamo allora qui, ancora una volta, quel brano del suo discorso riportato dalle agenzie “qualcuno ha cercato con pervicacia di ingannare, seminando menzogne sapendo di mentire, non voglio nemmeno pensare a quale scopo”. Ma quel qualcuno, e lo abbiamo appena visto, erano proprio i vertici dell’Arma, organizzata in discesa a difesa della propria impunita’. E lo scopo scellerato e’ sguaiatamente davanti agli occhi di tutti. Questa e’ la misera e triste realta’ che emerge dagli esiti del processo, egregio Generale. Non quella che Lei, come i Suoi predecessori, vorreste far baluginare davanti agli occhi creduloni di un Parlamento senza dignita' e di un popolo espropriato di dignita’ e sovranita’ e reso sempre piu’ simile a bande di tifosi da bar sport o di voyeur di falsi come “Il Grande Fratello”, oppure davanti a quelli incapaci di vedere, perche’ offuscati dalle lacrime, dalla incompetenza e dall’ansia tradita di ottenere Verita’ e Giustizia, dei familiari delle vittime. Perche’, Lei potrebbe chiedersi, tanta astiosa ostinazione in un personaggio gia’ classificato come portatore di elemnti inquinanti? Perche’ non c’e’ scampo di fronte ad uno dei pochi reduci di quel meraviglioso Movimento Democratico, di Cittadini con le stellette che in nome della Costituzione si contaminarono con la Democrazia popolare. Voi dovrete costringerlo a rispondere delle sue accuse nelle sedi deputate, accettando il rischio di confrontarvi con le sue competenti e stringenti domande, ovvero dovrete tacere e rimanervene immoti, come e’ stato da parte del Gen Tascio, del Gen Arpino e del Gen. Tricarico, sperando che la assenza di attenzione e di memoria che avete seminato nel nostro Popolo porti i suoi frutti di oblio e di indifferenza alle sorti di chi sara’ sempre un implacabile avversario di ogni corruzione e di ogni tradimento della fedelta’ costituzionale. Cosi’, anche a rischio di giocare in anticipo qualche carta residua rimasta tra le mie mani, Le chiedo ora conto di altri due semplici particolari che solo la incompetenza o la ignavia hanno potuto trascurare di approfondire, inchiodando i responsabili alle loro responsabilita’ accertabili. Prendiamo ad esempio il codice di criptazione Nato dei tracciati radar. Per anni si era negata al Magistrato la loro disponibilita’, poi improvvisamente – come “confessa” il Gen. Arpino - quel codice, contenuto in un dischetto non meglio precisato, viene ritrovato in circostanze non meglio precisate, da qualcuno non meglio precisato, all’interno di un cassetto, non meglio precisato, dove qualcun altro, non meglio precisato, lo avrebbe abbandonato, piuttosto che distruggerlo, per la nota sciatteria italica. Cosi’ si pronuncio’ il Generale Arpino davanti alla Commissione Parlamentare sul fenomeno del terrorismo e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili di strage. Arrivava a dire, l’ineffabile Generale, davanti ad un silente consesso politico: “Sia benedetta per una volta la italica sciatteria che ci ha consentito di rinvenire quel codice che avrebbe dovuto essere stato distrutto”. Ma qui, si dice nel mio dialetto, casca l’asino che vuole strafare. Almeno per orecchie ed occhi competenti e vigili. Lei infatti Sig. Generale e’ Ufficiale ed uomo esperto di Sicurezza, dunque ricordera’ senz’altro la ferrea educazione che tutti ricevevamo sul trattamento di documenti riservati. Ricordera’ certamente le famose “buste Charlie” (aspetto su cui mi dilungo un po’; ma solo per agevolare i lettori collaterali della presente comunicazione). Erano quelle buste che ogni Comandante di velivolo comandato in missione riceveva dall’Ufficio “I”, ovvero dall’Ufficiale di picchetto, se veniva chiamato al volo dopo l’ordinario orario di lavoro della base, e che conteneva le istruzioni ed i codici da utilizzare in caso che, durante la permanenza lontano dal proprio comando, fossero avvenuti fatti sociali (insurrezioni) o internazionali (invasioni) che avrebbero reso insicuri i collegamenti con i propri comandi sulle ordinarie frequenze e con gli ordinari mezzi di contatto. Ogni busta aveva un proprio numero di riferimento, e ciascun capoequipaggio cui venisse consegnata doveva firmare per ricevuta, sotto la specifica indicazione di quel numero di busta assunto. Alla rientro in base una procedura inversa prevedeva la registrazione della avvenuta riconsegna e la riassunzione in carico della specifica busta ad opera dell’Ufficiale di picchetto o dell’Ufficale “I” che eseguiva la restituzione. Fin qui mi sembra tutto giusto, vero Sig. Generale? Io ho sempre temuto che quelle buste potessero contenere piuttosto istruzioni per comportamenti da adottare in caso di colpo di stato durante lo svolgimento della missione, ma ne’ il mio grado mi consenti’ di poterne conoscere la reale natura, ne’ i miei colleghi incaricati di quegli Uffici, pur stuzzicati al riguardo, lasciarono mai trapelare alcuna informazione a conforto o smentita dei miei timori. Non ho mai capito se cio’ dipendesse da un’alta professionalita’ o da una totale insipienza dei medesimi colleghi e dalla totale inconsapevolezza delle condizioni e del clima in cui si viveva in quegli anni. Ma che c’entrano le buste “Charlie” con Ustica? C’entrano, c’entrano, oh se c’entrano. Vediamo assieme. Bene, Lei certamente sapra’ che come accade anche della “parola d’ordine” che quotidianamente viene assegnata a ciascuna sentinella, e che viene mutata quotidianamente, anche i codici “Charlie” andavano mutati quotidianamente o periodicamente e dunque le buste andavano riconsegnate tassativaemente non appena rientrati alle proprie basi, e successivamente andavano distrutte, quando i codici fossero cambiati, a cura degli Ufficiali “I” con verbali appositi redatti da una Commissione. E cosi’ su su fino ai codici di criptazione dei tracciati di volo. E dovra’ convenire che siccome tutto ha un senso, deve averlo, in un ambiente in armi, se lo si vuole affidabile, quella necessita’ di distruzione si collega strettamente alla natura stessa di intelligenza di simili metodi e meccanismi di criptazione. Ed il termine di riferimento e’ sempre “il nemico”. Il cambiamento e’ frequente infatti perche’ il nemico non possa essere agevolato nella sua attivita’ di interpretazione dei codici utilizzati. La
 
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UNA QUESTIONE DI MANI

Capita di trovarsi
nelle condizioni di avere
bisogno di una mano.

In genere qualcuno c'è.
Io ne ho avuto bisogno.
Le mani ci sono state.
Adesso le mie,
assieme a quelle
di tanti altri,
sono nel
"Blog for Africa".

Lo trovate qui accanto,
a sinistra.

Sono lì.
In attesa di altre mani....
 

ULTIMI COMMENTI

e anche questa e' fatta!!
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non si sapra' mai tutta la verita
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ciao a tutti!!
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bel blog complimenti
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