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Calamita, Drago, e Genesi

Assieme alla scia di mostri di cui tutti stanno amando parlare, Popsophia “Amati mostri” o il Festival dell’araldica “Draghi, Basilischi, rettili fantastici” c’è qualcosa che va oltre in AroundTheNera con Thyrus,  e non è raccontare un territorio poco comunicato sinora ma “umbrizzare” la regione,  rivestirla del suo senso peculiare profondo, dalla complessa geomorfologia che ha fortemente caratterizzato lo sviluppo delle sue vicende antropiche  alle vicende storiche e culturali, e una contemporaneità che abbiamo già recepito con la Calamita Cosmica di Gino De Dominicis a fare da opera immobile nell’ombelico d’Italia fulignate (autocelebrato come centro de lu munnu), come origine di emanazioni irradiate che favoriscono l’ingegno – così era solito dire l’artista  quando sceglieva una dimora, almeno in vita, convinto che un luogo stimoli il pensiero e che lì si realizzi, assieme a chi scrive, il grande libro sulla storia di un’opera; lì, e più luoghi per ubiquità, una delle sue teorie con quella dell’Arte ferma, e dell’immortalità  ¹(18). Da Una storia immobile, Italo Tomassoni (2022), le citazioni  di supporto alla tesi di questo articolo.

Ciò – ancora estratto dalla pubblicazione del fondatore dell’Archivio del De Dominicis –  perchè nel credere nell’immortalità l’Arte è sufficiente ed eterna, senza filiazioni, filologie, senza successione nel tempo,  non collegata alle genealogie e ai movimenti, o allo spazio come le “opere ambientali” che concedono al rapporto opera spazio il potere di condizionare la vita dell’opera, ma storia interna alla propria coscienza, investigazione di un tempo e fisicamente immobile nello spazio non dipendente e condizionata dal concettualismo  o dalla dottrina della materia;  e anche Opere invisibili – il celebre cubo invisibile rappresentato dalla bianca segnatura invalicabile del perimetro a terra di cui percepiamo interamente la fisicità assente – , confronto simultaneo dell’immaginario, la visione e la vista (e più Opera d’Arte totale).

Cubo invisibile – semplici frammenti

Ora teniamo anche a mente che quella degli Umbri,  Ombrii per i Greci,  era la popolazione più antica dell’Italia e che il termine Umbri fu assunto dagli italici che occuparono la regione tra i due fiumi,  l’alto Tevere e il Topino di Foligno (con Terni  e Todi poi  baluardi ghibellini); e  già la Regio VI augustea sboccava sull’Adriatico da Ancona a Rimini. Una breve dissertazione giusto per rammentare i natali anconetani di De Dominicis, forse e ipoteticamente così discendente degli ancora più antichi umru.  E ricordare in seguito il rimando alla sovra terrestre leggenda di Gilgamesh. Ancona lo celebra, Foligno lo rende immortale.

Ecco, si delinea quella Umbria ciambella cosmica, omphalos. L’orbita che racchiude antropologicamente un  territorio in cui collidono la storia e gli uomini come “particelle” di un progetto filantropico – Sincrotronia; dove può risuonare in ogni silenzio un D’Io, o T’Odi (G.D.Dominicis, B.Ceccobelli). Nei fatti, nelle grandi valli alluvionali – la valle umbra, la valnerina,  la spoletina…. –  ad occidente degli Appennini si snocciola il simbolo allo stato puro. Si stringe il legame tra il mostro mitico e cosmico Drago di Terni, e la Calamita Cosmica; la riscoperta dell’immaginario simbolico e  un ritorno della memoria o del rimosso. Il cui loro qui  porta all’altrove in virtù di una forza magnetica, con il loro quoziente di ambiguità e come scrive ancora Italo Tomassoni sul ‘magnete’ cosmico “oggetto, opera che insieme a tante altre suggestioni, suscita l’idea di una resurrezione restituita da un altrove lontano, assai più che la rivoluzione incidente sulla realtà del presente² (71)”. Ciò è fantastico, omeopatico. Testimonia il permanere di archetipi antichissimi, di particolare intimità con essi. E il primato della fisicità della figura sull’astrazione³. (27).

Tornando all’opera monumentale Genesis di Beverly Pepper di AroundTheNera, progetto ostinatamente custodito dalla Fondazione Pepper, considerata ormai opera incompleta o incompiuta, piuttosto inesistente se non per alcuni bozzetti dell’epoca di progettazione, e la base della fontana,  se ne può solo immaginare  la presenza materiale, nessuna altra opera dell’artista infatti è presente a Terni.  Per materia e magia alcune opere di Attilio Perielli | Farfalle primitive intuizioni collocate nel Museo Caos di Terni (fotografate una sera d’estate) evocano  il rapporto con lo spazio circostante, fatto di luce e riflessi non lineari. Colte così quelle opere, nel momento cangiante – cercato con forza il tutto e ogni cosa –  con l’occhio di un quantum  “cambiare uno stato” con l’osservazione, osservare contemporanemente più stati (espressioni concesse da il Paradosso del gatto di Schrödinger in fisica, ai computer quantistici) anche l‘invisibile in Arte si può mostrare, come spiegano alcune opere del rivoluzionario eccentrico misterioso Gino e dare fisicità all’opera. AroundTheNera in ciò si propone con un particolare progetto di trascendenza di Genesi di cui attualmente è visibile la sola base e resta malinconicamente opera nominata incompleta, incompiuta.

Intanto del Drago, Drakon, è curioso notare ancora che la parola derivi  dal radicale indoeuropeo daru, il greco Derkomai – vedere. Che Drakos sia l’occhio (nei ciclopi, allegoria dei vulcani, l’unico occhio che è il cratere e lo stesso Polifemo che erutta fuoco come i Draghi) con un aspetto sapienziale che si evidenzia dalla storia della fondazione di Delphi. Il “pitone” era il custode  della sorgente e dell’antro in cui la sacerdotessa Pythia avrebbe mostrato capacità divinatorie, ed era egli stesso dotato di virtù profetiche. In quel luogo, dal tragitto di volo incrociato di due Aquile (e la loro vista), Zeus avrebbe individuato il luogo, il centro del mondo,  in cui far sorgere il tempio rilasciando un potente simbolo in pietra  per identificare il luogo, l’Omphalos in greco antico appunto ombelico, connessione diretta con gli Dei. I mostri e l’immaginario, Massimo Izzi 1982.

La vista è messa già a confronto da Goethe per studiare i colori partendo dall’occhio e non dalla luce, per De Dominicis quella dell’artista doveva essere perfetta per padroneggiare il disegno. Allo stesso modo tutto indica in questo percorso il disegno extra della relazione tra la Calamita cosmica, la gigantesca creatura ossea  di De Dominicis di Foligno e il Drago in acciaio sliced di Thyrus, Terni. Attrattori e riflettori di energie, oracoli in grado di fornire chiavi di interpretazione dei meccanismi coincidenti tra uomo artista e uomo comune, luoghi di terra e di acqua, oggetti fisici editi ed inediti; storia terrestre e sovra terrestre, miti e riti.

Nelle varie analogie individuate interessante è rammentare anche la custodia intellettuale dell’opera di Pepper rimessa all’architetto Mauro Cinti, come quell’elemento fac – simile  al De Dominicis nella predica de Il guardiano dell’opera (24, Una storia immobile);  come il Drago, guardiano  dei recessi sotterranei e sacri della terra: Mundus Subterraneus, A.Kircher, e di Delphi centro del mondo col suo omphalos, nonché Foligno ombelico d’Italia e parimenti centro del mondo. L’habitat acqua del Drago. Terni il Nera affluente del Tevere, Foligno il Topino, l’Umbria augustea tra  due Fiumi di rimembranza mesopotamica (e più fiumi, l’Eden). In definitiva una storia delle origini che dipana interconnessioni e l’agire contemporaneo umbrizzato.

cover La Calamita Cosmica Gino De Dominicis. in pagina Thyrus e Opere  Museo Caos Terni.

note: Una storia immobile, Italo Tomassoni

 

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AroundTheNera |Opere invisibili e Opere immobili. Perchè liquiderei Genesis come opera invisibile e non incompiuta o incompletaultima modifica: 2023-07-02T12:53:10+02:00da Dizzly