Quel che resta

Per tutte le volte che ti domandi se ti penso quanto mi pensi tu.

Se anche tu rimani impigliata nel tempo. Nelle ore. Ai momenti.

Quando ci si tocca con il pensiero, in un respiro mancato, nel buio che s’illumina.

Si può desiderare l’anima più del corpo e cercare quel desiderio solo da lontano?

O scegliere l’attesa, quella dell’attimo prima.

Quel fremito lasciato alla distanza. A non potersi sfiorare.

Distanti tanto da odiare il destino.

Al punto da cercare negli occhi di chi ci guarda il ricordo

e il profumo dei nostri desideri.

Stringerei i denti e affronterei il freddo

sapendo di ricevere ancora il tuo calore

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Nessuna sfumatura, solo due colori intensi

La camera avvolta dalla luce soffusa della lampada.

Tu ferma, seduta su quella sedia.

I pensieri come brezza, come foglie sugli alberi,

gocce di pioggia che scendono tra i tuoi sensi.

Senti i miei passi avvicinarsi. Tremi e il buio che ti circonda trattiene il piacere.

Tremi, ma non hai freddo. Sei lì, indossi la mia camicia

e la fragranza del mio profumo.

Impaziente mi cerchi. Impaziente aspetti.

Muovi la testa. Prima a destra, dopo a sinistra.

E in quel momento ti abbraccio e appoggio la mia bocca sul tuo collo.

Solo una manciata di bottoni separa il nostro godere.

Scivola il primo. Sospiri.

Dall’occhiello il secondo. Socchiudi la bocca.

Salta il terzo. Dici si.

E in un attimo le mie mani si riempiono di te.

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