Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica
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ebook: BENE COMUNE
http://www.lafeltrinelli.it/ebook/teodoro-russo/reddito-esistenza/9788892322691
III) IL BENE COMUNE
Il concetto di "bene comune" è indissolubilmente collegato al regime di governo.
È "comune a tutti" soltanto nella "democrazia pura", dove l'eguaglianza è anche "sostanziale" oltre che formale e, ovviamente, politica.
Non può esistere, perciò, in un regime di "monarchia assoluta", come, ad es., quella francese di Luigi XIV, e neppure nei regimi dittatoriali (oligarchie militari, economico-finanziarie e teocratiche) dove coincide con la sola visione ed esigenza personale dei titolari del governo dello Stato.
Tale espressione è sempre ricorrente nei discorsi politici e istituzionali, ma anche nelle discussioni tra semplici cittadini (spesso tutti in malafede perché ciascuno è portatore di interessi di parte da difendere ad oltranza, per cui tutto si può modificare tranne i propri interessi e privilegi).
Non c'è occasione pubblica o privata, infatti, in cui non si faccia riferimento al "bene comune", e tutti, a quanto pare, concordano sempre su tale formula magica.
Il problema, però, si manifesta subito dopo, ogni qualvolta si cerchi di definirlo, di dargli un contenuto, un perimetro, per evitare fraintendimenti, malintesi.
Ecco, che allora ci si rende improvvisamente conto che esso è poliforme; è come un elastico, e per questo i politici e i rappresentanti delle istituzioni pubbliche vi si appellano spesso perché sanno che così non saranno mai vincolati a nulla di preciso e avranno sempre le "mani libere".
Purtroppo anche la democrazia, così come gli altri diversi regimi di governo, vive di luoghi comuni, di effetti speciali, che spesso all'esame pratico, quando si tenta di conoscerli meglio nel loro significato, si rivelano senz'anima.
Queste espressioni generiche, però, quando i cittadini le utilizzano senza approfondimenti e riflessioni critiche pregiudicano la loro crescita e consentono l'affermazione dell'inganno, del raggiro, nelle relazioni sociali e politiche.
Occorre, perciò, che i cittadini, per tutelare realmente gli interessi generali e porre dei necessari limiti all'esercizio del potere, pretendano sempre che la forma abbia una sua sostanza, un contenuto, e anche dei principi e dei valori di riferimento, per cui essi dovranno sempre censurare gli inutili rituali e le espressioni sacralizzate ad arte con cui si pretenda di annullare la ragione e il senso critico.
Per questo, che cosa sia il "bene comune", deve essere una domanda ricorrente, da porre prima di tutto a se stessi, e poi ai propri interlocutori e ai politici di turno, per comprendere che cosa questi intendano e come lo realizzino.
E la prima risposta deve essere data alla domanda che cosa s'intenda per bene. (segue)
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