Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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CHI VUOLE NON MANDA

Post n°679 pubblicato il 25 Aprile 2014 da rteo1

CHI VUOLE  NON MANDA

<<Chi vuole va, chi non vuole manda>>. Questo concetto, esprimeva la secolare cultura popolare e contadina, capace di sintetizzare con un proverbio tutte le buone o le pessime abitudini del genere umano e per indicare le terapie per immunizzarsi. Un tempo i nostri nonni, poco inclini alle circonlocuzioni, o alle prediche (come quelle televisive di molti politici di oggi, tipiche dei banditori, che vendono prodotti di scarso valore come se fossero pregiati), “sentenziavano” con un “detto comune” (come un dogma, ma intriso di saggezza) la risposta a qualsiasi problema concreto della vita. Ed era quasi impossibile che tali “detti popolari” si rivelassero fallaci, perché erano stati “testati” nel tempo e lungamente confermati dall’esperienza; e, inoltre, avevano il pregio  di essere comprensibili a tutti, cosicché ogni cittadino, al di là del bagaglio culturale, aveva anch’egli lo strumento per capire le attività umane. Peccato, che lentamente, si sia quasi perduto quel patrimonio “sapienziale” comune (come lo definiva un vivace e longevo leader politico irpino raccontando, in una famosa intervista, di suo nonno), per fare spazio ai nuovi strumenti tecnologici e della comunicazione di massa, spesso capaci di ingannare i cittadini e di travisare la realtà. E il risultato è ora sotto gli occhi di tutti: nessuno fa più quanto sarebbe suo dovere fare in prima persona, disinteressandosi della cosa pubblica. E così ha preso il sopravvento la rappresentanza legale, che finché fosse stata limitata per i minori, gli incapaci e gli interdetti, per i quali è più che opportuna, non ci sarebbe stato alcun problema; non può dirsi, invece, che sia stata proficua nell’ambito politico, visti i gravi danni sociali e morali che sta producendo, oltre agli esorbitanti costi per mantenere una “casta” autoreferenziale, che quando “produce le leggi” lo fa prima di tutto per se stessa e, poi, per qualche specifico settore  della società, anziché nell’interesse generale (anche gli ottanta euro che saranno messi in “busta paga” di alcuni dipendenti pubblici vanno nella medesima direzione; così come la nuova elezione degli organi provinciali, che esalta il ruolo dei sindaci e amministratori locali, in danno della democrazia elettorale, e così pure l’allungamento a tre mandati consecutivi per i sindaci dei comuni inferiori a tremila abitanti, che agevola le alleanze tribali e crea novelli Caligola). Per questo, allora, è forse giunto il momento di riscrivere la regola della rappresentanza politica, che peraltro, per quanto concerne i parlamentari, giunge all’assurdo che questi “rappresentano la nazione” e non gli italiani, l’Italia, o il Popolo. E non si dica che vi è equivalenza, perché non è così, ricordandosi che l’esaltazione del “nazionalismo” ha portato al  fascismo e al nazismo, che per fortuna le generazioni di oggi hanno conosciuto soltanto dai libri scolastici, malgrado vi siano ancora tanti refusi nell’ordinamento giuridico italiano e, peggio, anche dei nostalgici di tali regimi totalitari.  Occorre, perciò, adeguare la democrazia ai tempi moderni, che hanno aperto le frontiere e reso il mondo globalizzato come un grande paese. Oggi una gran massa di cittadini è collegata in rete ove si scambiano le informazioni in tempo reale, e in un futuro prossimo tutti i cittadini saranno in grado di fare uso di tali strumenti informatici. Da ciò deriverà che la “volontà generale”, tanto cara a Rousseau, che la collegava sempre e comunque al popolo, per cui riteneva che la sovranità dovesse essere sempre e solo quella democratica, potrà essere agevolmente e immediatamente espressa da tutti i cittadini su qualunque fatto politicamente rilevante per la vita sociale e istituzionale. La democrazia, pertanto, dovrà tornare ad essere una “democrazia diretta” come nelle antiche città-stato greche (poleis), perché i milioni di cittadini potranno ritrovarsi nella nuova agorà, la piazza internet del terzo millennio. In questo modo si supereranno le degenerazioni della classe politica, che peraltro rappresenta sempre più solo se stessa, e si potrà finalmente partecipare personalmente alle scelte di vita, senza affidare a imbonitori di turno il proprio futuro e il proprio destino.   

 
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