Si legge e si ascolta dappertutto, di quell’auto definirsi semplici e sensibili. Una sorta di perfezione.
Vorrei discuterne con voi, di cosa sia la semplicità, e magari, da lì arrivare alla sensibilità. Credo che i due termini abbiano lo stesso DNA. Non solo, ma sembra pure che pensiamo che la semplicità sia solo un’espressione esteriore di “ritiro”; virgolettato di proposito: avere pochi beni vestire in modo estremamente sobrio quasi a rasentare la povertà, non avere una casa propria e in banca avere il tanto necessario per vivere; non di più. Ebbene, a mio avviso questa non vuole significare essere semplici, ma soltanto dei messinscena esteriori. A me pare che la semplicità non è soltanto l’adattamento a un modello, per quanto valido si presenti esteriormente, ma una realtà di grande intelligenza. Sfortunatamente la maggior parte di noi inizia ad essere semplice ad iniziare dalla parte esteriore. E’ relativamente facile avere poche cose ed essere soddisfatti di quelle poche cose; l’accontentarsi del poco, insomma, e magari condividere con altri. Ma questo è sufficiente perchè possiamo definirci persone semplici ? Credo, e dò per certo che ciò non implica che lo siamo pure interiormente. E questo perchè, per come il mondo è attualmente, le cose materiali ci incalzano sempre più dall’esterno, e di conseguenza la vita diventa più complicata Per sfuggirle tentiamo di disfarci di qualcosa di materiale che ci impedisce la libertà di vivere e che ci minacciano. Mi correggo. Più che disfarcene, pensiamo sia cosa giusta rinunciare a questi “pesi” che rallentano i nostri passi.. Quindi pensiamo di essere semplici attraverso la rinuncia. Un gran numero di santi, di maestri; o eremiti, ha rinunciato al mondo; e mi pare che una simile rinuncia da parte di chiunque di noi non risolva il problema, fino a quando la semplicità non sgorga dall’interiore, non proviene dall’interiore, il solo modo autentico di riflesso di semplicità esteriore. Quindi il problema di fondo è come essere semplici, perchè la semplicità di cui parlo rende sempre più sensibili. Una mente sensibile, un cuore sensibile, sono essenziali per una percezione e ricezione rapida.
Spesso parlo di me stessa come una ‘persona semplice’ in senso ironico, quando faccio fatica a capire alcuni concetti farraginosi che qualcuno mi propina. Per restare nel tuo contesto credo anch’io che il concetto di semplicità sia più rivolto all’interiorità di una persona, non certo ai beni che possiede. Quanto alla sensibilità, mi viene automatico pensare che chi è meno attaccato al materiale abbia più attenzione, e quindi più sensibilità, verso i problemi. Saluti
Ciao carissima, ovviamente possiamo definirci dei “semplici” dentro di noi, ma a condizione che siamo capaci di capire la pletora di impedimenti, di paure, che ci tengono legati come in una prigione. Il paradosso è, che molti di noi, amiamo essere in questa prigione. Internamente forse non ce ne avvediamo, ma siamo dei detenuti di noi stessi sia pure esternamente appariamo semplici. In altri termini, sempre a mio modo di vedere, è molto improbabile essere semplici se dentro siamo detenuti dei nostri ideali, pensieri, e quant’altro che simile a zavorra appesantiscono i nostri passi. Credo che la semplicità va cercata dentro di noi e non fuori. Grazie del tuo pensiero. Saluti
La semplicità, secondo me, è una prerogativa del nostro essere interiore . Essere semplici non lo si dimostra con l’abbigliamento, per un esempio…lo si può essere anche per mancanza di danaro. La semplicità è uno stato d’animo essenziale, duraturo, è carattere e anima di una persona che non dà alla sua vita ed a quella degli altri, complicanze inutili e lo fa con spontaneità naturale, perché ne vive l’essenza, liberamente. La sensibilità è la bellezza del cuore, un dono prezioso, innato, che l’esperienza potrà approfondire . La sensibilità è accorta ad ogni bisogno altrui, non può farne a meno, si identifica nell’umano ma in egual modo nel divino, nella meraviglia del creato. Non sempre a seguito della semplicità, possono coesistere o meno. Una persona semplice e sensibile, sarebbe la perfezione. Buona continuazione, caro Peppe, un sorriso
Mia cara Licia, quanto hai appena espresso richiede il massimo rispetto e condivisione. Non mi sento neppure di apportare alcunchè, per sarebbe come profanare quello che hai detto. E così con delicatezza concludo dicendo che questi sono proprio le ragioni che ci abbisognano e cioè di cominciare dall’interiore, ma non per questo rifiutando il mondo esterno ma solo perchè, per arrivare all’esterno bisogna che lo comprendiamo, nelle sue sofferenze, nei dolori, nelle lotte che regano nel mondo, e più si indaga, più si comprende e si tocca con le mani la semplicità interiore ed è questa che poi genera la sensibilità. Grazie cara, davvero un bel commento. Un caro abbraccio Licia.
Mah, non so se via sia un nesso tra le due qualità: una persona semplice potrebbe non essere sensibile e viceversa. Ovvero le due predisposizioni potrebbero non coincidere o potrebbero essere collegate. Non mi sembra sia una regola prestabilita e attestabile.
Buona serata Peppe.
Può darsi sia esatta questa tua analisi, ma presumo, che se non si è semplici, non è possibile essere sensibili.Buona serata Carlo
Arrivo buon ultima stasera, perchè non avevo rete e solo ora il pc è stato allacciato.Stai saggiando la perspicacia dei tuoi lettori, dott, proponendo quesiti che impegnano molto nella introspezione, nonché nella attenta riflessione, azioni psichiche assolutamente essenziali per giungere ad una risposta il più possibile accettabile e , magari, condivisa, il che mi trova abbastanza scettica. Ciascuno ha la propria idea di semplicità che , per me, non ha proprio nessuna attinenza naturale con la sensibilità, che è altrettanto variegata nella sua espressione interiore ed esteriore. Parto da ciò che penso di me, cercando di chiarire, per prima a me stessa, i concetti ed iniziando col dire di non essere, assolutamente, una persona semplice nel comune senso del termine. Non lo sono all’esterno e tanto meno dentro di me. Anzi, in quest’ambito, mi ritengo senz’altro complicata , sempre in lotta con me stessa. Questa complessità è una mia componente naturale che la vita sociale un po’ è riuscita a modificare. Tuttavia, sono sensibile come una corda di violino e tutto incide profondamente sulla mia anima e mi emoziona.
E allora come la mettiamo? E’ come un serpente che si mangi la coda… ma sono obbligata a concludere questa difficile esternazione e, senza pretese di assolutizzazione, preferirei sostiture al binomio semplicità / sensibilità , la
risultante più significativa in una persona: l’ autenticità.
Un’altra giornata volge alla fine; come corre il tempo, mio caro amico !Ti abbraccio.
Hai messo il carico mia cara Maria Teresa. Per seguire il tuo pensiero dovrei indossare i panni di un esperto chessò, una sorta di Freud. Sarebbe come obbligare la nostra mente a scegliere di essere semplice, ma tale coercizione servirebbe solo per irrigidire, sclerotizzare la nostra mente, quindi, a farle perdere la naturale duttilità, chiarezza, limpidezza e rapidità. Non è cosa facile essere semplice perchè richiede prontezza a recepire qualsiasi implicazione.ogni segnale ed essere consapevoli di quelle paure che appesantiscono i nostri passi, le speranza, e l’essere liberi. Quindi, solo nel momento in cui la mente e il cuore si libereranno di tutte le zavorre possiamo davvero trovarci di fronte al nostro desiderio di semplicità che da il via alla sensibilità. Un abbraccio cara.
Penso che la semplicità sia una situazione che torna comoda solo a chi lo è. Non credo che sia un vanto da esporre, bensì da gustare. Non giova agli altri riconoscerlo, bensì a se stessi goderne i vantaggi. Una persona semplice guarda oltre, e vive intensamente la propria vita benedicendo ogni opera buona, sia che sia offerta dalla natura, sia che sia data generosamente da un essere umano. Buongiorno
Concordo in pieno ogni tua frase, come dire che la semplicità non è solamente quella forma di adattamento verso un paradigma come non è neppure limitarsi a non combaciare a un modello sia pure modello valido all’esterno e che richiede grande intelligenza. Purtroppo la maggior parte di noi esseri inizia a essere semplice cominciando da fuori, cioè nella esteriorità. Grazie carissima, felice prosieguo
Ciao peppe, eccomi. Essere sensibili però fa soffrire di più. E così ? Tu mi conosci bene. Ti do il mio abbraccio. Rosina
Rosì, vedo che ti sei ripresa bene. Eccome se ti conosco. Vedi Rosì, essere sensibili è una virtù, ma può anche trasformarsi in un difetto. L’essere sensibile ti porta all’altruismo perchè viene percepito intensamente il bisogno di chi hai davanti.E questo è sicuramente un dono,ma come tutto ha la sua doppia faccia. Essere ipersensibili vuol dire essere la “carta assorbente” dei mali dell’altro, e questo non va bene. Tu fai parte di coloro definiti “Iper” quindi assorbi il negativo, mentre tu hai bisogno di circondarti di amici o amiche di indole positiva e non solamente di persone che non cercano altro che “scaricare su di te i loro pesi”. Ti abbraccio Rosì. Vai che è già tardi.
Leggo con piacere il tuo blog dove ci sono tanti articoli interessanti. Bene tu dici che ci sia un connubio tra semplicita’ e sensibilita’. Per me sono due cose nettamente distinte e stranamente a dirsi nel loro manifestarsi inversamente proporzionali. Questo naturalmente e’ il mio pensiero e nulla di scientifico! Io non mi definisco una persona semplice anche perche’ non mi piacciono le “definizioni” le “classificazioni” un essere umano e’ inclassificabile! Tuttavia posso dirti che ho imparato a vivere semplicemente e cioe’ eliminando il superfluo sia dentro di me che fuori di me. Faccio un esempio banale: ho tanti attrezzi da cucina elettrici che avevo comprato seguendo la pubblicita’ e che non ho mai usato; finisco per usare il coltello da cucina anziche’ quello elettrico il macinino a mano rispetto a quello elettrico la pentola normale contro la pentola a pressione. Insomma ho semplificato e lo stesso ho imparato a fare dentro di me problemi inutili condizionamenti esteriori inutili, via via al vento e tutti i problemi sono inutili quando se li crea una mente dopo ore di ruminizzazione. Cosi vivere semplicemente e’ vivere semplificando ai minimi termini gli oggetti e i pensieri inutili. Mentre essere sensibile cosa totalmente diversa e’ vivere una vita piena o, forse a volte troppo piena, di emozioni. E’ quel sentire altrui che ti entra dentro e’ quel sentire in cui soffri anche tu partecipando ad un dolore sconosciuto nei fatti ma percepito a livello di pelle. Ecco perche’ inversamente proporzionale. Essere semplice non vuol dire essere sensibile sono due cose diverse. Sensibile si nasce e forse semplice si puo’ diventare se uno lo ritiene un valore di vita. Ti lascio un caro saluto.
Assolutamente nulla di scientifico, tutt’altro, non sarebbe il mio “forte” Hai formulato un’analisi sulla semplicità assolutamente condivisibile. Accenni alla tua decisione di avere eliminato il “superfluo” e tornare alle cose “semplici” di una volta. Ecco, secondo il mio modo di vedere la questione, è che crediamo che l’essere semplici consista in una manifestazione esteriore, cioè a dire, a rinunciare a qualcosa: possedere il poco, non esibirsi con abiti firmati, tenere un modesto conto in banca. Vedi, non mi pare sia questo l’atteggiamento della semplicità, ma la vedo come un mettere in mostra esternamente tutto questo; cioè, che “tutti vedano come vivo io “. Sono certo che per essere semplici necessita una certa intelligenza( non parlo di me per carità ) e non solamente quell’uniformarsi a un determinato paradigma, sia pure meritevole di considerazione. Perchè, vedi, non è difficile possedere il “poco” e ritenersi appagati. Ma questo implica la semplicità dentro di noi ? Dico questo perchè volente o nolente siamo indotti dall’esterno ad impossessarci di un numero via via sempre più crescente di cose. Penso ai grandi santi che hanno rinunciato al mondo ma non credo sia stata la soluzione idonea, fintanto che, la semplicità non viene generata dall’interiorità. In altri termini, è la semplicità che poi affina la sensibilità. Se non si ha una mente sensibile e il cuore anch’esso sensibile per raggiungere questo connubio. Comunque, cara, il tuo è stato un commento eccelso. Complimenti. Un caro saluto
Grazie per la risposta dettagliata. Una sola precisazione: vivere una vuta semplice per me NON È RINUNCIARE ma semplicemente SEMPLIFICARE ridurre ai minini termini. Una buona serata.
Concordo. Il tuo e il mio pensiero sono gli aspetti della stessa medaglia viste da due facce differenti. Buon domenica