Che senso ha la vita se si deve morire ?

E' STRANA LA VITA. MA PERCHE' VIVIAMO SE DOBBIAMO MORIRE ? su SENZA TITOLO

Personalmente non riesco a dare una risposta sul perchè si vive per poi morire. Ciò che so è che la vita è strettamente legata alla morte. Infatti, anche nel mondo vegetale, fra gli animali non c’è vita senza la fine, cioè senza la morte.

Buona conversazione

 

Che senso ha la vita se si deve morire ?ultima modifica: 2021-08-17T12:34:27+02:00da un_uomonormale0

10 pensieri riguardo “Che senso ha la vita se si deve morire ?”

  1. Io penso che come c’è un inizio debba esserci la fine.
    Del resto non reggerei una vita terrena a lungo perchè il corpo si va decomponendo e vivere diventa non tanto gradevole fra acciacchi e malattie varie.
    Credo che tutto abbia il suo corso,è una conseguenza naturale.
    Per me va bene così.
    Buona giornata caro Peppe.

    1. E già, cara Diana, la nostra vita finisce. Non possiamo sottrarci, nonostante tutti i tentativi della scienza di procrastinare la morte. La questione è come affrontare questo tema. Se accettiamo che la nostra vita sia finita, allora questa consapevolezza conferisce un valore particolare all’arco della vita che è a nostra disposizione. La nostra vita è unica, per questo dovremmo vivere in modo attento. L’arte di vivere consiste nell’integrare la morte nella nostra vita e, in questo modo, nel vivere più intensamente. La morte ci invita a percepire il mistero della vita e ad essere del tutto presenti in questo momento. Ciao Diana, buon tutto

  2. Non temo la morte e quando arriverà, l’accoglierò come termine ineluttabile della mia vita, fissato, come ho sempre creduto, dalla mia nascita, se non dal mio concepimento. Infatti per questi eventi estremi sono sempre stata fatalista. Solo vorrei,in verità,non lasciare nulla di incompiuto, godermi i figli e i nipoti fino all’ultimo; andarmene dal mondo con il cuore ancora carico d’amore per ogn cosa bella che mi ha offerto la vita e della speranza grande di ritrovarla in Dio. Ciao, Dott, forse fa pure bene pensare, di tanto in tanto, alla morte e ritrovarsi, sereni, ad attenderla.

    1. Dici bene mia cara, come spesso dico, la morte non di rado può essere un finire di morire. Quello che fa veramente paura e che a nessuno si augurerebbe è il dolore. Il male si può accettare perchè presenza inscindibile dalla vita dell’uomo. Il bene e il male sono intrecciati come la vita e la morte. Ma accettare il dolore richiede una forza eroica perchè tocca punte disumane. Il mistero del dolore, è di una vastità, di una gravità, e di un’ampiezza sconfinate. Ciao cara, una lieta giornata

  3. Se ci siamo, su questa terra, un senso ci deve essere. Le occasioni non mancano per crearci un percorso decoroso e senza pretese…ma non ci deve mancare l’amore, perchè altrimenti potresti essere un re e nulla avrebbe scopo. E’ bella la vita, anche se il dolore viene immancabilmene a lasciare il suo segno ma è già previsto nel viaggio. Mi chiedo a volte, con il cuore colmo di compassione, che senso ha la vita di quanti nascono malformati o con malattie che li faranno soffrire senza speranza di guarigione. La mia mente , si blocca e chiedo “perchè Signore? Non hanno chiesto di nascere, perchè?” Il Signore non mi risponde, Lui sa ciò che io, seppure me lo dicesse, non riuscirei a capire. Se ci facciamo attenzione, la vita ci regala storie meravigliose ma noi, non ce ne accorgiamo o perchè distratti o perchè disamorati. Un peccato. Il finire di tutto, non lo vorremmo considerare ma c’è e fa paura. Almeno a me. Mi piacerebbe vivere come Matusalemme, è questo mio corpicino che non me lo permetterà.E’ fatale, passare dall’altra parte, non ci scappa nessuno. Unica consolaione che in quel posto Beato si starà sicuramente molto, ma molto meglio! Adesso vado a nanna..tu già dormi, Peppe…sogni d’oro!

    1. Ciao Licia, come sempre affondi bene i bisturi in ciò che sono le nostre verità da cercare. Il senso della vita ? Se dovesse risponderti il prof. Freud direbbe:” Chi cerca il senso della vita è malato!” Personalmente non mi è molto simpatico il re della psicanalisi e così, faccio ricorso al quel po’ di mio, che sarà magari privo di “senso” ma almeno non dico che è “malato!” Ebbene, la domanda circa il senso della nostra vita non la possiamo evitare. Dobbiamo ripeterci continuamente in modo chiaro quale sia il traguardo con cui ci impegniamo in modo attivo. Credo che la vita in sè, non abbia un senso, ma piuttosto setta a noi dare un senso alla nostra vita. E questo vale per soprattutto per i momenti difficili della vita, nei quali non riconosciamo un senso. Ma proprio qui sta la capacità del nostro spirito; anche lì diamo un senso alla nostra vita, e questo senso non può essere affidato al caso. Deve corrispondere all’essenza del nostro essere umani. E di questa essenza fa parte il potere reagire in libertà a ciò che ci viene imposto. Possiamo ribellarci o accettarlo e farne qualcosa che abbia senso.L’altro aspetto che esprimi, offre a considerare una domanda che sempre ha assillato ognuno di noi viventi umani. Perchè sono al mondo ? Da un lato sembra un caso che noi siamo al mondo. Non era certo scontato che i nostri genitori si trovassero e ci concepissero. Non ci siamo cercati da noi l’esistenza. Siamo stati gettati nel mondo senza che ci sia stato domandato il nostro parere. Possiamo vedere la nostra esistenza come un caso assurdo, ma possiamo anche interpretarla in modo diverso. Possiamo credere a buon motivo di essere stati voluti, di esistere per grazia e non per caso, quindi dei prescelti. Iddio ci ha voluti in modo del tutto consapevole. E ci ha voluti così come siamo, con la cultura, in cui siamo cresciuti, coi nostri talenti e le nostre qualità e limiti. Certamente questa interpretazione risulterà difficile a chi è venuto al mondo con una disabilità, a chi deve passare tutta la vita. Non posso dire che Dio ha voluto che nascessimo in questo squallore. Allora ci aiuterebbe solo l’idea di essere voluti da Dio come persona unica e che nonostante le circostanze esterne, c’è qualcosa in noi che è buono. Ecco cara Licia, questo è quanto riesco a spremere in me. Un caro abbraccio

  4. Ciao Peppe, il senso della nostra esistenza ha un percorso sensato voluto e designato. Tutto è ciclico ma sta a noi sfruttare quel tempo di vita per non renderlo un inutile passaggio dove ognuno di noi ha “compiti da svolgere” viverli appieno e soprattutto farne tesoro. Solo chi si ricorderà di noi renderà verà la teoria dell’esistenza-ricordo.
    Un abbraccio ventoso

    1. Ciao Serè, la morte è il limite della nostra vita. Ogni limite ha due lati, al di qua e al di là della separazione fissata da questo limite. La morte è il limite che ci invita a vivere in modo consapevole e intenso all’interno dei limiti. Ma è anche il limite che superiamo e che ci porta dalla limitatezza della nostra esistenza storica e condizionata da molte limitazioni a una nuova ampiezza. E così, nel superare questo limite non moriremo nel nulla, ma nella pienezza della vita in Dio. Quindi, la nostra morte non è solo la fine ma anche un nuovo inzio, una trasformazione di questa vita, la realizzazione del nostro desiderio più profondo. Ciao Serè, t’abbraccio

  5. Mi sento banale nell’affermare che, in termini di tempo, non è la quantità ma la qualità che fa la differenza. Prendiamo esempio dagli animali. Loro ‘sanno’ quando è il momento di andare, lo fanno capire, e si lasciano andare serenamente. E’ triste quando la vita finisce in modo violento, improvviso e innaturale, soprattutto per il dolore che crea in chi resta. Vivere temendo la morte è una cosa estremamente stupida.

    1. Non c’è nessuna risposta teorica alla domanda riguardante il modo in cui si presenti questo compimento e non c’è niente che si possa trasmettere come sapere verificabile a questo riguardo. Possiamo descrivere il compimento solo in immagini offerte dalla Bibbia e dalla tradizione spirituale. Le immagini dopo la morte come un pranzo di nozze, come una festa eterna, come visione di Dio, come pace eterna. Quello che tu dici, “vivere temendo la morte + una cosa estremamente stupida”. Lo concordo, ma come sempre dico, e l’ho pure scritto su un tuo post, l’uomo non teme la morte di per sè, ma teme molto la sofferenza che la precede.

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