Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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rteo1
rteo1 il 29/09/24 alle 13:16 via WEB
Condivido totalmente le riflessioni esposte. Do per scontato che le stesse siano state portate nei consessi istituzionali allorquando,nel 2001,si varò la riforma costituzionale del Titolo V. Ora la legge oggetto di richiesta abrogativa mediante referendum è una legge di attuazione dell'art.116 della Costituzione,come riformato nel 2001. Piaccia oppure no ma purtroppo le cose stanno così. Si potrebbe, perciò, anche abrogare la legge di attuazione ma resterebbe comunque vigente la predetta norma costituzionale in attesa di trovare attuazione. Le forze politiche non spiegano onestamente il problema e la "buttano" sulla disgregazione dell'Italia. Peraltro l'autonomia è prevista anche dall'art.5 e i partiti di "sinistra" l'hanno sempre fortemente sostenuta. E allora, che fare,ora? Seguire la logica del conflitto d'interessi come è sempre stato finora e come sempre accadrà. Tenendo ben presente che se non si riforma il già riformato Titolo V il problema non viene risolto. E inoltre ricordarsi il detto che "chi è causa del suo mal pianga sè stesso".

 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 28/09/24 alle 20:10 via WEB
Che dire? Il regionalismo differenziato si propone come garante di una migliore gestione locale delle risorse e, dalla sua, c'è da ammettere che nessuno potrebbe essere più vicino ai problemi specifici del territorio di chi conosce in prima persona le necessità locali. Ma, d'altra parte, le disuguaglianze tra le regioni più ricche - che andrebbero a beneficiare maggiormente dell'autonomia - e quelle più povere, sarebbe ancora più marcata perché queste ultime rischierebbero di rimanere indietro, aggravando ancora di più le disparità economiche (e sociali) già esistenti. L’autonomia regionale, teoricamente, dovrebbe indurre ad una più responsabile gestione delle risorse e dei servizi, riducendo la dipendenza dallo Stato centrale. Questo sulla carta. Ma non tutte le regioni hanno la stessa capacità di gestione efficiente. Quelle con strutture amministrative più deboli andrebbero a faticare non poco per esercitare nel modo corretto le nuove competenze, peggiorando la qualità dei servizi... Sicuramente con l'autonomia non è da escludere che ci potrebbero essere sperimentazioni diverse, magari con soluzioni amministrative realmente innovative (sono possibilista e la speranza è l'ultima ad uscire dal vaso di Pandora) che vanno a rispondere più rapidamente alle esigenze locali. Ma, ovviamente, c'è il rischio della frammentazione normativa, leggi e regolamenti differenti possono creare ancora maggiore confusione e difficoltà di coordinamento a livello nazionale, con conseguenti inefficienze ovunque. Non so, non nego i vantaggi dell’autonomia, ma credo che le disuguaglianze e le capacità amministrative locali debbano essere gestite con estrema attenzione (e non sono così convinta che accadrebbe) per evitare uno scenario di squilibri anche peggiori.

 
rteo1
rteo1 il 08/08/24 alle 13:35 via WEB
La Repubblica non è la democrazia. La Roma classica aveva la forma repubblicana ma del tipo aristocratico. Quella americana è una forma presidenziale mentre quella francese è semipresidenzjale. Non esiste alcuna democrazia "implicita". Quest'ultima è solo un modo per caratterizzare la Repubblica, ossia l'ordinamento delle cariche (per dirlo con Cicerone). Per riscontrare quanto una Repubblica sia o meno intrisa di democrazia occorre analizzare una per una le cariche pubbliche e verificare quanto il "Popolo" (il demos) sia direttamente coinvolto nella selezione dei titolari delle cariche. Più il "Popolo" seleziona i titolari e più c'è democrazia nella Repubblica. E allora poiché è semplice il meccanismo,basta che ognuno di eserciti a verificarlo. Carica per carica. Magari iniziando proprio con quella del PdR.

 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 08/08/24 alle 01:35 via WEB
Il giuramento del Presidente della Repubblica Italiana prevede la fedeltà alla Repubblica, ma non specificamente alla "Repubblica democratica" e, in effetti, questo può sembrare una discrepanza, ma in realtà non lo è se consideriamo il contesto. La Repubblica Italiana, in quanto tale, è già costituzionalmente definita come democratica e il giuramento alla Repubblica, dunque, già considera (o, almeno, dovrebbe considerare) implicitamente un impegno verso la sua natura democratica, in quanto il valore della Repubblica italiana è intrinsecamente legato alla democrazia. Se la democrazia si dimostra essere in difficoltà e sta perdendo evidenza e sostanza, probabilmente il vero problema consiste nella qualità della sua pratica e nella sfiducia delle persone nelle istituzioni democratiche, ancor prima che nella mancanza di celebrazioni formali. Celebrare la democrazia potrebbe, forse, avere un valore ed aiutare in tal senso? Non lo so, a meno che ad una celebrazione specifica non si accompagni una "cultura" sulla sua etimologia e sul suo reale significato anche nelle pratiche quotidiane.

 
rteo1
rteo1 il 05/06/24 alle 20:30 via WEB
Eppure solennizzare la democrazia con la celebrazione potrebbe rinvigorirla proprio ora che sta esalando i suoi ultimi respiri. E forse è proprio per metterla in ombra che in 80 anni non la si è festeggiata. Il giuramento del Presidente della Repubblica (e delle altre cariche dello Stato) prevede la fedeltà alla Repubblica ma non alla "Repubblica democratica", che tuttavia è così definita nell'art.1: L'Italia è una Repubblica democratica... Quale è,allora, il problema ?

 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 05/06/24 alle 20:03 via WEB
Hai ragione. Forse non tutti colgono le differenze, non solo come forma e potere politico ma sostanziale...La democrazia può assumere diversi aspetti, una repubblica può essere democratica o meno, a seconda di come viene strutturata e gestita. Molto semplicemente tutte le repubbliche democratiche sono democrazie, ma non tutte le democrazie sono repubbliche...Ciononostante, il timore che il suo significato non sarebbe comunque assimilato attraverso una celebrazione, resta. Soprattutto se si considera il fatto che non sono pochi coloro che neppure si ricordano perché stanno a casa dal lavoro e da scuola in determinate giornate dell'anno...

 
rteo1
rteo1 il 04/06/24 alle 08:18 via WEB
L'importanza di dare rilevanza sociale e politica alla Democrazia,tanto da destinarle una giusta festa,sta nella necessità di riconoscerle la stessa dignità attribuita alla Repubblica. Mi rendo conto che ai più sfuggono le differenze formali e sostanziali tra i due termini e concetti, come a me quelli della fisica quantistica, ma aver messo in ombra la democrazia,senza solennizzarla, per circa 80anni, sta conducendo alla sua eclissi definitiva. E forse ciò è inevitabile,visto che la democrazia è sempre stata invisa alle elites e oggi si sta andando verso il suo superamento definitivo a livello europeo e occidentale. Per quanto mi riguarda,il mio dovere l'ho fatto. Ognuno fa quello che può,nel breve tempo che gli è concesso dalla vita. Sinceramente lieto di aver letto il tuo contributo.

 
rteo1
rteo1 il 04/06/24 alle 08:06 via WEB
È perfettamente in linea col mio pensiero. Ovviamente fondato su anni di studio e di lettura,forse monotona,di saggi sulla materia. E forse anche grazie al mio riferimento culturale sull'analisi costituzionale, la compianta Prof.ssa Lorenza Carlassare, allieva di Livio Paladin.L'esigenza della c.d. Governabilità non può sacrificare,o annullare,il principio della rappresentanza, se si accettano i principi fondamentali della Costituzione,e in particolare l'art.1, spesso non sufficientemente considerato. Comunque, è sempre un piacere leggerti e impegnata nella vita.

 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 03/06/24 alle 23:18 via WEB
A livello ipotetico, la celebrazione annuale della democrazia potrebbe avere un forte impatto educativo perché sensibilizzerebbe i cittadini sui valori che incarna o dovrebbe incarnare. E, probabilmente, il fatto stesso di rafforzare un'identità democratica potrebbe anche enfatizzare il senso di appartenenza sociale. Ma, a conti fatti e concreti, non so quanto potrebbe essere "utile". Più facilmente, sarebbe vissuta come una nuova festività di cui la maggioranza non si curerebbe se non per il fatto di potersi godere un giorno di ferie non previsto prima. La possibilità che venga vissuta solo come un atto simbolico senza reale impatto sulla vita politica e sociale è tanto alta. Come è alto il rischio che, dopo qualche anno, neppure ci si ricordi il perché della celebrazione della Festa...

 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 03/06/24 alle 23:03 via WEB
La riforma proposta mira a rafforzare la stabilità del governo e aumentare la partecipazione democratica diretta, ma solleva serie preoccupazioni riguardo alla rappresentatività democratica e alla separazione dei poteri...L'elezione diretta del Presidente del Consiglio rappresenta un passo avanti verso una democrazia più diretta, aumentando la partecipazione dei cittadini nella selezione dei leader. La contestualità delle elezioni e il premio di maggioranza, poi, sempre in teoria, potrebbero favorire una maggiore stabilità governativa riducendo le crisi di governo. D'altro canto, il premio di maggioranza, senza un limite chiaro, potrebbe anche distorcere la rappresentanza parlamentare, permettendo ad un gruppo minoritario di ottenere una maggioranza sproporzionata in Parlamento. L'elezione del Presidente del Consiglio nella stessa Camera in cui ha presentato la candidatura può creare una commistione tra il potere esecutivo e legislativo, minando il principio della separazione dei poteri. Ridurre il ruolo del Presidente della Repubblica nella formazione del governo e il potenziale controllo del Parlamento da parte del Presidente del Consiglio, poi, potrebbero portare a una pericolosa concentrazione di potere. Ma non devo essere io a dirtelo...
 
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