La Scienza e la Fede…

Una volta , ad Albert Einstein venne fatta la domanda se ritenesse possibile che prima o poi tutto venga spiegato dal punto di vista scientifico. La sua risposta è stata: “Si, ma non avrebbe senso alcuno !”- continuò lo scienziato- ” Se lei volesse tradurre la 5^ sinfonia di Beethoven in equazioni matematiche, come curve della pressione dell’aria sul timpano, non sarebbe più la 5^ sinfonia di Beethoven !” Ebbene la linguaccia del grande genio della relatività ha ammesso, attraverso questa risposta il limite della scienza, circa il senso della vita, rispetto alla fede.

La fede non riguarda quello che si può dimostrare dal punto di vista scientifico, ma interpreta le conoscenze scientifiche e le colloca in un quadro più ampio. Tutto quello che la scienza può dimostrare è importante per la nostra vita, per spiegare la creazione e per la ricerca con cui possiamo migliorare la nostra vita. Ma le conoscenze scientifiche non potranno mai interpretare la nostra vita. Non forniscono alcuna risposta alla domanda relativa alle questioni ultime dell’uomo, che da millenni sono sempre le stesse:” Da dove vengo ? Dove vado ? Chi sono ?”. No, assolutamente, la scienza, se non indossa gli abiti dell’umiltà, sbatte il grugno di fronte a questo muro. Sicuramente è nelle condizioni di spiegare alcuni aspetti del modo di funzionare della psiche umana, del cervello umano. Può dire qualcosa sulla nascita del mondo e sull’evoluzione, ma non può spiegarci in modo plausibile chi sia la causa ultima di ogni cosa. La scienza ci può spiegare il mondo, ma non ci può trasmettere il senso. E senza senso non possiamo vivere. E’ necessario, all’uomo, potere fare affidamento su qualcosa che dia veramente senso alla nostra vita.

Anche nelle relazioni interumane sappiamo che dobbiamo credere a quello su ci facciamo affidamento. Io devo credere all’amore dell’altro, un amore su cui vorrei affidarmi, porre tutta la mia fiducia. Ebbene, anche in questo piccolo spazio che ci tocca tutti, se chiediamo alla scienza di fornirci una spiegazione, non sà darcela, perchè non può darcela. E neppure può fare ricorso al sistema Limbico laddove la straordinaria tessitura sinaptica connette la corteccia cingolata, l’Ippocampo ecc., formando quel circuito nervoso costituente il substrato anatomico del comportamento emozionale; no no. Per il solo fatto che quell’energia prodigiosa che si sprigiona si muove nel profondo. La scienza può anche osservare e studiare i modi di agire del cervello e i suoi effetti sulla nostra psiche, ma mai può dimostrare il perchè della bellezza. L’amore è un atto personale, così come la fede. Non è spiegabile dal punto puramente scientifico.

Mi fermo prima di mandare in fumo il cervello.

Cosa significa essere Liberi ?

N.B. STO METTENDO LA MODERAZIONE PER EVITARE CHE COMMENTI SU POST PRECEDENTI SFUGGONO ALLA MIA  VISIONE.

IN QUESTO MODO AVRO’ I RIFERIMENTI.

GRAZIE!

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Ascoltiamo da ogni dove discorsi che riguardano la “Libertà”, ma in realtà, cos’è la libertà e cosa significa essere liberi ? Significa forse fare tutto ciò che vogliamo? Ma questo lo facciamo a prescindere.
Lo ritengo un problema assai complesso che oltre a richiedere studio e comprensione si rivela essere una problematica che in molti vorrebbero affrontare.
Ne vorrei discutere con chi legge.

Vogliamo essere felici ed è cosa buona. Ma in realtà, cos’è la felicità nella vita ?

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Intendiamo fare qualcosa di piacevole e pensiamo di provare la felicità nel farlo, oppure sposare l’uomo più danaroso, oppure la donna più bella, oppure che qualcuno ci elogi e pensiamo di avere ottenuto la felicità.
E’ questa la felicità ? A me sembra che è simile al fiocco di neve che si scioglie al primo raggio di sole. E tuttavia, non possiamo negare che è proprio questa la nostra vita e tutto ciò che desideriamo. Troviamo appagamento in cose “epidermiche”, come ad esempio possedere un auto lussuosa e avere un posto di lavoro sicuro e gratificante. Ma così è la nostra vita e ne siamo contenti.
Mai che diciamo: Dedicherò il mio cuore, tutte le mie energie, l’intera mia esistenza alla ricerca della felicità. In ultima analisi, non siamo persone serie perchè in definitiva la vera felicità non ci interessa perchè ciò che realmente ci interessa è di essere gratificati da piccole cose.
Eppure, la vera felicità arriva senza alcun preavviso, inattesa e nell’istante stesso in cui si è consapevoli della propria felicità smettiamo di essere felici.
Forse non ho ben espresso il concetto, e se si, mi chiedo se qualcuno di voi c’abbia mai fatto caso.
Voglio dire, insomma, quando ci sentiamo d’improvviso contenti e senza una ragione apparente, siamo liberi di sorridere, di essere felici, ma appena ci rendiamo conto di ciò, quella bella sensazione ci sfugge. Non è così ?

L’amore appassionato che Maria Maddalena deve aver provato per Gesù

The Lost Gospel, Gesù e Maria Maddalena sposi e genitori nel libro di  Wilson - Il Fatto Quotidiano

Il  poeta  arabo  Khalil  Gibran  scrive  dell’amore  appassionato  che  Maria  Maddalena  deve  aver  provato  per  Gesù.

” Mi  hai  guardato  e  mi  hai  detto: La  pace  sia  con  te,  Miriam.  Quando  mi  ha  rivolto  la  sua voce,  la  vita  ha  parlato  alla  morte.  Perchè,  sai  amico  mio,  io  ero  morta.  Ero  una  donna  che  si  era  separata  dalla  propria  anima.  Vivevo  separata  da  questo “IO”  che  tu  vedi  adesso.  Appartenevo  a  tutti  gli  uomini  e  a  nessuno.  Ero  chiamata  prostituta.  Ero  maledetta  e  invidiata.  Quando  i  suoi  occhi  dell’aurora   mi  hanno  guardato  negli  occhi,  sono  state   illuminate  tutte  le  stelle  della  mia  notte  ed  io  sono  diventata  Miriam,  semplicemente  Miriam.  Una  donna   che  era  perduta   per  il  mondo,  che  aveva  conosciuto  e  che  si  è  ritrovata  su  una  nuova  terra.  Gli  ho  detto: “vieni  nella  mia  casa  e dividi  con  me  pane  e  vino.  MI  ha  chiesto:” Perchè  mi  inviti  ad  essere  tuo  ospite ?  Ma  io  l’ho  solo  pregato:  Vieni  nella  mia  casa !

Tutto  quello  che  veniva  dal  cielo  e  dalla  terra  gridava  a  lui.  Mi  guardava  e  il  mezzogiorno  dei  suoi  occhi  riposava  su  di  me.  E  parlava: Tu  hai  molti  amanti,  Miriam,  ma  solo  io  ti  amo.  Gli  altri  uomini  cercano  se  stessi  amando  te.  Io  amo  te  solo  per  te  stessa.  Gli  altri  vedono  in  te  una  bellezza  che  passa  più  velocemente  dei  suoi  anni.  Ma  io  vedo  in  te  una  bellezza  che  non  sfiorirà  mai.  E  ancora  nell’autunno  dei  suoi  anni  non  avrà  da  temere  a  guardarsi  allo  specchio,  perchè  non  verrà  umiliata.  Io  solo  amo  ciò  che  è  in  te  e  che  non  si  vede.  Mi  ha  guardata  e  ha  detto  sorridendo:  Tutti  gli  uomini  ti  amano  per  sè,  ma  io  ti  amo  per  te.  E  si  è  allontanato.  Nessun  uomo  si  muoveva  come  lui.  Era  un  vento  del  mattino  che  è   nato  nel  mio  giardino  e  si  è  spostato  ad  oriente,  o  era  una  tempesta  che  ha scosso  ogni  cosa  fin  nelle  fondamenta : non  lo  so.  Ma  quel  giorno,  l’alba  nei  suoi  occhi  ha  ucciso  il  drago  in  me.  Sono  diventata  una  donna,  sono  diventata  Miriam.  Miriam  di  Magdala”.

P.S. Tratto dal libro: ” GESU’, FIGLIO  DELL’UOMO”

La Sindrome del Tunnel Carpale

Un momentaneo ritorno a problematiche cliniche su un problema  neuropatico frequente.
Tunnel Carpale sintomi e rimedi: I Rimedi della Nonna ed il Tutore
Fra le neuropatie di frequente riscontro, nella clinica ortopedica è la sindrome del tunnel carpale, entità nosologica causata dalla compressione del nervo mediano all’interno del tunnel carpale, dei tendini flessori che ivi scorrono. Questo tunnel; o canale, è situato al polso ed è costituito dalle ossa del carpo stesso e dai legamenti radio – carpici: il lato radiale dallo scafoide e dal trapezio, il lato ulnare da pissiforme e da un uncinato; il tetto è costituito dal legamento traverso del carpo. All’interno del canale si trovano il nervo mediano ed i flessori superficiali e profondi delle dita lunghe ed il flessore lungo il dito pollice.
In genere questa compressione ha origine sconosciuta come fattore causale. La sua insorgenza non ha a che fare con l’attività lavorativa che lo favorisce, anche se movimenti di flesso estensione continuati procurano l’infiammazione dei tendini flessori. Questa infiammazione provoca un restringimento del canale( tunnel carpale ) che determina la compressione del nervo mediano.
La sua incidenza vede il rapporto donna – uomo di 5: 1. Come detto, la patologia può essere causata da condizioni che aumentano il contenuto o che riducano la capacità del tunnel carpale, quindi, tendinopatie aspecifiche e reumatoide, gotta tofacea, amiloidosi, anomalie muscolari o tendinee ecc.
Fattori come condizioni fisiologiche come la gravidanza, la menopausa oppure diabete, obesità, disfunzioni tiroidee, la malattia di Raynaud, nonchè traumi per fratture o artrosi deformanti del polso, possono venire associate alla sindrome.
I segni e la sintomatologia nella insorgenza manifestano una fase irritativa caratterizzata da parestesie nella sede del nervo mediano con dolore notturno.
Se non trattata evolve nella fase compressiva accanto alle parestesie ed al dolore si instaurano deficit sensitivi, con diminuzione della capacità sensitiva tattile e motori con ipovalidità dei muscoli tenari e perdita della presa stabile.
La stagione fredda non depone a favore della sindrome che la vede esacerbarsi, mentre, nella stagione calda la sintomatologia migliora pur rimanendo invariata la gravità della patologia.
Per la diagnosi è bene fare la diagnosi differenziale con l’ernia cervicale, con la siringomielia, la sindrome dello stretto toracico ecc.
L’esame obiettivo neurologico volge alla valutazione della forza, dei riflessi osteodendinei, sensibilità associati a test clinici. L’esame strumentale elettivo è l’Elettromiografia. Vengono applicati elettrodi sulla mano e sul polso, alche, l’operatore fa scaricare piccole scosse elettriche( tollerabili ) che consentono di misurare la velocità con cui i nervi trasmettono gli impulsi. Questo esame consente la conferma della diagnosi clinica, la valutazione del grado della neuropatia, quindi l’esclusione di fatti nervosi compromessi in sede cervicale oppure di patologie sistemiche( diabete, obesità, Ipotiroidismo).
Il trattamento è prevalentemente chirurgico, anche se nelle fasi iniziali si indica la terapia conservativa con l’applicazione di tutori.
Cicli fisiochinesiterapici, con ultrasuoni, laser, ionoforesi ecc. possono fornire un po’ di sollievo ma non agiscono sulle cause della patologia. L’impiego di cortisonici ha efficacia limitata nel tempo. talora si ricorre a infiltrazioni, ma questi non sono avari di effetti collaterali come favorire un danno fibrotico al nervo mediano, per non parlare che il paziente rimandi troppo l’intervento chirurgico che è e rimane l’unica soluzione al problema.
Negli ultimi anni è stata proposta la liberazione endoscopica del tunnel carpale, che ha il vantaggio, almeno secondo gli autori che la propongono di consentire una più precoce ripresa funzionale dopo l’intervento.

Il Tempo va sfruttato e..soprattutto gustato

In Fvg scatta l'operazione “anziani attivi” - Il Piccolo Trieste

Poco  tempo  fa  una  persona  mi  ha  detto  che  il  suo  anziano  padre  si  era  arrabbiato  a  causa  di  una  giornata  che   non  si  era  svolta  con  sua  soddisfazione:” Alla  mia  età  non  si  ha  più  niente  da  sprecare!”, disse.  E  tuttavia  bisognerebbe   interpretare  bene  questa  espressione.  Cosa  ci  sta  dentro.  Se  l’anziano  vuol  dire  che  nella  sua  vita   deve   ancora  sbrigare  molte  cose  e  quindi  nella  giornata  di  oggi  non  è  riuscito   a  concludere  un  granchè,  si  potrebbe  vedere  l’espressione  come  un  segno  evidente  di  povertà  interiore  di  una  persona   che  si  definisce  oltre  le  sue  naturali  possibilità  biologiche:  quindi  un  soggetto  che  vuole  forzare  una  serratura  ormai  chiusa;  che  va  oliata  si,  ma  non  aperta.  Se  viceversa  la  stessa  espressione  la  si  interpreta  nel  senso  che  suo  padre  era  insoddisfatto  perchè   gli  altri lo  hanno  fatto  arrabbiare,  perchè,  ha  inveito  troppo  contro  gli  altri,  a  motivo  di  fraintendimenti,  si  tratterebbe   di  una  buona  valutazione  di  sè.  Poichè,  il  tempo;  quindi  il  suo  tempo  è  limitato  e  non  va  sprecato   a  trascorrere  le  giornate    con  chiacchiere  e  cose  inutili,  ma  viverle  col  desiderio  di  gustare  ogni  attimo  in  consapevole  gioisità,  spremerlo  per  ricavarne  solo  la  sua  bontà.  Ogni  giorno  è  prezioso,  anche  se  non  capita  molto.  Ma  l’atteggiamento  sul  come  vivere  la  giornata  interiormente  dipende  solo  e  soltanto  da  me.  E  forse  quì  una  persona  anziana   ha  soltanto  una   sensibilità  sottile  per  il  fatto  che  desidera  vivere  i  giorni  che  le  sono  concessi   in  maniera   cosciente,  e  piena  di  vitalità…intensa.  Egli  vuole  essere  presente   nelle  conversazioni ;  non  importa  l’oggetto  dell’argomento.  Non  vuole  limitarsi  a  vivacchiare.  Egli  capisce  e  sente  che  la  vita  è  preziosa,  oltre  ad  essere  una,  quindi  vorrebbe  lasciare  una  traccia   di  sè  in  questo  mondo.  “Ti  ricordi  l’amico  Tizio,  quando  disse…..?  parole  sagge  davvero !”.  Ecco  la  traccia  che  vuole  lasciare  di  sè.  Ecco  perchè  s’arrabbia  se  la  giornata  gli  viene  offuscata  da  banalità,  e  fatuità  di  cose  inutili.  Da  giovane  queste  arrabbiature  non  si  verificavano  perchè  tutto  faceva  brodo.

Morale  della  favola ?  Non  dobbiamo  sprecare  i  nostri  giorni;  e  vale  per  qualunque  fascia  di  età,   seguendo  la  segnaletica    che  orienta  verso  il  vuoto.  Ma,  nel  tempo  dobbiamo  spendere  noi  stessi.  Allora  ogni  giorno  sarà  un  giorno  regalato  e  non  un  giorno  sprecato.

All’anziano  il  compito  di  lasciare  il  seme  della  saggezza,  al  giovane  il  compito  di  arricchirlo  della  sua  giovinezza   adornata   dai  messaggi   sapienziali,  e  non   dal  futile;  vortice  del  nulla.

Nel grande palcoscenico della vita avremo pure un incarico, o siamo delle comparse ?

Credo che in molti ci chiediamo: ” Perchè mi trovo al mondo. Ho un incarico, oppure mi ci ha messo lo sterile caso ?”. Ho una missione da svolgere da portare a termine ?”. Beh, forse per qualcuno, il termine missione suona troppo patetico. Ma non mi viene un altro termine che possa rendere l’idea per un così vasto mistero. Credo fermamente che ciascuno di noi ha una particolare missione nell’avventura della vita. Questa vita che ci offre di tutto nella sua brevità: Bruttezza, bellezza, gioia, dolore, amore. E allora ? mi trovo in questa vita solo per me ? Non lo credo. Sarebbe come se avessi vissuto per l’assurdo. Così intuisco quale sia o possa essere la mia missione originaria, solo se ascolto – ad esempio nella preghiera; e quando dico preghiera non intento recitare le preghierine che ci hanno insegnato al catechismo, ma quando mi metto in atteggiamento di ascolto con Colui che mi parla nel profondo più profondo del mio stesso essere -. Allora percepisco quello che posso fare di buono e dove mi posso impegnare. Dio non mi chiede gli straordinari ma operare laddove mi trovo, e laddove mi fa segno con i suoi delicati impulsi se li ascolto. Soltanto allora mi sento chiamato a realizzare un progetto particolare, a occuparmi di una cosa molto concreta. Può essere il progetto dell’amore per il prossimo, l’aiuto da offrire all’emarginato o un progetto per i terzo mondiali. Ma c’è pure la visione della missione in modo semplice e poco spettacolare ma forte e significativa; ad esempio nell’essere un buon padre, una buona madre, nell’educare bene i miei figli e nel donare loro uno spazio di affetto e di amore. E quando saranno cresciuti allora la mia missione di essere padre; o madre acquisisce una nuova sfumatura: custodisco la vita e me ne prendo cura, perchè cresca. O faccio fluire la mia energia paterna verso gli altri e faccio coraggio alle persone che hanno bisogno della mia attenzione.

Che valore hanno gli altri per me ?

Vittoria Assicurazioni

L’uomo,  per  sua  natura  è  relazione.  Non  potrebbe  vivere   senza  relazionarsi  con  gli  altri.  Ci  sono  molte  persone  che  “investono”  in  relazioni.  E  che  poi  naturalmente   vorrebbero  avere  indietro  qualcosa;  possibilmente   un  profitto,  un  guadagno.  Quì  non  si  tratta  solamente  di  aiuti  materiali,  ma  anche  di  sentimenti.  Assumendo  questo  atteggiamento   di  attesa   il  più  delle  volte  la  delusione  è  dietro  la  porta;  non  solo,  ma  non  si  lascia  neanche  attendere  a  lungo.  Vi  sono  persone  che   misurano  il  valore  di un  altro   soprattutto  in  base  al  modo  in  cui   fa  salire  il  loro  benessere  interiore  e  può  essere   utile  alla  loro  carriera  professionale.  Ci  sono  poi,  le  relazioni  cordate,  legami  network  che  funzionano  in  questo  modo.  E  ci  sono  manager  che  parlano  di  “capitale  umano ”  quando  si  riferiscono   al  valore  dei  collaboratori  per  la  propria  azienda  o  impresa.  Ebbene,  questa   dinamica  modernizzata   dove  l’uomo  è  e  deve  essere  uomo,  giammai  un  capitale  da  valorizzare  la  trovo  uno  svilimento  dell’essere  umano   il  cui  valore  è  basato   sulla  sua  utilità:  “mi  sei  utile,  ti  valorizzo. Appena  non  mi  servirai  più  sarai  come  un  piatto  di  plastica;  ti  ho  usato,  e  adesso  ti  getto  nella  spazzatura “.  Molte  persone  valutano  in questo  modo   le  relazioni  con  gli  altri:  quello  che  faccio  per  l’altro,  me  lo  aspetto  in  cambio  anche  da  lui.  Ma  santo Iddio,  questo  sistema  rende  impossibile  qualsiasi  relazione  vera.  Gli   altri  non  sono  preziosi  per  me  solo  quando  mi  aiutano  sul  mio  cammino,  quando  mi  aiutano  a  stabilire  nuove  relazioni,  quando  favoriscono  la  mia  carriera  professionale.  In  questo  modo  l’uomo  diventa  uno  strumento,  un  violino  che  prima  o  poi  sarà  destinato  in  soffitta.  Quì   va  valutata   la  relazione  in  ordine  alla  dignità  umana.   Se  io  rispetto  l’altro,  rendo  di  conseguenza   me  stesso  degno  di  rispetto.  Se  li  umilio,  svaluto  sempre  qualcosa  anche  dentro  di  me.  Per  questo  è  necessaria  la  sensibilità  per  il  valore  degli  altri  per  vivere  come  persona  di  valore.

Si,  ma  la  domanda  resta  ancora  inevasa.  “Quanto  valgono  per  me  gli  altri?”