Un amore che trasfigura

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18 FEBBRAIO 2023

SABATO DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 11,1-7

Salmo: Sal 144 (145)

Vangelo: Mc 9,2-13

Gesù si trasfigura davanti ai suoi, è un momento intimo e particolare. Egli rivela la sua luce in toto, così che viene paragonata allo splendore dei lavandai. Un esempio semplice, quasi banale, ma che ci aiuta a comprendere il candore di questo giorno.

La Trasfigurazione di Gesù, per i discepoli, consiste nel contemplare l’amore trasformante di Dio. Anche noi rimaniamo trasfigurati da quella Sua luce. È l’amore di Dio che trasfigura, è l’amore di un Altro che mi aiuta a vivere.

Egli mi ama talmente tanto da dare la vita per me. Mi dona parte del suo bagliore, affinché possa illuminare me stesso e chi mi è accanto. Divengo possessore di una luce, quella di Dio, che fa di tale evento un segno.

Cosa dice a noi il Vangelo di oggi? Ci invita a non temere persino quando tutto sembra non funzionare, poiché anche attraverso tali situazioni passerà la luce, ovvero: Gesù ci camminerà di fianco e si mostrerà nel Suo splendore, perché possiamo fare esperienza di un amore che si dona.

Siamo tutti destinati a contemplare in noi la gloria del figlio di Dio, quel Dio che è amore, pace, gioia, pazienza, benevolenza, fedeltà, mitezza e libertà per tutti e per ciascuno.

“Signore,

la Tua luce mi guidi sempre

e mi dia pace.

Quante situazioni da affidarti.

Sono qui per vedere Te,

Un volto di Padre nascosto,

innestato nel sorriso del Figlio;

una luce che avvolge e

scalda qualsiasi cuore.

Tu, luce di speranza scalda il mio cuore e fanne Tua dimora

così che io abbia coraggio”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Portare la croce

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17 FEBBRAIO 2023

VENERDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 9,1-13

Salmo: Sal 101 (102)

Vangelo: Mc 8,27-33

Prendere la propria croce non è facile, spesso la croce arriva e la reazione più che giusta è scansarla anche se a volte ci cade addosso.

Gesù ci invita a prenderla in mano la croce e a seguirlo. È un cammino in movimento, e prendere la croce ha significato di non lasciarla indietro, ma portarla con noi per consegnarla a Lui. Il Signore non vuole la nostra sofferenza, la assume tutta su di sé, affinché possiamo respirare e vivere. Quindi, portare la croce, accettarla, non equivale a soffrire, ma consegnarla a Colui che ha una croce più grande.

Per questo chi vuole salvare la vita la perderà, poiché non è da soli, con le nostre forze che percorriamo la strada, ma é con Lui che potremmo vivere davvero.

La vita va affrontata giorno dopo giorno, chiedendo a Lui la forza, consegnando all’unico in grado di capire quanto è grande la nostra croce, la nostra vita, non per perderla, ma per salvarla e poter dire:

“Signore,

sostienimi il mio passo

soprattutto quando la mia croce si fa pesante.

Aiutami a portarla,

soccorrimi perché sento che le mie forze vengono meno

e nel mio cuore

c’è solo voglia di gridare pietà.

Ma poi alzo lo sguardo

e ti vedo lì davanti a me,

affinché non inciampi

e comprendo che la mia croce

sarebbe più pesante se non avessi la strada segnata

ed allora mi metto dietro a Te.

Tu che sei la mia unica speranza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Ma voi chi dite che io sia?

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16 FEBBRAIO 2023

GIOVEDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 9,1-13

Salmo: Sal 101 (102)

Vangelo: Mc 8,27-33

“Ma voi chi dite che io sia?”.

Una domanda diretta, chiara: chi è il Signore per te?

Un cammino che scende nella profondità del cuore per trovare la risposta. Gesù solitamente non domanda, spiega, questa volta chiede, affinché ciascuno possa trovare la propria risposta. Quante risposte ci sarebbero e questo dato ci fa comprendere come tale relazione sia personale, esclusiva, per ciascuno.

Chiediamoci: chi è il Signore per noi? Rovistiamo nella mente e nel cuore, perché la risposta ha li la sua dimora: in Dio stesso.

A volte, ci troviamo a dover lottare per vivere, eppure al di là di tutto, qualsiasi sarà il nome che li darai, Egli ci sarà per sempre, oltre una domanda, oltre una risposta, perché il Suo amore sostiene le parole non dette, ed opera in noi ogni momento, affinché un giorno ci rendiamo conto di quanto Lui era importante ed era lì da sempre

“Signore,

aiutami ad elevare il cuore

sino a Te.

Fa che possa dire

chi Tu sia non solo a parole,

ma con la concretezza della vita.

Sii Tu la mia forza.

Ogni giorno fa che ti riconosca,

perché so che il mio cuore è fatto per questo

e ti attende ad ogni battito”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Vedere da lontano

vedere da lontano

15 FEBBRAIO 2023

MERCOLEDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 8,6-13.20-22

Salmo: Sal 115 (116)

Vangelo: Mc 8,22-26

Il Signore guarisce un cieco, a differenza di altre volte non parla soltanto, ma compie dei gesti di cura che ripete. Egli si presenta proprio come il medico, i due si parlano, c’è una gradualità nella guarigione, a testimonianza di come ogni piccolo passo davvero è sostenuto da Gesù e tali dettagli, ci testimoniano quanto Egli sia venuto per curare ciascuno di noi!

“Vedi qualcosa?”

È la domanda che Gesù fa al cieco.

E noi? Cosa vediamo all’interno della nostra realtà a volte opacizzata dalla fatica? Dobbiamo chiedere al Signore di purificare lo sguardo, di diventare come quell’uomo che guarito, da lontano, vedeva ogni cosa, poiché vedere da lontano è come vedere il futuro, è riuscire a comprendere quanto il futuro è plasmato dalle mani di Dio.

L’occhio diventa l’organo della speranza in grado di cogliere le sfumature del Suo passaggio nella nostra vita, così che il cuore possa risollevarsi e continuare a credere.

“Signore,

fammi vedere il Tuo amore.

Aiutami, poiché a volte, è talmente tutto così buio

che non vedo nulla.

Ti cerco,

fa che possa vedere la Tua presenza nella mia vita.

Prenditi cura di me, proteggimi,

consola il mio cuore,

affinché al di là delle ombre,

veda, di nuovo la Tua luce,

il Tuo sguardo,

il Tuo amore che si posano di me”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

A due a due

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MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2023

SANTI CIRILLO, MONACO, E METODIO, VESCOVO PATRONI D’EUROPA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 13,46-49

Salmo: Sal 116 (117)

Vangelo: Lc 10,1-9

Gesù chiama i suoi discepoli a due a due, uno a sostegno dell’altro, così che insieme possano annunciare ciò che il maestro ha insegnato, quello che hanno compreso.

C’è un dettaglio: “li mandó in città o luogo dove stava per recarsi”, quindi in verità non saranno più due, ma tre perché il Signore è con loro. “L’essere con” è un elemento importante di Gesù, che spesso nel Vangelo si legge: “dove due o tre sono uniti nel mio nome io sarò con loro”, “sono con voi tutti i giorni”.

Non siamo soli, siamo con Gesù. Egli ha voluto esserci, stare, abitare, vivere con noi, perché l’amore vive con l’amato non può stare separato.

Quando ci sentiamo soli, nella fatica oppure nella gioia senza nessuno con cui gioire, eleviamo il nostro pensiero a Lui e crediamo davvero che Egli è qui con noi, in questa situazione, in questo momento.

Non ci ha mai lasciati, è sempre stato qui da quando ciascuno ha aperto gli occhi al mondo, quando abbiamo pianto ed ad ogni nostra riuscita. Dio ci dice: sono qui e ci sarò per sempre.

“Signore,

aiutami a sentirti accanto,

perché solo così posso farcela.

Solleva il mio cuore,

donagli pace,

affinché creda che Tu hai cura di me.

Perdonami per tutte le volte che

non mi sono accorto del Tuo passo,

anche quando cercandoti,

ho sbagliato strada

e Tu, infinito amore, eri qui

in me, a viaggiare su quella strada

per donarmi la forza

e dirmi che ci sei ovunque andrò

e questo non cambierà mai”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Alla ricerca di un segno

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13 FEBBRAIO 2023

LUNEDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 4,1-15.25

Salmo: Sal 49 (50)

Vangelo: Mc 8,11-13

Gesù sospira profondamente chiedendosi: perché un segno? Verrebbe da rispondere: perché no Signore! In fondo è solo un segno, per dirmi che ci sei Tu a sostenermi.

La verità è che non abbiamo bisogno di un segno, perché è Lui il segno per eccellenza di un amore che si dona, e forse quel sospiro lo farà anche sul Getsemani, quando nel chiedere di allontanare da lui quel calice, alla fine dirà: padre non la mia, ma la tua volontà. L’unico segno di cui abbiamo bisogno e che già abbiamo, è la Sua croce.

Quando entriamo in chiesa, o cominciamo a pregare, ci segniamo dicendo: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. stiamo segnando la nostra vita con quella di Cristo. Non dobbiamo dimenticarcelo, perché il rischio è di cercare segni, di far dire a Gesù cose che non ci sono o di aver sempre bisogno di più segni. Non vi sarà dato alcun segno perché è stato già dato, allora lasciamo che il nostro sospiro si unisca a quello di Gesù e nel nome di Suo Padre unito nello Spirito, facciamo della sua croce il nostro segno.

“Signore,

segna il mio cuore con il Tuo amore.

Fa che la mia vita

viva sotto il segno della tua croce

e sappia comprendere quanto mi ami,

anche quando ti cerco e

Tu non ci sei, lì dove penso Tu sia,

perché sei qui con me.

Aiutami a trovarti,

sotto quel segno che quotidianamente faccio

e che mi avvicini sempre più a Te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Un significato più profondo

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DOMENICA 12 FEBBRAIO 2023

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sir 15,16-21

Salmo: Sal 118

Seconda lettura: 1 Cor 2,6-10

Vangelo: Mt 5, 17-37

Gesù nel Vangelo di oggi dice ai suoi discepoli:  “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.

Cercare semplicemente di essere irreprensibili nelle opere che facciamo, non porta alla gioia. I comandamenti del Signore, non sono semplici ingiunzioni o precetti alla cui osservanza è promessa la nostra beatitudine futura, ma racchiudono un significato più profondo. Essi, infatti, sono rivelazione di Lui, modalità di partecipazione alla stessa vita divina, spazi di comunione con lui e con i fratelli.

In effetti, il senso della nostra vita si gioca non nel fare semplicemente il bene, ma nel farlo per entrare nel segreto di Dio. È un’intimità capace di riempire il cuore, che fa vivere la vita all’interno di un’alleanza tra Dio e ciascuno di noi.

Nei comandamenti é racchiusa la bellezza della promessa di Dio, perché l’uomo possa finalmente godere della sua comunione, dentro un’umanità solidale.

Così, gli esempi che Gesù mostra, dicono ciò che conta nell’osservanza dei comandamenti, ovvero: la tensione del cuore.

Non basta non uccidere fisicamente per non essere sottoposto a giudizio. Se il cuore coltiva l’ira contro il proprio fratello, non sarà mai luminoso. Anche rispetto all’adulterio, senza la purità dello sguardo, il cuore non può restare puro.

L’invito del Signore per noi, é fare spazio a ciò che davvero conta, far crescere ciò che risponde al desiderio profondo del nostro cuore, per essere creativi nel bene e non semplicemente negatori del male.

“Signore

stammi accanto,

sostieni la tensione del mio cuore

e perdonami.

Libera il mio cuore dall’inganno, da tutto ciò che non sei Tu.

Desidero vivere di Te, amore eterno,

così da poter anch’io imparare ad amare.

I tuoi comandamenti non sono una gabbia,

ma la chiave per aprire la porta del mio cuore

e liberare tutto quello che c’è dentro.

Con Te c’è la farò,

con tutte le mie forze, ti tendo la mano.

Sono qui di fronte a Te, risana il mio cuore”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Mangiarono a sazietà

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11 FEBBRAIO 2023

SABATO DELLA V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 3,9-24

Salmo: Sal 89 (90)

Vangelo: Mc 8,1-10

“Mangiarono a sazietà”

Ogni individuo porta in sé una fame che non si ferma al cibo: il desiderio di dare un senso alla vita e divenire compiutamente un essere umano.

Ci hai fatti per te, Signore, dice S. Agostino. Solo Tu conosci fino in fondo la nostra fame. Fame di cibo, di lavoro, di dignità. Fame di vita e di edificazione comune. Fame di bellezza, di bontà e di verità. Fame d’amare ed essere amati.

Per saziare questi bisogni, non basta un pensiero. Il cuore dell’uomo è troppo grande per poter essere riempito dal denaro, dal divertimento sfrenato, da cio che è illusorio, anche se stordisce. Esso desidera un bene più elevato, senza limiti, che non abbia ad esaurirsi e duri eternamente. Questo bene può essere soltanto Dio.

Solamente nella relazione con Lui possiamo trovare la sazietà del cuore, perché entriamo in una logica di dono che si moltiplica, di una vita donata e spezzata per tutti, in una maniera abbondantissima, che rimane.

Anche  i discepoli oltre alla folla, fanno esperienza di questo pane e di questa vita che si moltiplica tra le mani, fino a saziare ed avanzare. Veramente si è colmati, stracolmati di beni, perché il Signore ha compassione di noi, prende il nulla o il poco che abbiamo e lo moltiplica con il suo amore.

Oggi ricorre la memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, a Lei affidiamo il nostro cammino, la nostra storia. Ogni uomo può vedere la salvezza di Dio grazie a Lei, poiché nel suo Si genera la sazietà del nostro cuore, un Dio bambino il cui amore ci unisce a Lui in pienezza

Ora lo sento

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VENERDÌ 10 FEBBRAIO 2023

SANTA SCOLASTICA, VERGINE – MEMORIA

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 3,1-8

Salmo: Sal 31 (32)

Vangelo: Mc 7,31-37

Se il Signore dicesse a ciascuno di noi, in questa momento la Parola “apriti”, come risuonerebbe? Cosa devo aprire? A che cosa devo aprirmi?

Non abbiamo bisogno di molte parole, ma di un’unica Parola che vada dritta al cuore: quella di Gesù.

Non si tratta più solo di orecchie che si aprono, del nodo della lingua che si scioglie, ma l’apertura riguarda l’accoglienza, la relazione che fa vivere.

Si guarisce prima nell’ascolto, nell’udito e poi si sarà anche in grado di dire, di parlare.

Essere capaci di ascoltare la sua Parola non è sempre scontato, è una grazia da chiedere, perché vinca le nostre resistenze e ci sveli la nostra identità di figli amati e guariti.

Quando si aprono gli orecchi e si scioglie il nodo della lingua, si può parlare correttamente perché divenuti capaci di dire la parola di verità che vive dentro noi, di esprimere l’amore che abbiamo ascoltato. Non possiamo più tacere i benefici e la Misericordia ricevuta.

“Effatà.

E Tu eri l’unico a sapere cosa

avevo bisogno di essere aperto, risanato, da Te toccato.

Subito cominciai a sentire

come se non avessi mai smesso.

Il mio cuore batteva forte,

che c’entra mi direte,

eppure qualsiasi cosa rimanga chiusa

il cuore ne risente.

Effatà, apriti.

Non dimenticherò mai le Sue parole

le sento ancora, e non è solo un ricordo,

perché Colui che mi sanato è sempre con me

ed io ora lo sento”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

 

Nella casa

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09 FEBBRAIO 2023

GIOVEDÌ DELLA V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 2,18-25

Salmo: Sal 127 (128)

Vangelo: Mc 7,24-30

Il brano del Vangelo di oggi, inizia e termina con due scene che si svolgono in casa.

La casa è il luogo dove viviamo la nostra vita con gli affetti e le cose più care. Qui amiano, gioiamo, lavoriamo, soffriamo, preghiamo, siamo accolti e accogliamo. La casa è il luogo della vita dove ci sentiamo amati.

Non è un caso se Gesù è lì nella casa, sceglie un luogo familiare, affinché la nostra attenzione sia focalizzata sulla novità, ovvero: la Sua presenza. Non stupisce infatti il luogo dove si svolgono i miracoli, ma che Lui sia lì.

Questa donna entra nella casa dove c’è Gesù a chiedere vita per sua figlia, perché ha sentito parlare di Gesù come Colui che dona vita. Ella infatti non pretende nulla, si fa addirittura paragonare ai cagnolini, accetta le briciole, perché sa che anche queste contengono un seme di vita. Il pane nutre, sfama, e quello che dona Gesù, è la vita che dal Padre passa al Figlio e a tutti gli uomini Suoi figli, basta che siano desiderosi di entrare in casa con Lui.

Nella casa con Gesù facciamo esperienza di gratuità, perché realmente in ogni piccolo frammento di pane c’è un grande dono di amore. In quella briciola di pane vi sono tutti gli ingredienti del pane stesso, e noi come briciole facciamo parte del Padre.

Dimoriamo perché ci accoglie ed ogni volta che siamo accolti, è la nostra “casa” che cresce fino ad abbracciare tutti, mangiare il “pane dei figli” e vivere cosi da fratelli.

“Signore,

sii Tu la mia dimora,

così che possa andare lì a rifugiare il cuore.

Fa che mi renda sempre conto del Tuo amore

e sia per me forza.

La Tua casa sia la mia,

il mio cuore trovi pace,

perché un luogo mi hai regalato dove venirTi a cercare:

me stesso.

Io e Te vi dimoreremo insieme”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)