Mi trovo alla scuola di ballo per disdire le lezioni omaggio, e, più volte, senza successo, ho cercato di attirare l’attenzione dell’attempata receptionist. Finalmente, la donna, si rivolge a me con un sorriso e senza ascoltarmi, dice: ”Cara, prima di tutto, deve scegliere un maestro”, e mi indica con la mano le foto di tre uomini e tre donne. Provo gentilmente a chiederle di non chiamarmi “cara”, ma si è già girata verso un altro cliente. Distrattamente guardo le foto che mi ha mostrato e una attira la mia attenzione. Sono così assorta che non mi accorgo che la receptionist è tornata con l’agenda e cinguetta allegra: ”Vedo che ha scelto la nostra Lori. Ottimo. Ha molta esperienza. Le va bene martedì, cara?”. Senza capire bene come, mi ritrovo con in mano il biglietto promemoria della mia prima lezione. Esco dalla scuola di ballo pensando che le cose non sono andate esattamente come volevo, ma la foto di Lori mi ha colpito. Sono sempre stata attratta dalle donne. Ho avuto una storia importante ora finita e in questo periodo sono annoiata, forse le lezioni con una bella donna possono dare brio a serate piatte.
Martedì, senza ben sapere cosa aspettarmi, mi presento con la mano tesa e Lori con un sorriso meraviglioso la fa scivolare sul suo fianco, spiegandomi che nel ballo, per prima cosa, devo prendere confidenza con il corpo del partner. Mi spiega: “Il ballo è un abbraccio, è un modo di camminare abbracciato ad una persona. Riuscire a comprendersi in questa camminata è come realizzare il miracolo di due persone che si muovono insieme nel mondo”. Rimango affascinata dalle sue parole e dal modo di muoversi. Siamo l’una di fronte all’altra, – e, sempre sorridendo continua la lezione: ”Il primo passo è imparare la postura. Busto eretto e immagina una coperta leggera sul braccio destro con cui avvolgermi”. La cingo con delicatezza, tra il punto vita e le scapole. Sento sotto la maglietta sottile la spallina del reggiseno. Lei appoggia con eleganza il braccio sinistro sul mio destro e con la mano arriva quasi al centro della schiena. Quel tocco mi dà un brivido. Ora le mani: la mia sinistra accoglie la sua destra, palmo contro palmo. Siamo in contatto, e il mio lato destro aderisce perfettamente al suo sinistro. Mi accorgo in questo abbraccio, della sua fisicità prorompente, il calore del suo corpo contro il mio, il seno perfetto, le gambe tornite da anni di allenamento. Ne seguo i movimenti, cercando di concentrami sui passi, mi ingarbuglio nei miei stessi piedi. Lei ripete instancabile. Al termine di quaranta minuti disastrosi mi congeda con un sorriso e con l’invito a rivederci martedì prossimo.
In men che non si dica, i miei martedì diventano un appuntamento che bramo tutta la settimana. Imparo, con impegno, la “salida basica”, la “parada”, ma è nella rotazione della “sacada” quando Lori appoggia la coscia alla mia, o nel “gancio” quando indugia il contatto con la mia gamba, che sento la mia eccitazione salire. E’ sempre molto professionale, ma nei ripetuti contatti che abbiamo rallenta sempre un po’ di più il movimento. Prendo coraggio e la invito per un caffè e lei, con sorpresa, mi propone casa sua. Accetto. Mentre guida parla. Parla entrando in casa. Parla salendo le scale, davanti a me, gradino dopo gradino, rallentando il passo per cuocermi lentamente. Nell’androne non parla più. Mi ha già messo la lingua in bocca, con una mano mi slaccia la camicia e con l’altra i pantaloni. Tutta la nostra stoffa cade sul pavimento e le mie mani cercano la sua pelle. I baci sul collo. La sua voglia. La mia voglia. Il suo corpo freme di piccole scosse. Le sue cosce mi stringono in paradiso.
I nostri martedì non sono lezioni di ballo. Sono i nostri corpi che si intrecciano sulle note di un tango, e io penso che il mondo gira perché lei gira con me in passi di danza orizzontali. Il rapporto tra due donne è speciale, ti travolge la testa, ti spacca il cuore e ti toglie il respiro.
Lori diventa il mio primo pensiero. Un desiderio che vive in funzione del tempo che ci divide dall’ultimo incontro al prossimo.
Non immaginavo che potesse finire all’improvviso, ma come lei mi spiegò in seguito: finisce tutto ciò a cui non si può dare un nome. Me ne accorgo solo ora ripensandoci, non aveva mai dato un nome ai nostri incontri. Mi faceva entrare in casa di nascosto. Nessuno sapeva di me. Nessuno sapeva di noi.
Chiusa la questione con me, ora ha un nuovo gioco, un uomo. Dovrei farmene una ragione, invece, alla sera, passo davanti a casa sua, vedo l’auto del nuovo amico e riesco ad immaginare il palestrato torello che, dopo la monta, si sistema il pacco prima di salire in macchina.
A me non è rimasto nulla solo il silenzio. Non risponde più alle mie chiamate; non legge i miei messaggi. Mi ignora completamente.
E’ notte e sono qui, sul retro di casa sua, nascosta nelle ombre. Aspetto, vedo il suo uomo uscire, prendere l’auto e andarsene. So dove Lori tiene la chiave di scorta. La prendo ed entro in casa. La musica, che proviene dal piano di sopra, attutisce i miei passi mentre salgo le scale. Apro la porta e la prima cosa che vedo è una bottiglia di vino vuota con due bicchieri lasciata sul tavolo rotondo. C’è odore di sigaretta. Trattengo il fiato e la cerco. Le voglio parlare, le voglio spiegare ciò che sto provando, la sofferenza, l’amarezza, il mio desiderio. Mentalmente mi sono preparata un bel discorso di quelli che si fanno solo una volta nella vita. Lori è in camera da letto, nuda, forse stanca, sicuramente appagata. Mi dà la schiena e non si accorge di me e del laccio rosso che è comparso tra le mie mani. L’ho sfilato dalla tasca e lo tendo tra le dita, è un attimo metterglielo al collo, su quella curva che ho baciato cento volte. La sorpresa e l’alcool giocano a mio favore. Stringo il laccio con tutte le mie forze. La tiro a me in un abbraccio. Scalpita. Si affanna per ritrovare il respiro. Si muove come in una danza. Con le mani cerca di allentare la stretta. Siamo nuovamente in contatto. La sua schiena aderisce perfettamente al mio petto. Sento il suo calore. Respiro il suo odore. L’adrenalina mi inonda, mi trasporta ad una eccitazione mai provata. Godo di quell’abbraccio mortale. Stringo sempre di più, sento la vita che l’abbandona, i suoi occhi si chiudono piano, un rantolo esce dalle sue labbra ed io raggiungo il massimo del piacere nel momento in cui si spegne tra le mie braccia. Cadiamo a terra, due persone immobili nel mondo.
Ora lei è soltanto mia.
** fatti e persone sono di pura fantasia.