Share on Facebook

Colosseo

Per un fan funziona che il suo idolo possa eSsere spalmato su un muro en passant, che se poi è quello del Colosseo diventa tripudio.

Una perdita è sempre commovente. Si crede che sia importante valutare solo la qualità delle azioni dello scomparso,  mentre  è dal grado e contenuto delle reazioni che si misura direttamente lo spessore mentale.  Con una reazione impropria si possono bruciare più possibilità di quante se ne brucerebbero direttamente con un’azione sbagliata. 

La riflessione nasce sulla reazione avuta da Roma capitolina alla scomparsa di Gigi Proietti che lo considera il suo Re e al contempo di Viterbo  di cui l’attore era cittadino onorario. A di là delle speculazioni politiche o delle antiche rivalse amministrative e storiche tra la città dei Papi e Roma, ha stretto il cuore di molti, specie dei comunicatori  e delle persone di gusto e cultura, assistere a due proiezioni estemporanee della grandezza di un francobollo sul Colosseo e sul Campidoglio il 2 novembre. Giorno in cui, al fianco delle commemorazioni per i defunti, è avvenuta la scomparsa del noto attore, nato e vissuto dallo stesso giorno.

Almeno non una cartolina, anche se nelle amorevoli intenzioni di questa c’è l’antica sostanza epistolare.

Si dirà, come in arte,  non è la grandezza di un’opera a determinare il suo maggiore valore; si è detto che importava la sostanza e non la forma. Temo piuttosto che il tributo sia la risultanza della velocità che non vuol dire certo efficienza, se non se ne dimostra il contrario. Senza dimenticare che i nostri “spettacoli” non hanno solo un pubblico interno ma il mondo tutto può guardare e notare come usiamo la nostra cultura. E non è nemmeno per speculare su una perdita umana e compianta che tanto ha arricchito lo scenario culturale italiano ma la domanda sorge spontanea: quanti siti potevano essere scelti   e perché in modo così formale si sia scelto per esternare partecipazione, le istituzioni il Campidoglio, e deciso per la romanità, per il popolo, il Colosseo PASTICCIANDO le Arene. Quelle teatrali tanto per precisare con quelle degli antichi giochi (sanguinari) di panacea popolare.

Che al di là della storicità monumentale del Colosseo che ci proietta in tutto il mondo, ben altre architetture riguardano più da vicino la formazione teatrale, segue infatti una successiva mega proiezione all’Auditorium come luogo di cultura di Roma.

I due “spari romani” – gli shot – di Gigi Proietti potrebbero avere proprio la forma, veloce dell’inefficienza. “Se il banale è sostanza (e qui sta la grandezza di Proietti)” – si è letto in rete, non possiamo certo asserire che sia lo stesso per ogni banalità. Provare a far credere di essere tutti un Gigi Proietti perchè banali (e pertanto che, anche i proponenti stessi lo siano), è esattamente l’insidia stessa della forma scelta, proprio per parlare di comunicazione che ha ruoli importanti anche nell’informazione.

La comunicazione quando ha la sua vera forma presenta la sostanza di intere storie, non le iconizza in una banale cartolina, ma in una grande idea.

Se il termine banale non ha più un suo perché, e nel senso della filosofia dell’estetica, allora dovrebbe persino scomparire dal vocabolario. Per un fan funziona che il suo idolo possa essere spalmato su un muro en passant, che se poi è quello del Colesseo diventa tripudio. … ma qui sono le istituzioni a farsi vox populi. Se si voleva un tributo all’arte e alla paternità del grande scomparso forse almeno più proiezioni contestuali in più luoghi e almeno, almeno non una cartolina, anche se nelle amorevoli intenzioni di questa c’è l’antica sostanza epistolare.

E di fronte all’Eternità simbolicamente rappresentata dal Colosseo, quale urgenza, il giorno dei morti se non ci sono tempo o mezzi, fare qualcosa a tutti i costi in un certo momento … ).

“Si” – dicono gli adagi popolari- “cosa fatta, dovuta, punto e a capo”. Probabilmente lasciando inascoltate e inespresse proprio le sostanze a scapito di un buon numero di teste. Per un lavorio proprio sulle teste a ridurle al solo momento, senza arte né storia e pertanto futuro. Vince in bellezza di tributo Viterbo che spalma nella magnifica vista dei suoi palazzi una gigantografia del suo cittadino, solo onorario (la capacità amministrativa passa anche per queste cose), Roma resta con la sua antica cartolina infrattata tra le finestre del Campidoglio e le pietre del Colosseo per il suo Re.  E “Ciao” e ” ci mancherai”, come d’altronde per ognuno che va.

La “Rocca” e il Colosseoultima modifica: 2020-11-06T10:57:50+01:00da Dizzly